Firenze, Palazzo Pitti. Storia e capolavori del museo fiorentino


Palazzo Pitti è l’antica reggia dei Medici ed è oggi un importante museo sede di notevoli capolavori, da Raffaello a Caravaggio.

Palazzo Pitti è una reggia nel cuore di Firenze. Appena “di là d’Arno”, per adoperare un’espressione tipicamente fiorentina, Palazzo Pitti si trova a poche centinaia di metri da ponte Vecchio e si può annoverare tra i simboli più famosi del capoluogo toscano. Venne fatto edificare nel Quattrocento da Luca Pitti, nobile fiorentino di una famiglia rivale dei Medici, che secondo la leggenda desiderava farsi costruire un palazzo più splendido rispetto a quello dei Medici in via Larga. Iniziato nel 1458 (forse su progetto di Filippo Brunelleschi), il cantiere andò a rilento a causa delle difficoltà finanziarie della famiglia, che cominciò ad abitarlo dal 1469. Fu poi acquistato nel 1550 da Cosimo I de’ Medici e dalla moglie Eleonora di Toledo, che desideravano convertirlo nella nuova residenza granducale: da allora, Palazzo Pitti fu stato per secoli il centro del potere della Toscana prima e dell’Italia intera poi visto che, dopo Medici e Lorena, dal 1865 ospitò anche i Savoia quando Firenze divenne la capitale nazionale. A differenza del trecentesco Palazzo Vecchio, a cui Palazzo Pitti è collegato attraverso il Corridoio Vasariano, il cui profilo austero cattura ancora oggi le fantasie dei viaggiatori per l’imponenza con cui si slancia su piazza della Signoria, Palazzo Pitti incarna come forse nessun altro edificio fiorentino lo spirito del Rinascimento.

Il palazzo, come anticipato, porta ancora oggi il nome del suo primo proprietario, il mercante fiorentino Luca Pitti. Fu però nel secolo successivo che palazzo Pitti conobbe uno sviluppo decisivo quando, nel 1549, venne acquistato da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici, che ne volle fare il proprio luogo di rappresentanza. Il progetto di ampliamento venne così affidato a Bartolomeo Ammannati che rinnovò e allargò il corpo principale dell’edificio e aprì, sul retro, il Giardino di Boboli, uno dei più splendidi giardini all’italiana che esistano al mondo. L’idea era quella di unire arte natura (tanto che lo stesso Giardino di Boboli è colmo di opere d’arte, dalla Grotta del Buontalenti allo spettacolare anfiteatro progettato da Niccolò Pericoli detto il Tribolo e Giulio Parigi, dalle sculture di Baccio Bandinelli e Vincenzo de’ Rossi a quelle romane, disseminate per tutto il parco), in una dialettica che avrebbe poi ispirato diverse altre residenze di regnanti europei. Un ulteriore ampliamento si ebbe infine durante l’epoca dei Lorena, quando furono costruite le due ali laterali che oggi donano la caratteristica forma al palazzo, oltre che i portici e le terrazze. Oggi Palazzo Pitti è parte del polo museale che fa capo agli Uffizi (dipende infatti dal museo vasariano) ed è sede di diversi istituti: la Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali e Imperiali, il Tesoro dei Granduchi (un tempo noto come il “Museo degli Argenti”), la Galleria d’Arte Moderna e il Museo della Moda e del Costume.

Facciata di Palazzo Pitti
Facciata di Palazzo Pitti
Anfiteatro di Boboli
Anfiteatro di Boboli
Tesoro dei Granduchi
Tesoro dei Granduchi
Camera della Regina
Camera della Regina
Sala del Trono
Sala del Trono

Cominciando la visita di palazzo Pitti si trova subito, al piano terreno e al mezzanino, il Tesoro dei Granduchi: oro e gioielli, argenterie, preziosi vasi, avori, cristalli, opere in pietre dure, radunati in secoli di collezionismo mediceo (ci sono anche oggetti appartenuti a Lorenzo il Magnifico). Il Tesoro dei Granduchi è sistemato in quello che un tempo era l’appartamento d’estate dei Medici: le pareti di queste sale furono affrescate tra il 1634 e il 1641 da Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli, in vista e a seguito del matrimonio fra Ferdinando II de’ Medici e Vittoria della Rovere (celebrato 1637), e sono uno fra i primi esempi del quadraturismo a Firenze. La Cappella Palatina incarna invece bene il gusto tardo settecentesco messo in pratica dall’architetto Bernardo Fallani e dal pittore Luigi Ademollo, che si occupo delle decorazioni delle pareti della cappella e del vestibolo con pitture di soggetto biblico e evangelico. Sempre al piano terra di trova poi il nuovo Museo delle icone russe, aperto all’inizio del 2022. È uno dei musei più importanti al mondo nel suo genere dal momento che conserva il più antico nucleo collezionistico di icone russe presente fuori dai territori dell’antica Rus’, area corrispondente alle attuali Russia occidentale, Ucraina e Bielorussia. Si tratta di opere eseguite tra la fine del XVI e la metà del XVIII secolo: le icone più antiche facevano già parte delle collezioni medicee e sono attestate negli inventari della Cappella delle Reliquie di Palazzo Pitti a metà Seicento. Il nucleo più numeroso è comunque quello settecentesco e si deve al collezionismo dei Lorena.

Salendo al piano nobile di Palazzo Pitti si trovano la Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali. Qui si può passeggiare nella storia dell’arte nazionale e internazionale tra i quadri di molti più grandi artisti della storia dell’arte italiana, a cui si intermezzano sculture romane o di artisti moderni, vasi e tavoli di pietre dure secondo il modello proprio delle quadrerie seicentesche. Molto interessante è poi la serie di affreschi realizzati da Pietro da Cortona per Ferdinando II de’ Medici tra 1640 e 1647 nelle cosiddette “Sale dei Pianeti” (la Sala di Saturno, la Sala di Giove, la Sala di Apollo, la Sala di Marte, la Sala di Venere), e il capolavoro rappresentato dagli affreschi del 1637 della Sala della Stufa (l’Età dell’Oro, l’Età dell’Argento, l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro).

Caravaggio, Botticelli, Vasari, Tintoretto, Raffaello, Tiziano, Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Federico Barocci, il Cigoli, Pieter Paul Rubens, Guido Cagnacci, Salvator Rosa, Carlo Dolci: la lista dei grandi artisti le cui opere si trovano esposte nella sale della galleria Palatina di palazzo Pitti è davvero lunghissima. La sala di Prometeo è quella dedicata ai dipinti più antichi della collezione, del rinascimento fiorentino tra cui spiccano alcune pitture di Sandro Botticelli come il Ritratto di giovane (1470), il Ritratto di giovane donna (1485), la Madonna col Bambino e san Giovannino (1495), la Madonna col Bambino, san Giovannino e gli arcangeli Michele e Gabriele (1485). Nella sala di Saturno, dove anticamente il Granduca teneva le proprie udienze, si trova il più consistente nucleo di opere di Raffaello dalla Madonna del Granduca (1506 circa) all’incompiuta Madonna del Baldacchino, fino alle opere della piena maturità stilistica come il Ritratto di Tommaso Inghirami (1510 circa), la Madonna della Seggiola (1513-1514 circa), di grande tenerezza e sublime nella stesura della pittura, monumentale e al tempo stesso dolce scena familiare, e la famosissima Velata. Nella sala dell’educazione di Giove spicca invece l’Amorino dormiente di Caravaggio (1608). Sono invece quattro le opere di Tiziano che si trovano della sala di Venere: il Concerto, opera giovanile, il Ritratto di Giulio II, copiato da Raffaello (opera alla National Gallery di Londra), ma diverso nei risultati soprattutto legati al magistrale uso del colore tipico di Tiziano, la Bella, dipinto per il duca di Urbino (1536), e il Ritratto di Pietro Aretino (1545), mentre nella Sala di Apollo è possibile ammirare la Maddalena penitente. Sempre nella sala di Giove si trova anche un’importante opera di Rubens, la Madonna della cesta. Sono invece conservati nella Sala di Marte capolavori come il Ritratto di Alvise Cornaro del Tintoretto o la Maddalena portata in cielo di Guido Cagnacci, e due opere di Rubens, i Quattro filosofi el e Conseguenze della guerra. Gli appartamenti imperiali e reali occupano invece le quattordici sale di rappresentanza del piano nobile, situate nell’ala destra di palazzo Pitti, tutte sontuosamente arredate con mobilio proveniente dalle collezioni medicee, lorenesi e sabaude e sono una traccia tangibile dell’avvicendarsi delle varie dinastie.

Sala di Saturno
Sala di Saturno
Sala di Apollo
Sala di Apollo
Sala di Marte
Sala di Marte
Sala di Venere
Sala di Venere
Galleria d'Arte Moderna
Galleria d’Arte Moderna

Salendo al secondo piano, negli appartamento un tempo residenza dei Lorena, si compie invece un viaggio avanti si secoli. Qui si trova la Galleria d’Arte Moderna da cui si può godere una magnifica vista sia su Firenze che sul Giardino di Boboli. In questo caso le sue collezioni di spaziano dalla fine del Settecento fino ai primi decenni del Novecento e conservano capolavori del Neoclassicismo e del Romanticismo e un importante nucleo di pittura della scuola dei Macchiaioli a cominciare dai celebri paesaggi maremmani di Giovanni Fattori, e poi ancora opere di Francesco Hayez, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Camille Pissarro (si trovano qui due sue opere: furono i primi quadri impressionisti a giungere in Italia), e tanti altri. La Galleria d’Arte Moderna è celebre per la propria collezione dei macchiaioli e, in particolare, di opere di Giovanni Fattori fra le quali l’Autoritratto (1854), Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta (1862), La cugina Argia (1861), Lo staffato (1880), La rotonda dei Bagni Palmieri (1866), la Libecciata (1880-1885) il Ritratto della figliastra (1889). Di Silvestro Lega spicca invece Il canto dello stornello (1867), mentre di Telemaco Signorini la Leith (1881). Un’intera sala è invece dedicata al lascito di Diego Martelli, grande critico d’arte, principale “sponsor” dei macchiaioli. 

Nella palazzina della Meridiana, addossata all’ala meridionale di Palazzo Pitti, troviamo poi il Museo della Moda e del Costume che ospita abiti e accessori dal XVIII secolo ad oggi, oltre a biancheria intima, gioielli e bigiotteria e poi ancora costumi di scena di celebri film, opere di teatro e di lirica. Di grande rilievo è poi il grande Giardino di Boboli che si estende alle spalle di palazzo Pitti. Statue antiche e rinascimentali, grotte, fontane fanno di questo vasto parco cittadino uno dei più importanti esempi di giardini all’italiana e fonte di ispirazione per tantissime corti europee.

Palazzo Pitti si trova nell’omonima piazza a poche centinaia di metri da palazzo Vecchio, per informazioni su orari d’apertura e biglietti è possibile consultare il sito. Se si arriva in treno la stazione più vicina è quella di Santa Maria Novella da qui si possono prendere un autobus o un taxi oppure camminare per circa 20 minuti. La stessa stazione è collegata con l’aeroporto di Firenze Peretola con i servizi pubblici. In auto, invece, è consigliabile cercare parcheggio nella zona di porta Romana.

Caravaggio, Botticelli, Vasari, Tintoretto, Raffaello, Tiziano, la lista dei grandi artisti le cui opere si trovano esposte nella sale della galleria Palatina di palazzo Pitti è davvero lunghissima. Nella sala di Saturno, dove anticamente il Granduca teneva le proprie udienze si trova per esempio il più consistente nucleo di opere di Raffaello dalla Madonna del Granduca (1506 circa) all’incompiuta Madonna del Baldacchino, fino alle opere della piena maturità stilistica come il Ritratto di Tommaso Inghirami (1510 circa) e la famosissima Madonna della Seggiola (1513-1514 circa) di grande tenerezza e sublime nella stesura della pittura, monumentale e al tempo stesso dolce scena familiare. Nella sala dell’educazione di Giove spicca invece l’Amorino dormiente di Caravaggio (1608). Sono invece quattro le opere di Tiziano che si trovano della sala di Venere: Concerto, opera giovanile, Il Ritratto di Giulio II, copiato da Raffaello (opera alla National Gallery di Londra), ma diverso nei risultati soprattutto legati al magistrale uso del colore tipico di Tiziano, La Bella, dipinto per il duca di Urbino (1536), e il Ritratto di Pietro Aretino, (1545). Nella stessa sala di trovano anche due opere di Rubens: il Ritorno dei contadini dai campi e Ulisse nell’isola dei Feaci. Diverse le opere di Caravaggio presenti a palazzo Pitti, tra questi si segnala l’Amorino dormiente nella sala dell’educazione di Giove. La sala di Prometeo è invece quella dedicata ai dipinti più antichi della collezione, del rinascimento fiorentino tra cui spiccano alcune pitture di Botticelli come Ritratto di giovane (1470), Ritratto di giovane donna (1485) Madonna col Bambino e san Giovannino, (1495), Madonna col Bambino, san Giovannino e gli arcangeli Michele e Gabriele (1485). La galleria d’arte moderna è invece celebre per la propria collezione dei Macchiaioli e, in particolare, di opere di Giovanni Fattori fra le quali l’Autoritratto (1854), Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta (1862), La cugina Argia (1861), Lo staffato (1880), La rotonda palmieri e il Ritratto della figliastra (1889). Di Silvestro Lega spicca invece Il canto dello stornello (1867), mentre di Telemaco Signorini la Leith (1881)

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