Bergamo, una città meravigliosa, dalla storia antichissima, divisa in due parti (Bergamo Alta e Bergamo Bassa) ugualmente affascinanti e ricche di monumenti, inserita in una delle aree produttive più attive di tutta l’Italia, importante centro durante l’epoca romana, nel Medioevo, e poi a partire dal 1427 dopo la conquista da parte della Repubblica di Venezia, a cui sarebbe stata legata per secoli. Nota anche come “la città dei Mille” perché 180 volontari al seguito di Giuseppe Garibaldi provenivano proprio da Bergamo, è una delle 27 città italiane decorate con la medaglia d’oro in qualità di “benemerite del Risorgimento nazionale”, esattamente come la vicina Brescia. Bergamo conserva ancora intatte le tracce del suo passato, tra i vicoli medievali di Bergamo Alta, i suoi palazzi rinascimentali, l’elegante distretto sette-ottocentesco della città bassa. Sono tanti i motivi per cui si visita Bergamo: punto di partenza per escursioni sulle montagne, città attiva e movimentata, città colma di attrattive culturali (nel 2023 è stata insignita del titolo di Capitale Italiana della Cultura assieme a Brescia), non lascia mai indifferenti chi la visita. Di seguito, un itinerario in 10 luoghi da non perdere durante una visita a Bergamo.
Le Mura Veneziane di Bergamo Alta sono imponenti opere murarie con bastioni costruite a partire del 1561 dalla Repubblica di Venezia per arginare gli eventuali attacchi nemici, quando Bergamo era sotto il dominio della Serenissima. Per costruirle vennero demoliti 250 edifici di cui 8 religiosi. Sono ben visibili e in ottimo stato di manutenzione non avendo subito nessun assedio o vissuto nessun evento bellico, e corrono per circa 6 km lungo il colle della città alta mostrandosi mastodontiche ma eleganti allo stesso tempo, con alcuni tratti dove raggiungono i 50 metri di altezza. La cerchia muraria fu progettata con 4 portoni monumentali (a sud la più panoramica Porta San Giacomo, Porta San Lorenzo a nord, Porta Sant’Agostino e Porta Sant’Alessandro le altre due di cui quest’ultima intitolata al patrono della città) 14 baluardi, 2 piani, 32 garitte, 100 aperture per bocche da fuoco, due polveriere… certo è che se qualcuno avesse attaccato i bergamaschi, loro avrebbero avuto di che difendersi! Oggi, deposte le armi, è un luogo di pregio da cui ammirare la vallata, sostare e passeggiare lungo i giardini e i viali alberati che hanno sostituito i turni di ronda. Una possente cinta difensiva che dal 2017 fa parte dei beni Unesco. Per chi non riesce a fare tutta la salita dalla città ‘bassa’ a piedi è possibile usare una funicolare al cui culmine è presente una caffetteria in stile Liberty con affaccio sul panorama. Sono senz’altro il simbolo di Bergamo.
Situata in Piazza Duomo, a ridosso della basilica di Santa Maria Maggiore, colpisce a prima vista per maestosa e grandiosa la Cappella Colleoni. La Cappella è il mausoleo che il condottiero Bartolomeo Colleoni volle per sé affidando il progetto all’architetto e scultore rinascimentale Giovanni Antonio Amadeo. L’edificio è un gioiello architettonico e uno scrigno pieno di opere d’arte e il capolavoro di Amadeo. La facciata è un prezioso esempio del Rinascimento con soluzioni ardite e innovative di sicuro successo: la facciata è inquadrata da paraste giganti di ordine ionico, che si concludono in due pinnacoli ai lati della loggetta di coronamento a formare una sequenza di trifore marmoree. L’impatto visivo è dato dalle decorazioni in marmi policromi con losanghe bianche rosse e nere e non si può non citare il grande rosone gotico, sopra il portale, con ai lati le raffigurazioni di Cesare e Traiano incastonati in due medaglioni all’interno di una cornice dove predomina il rosa. Il felice intreccio delle soluzioni cromatiche e artistiche, busti, tarsie, decorazioni, bassorilievi, statue, ne fa uno dei maggiori punti attrattivi della città. All’interno, a pianta quadrata, oltre al Sarcofago del condottiere e della figlioletta morta quattordicenne, troviamo anche la sua effigie su una plastica statua equestre a riprova del valore con quale voleva essere ricordato.
La Basilica di Santa Maria Maggiore, spicca in piazza Duomo per eleganza, maestosità e grandezza, pur non essendo il Duomo. Fu costruita per rendere grazie alla Madonna nel 1137 per aver salvaguardato i bergamaschi da un terribile periodo pestilenziale. Tutta Bergamo è intrisa da questa religiosità che nell’arte trova il suo sfogo e la sua plastica gratitudine. Vita di Chiesa e vita civile sono una cosa sola, tanto è vero che tra i due portali del lato settentrionale sono infisse nel muro gli antichi parametri di misura in vigore a Bergamo durante il periodo medievale: il Capitium Comunis Pergami (cavezzo - 2,63 metri) e il Brachium (braccio - 53,1 cm) a cui i tessitori e i commercianti facevano riferimento quando facevano affari. La basilica ha la sua particolarità nell’avere come ingombrante e prezioso vicino la Cappella Colleoni che su quel lato si prende tutta la “scena”. Non c’è un ingresso centrale e i quattro accessi sono laterali e quattro leoni rossi (nord) e bianchi (a sud) in marmo di Giovanni da Campione (trecenteschi) sono a guardia di chi entra su quello settentrionale e quello meridionale. L’interno, dove si trova anche il monumento funebre al compositore Gaetano Donizetti, è reso di grande bellezza grazie alla mano di Lorenzo Lotto, autore delle splendide tarsie lignee del coro. Nel matroneo romanico è allestito il museo del Tesoro di Santa Maria Maggiore con preziose opere sacre che apre due volte a settimana per mano dei volontari del Touring club italiano.
Alla mente illuminata del conte Giacomo Carrara, Bergamo deve la sua più grande pinacoteca (che è anche molto altro) e quella scuola che diventerà l’Accademia di belle arti con lo scopo di erudire e incuriosire i giovani, avvicinandoli alla bellezza tramite quei quadri e poter così intraprendere un percorso artistico nuovo. Questo è l’Accademia Carrara, o semplicemente “la Carrara”, che ha sede nell’omonima piazza, in un maestoso edificio neoclassico. Fondata nel 1796, grazie a notevoli lasciti nel tempo, i numeri di questa tra le principali pinacoteche italiane sono impressionanti: 1800 opere tra dipinti, disegni, stampe e sculture (ma anche ventagli, porcellane, medaglie….) che attraversano cinque secoli di storia dell’arte italiana. La Madonna col Bambino del Mantegna ha qui la sua casa come altre tele di Pisanello, Botticelli, Bellini, Moroni, Raffaello, Tiepolo e Canaletto. È considerato il Museo delle Collezioni per antonomasia in quanto tutta questa ricchezza deriva da lasciti appunto di privati che con proprio gusto avevano raccolto e collezionato quadri e opere nel tempo, trovando qui la casa comune che cresceva da sola grazie a quella borghesia illuminata lombarda che con il mecenatismo ha fatto tanto per lo sviluppo e la conservazione del nostro patrimonio artistico. Nel solco di quanto fatto dal fondatore, la Carrara è sede ogni anno di eventi e tutto ciò che può rendere lo spazio museale come un luogo di apprendimento permanente.
La Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo è stata inaugurata nel 1991 e si sviluppa su 1500 metri quadri suddivisi in dieci sale su tre piani con quattro nuclei principali: la Collezione di opere di disegno industriale di Pio Manzù, la Raccolta Spajani e la Raccolta Stucchi e la sala Caleidoscopio. Trova sede all’interno di un antico monastero quattrocentesco di fronte all’Accademia Carrara diventandone un’estensione ideale raccogliendone lasciti e materiale per poi vivere di vita propria con un suo stile, delle mostre permanenti e mostre temporanee. Con sculture, dipinti e disegni di artisti italiani e stranieri del Novecento si pone come uno dei più importanti centri di tutto il nord Italia fuori Milano. Nel tempo ha dato spazio a progetti e artisti emergenti distinguendosi per la capacità di sperimentazione e di diventare luogo di dialogo artistico a 360 gradi. Nella galleria sono rappresentati molti importanti artisti italiani e stranieri del Novecento: Giorgio Morandi, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Giacomo Manzù, Filippo De Pisis, Giorgio De Chirico, Vassilij Kandinskij, Hans Richter, Graham Sutherland.
Il Duomo è dedicato a Sant’Alessandro, patrono della città: la cattedrale bergamasca, addossata al Palazzo della Ragione con una facciata neoclassica in marmo bianco di Botticino, è di prorompente bellezza e ricca di decorazioni e opere d’arte. La stessa piazza del Duomo a Bergamo Alta si pone come uno tra i luoghi artistici più importanti del Nord Italia. Qui dentro si può ammirare la pala di Carlo Ceresa, oltre a dipinti del Tiepolo ed opere di Giovan Battista Moroni, Giovanni Cariani, Giambettino Cignaroli, Sebastiano Ricci. Di grande importanza è anche il coro ligneo di Johann Karl Sanz con stallo centrale di Andrea Fantoni. e la tiara del “Papa Buono”, il bergamasco Giovanni XIII, tutto in oro impreziosito da brillanti, perle creato dalle mani di Attilio Nani. Ogni cappella è un piccolo museo.
La Biblioteca Angelo Mai è una delle più importanti biblioteche italiane ed ha sede in un prestigioso edificio: Palazzo Nuovo. Aperta sul finire del Settecento, ha una collezione libraria ricchissima in tutti i campi e le discipline: ben 730.000 volumi editi dal XVII secolo a oggi; 12mila tra giornali e riviste; oltre 9mila manoscritti dall’XI al XX sec., molti dei quali miniati; 125.000 fotografie, 22.000 pergamene e poi carteggi, stampe, disegni, mappe cartografiche e molto altro oltre che l’Archivio storico del Comune di Bergamo dal XV al XX secolo. Il tutto in una cornice di grande prestigio con l’eleganza dei dipinti e degli stucchi, tra arredi e statue che all’interno di questi spazi monumentali accolgono questa ricchezza di sapere. Nella sala Tassiana ci sono anche due ‘mappamondi’ dei tempi: i Globi di Vincenzo Maria Coronelli. Con circa 50 fogli illustrati su questi globi dal diametro di 3 metri sono risalenti alla fine del Seicento.
Se la città Alta ha edifici antichi e bellezze centenarie da andare a visitare, anche la parte Bassa di Bergamo non è da meno per l’urbanizzazione che nel corso del Novecento le ha dato una fisionomia unica e di estremo fascino grazie al grande architetto Marcello Piacentini. Fu lui infatti che fece sorgere un intero quartiere, il Centro Piacentiniano, dallo spazio prima occupato dalla settecentesca Fiera per far posto alle attività politiche, amministrative giudiziarie e commerciali che nella città Alta non avevano il giusto spazio. Fu così che si creò un quartiere innestandosi nell’esistente e dando l’esempio da seguire per tutto quanto venne dopo. Bergamo conobbe una trasformazione urbanistica che dagli inizi del Novecento si protrasse fino agli anni Ottanta creando un modello di eleganza e raffinatezza per chiunque vi passeggi, guardando in lontananza le Mura Veneziane. La sede della Banca locale e della Banca d’Italia, Camera di Commercio, la Procura e il Palazzo di Giustizia, palazzi con quadriportici ormai tratto distintivo della città che si sviluppano su Piazza Dante, Piazza Vittorio Veneto, il Sentierone e altre vie. Palazzi e architetture cariche di storia e decorazioni di grandissimo valore.
Lo struscio dei bergamaschi è il Sentierone che inizia (o finisce) alla chiesa dei Santi Stefano e Bartolomeo nella parte bassa della Città, che cinge il salotto dei negozi e degli uffici con davanti a se questo arioso viale alberato. La facciata è di grande impatto in perfetto stile Barocco dell’architetto Giovanni Cuminetti. A decorare la facciata 4 statue femminili raffiguranti le virtù cardinali, del Paleni e delle raffigurazioni in bassorilievo del martirio di San Bartolomeo e quello di San Stefano. L’interno contiene la grande tavola del 1516 di Lorenzo Lotto, la Pala Martinengo, capolavoro del soggiorno bergamasco del pittore veneziano. Sorge su un precedente chiesa e guardando l’esterno se ne può codificare lo stratificarsi delle epoche di edificazione: la facciata è stata rifatta nel 1897, il portico esterno sulla sinistra nel 1942 e il lato su Via Tasso è ottocentesco.
È uno degli edifici di culto più significativi di Bergamo Bassa, costruita sul luogo dove, secondo la tradizione, sant’Alessandro, patrono della città, subì il martirio. La chiesa ha origini antichissime (si pensa che un primo edificio fosse eretto in epoca paleocristiana, anche se è del 1133 il primo documento che attesta la presenza della chiesa). Fu ricostruita nel Quattrocento anche se l’aspetto attuale è settecentesco, e lo stesso interno si presenta in forme barocche. L’interno è colmo di importanti opere: in particolare, si trovano qui dipinti di notevoli artisti bergamaschi del Cinque e del Seicento, come il Romanino, Gian Paolo Cavagna, Enea Salmeggia, Francesco Zucco, il Moretto. La sacrestia conserva anche un intenso Compianto su Cristo morto di Lorenzo Lotto. Una curiosità: la chiesa prende il nome dalla “colonna del Crotacio”, una colonna di epoca romana visibile sul sagrato della chiesa, e che a sua volta prende nome da un personaggio che visse a Bergamo tra il II e il III secolo: il Crotacio della colonna fu il padre di un bergamasco, Lupo, che secondo la tradizione avrebbe innalzato la colonna in memoria del padre proprio dove, poco dopo, sarebbe stato martirizzato sant’Alessandro, la cui testa venne raccolta, sempre secondo la tradizione popolare, da santa Grata, figlia di Lupo e nipote di Crotacio. Un luogo dunque di grande importanza per la religiosità cittadina.
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ISCRIVITI ALLA NEWSLETTERL'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.