Canaletto (Giovanni Antonio Canal; Venezia, 1697 – 1768) fu uno dei più celebri pittori di vedute della sua epoca, tra i maggiori del vedutismo, il genere nato nel Settecento che metteva al centro paesaggi e vedute estremamente accurati e realistici. Nelle sue vedute l’artista cristallizzò la meravigliosa città lagunare e i suoi abitanti, talvolta idealizzandola ma senza incappare mai nell’irreale. Le sue conquiste nel campo della prospettiva e della resa atmosferica lo portarono a risultati artistici talmente innovativi che lo resero il pittore più richiesto del tempo.
I poli della sua esistenza furono Venezia e l’Inghilterra (in Inghilterra il Canaletto rimase per ben nove anni). Tuttavia, sebbene i paesaggi veneziani e quelli inglesi fossero molto diversi, la cifra stilistica del pittore rimase sempre la stessa. Canaletto non fu celebre solo per il suo talento, ma aveva fama di essere anche esoso, infatti le sue opere erano molto costose e il suo carattere era piuttosto scorbutico, come lamentarono molti suoi clienti. Ciò nonostante, molti furono i committenti rilevanti, tra cui il principe di Liechtenstein e il banchiere e futuro console inglese a Venezia Joseph Smith che aprì al pittore le porte del ricco collezionismo inglese. Canaletto fu abile nell’uso della prospettiva e soprattutto del colore, modellato secondo leggere gradazioni che infondono nel dipinto un’atmosfera idilliaca.
Canaletto |
Giovanni Antonio Canal nacque a Venezia nel 1697, probabilmente il 17 o 18 ottobre, dal pittore Bernardo Cesare Canal e da Artemisia Barbieri. Fu la figura paterna a trasmettere la sensibilità pittorica al figlio Giovanni con cui infatti collaborò alla messinscena di alcuni spettacoli melodrammatici preparando i fondali dipinti. Dell’attività teatrale di Antonio, tuttavia, non restano alcune prove grafiche o pittoriche. È probabile che, pur nel quadro degli interessi scenografici, cominciasse a praticare la pittura di “veduta dal naturale”, sotto la suggestione del pittore paesaggista Marco Ricci. Nel 1719 si recò a Roma con il padre. Il soggiorno romano divenne fondamentale per il giovane Canaletto (soprannome datogli per distinguerlo dal padre) che maturò e decise in via definitiva di dedicarsi alla pittura di paesaggio. Affascinato dalle rovine romane il pittore abbandonò l’attività teatrale.
Un documento del 1720 attesta il ritorno di Canaletto a Venezia, poiché il suo nome risulta fra quelli dei “pittori della fraglia”, termine che nei territori della Repubblica Veneziana indicava le corporazioni delle arti e dei mestieri. Nel 1722 il Canaletto risultò impegnato nell’esecuzione delle prospettive e dei paesaggi, in un “capriccio” raffigurante la Tomba di Lord Somers. Per “capricci”, nell’ambito artistico, si intendono tutte quelle opere che sono frutto della creatività dell’artista: secondo Filippo Baldinucci “il capriccio è un’opera d’arte che nasce da un’improvvisa fantasia del pittore”. Queste opere vennero commissionate a Canaletto da Owen McSwiney, un irlandese che dapprima si occupò di teatro come impresario, senza però riscuotere grandi fortune, e che successivamente venne impegnato da Lord March nell’ambizioso progetto di fare eseguire ai più celebri pittori italiani una serie di tombe allegoriche dei personaggi più illustri della storia inglese del Seicento e Settecento. Il nome del Canaletto appare in una lettera mandata da McSwiney a Lord March. La crescente fortuna di Canaletto fu testimoniata da alcune opere significative, che ora fanno parte delle collezioni del Liechtenstein: Il Canal Grande verso il ponte di Rialto, Piazza San Marco, che fu une delle prime raffigurazioni delle piazza e il soggetto preferito del pittore, e il Rione dei Mendicanti. Nel 1725 un collezionista lucchese, Stefano Conti, commissionò delle opere al pittore veneziano, raffiguranti il Canal Grande e il Ponte di Rialto, entrambe del 1725, che ora fanno parte di una collezione privata. È molto probabile che da questo momento Canaletto avesse suscitato un certo interesse da parte del banchiere, mercante e collezionista inglese Joseph Smith, figura che ebbe un ruolo fondamentale nella fortuna artistica del pittore veneziano. Il rapporto tra Smith e Canaletto non fu subito particolarmente sereno: tuttavia, già nel 1730 il pittore risultò impegnato a realizzare opere per il banchiere, destinate a collezionisti britannici. A testimoniare il successo di Canaletto fu la riconoscenza pubblica che ottenne nel 1733 come “migliore pittore di vedute”.
Gli anni Trenta furono molto impegnativi per il pittore a cui vennero commissionate molte opere, per la maggior parte da committenti inglese come il duca di Bedford, il duca di Buckingham e il principe di Liechtenstein. Nel 1740 scoppiò la guerra di successione austriaca (1740-1748), che privò Canaletto dei viaggiatori inglesi che furono i suoi committenti principali: tuttavia, Joseph Smith affidò al pittore cinque vedute di Roma e alcuni capricci. Alcuni studiosi ipotizzano un secondo viaggio romano, sebbene non ci siano documenti che possano testimoniarlo: dunque, è più probabile che le vedute commissionate dallo Smith furono tratti dai disegni giovanili. George Vertue, incisore, antiquario e storico dell’arte inglese annota nei suoi Notebooks l’arrivo a Londra di Canaletto verso la fine di maggio del 1746. Le celebrità londinese di cui beneficò Canaletto fu talmente vasta che subito ricevette molte commissioni da collezionisti d’arte ma anche politici inglesi. Raffigurò molte vedute del Tamigi, non dissimili da quella di Canal Grande a Venezia, ma anche architetture londinesi e paesaggi. Il soggiorno inglese si concluse nel 1755, data del rientro definitivo nella Serenissima. Negli anni a seguire le opere del pittore diminuiranno e la sua attenzione si rivolse maggiormente ai “capricci architettonici”, sebbene, a volte, sedeva sempre in piazza San Marco intento a disegnare e studiare il meraviglioso paesaggio che la Serenissima offriva. Nel 1763 venne eletto membro dell’Accademia di Arte di Venezia e il 19 aprile 1768 morì nella sua città natale.
Bernardo Canal e Canaletto, Santa Maria Aracoeli e il Campidoglio (1720 circa; olio su tela, 146,5 x 200 cm; Budapest, Museo di Belle Arti) |
Canaletto, Piazza San Marco verso la Basilica (1723 circa; olio su tela, 141,5 x 204,5 cm; Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza) |
Canaletto, Canal Grande da Campo San Vio presso il ponte di Rialto (1723; olio su tela, 144 x 207 cm; Venezia, Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano) |
Canaletto, Il ritorno del bucintoro al molo nel giorno dell’ascensione (1729 circa; olio su tela, 120,5 x 151 cm; Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli) |
Canaletto, L’ingresso a Canal Grande con la dogana e la chiesa della Salute (1730 circa; olio su tela, 49,6 x 73,6 cm; Houston, Museum of Fine Arts) |
Il Settecento fu un secolo di profonde trasformazioni: razionalismo, ottimismo e fiducia nell’uomo furono alla base dello spirito settecentesco. Anche in pittura si manifestò una forte esigenza di oggettività e precisione volta ad attribuire al “vedutismo” anche una certa capacità documentaria. Canaletto fu uno dei migliori interpreti di questa stagione artistica: la sua particolare attenzione per la resa atmosferica e la ricerca scientifica della realtà fecero del pittore uno dei più apprezzati all’estero e nell’Italia settentrionale. Fu proprio durante il viaggio a Roma con il padre che Canaletto si avvicinò al vedutismo, abbandonando le scenografie teatrali. Nell’opera Santa Maria Aracoeli e il Campidoglio (1720) sulla sinistra campeggia la Basilica di Santa Maria in Aracoeli mentre sulla destra il Campidoglio. Le figure minute rendono le architetture ancora più maestose. È molto probabile che la tela venne dipinta da Canaletto dopo il suo ritorno a Venezia. Uno dei più celebri scorci veneziani di Canaletto è Piazza San Marco (1723) in cui il pittore riprese la tradizionale impostazione prospettica che prevedeva un punto di fuga su asse centrale. Il centro del dipinto è dominato dalla bellissima Basilica di San Marco, preceduta dalle Procuratie, quella Vecchia a sinistra e quella Nuova a destra. Sullo sfondo dietro la basilica fa capolino una piccola parte di Palazzo Ducale. L’attenzione nei dettagli è visibile sia nelle architetture, rappresentate in tutti i loro dettagli, ma anche nel modo realistico in cui viene tratto il cielo. L’artista esaltò i contrasti chiaroscurali e giocò sugli effetti di luci e ombre, date dall’abilità di accordare la gamma cromatica verde-azzurro e grigio-argento. Dello stesso è Canal Grande da Campo San Vio presso il ponte di Rialto (1723), in cui il canale è diretto verso il punto di fuga della tela ed è scandito dagli edifici che vi corrono lungo i lati. L’opera esprime perfettamente la meticolosa attenzione posta sulla luce, che infatti illumina i palazzi di sinistra svelandone il degrado.
Il ritorno del bucintoro al molo nel giorno dell’ascensione (1729 circa) fu un’opera realizzata per il banchiere Joseph Smith e raffigura le celebrazioni nel giorno dell’Ascensione per celebrare lo sposalizio di Venezia con il mare. L’opera colpisce per la ricca composizione e l’attenzione hai dettagli. Il bucintoro, ovvero la galea dorata del doge di Venezia, è appena arrivato a piazza San Marco, fastose imbarcazioni di nobili la seguono e la circondano. Il Palazzo Ducale brilla della luce che proviene da destra e che illumina la meravigliosa facciata in stile gotico-veneziano. Le piccole figure che popolano lo spazio restituiscono vivacità e dinamismo alla tela. Canaletto dipinse sempre i soliti soggetti ma con punti di vista differenti come nel caso di L’ingresso a Canal Grande con la dogana e la chiesa della Salute (1730 circa), di cui vennero dipinte più varianti. In quella conservata al Museum of Fine Arts di Houston, ancora un volta gli edifici si presentano nella loro maestosità, ed è subito riconoscibile sulla sinistra la chiesa di Santa Maria della Salute, la cui scalinata conduce i senatori veneziani all’interno dell’edificio. Il centro del quadro pullula di figure che sopra le imbarcazioni vengono raffigurati nella loro quotidianità. Un’atmosfera diversa viene emanata dall’opera Il cortile dello scalpellino (1727-1728): la tela rappresenta un scorcio di vita quotidiana, motivo per cui alcuni storici dell’arte sostengono che l’opera non sia stata commissionata da un inglese, bensì da un cliente locale. In fondo, leggermente spostato a sinistra viene raffigurata la chiesa di Santa Maria della Carità che è stata poi annessa alla Galleria dell’Accademia. La tela coglie attimi di vita quotidiana: sulla destra, vicino alla costruzione i legno, una donna si avvicina al pozzo a forma di capitello, che tutt’oggi è possibile vedere; sulla sinistra una scena simpatica e colorata mostra una donna che soccorre un bambino caduto a terra; al centro invece vediamo due scalpellini concentrati nelle loro mansioni.
Una delle opere più interessanti di Canaletto è Il bacino di San Marco vero est, opera che viene generalmente datata tra il 1735 e il 1740. È risaputo che Canaletto per dipingere tele come queste ricorse alla camera ottica, ovvero uno strumento spesso usato dai pittori del XVIII secolo, che permetteva di proiettare l’immagine della realtà su uno schermo di carta oleata, dopodiché gli artisti procedevano al ricalco. In quest’opera, Canaletto, grazie all’uso della camera ottica riuscì a rendere oggettiva la visione del paesaggio. Il risultato fu quello di una veduta estremamente ampia e monumentale. Ancora una volta Canaletto sorprende per la sua capacità di rappresentare i dettagli e per il suo atteggiamento scientifico di fronte al soggetto.
Il bacino di San Marco con la Dogana dalla Punta della Giudecca è una delle opere giovanili dell’artista. Questo scorcio fu uno dei più suggestivi della città lagunare e quello più richiesto dai committenti. La diagonale della strada in primo piano porta lo sguardo dell’osservatore verso destra e la coppia di nobili che cammina accentua questa prospettiva. In primo piano un cagnolino bianco cerca del cibo. L’animale è la testimonianza, in questo caso, del realismo a cui tese Canaletto, ma anche la coppia che cammina è un buon esempio, infatti i loro abiti furono realizzato nei minimi particolari.
Nel 1746 Canaletto si trasferì a Londra e molti furono i committenti in questo periodo, sebbene la sua arte cominciasse ad assumere tratti più meccanici e manierati. Le figure si fanno più convenzionali e il giochi di luce e ombre si ridussero a pennellate biancastre. I paesaggi inglesi sono calmi e privi di architetture complesse come quelle veneziane. Purtroppo, molte di queste opere fanno parte di collezioni private, dunque non sono accessibili al grande pubblico, tuttavia, ricordiamo qui le tele più celebri del soggiorno inglese. L’abbazia di Westminster con la processione dell’Ordine del Bagno è databile al 1749. È un dipinto a scopo celebrativo voluto dal decano di Westminster dopo l’insediamento dei cavalieri dell’ordine del Bagno nella cappella di Enrico VII, nell’abbazia. La tela è dominata dalla maestosa abbazia con le due torri campanarie in stile gotico. Nella parte inferiore del dipinto, che brulica di figure, si svolge la cerimonia religiosa. Il politico Thomas Hollis fu dei committenti più importanti di Canaletto del periodo inglese. Per lui il pittore dipinse Il ponte di Walton e L’interno della rotonda di Ranelagh, in quest’ultimo, sul verso, appare la scritta “fatto nell’anno 1754 in Londra per la prima ed ultima volta con ogni maggior ad instanza del signor cavalier Hollins mio stimatiss”. Quindi la data e il committente sono certi. Per il signor Hollis, Canaletto dovette realizzare anche altre opere, tra cui alcune vedute romane. Il dipinto mostra l’interno della famosa rotonda, demolita nel 1805, ai Renelagh Gardens di Chelsea. Sulla destra un’orchestra sta suonando, attirando l’attenzione della folla sottostante. Le eleganti e minute figure della parte inferiore enfatizzando ancora di più l’altezza dell’edificio. L’illuminazione proviene dall’angolo in alto a sinistra, evidenziando il chiarore della parte superiore della rotonda, delle decorazioni naturaliste, degli archi e delle finestre. Sempre del periodo inglese è la tela Eton College 1755: il punto di vista è quello della riva del fiume Tamigi verso l’Eton College che si colloca su un prato esteso. Il paesaggio è dolcemente illuminato e sulle riva del fiume le persone si godono la soleggiata giornata d’estate, alcune fanno un picnic in famiglia mentre altre pescano o sono sulla barca. Con tutta probabilità l’opera fu realizzata sulla base di uno schizzo precedente, poiché ci sono alcune discrepanze architettoniche. Dopo il suo rientro a Venezia il pittore proseguì la sua ricerca artistica dipingendo i luoghi più belli e suggestivi della Serenissima. Si dedicò molto anche ai capricci architettonici: ovvero composizioni in cui l’artista dipinge vari edifici senza riferimenti ad un luogo particolare, dunque sono opere di pura fantasia. Un esempio è il Capriccio con colonnato e cortile (1765) in cui sono le architetture e le loro decorazioni a fare da protagonisti, sebbene scena di vita quotidiana e figure non vengono sacrificati. Canaletto ebbe sempre molti committenti sia a Venezia che all’estero. La sua tecnica, la fantasia, e la capacità di cristallizzare paesaggi secondo la realtà ma dal tono lievemente idilliaco lo resero uno dei pittori affermati del Settecento.
Canaletto, Il cortile dello scalpellino (1727-1728; olio su tela, 123,8 x 162,9 cm; Londra, National Gallery) |
Canaletto, Il bacino di San Marco vero est (1735-1740 circa; olio su tela, 125 x 204 cm; Boston, Museum of Fine Arts) |
Canaletto, L’abbazia di Westminster con la processione dell’Ordine del Bagno (1749; olio su tela, 101,6 x 101,6 cm; Londra, Abbazia di Westminster) |
Canaletto, L’interno della rotonda di Ranelagh (1754; olio su tela, 51 x 76 cm; Londra, National Gallery) |
Canaletto, Capriccio con colonnato e cortile (1765; olio su tela, 131 x 93 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia) |
Tre capricci, tra cui Capriccio con colonnato e cortile (1765) sono conservati alla Galleria dell’Accademia di Venezia. Sempre a Venezia al Museo del Settecento Veneziano nel palazzo di Ca’Rezzonico, uno dei più famosi della città, sono conservate Il grande Canale verso Rialto (1723) e Rio dei Mendicanti (1723). All’Accademia di Carrara di Bergamo si trova Il canal grande (1730). A Roma, alla Galleria Nazionale d’arte antica sono conservate Il Canal Grande del Ponte di Rialto verso Ca’Foscari e La piazzetta (1733-1735). La Royal Collection di Windsor si possono ammirare la Regata sul Canal Grande (1732) e Interno di San Marco di notte (1733). Rimanendo sempre in area britannica, alla National Gallery di Londra sono conservate molte opere dell’artista, tra cui Cortile dello Scalpellino (1725), il doge alla festa di San Rocco (1735), Il Canal Grande verso sud-ovest (1738) e la bellissima Rotonda di Renelagh (1754).
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