Prendeva forma nell’autunno di tre anni fa l’idea di far circolare sul territorio, tra le comunità locali, nei luoghi meno noti al turismo, le opere degli Uffizi: eravamo nel pieno della convivenza forzata col Covid, si rincorrevano idee per mostre più sostenibili, più tranquille, più vicine ai piccoli centri, e quasi tutti parlavano di relazione col territorio e di ritorno alla provincia. Poi è finita la pandemia e larga parte di tutti quei buoni propositi è affogata nel ritorno al business as usual: gli Uffizi, invece, sono stati uno dei pochi soggetti che hanno dato seguito ai loro intendimenti, e pochi mesi dopo, nell’estate del 2021, davano avvio agli Uffizi Diffusi, la serie di mostre che ha portato il grande museo di Firenze in tutta la Toscana. Naturalmente le necessità contingenti dovute al singolare periodo storico in cui è nato il progetto non sono state, di per sé, la spinta propulsiva: non dall’altro ieri si discute di ricucire i contesti, di rinsaldare i legami coi territori di provenienza delle opere oltre che quelli tra musei e comunità, di trovare forme di sostenibilità per le mostre. Gli Uffizi Diffusi, nel raccogliere queste sollecitazioni, hanno cercato d’offrire la loro soluzione, indicando una possibile via per le mostre del futuro.
Terminato il terzo anno di mostre, e avviandosi a conclusione il mandato del direttore Eike Schmidt, che ha fortemente creduto in questo progetto, i tempi sono maturi per un primo bilancio: una trentina di mostre, da luglio 2021 a oggi (in parte prodotte assieme a Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze nell’ambito del progetto “Terre degli Uffizi”), costituiscono ormai una base larga e utile per una valutazione sugli Uffizi Diffusi per come sono nati e come sono proseguiti sino a oggi. Va detto in premessa, come ha ricordato lo stesso Schmidt in un’intervista rilasciata a chi scrive lo scorso inverno, che già Antonio Paolucci negli anni Settanta s’era posto il problema dell’interazione col territorio: poi, verso la fine degli anni Novanta, sempre Paolucci assieme a Rosanna Caterina Proto Pisani ha dato vita a un disegno di riordinamento di molti piccoli musei toscani, proseguito poi idealmente nel progetto Piccoli Grandi Musei di Fondazione CR Firenze, avviato nel 2005 (l’ultima mostra risale invece al 2015) e finalizzato alla valorizzazione dei musei del territorio con mostre su temi legati alle periferie. Il concetto alla base di Piccoli Grandi Musei venne poi ripreso dalla serie La Città degli Uffizi che, dal 2008 fino al 2014, una o due volte l’anno radunava un certo numero d’opere del museo e organizzava mostre fuori Firenze. Gli Uffizi Diffusi sono l’erede “moderno”, per così dire, di questi progetti, dai quali si distingue per diversi elementi: la capillarità (tolte Pisa e Prato, ha raggiunto tutte le province della Toscana), l’estensione temporale (dal Duecento al Novecento), la versatilità (da mostre più strutturate, capaci di contare anche una ventina di opere, a esposizioni di un solo lavoro), le sedi (non soltanto musei ma anche, com’è accaduto a Pontremoli, sedi istituzionali). La ragione più intima del progetto, come ha spiegato lo stesso Schmidt, è da ritrovare nella volontà di riconnettere le opere al territorio: “può essere un dipinto che si trovasse in quel luogo in passato, può essere che l’artista provenisse da lì, può essere che in un’opera sia raffigurato un santo che viene venerato in quel luogo, ci possono essere connessione tematiche, storiche e così via, perché solo in questo modo viene comunicato al meglio anche il valore identitario dell’arte”.
Curiosamente, gli Uffizi Diffusi non sono partiti dalla terraferma: la prima mostra della serie, Nel segno di Napoleone, s’è tenuta dal 9 luglio al 10 ottobre 2021 alla Pinacoteca Foresiana di Portoferraio, mossa dall’idea di ricostruire, attraverso una selezione di opere degli Uffizi e della stessa Pinacoteca Foresiana, l’esilio di Napoleone sull’isola d’Elba. Se la “connessione tematica”, per adoperare la stessa espressione di Schmidt, nel caso della mostra inaugurale era palese, più labili invece le ragioni che hanno sostenuto il secondo capitolo della serie, Dante e Andrea del Castagno tornano a San Godenzo, dal 27 luglio al 23 agosto 2021, mostra dove la trasferta del Dante Alighieri raffigurato da Andrea del Castagno per il ciclo di Villa Carducci a Legnaia era sostenuta, si potrebbe dire, dalla volontà d’offrire al pubblico una suggestione, ovvero la presenza di una famosa effigie dantesca nell’ultima località della Toscana toccata dal Sommo Poeta prima di lasciare definitivamente la terra natale.
La formula del prestito d’una singola opera ha caratterizzato e continua a caratterizzare molti appuntamenti degli Uffizi Diffusi, che attorno a queste occasioni di prestito, in grado di dimostrare tutta l’agilità e anche l’informalità del progetto (talvolta le mostre non sono state accompagnate da relativo catalogo, aspetto che non necessariamente costituisce un difetto: se non c’è niente di nuovo da dire attorno a un’opera o attorno a un tema, sono sufficienti le informazioni che il museo rilascia con comunicati, guide per i visitatori e apparati varî), è riuscita a creare l’aura dell’evento spronando alla partecipazione i pubblici locali: è stato così per diverse mostre. Alcune di queste, ancora, dalle fondamenta non esattamente robuste: per esempio, L’ultimo sigillo alla Pinacoteca Comunale di Castiglion Fiorentino (dal 2 ottobre 2021 al 6 gennaio 2022), che ha visto l’arrivo, nel Valdarno, delle Stimmate di san Francesco del Cigoli, opera eseguita per una chiesa di Foligno (la Pinacoteca ha ricambiato inviando agli Uffizi il suo capolavoro principale, le Stimmate di Bartolomeo della Gatta), oppure Francesco Hayez. Il ritratto del conte Arese Lucini dagli Uffizi, ancora in corso al Palazzo Comunale di Pontremoli (dal 5 maggio all’8 ottobre 2023), dove è stato portato uno dei più recenti acquisti degli Uffizi, l’opera di Hayez che dà il titolo alla mostra, legata a Pontremoli semplicemente perché... uno dei più noti capolavori del pittore romantico è ambientato nella città della Lunigiana. Casi come questi sono stati però sporadici, e comunque hanno rinvigorito l’interesse delle comunità locali per il loro patrimonio, oltre che per gli Uffizi: la mostra di Pontremoli è stata un successo, e la presenza del quadro di Hayez (la cui assenza dal percorso di visita degli Uffizi, va detto, ha un peso specifico relativo: non è insomma come privare il museo del Bacco di Caravaggio, per mandarlo peraltro a una fiera vitivinicola) ha fornito occasione per organizzare visite, incontri, conferenze che hanno goduto d’un’ampia partecipazione. Certo, meglio quando le ragioni del progetto erano più solide, ma non si può negare che l’opera non abbia catalizzato certe attenzioni.
Non sono comunque mancate mostre da una sola opera che sono state sostenute da basi ben salde: per esempio, è ancora in corso (dal 7 maggio al 1° ottobre) la mostra Raffaello, la Madonna del Baldacchino, che ha riportato l’opera dell’Urbinate nella chiesa, la Cattedrale di Pescia, in cui è rimasta per un secolo e mezzo, tra Cinque e Seicento, diventando oggetto di forte devozione da parte dei fedeli della cittadina del pistoiese. Ancor prima, con la mostra Un capolavoro del Rinascimento dalla Francia a Bosco ai Frati. Il trittico di Nicolas Froment (dal 1° giugno 2022 al 30 aprile 2023), la spettacolare pala del pittore francese è stata temporaneamente ricollocata nel convento che l’aveva custodita per secoli. Le rassegne di Bosco ai Frati e di Pescia, per la prima volta, hanno dato seguito a quella che pareva una provocazione, quando Schmidt la lanciò: far tornare nelle chiese da cui provengono le opere che fanno parte della raccolta degli Uffizi. Ovviamente non si parla di rientri definitivi, ma l’ipotesi non è da escludere in futuro: lo stesso Schmidt, sempre nell’intervista sopraccitata, ha definito “possibile e augurabile” l’idea che opere, magari presenti nei depositi o che comunque non abbiano una storia importante legata al loro museo, tornino nei contesti di provenienza. E sempre proseguendo sul capitolo delle mostre da una sola opera, varrà la pena menzionare Filippo Lippi in Val d’Elsa, che dal 22 aprile al 29 ottobre 2023 porta la predella Barbadori a Montespertoli per mettere a confronto due fasi diverse della produzione di Filippo Lippi (il piccolo Museo d’Arte Sacra custodisce infatti una splendida Madonna col Bambino dell’artista fiorentino), oppure Alpe di Luni, esposizione della Veduta del Monte Forato di Andrea Markò al Museo d’Arte Sacra di Fivizzano (dal 30 giugno al 23 ottobre 2023), o ancora, sempre a Montespertoli, l’arrivo nel 2022 della predella quattrocentesca ricoverata, negli anni della seconda guerra mondiale, al Castello di Montegufoni, che ha consentito di raccontare la storia delle opere messe al riparo dai furti di guerra, tema al centro di un’ulteriore mostra, Michelangelo rapito. Capolavori in guerra dagli Uffizi al Casentino, al Castello di Poppi dal 20 luglio 2023 al 28 gennaio 2024.
Altre volte, i prestiti concessi dagli Uffizi sono stati orientati all’arricchimento del percorso di visita del museo ospitante, sempre nell’ottica di ricostruire contesti: tra le mostre più riuscite in questo senso (e con la sola presenza di due opere), ancora a Montespertoli la rassegna Seguaci di Giotto in Valdelsa (dal 26 settembre 2021 al 3 aprile 2022), oppure al Castello di Poppi il focus sul tema della maternità nel Rinascimento, Nel segno della vita. Donne e Madonne al tempo dell’attesa (dal 7 luglio 2022 al 1° novembre 2022).
Sulle mostre più strutturate s’è invece seguito il filone tematico, con un paio di eccezioni. Procedendo in ordine di tempo, nell’estate del 2022 la Pinacoteca Foresiana di Portoferraio ha ospitato una piccola selezione di opere di Giuseppe Bezzuoli, motivata dal fatto che durante la sua carriera il pittore fiorentino era stato in visita all’isola d’Elba accompagnato da Alessandro Foresi (Giuseppe Bezzuoli, pittore e amico di Alessandro Foresi, dal 19 luglio al 2 novembre 2022): è stata, al contempo, una sorta di anteprima della grande mostra monografica che Palazzo Pitti ha poi dedicato a Bezzuoli l’inverno successivo, e l’idea di anticipare, attraverso piccoli focus sul territorio, le mostre di più ampia portata che gli Uffizi organizzeranno successivamente (oppure, come nel caso di Pontremoli e di San Godenzo, l’idea di presentare sul territorio acquisizioni recenti o nuovi restauri), è un altro format, come si suol dire, che ha avuto successo e che andrà sicuramente replicato. La seconda eccezione è stata una mostra-omaggio a Carlo Del Bravo, Jacopo Vignali e le Gallerie degli Uffizi a San Casciano, che ha portato nella cittadina della Val di Pesa un nucleo di dipinti del grande pittore del Seicento fiorentino in onore dello studioso che per primo s’occupò in maniera sistematica della sua produzione.
Pochi dubbî su una eventuale top 5 delle rassegne del progetto Uffizi Diffusi: assegniamo per il momento la “palma” di miglior mostra della serie a Masaccio e i maestri del Rinascimento a confronto che s’è tenuta a Reggello, al Museo Masaccio, dal 23 aprile al 23 ottobre 2022 (l’unica degli Uffizi Diffusi per la quale abbiamo pubblicato su queste pagine un’articolata recensione), e le affianchiamo, un poco sotto, La civiltà delle armi e le corti del Rinascimento (al Museo della Battaglia di Anghiari, dal 31 agosto 2021 al 3 maggio 2022), La Maremma dei Macchiaioli (al Comune Vecchio di Bibbona dal 14 luglio al 15 ottobre 2023), Masaccio e Angelico. Dialogo sulla verità nella pittura (San Giovanni Valdarno, Museo delle Terre Nuove e Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie, dal 17 settembre 2022 al 15 gennaio 2023) e Nel segno di Dante. Il Casentino nella Commedia (Castello di Poppi, dal 17 luglio 2021 al 9 gennaio 2022). Approfondimenti di piccola taglia (il più grande probabilmente non conta più di venti opere), lontani dall’idea di “mostra” che solitamente alimenta gli stereotipi, ma perfettamente consentanei all’anima degli Uffizi Diffusi, fondati su progetti solidi e ben strutturati, e forti degli standard qualitativi tipici degli Uffizi, specialmente in fatto di allestimenti, che talvolta nei piccoli musei locali sono lasciati all’improvvisazione e alla sciatteria (particolarmente interessante s’è rivelato l’allestimento della mostra di Bibbona, progettato da Antonio Godoli, architetto degli Uffizi: sobrio, elegante, delicato, coi colori del mare e del cielo della Maremma, con una divisione netta tra la parte riservata alle opere e quella invece riservata agli apparati illustrativi).
Infine, quanto alle mostre che si sono concentrate su periodi più recenti, per adesso gli esperimenti sono stati soltanto due: la rassegna I favolosi anni ‘60 in Maremma (al Polo Culturale delle Clarisse di Grosseto dal 16 giugno al 3 settembre 2023) s’è sostanziata nel prestito di alcuni capi della collezione della Moda e del Costume di Palazzo Pitti per una mostra più ampia che ha quindi potuto fregiarsi del bollino degli Uffizi Diffusi, e Lo sguardo e l’idea al Museo dei Bozzetti di Pietrasanta (dal 19 novembre 2022 al 19 febbraio 2023), con l’esposizione di alcuni autoritratti di artisti del XX secolo assieme a bozzetti conservati nella raccolta del museo versiliese, con un affondo dunque sul tema della creatività e dello sguardo dell’artista moderno.
Al loro terzo compleanno, dunque, gli Uffizi Diffusi possono dirsi pienamente promossi perché, tolte alcune piccole sbavature di cui s’è dato conto, hanno dimostrato che i grandi musei possono e devono attivarsi per favorire occasioni d’approfondimento sul territorio, che saranno sempre colme di ricadute sia per le comunità locali, sia per il museo stesso (fosse anche soltanto per pure ragioni di ritorno d’immagine), hanno inventato una formula malleabile, ben adattabile e sostenibile che può essere replicata anche altrove, e hanno aperto una possibile via per le mostre del futuro, che saranno più piccole, più sparse sul territorio, più vicine al pubblico locale ma pensate anche per offrire occasioni di conoscenza a chi sceglie una destinazione per un proprio viaggio (mostre del genere servono anche per incrementare l’attrattività del territorio: se so che in una data zona tutti gli anni troverò una o più mostre degli Uffizi Diffusi, sarò più propenso a sceglierla come meta della mia vacanza).
Un progetto che anche il successore di Schmidt dovrà continuare e ampliare verso i suoi naturali sviluppi: ci s’immagina, in futuro, una prosecuzione della linea aperta da Bosco ai Frati e Pescia (quindi rientri, temporanei o magari anche definitivi nei casi in cui sia possibile farlo, di opere degli Uffizi nei loro contesti), e la presenza stabile di sedi sul territorio degli Uffizi Diffusi, obiettivo del resto già ampiamente indicato dallo stesso Schmidt (gli esempî sono due progetti in corso: gli Uffizi del Mare a Livorno e il recupero della Villa dell’Ambrogiana a Montelupo Fiorentino). Con una presenza degli Uffizi così capillare sul territorio, con rapporti ormai consolidati con le realtà locali, alcune delle quali sempre presenti nel palinsesto degli Uffizi Diffusi fin dall’inizio, con un pubblico sempre più attento nei confronti della serie, è difficile semmai immaginare che il progetto diminuisca d’intensità: il futuro corre sempre più rapido sulla strada della diffusione.
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).