È sempre più vicina alla sua concretizzazione la mostra che porterà in Trentino, al Mart di Rovereto, il capolavoro di Caravaggio conservato a Siracusa, il Seppellimento di santa Lucia: l’iter del progetto, che sarà curato da Vittorio Sgarbi, presidente del Mart, è stato presentato ieri pomeriggio, 24 giugno, in una conferenza stampa al Castello Maniace di Siracusa. Il dipinto sarà esposto in una rassegna che metterà Caravaggio a confronto con Burri e Cagnaccio di San Pietro, che avrà luogo al Mart di Rovereto dal 15 ottobre, fino a tutto il mese di dicembre (queste al momento le date trapelate). Il Mart metterà a disposizione i 350mila euro necessari per le operazioni, che includono anche l’intervento conservativo sul dipinto e il climabox (ovvero la teca climatizzata) antieffrazione che consentirà il ritorno della tela nella chiesa di Santa Lucia al Sepolcro (o Santa Lucia extra Moenia), il luogo per il quale l’opera fu realizzata (oggi invece il dipinto è conservato nella chiesa di Santa Lucia alla Badia, addossato a un’opera del 1579 di Deodato Guinaccia, grande pittore siciliano del Cinquecento).
L’operazione era stata oggetto di forti resistenze (la nostra rivista ha preso invece posizione favorevole nei confronti della mostra), da parte di un manipolo di contrari che non volevano far partire l’opera e avevano promosso, un paio di settimane fa, una raccolta firme per impedire lo spostamento dell’opera, che è di proprietà del Fondo Edifici di Culto (Fec) del Ministero dell’Interno. Sgarbi, la scorsa settimana, aveva provocatoriamente firmato l’appello e illudeva i promotori facendo credere di aver rinunciato alla mostra e punzecchiandoli con l’invito a trovar loro i fondi necessari.
Ora però tutte le resistenze sono state superate. All’inizio di questa settimana, l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma ha inviato a Siracusa un gruppo multidisciplinare composto da cinque tecnici per eseguire un primo sopralluogo preliminare. I tecnici hanno fatto sapere che il quadro è trasportabile, che gode di uno stato di conservazione che è stato definito “discreto”, ma richiede manutenzione: questa manutenzione si dovrà fare nel laboratorio di restauro di Roma, perché solo lì sono presenti gli strumenti e le professionalità che consentono l’intervento. Le indagini, hanno fatto sapere i tecnici, non sono realizzabili in situ, come i siracusani speravano inizialmente: il trasferimento in laboratorio consentirà lo studio dell’opera con le tecnologie più avanzate. L’analisi presso il laboratorio dell’ICR, hanno poi fatto sapere i tecnici, sarà utile per ottenere una caratterizzazione meccanica e strutturale del dipinto. Infine, durante il sopralluogo è stata anche avviata la scansione del dipinto che servirà come base per crearne una riproduzione ad alta risoluzione, che sarà eseguita dall’azienda Factum di Madrid, leader del settore, che in Sicilia ha già curato la realizzazione della riproduzione della Natività di Caravaggio trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo, e ora collocata nell’edificio di culto in luogo dell’originale.
Decadono dunque molti dei motivi che avevano portato i contrari a protestare e a indicare in una presunta “fragilità” e in una altrettanto presunta impossibilità di viaggiare i motivi dell’opposizione. “La fragilità”, ha dichiarato in conferenza stampa Silvia Mazza, storica dell’arte, coordinatrice tecnica delle procedure inerenti il prestito e l’intervento conservativo dell’opera “può essere stabilita solo su criteri oggettivi e scientifici, e non sulla base di impressioni. Le indagini preliminari sono servite a fornirci i primi dati sull’opera”: dati che escludono dunque l’impossibilità di trasportare l’opera fuori dal luogo in cui si trova.
Caravaggio, Seppellimento di santa Lucia (1608; olio su tela, 408 x 300 cm; Siracusa, Santa Lucia alla Badia) |
Silvia Mazza è anche intervenuta sul tema della riproduzione: “qual è il valore della copia, nell’interesse di Siracusa? Serve intanto a documentare lo stato attuale del dipinto in previsione di un intervento che saranno i tecnici a stabilire di che grado sarà (nel nostro progetto non si è mai parlato di ‘restauro’, ma della possibilità di contribuire a un intervento conservativo o di manutenzione, ma questo, ripetiamo, lo lasciamo dire ai tecnici che sono venuti a Siracusa proprio per questo) e serve soprattutto ai tecnici, perché la scansione permette di elaborare un modello matematico che serve come base per l’elaborazione di un programma di conservazione preventiva. Significa che da quel momento in poi si potrà allontanare sempre più la possibilità di interventi sul dipinto (lo spirito dell’ICR è prevenire il danno prima che si verifichi). La copia poi potrebbe essere (sarà la città a stabilirlo) prestata se ci saranno altre occasioni in futuro”. Mazza ha poi rilasciato alcune dichiarazioni sul progetto che porterà Caravaggio in Trentino: “il progetto Mart”, ha affermato, “è in linea non solo con le linee guide ministeriali sui prestiti del 2008 (che indicano come condizione preferenziale da privilegiare nelle richieste di prestito la possibilità di migliorare le condizioni conservative di un’opera, sia quelle che riguardano l’opera in sé, sia quelle del contesto in cui l’opera è esposta), ma anche con gli indirizzi del Fec, che sono quelli di provvedere alla conservazione dell’ingente patrimonio del fondo. Il Fec non dispone di fondi sufficienti per queste operazioni (ne servirebbero almeno il triplo secondo il suo presidente Eike Schmidt): attualmente li trae dall’amministrazione del proprio patrimonio fruttifero, dai contributi statali, dalle sponsorizzazioni o, come nel nostro caso, dalla disponibilità che offre un soggetto che interviene a finanziare un progetto di valorizzazione e conservazione. In cambio di tutto questo il Mart chiede, come previsto dalle direttive ministeriali e dalle leggi del Fec, di poter esporre il dipinto nei propri spazi per un breve periodo, concordato col Fec, di tre mesi”.
Il punto sulla storia dello stato conservativo del Seppellimento di santa Lucia è stato fatto da Franco Fazzio, restauratore, che già in passato si è occupato del capolavoro di Caravaggio nel 2006, in occasione delle ultime indagini condotte sul dipinto, effettuate al Centro Regionale per il Restauro di Palermo: “in quell’occasione”, ha detto Fazzio, “furono prodotte indagini diagnostiche da cui emerse uno stato di conservazione dell’opera ancora piuttosto soddisfacente, soprattutto da un punto di vista strutturale. La grossa preoccupazione poteva essere che nell’arco dei decenni (l’ultimo restauro fu fatto nel 1972) l’opera si fosse deteriorata, ma nel 2006 l’opera era ancora in condizioni relativamente ottimali. Da quest’incarico, e quindi da una visione dell’opera, era emersa la presenza di una “macchia” nella parte inferiore del retro della tela di rifodero, e occorreva capire da cosa derivasse questa presenza, ma tutto sommato l’unica preoccupazione poteva essere quella che in questi punti si potessero più facilmente sviluppare dei microorganismi, perché l’adesivo utilizzato dall’ICR era un adesivo organico. I risultati però sono stati negativi, a quella data l’opera era in buone condizioni”.
“Ci ha preoccupato però lo stato del dipinto perché è stato addossato a un’altra opera”, ha aggiunto Fazzio, “e lo stesso Centro Regionale per il Restauro ha effettuato misurazioni della temperatura e dell’umidità nella chiesa di Santa Lucia alla Badia: nel 2017, in occasione di un convegno voluto da Silvia Mazza, furono resi pubblici i dati, piuttosto allarmanti perché i valori erano alti e non erano confacenti alle condizioni per una buona conservazione dell’opera. Oltretutto il fatto che l’opera si è trovata per dieci anni addossata a un altro dipinto poteva determinare a sua volta un attacco di microorganismi (anche se il problema per ora non sussiste)”. Fazzio ha poi commentato il termine “fragilità” adoperato dai contrari al prestito: “per chi conosce la materia”, ha dichiarato, “parlare di fragilità per una tela non è appropriato perché è bene conoscere esattamente quali sono i materiali che compongono l’opera: ci si può riferire al colore, al materiale, al supporto della preparazione. Per una tela solitamente ci si riferisce alla fragilità della pellicola pittorica: in questo caso c’è l’assoluta certezza che l’opera ha cominciato ad avere una sua stabilità dei vari materiali proprio con i restauri condotti all’ICR, il primo condotto da Cesare Brandi tra il 1941 e il 1948, quando l’opera fu reintelata e fu consolidato il colore (da quel momento i danni erano già ben contenuti), e poi quello del 1972, quando si intervenne perché c’erano dei sollevamenti di pellicola pittorica inerenti i restauri effettuati nel 1820. Da un punto di vista statico, l’opera è in condizioni ottimali. In seguito ai risultati ultimi si capirà se è necessario fare un restauro o meno, ma eventualmente solo da un punto di vista estetico”.
In conferenza stampa è intervenuta anche la soprintendente di Siracusa, Irene Beatrice Aprile, favorevole al prestito: “a modesto parere”, ha dichiarato, “il patrimonio è di tutti, quindi se qualcuno di qualche altra città può godere di un’opera della nostra Sicilia per un breve periodo di tempo, non lo trovo in contrasto con tutte le precauzioni che il caso impone. Questo significa anche uno scambio culturale che ci potrà vedere protagonisti di alcune mostre ricevendo alcune opere del Mart. Sulle decisioni aspetto le certificazioni degli esperti per poter poi decidere, e in questo scopriremo anche la sua destinazione: potrà essere anche un ritorno e un mantenimento a Santa Lucia alla Badia, o quello che tutti auspichiamo, ovvero un ritorno alla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, da cui il quartiere della Borgata potrebbe essere rivalutato. E siccome noi parliamo sempre della valorizzazione, questa non dev’essere a discapito di qualcuno o qualcosa, ma dev’essere a vantaggio di tutti, certo con le dovute precauzioni”.
L’assessore alla cultura del Comune di Siracusa, Fabio Granata, ha parlato di ciò che ruoterà attorno all’operazione in termini di ritorno per la città: “nel 2004”, ha ricordato, “il Seppellimento commissionato a Caravaggio dal senato siracusano nel 1608, fu portato all’Istituto Centrale del Restauro che fece degli interventi prima della mostra a Palazzo Reale a Milano. Al ritorno il quadro doveva essere ricollocato nel luogo per cui era stato concepito, perché ritenevamo e riteniamo tuttora che la presenza di questo quadro in quel luogo sia fondamentale per una contestualizzazione dello stesso, perché il quadro è nato in quel contesto e in quel contesto doveva essere riportato, ma anche perché un quadro di questa portata in una chiesa come Santa Lucia extra Moenia, che è stata peraltro del tutto ristrutturata recentemente, serve molto alla città perché il quartiere popolare della Borgata è un quartiere che dalla presenza di Caravaggio può trovare una rigenerazione. I tempi adesso sono maturi: questo grandissimo casino che ha creato Sgarbi con questa iniziativa è propedeutico. A chi dice che la città sarà depauperata durante l’assenza del Seppellimento per la mostra del Mart (perché in effetti di depauperamento si tratta), diciamo che stiamo lavorando per portare a Siracusa importanti dipinti del Novecento nel periodo in cui il nostro Caravaggio sarà a Rovereto, per creare l’occasione unica di osservare dei quadri di artisti come De Chirico e Savinio”.
Da ultimo, Sgarbi, in qualità di curatore della mostra e di presidente del Mart, si è riservato alcune considerazioni: “è vero che in ordine generale io sono convinto che le opere devono stare dove sono nate, senza per questo evitare di curarle”, ha affermato. “In ordine al principio generale, ho ritenuto di firmare un appello perché l’opera rimanesse al suo posto, che non è però il posto dove sta: in realtà, quando ho letto quel testo che ho sottoscritto, ho letto anche una serie di cose che devono essere contraddette dalla verità dei fatti. Qual è il fatto? Il fatto è che è stato proposta ad alcuni firmatari l’idea di una catastrofe dei trasporti che avrebbe contribuito, nel corso degli anni, al peggioramento del dipinto, e che il dipinto sarebbe in cattive condizioni. Sono due premesse sbagliate: oggi abbiamo finalmente il documento dell’ICR che ci dice la verità. Il dipinto non è in cattive condizioni particolari, ha bisogno di cure (come i malati di cuore prendono le pillole per continuare a vivere), ha bisogno di manutenzione, che vuol dire stare in un luogo in cui può essere curato. Quanto alla situazione compromessa dei viaggi, questa è una totale falsità: i viaggi non hanno in alcun modo contribuito al peggioramento dell’opera”.
Sulla mostra in sé, Sgarbi ha dichiarato: "riprendo il progetto che è parte strutturale di questo grande museo d’arte contemporanea: ristabilire quel nesso che, senza proteste, portò nel 2014 in un museo d’arte contemporanea la più bella mostra di Antonello da Messina mai fatta, curata da Ferdinando Bologna, illustre studioso della scuola di Roberto Longhi. Vogliamo tutti restituire Caravaggio al suo luogo d’origine: per questo occorrono alcuni accorgimenti che in quindici anni la Regione non ha trovato". Sgarbi ha anche avuto modo d’intervenire sulla questione del dipinto di Deodato Guinaccia, a cui il Seppellimento è stato addossato. Il Seppellimento, ha detto Sgarbi, "non è più l’opera di Caravaggio: è stata restaurata, la pittura è molto degradata, è come una sindone di se stessa rispetto a quella che fu. Ma è stata portata a fare un atto di violenza lombarda contro un’identità siciliana rappresentata dal grande Deodato Guinaccia, che meriterà una mostra, e l’unica cosa che è responsabilità diretta della Soprintendenza non è dire sì o no a quello oggi l’ICR legittima, ma è dire che non si potrà più coprire il capolavoro di Guinaccia del 1579 con il dipinto di Caravaggio. Dipinto bellissimo e in ottime condizioni, quello di Guinaccia, che merita di essere rimesso in luce: è stato un orrore nasconderlo per quindici anni in nome della star Caravaggio, il cui nome si erge a far cancellare la grande memoria della pittura siciliana, che è difficile da ricostruire ma è stata studiata e merita di essere evidenziata”.
Infine, Sgarbi ha proposto di dedicare la mostra di Rovereto alla memoria di Sebastiano Tusa, l’assessore alla cultura della Regione Siciliana tragicamente scomparso l’anno scorso nell’incidente del volo Ethiopian Airlines 302 in Etiopia, e ha ricordato quali saranno le tappe del progetto: l’opera farà sosta a Roma per interventi di verifica e manutenzione e per la prosecuzione delle operazioni di scansione, dopodiché potrà andare in mostra a Rovereto. La mostra, ha ricordato Sgarbi, inizierà il 15 ottobre “perché consentirà di uscire da un settembre che ci si augura pieno di turisti per la Sicilia”.