Aumentano le possibilità che l’Ecce Homo che stava per andare in asta presso la casa madrilena Ansorena a soli 1.500 euro sia effettivamente un’opera di Caravaggio. Ricapitolando, nelle ultime settimane era stata ricostruita la storia del dipinto andando a ritroso fino ai primi dell’Ottocento, e si è scoperto che l’Ecce Homo attribuito a Caravaggio era stato ceduto nel 1823 dalla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, a seguito di una permuta, a Evaristo Pérez de Castro (Valladolid, 1769 - Madrid, 1849), politico, diplomatico, e presidente del consiglio della Spagna tra il 1838 e il 1840. Da allora, l’opera è sempre rimasta nella collezione della famiglia Pérez de Castro.
Adesso è stato rintracciato un passaggio anteriore. L’Ecce Homo è stato infatti identificato con un Ecce homo de estilo de Carbajio (“Ecce Homo nello stile di Caravaggio”), di dimensioni identiche a quello Ansorena, e citato nell’inventario del palazzetto della Casa de Campo (antica residenza di caccia dei reali spagnoli) redatto tra il 1701 e il 1703 dopo la morte del re Carlo II (Madrid, 1661 - 1700). E ancora, si ritrova un Ecceomo con dos figuras más, en dos mil reales. Estilo de Carbajio nell’inventario dei beni della Casa de Campo stilato tra il 1789 e il 1794, dopo la scomparsa di Carlo III (Madrid, 1716 - 1788). L’opera è stata identificata anche nel testamento di Carlo II, sempre con riferimento ai beni di Casa de Campo, nel quale si parla di “otra pintura de un eccehomo de vara y media de alto” collocata nella “alcoba de su majestad”.
Caravaggio (attr.), Ecce Homo (olio su tela, 111 x 86 cm) |
Prende dunque più corpo la pista che riconduce a García de Avellaneda y Haro, conte di Castrillo e viceré di Napoli tra il 1653 e il 1659 (sappiamo che c’era un Ecce Homo di Caravaggio nella sua raccolta: di questa possibile pista abbiamo parlato, su queste pagine, in un’intervista a Rossella Vodret e in un’ulteriore intervista ad Antonio Vannugli).
A rivelare questi nuovi passaggi sono Sol G. Moreno ed Héctor San José che ne hanno scritto sulla rivista specializzata spagnola Ars Magazine, rivista di arte e collezionismo. Se ammettiamo che la Salomè con la testa del Battista che compare, assieme all’Ecce Homo, nell’inventario della collezione del conte di Castrillo sia quella oggi nelle collezioni del Prado di Madrid e che sia giunta nella raccolta dei reali di Spagna con una donazione, da parte del conte, a Filippo IV di Spagna, allora potrebbe essere plausibile, affermano Moreno e San José, che anche l’Ecce Homo (ammettendo dunque che l’identificazione del dipinto con quello menzionato nell’inventario della Casa de Campo del 1701 sia corretta) sia stato donato dal conte di Castrillo a Filippo IV.
Manca però un ulteriore tassello del mosaico: come l’opera finì alla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando. Secondo i due autori del pezzo, l’indiziato numero uno potrebbe essere Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, che fu re di Spagna tra il 1808 e il 1813. Bonaparte, dopo l’occupazione francese, visse per qualche tempo nella Casa de Campo, e probabilmente lì potrebbe aver conosciuto il dipinto. Stando a Moreno e San José, Bonaparte potrebbe aver selezionato l’Ecce Homo per il progetto del suo Museo Josefino, che doveva essere costituito da opere provenienti dalle collezioni reali e dagli edifici delle congregazioni religiose soppresse. Il museo però non aprì mai, e parte dei dipinti selezionati finirono in deposito proprio all’Accademia di San Fernando. L’Ecce Homo potrebbe dunque essere uno di questi dipinti? Secondo Moreno e San José, l’ipotesi è “più che probabile”. Certo, per adesso è poco più che uno spunto, ancora tutto da verificare e tanti indizi non fanno una prova, ma le quotazioni dell’attribuzione a Caravaggio, dopo queste notizie, appaiono in aumento.