Spagna, si fa il nome di Caravaggio per un Ecce Homo che stava per andare in asta a 1.500 euro


Circola il nome di Caravaggio per un dipinto che stava per andare in asta a 1.500 euro. Si tratta di un Ecce Homo: l’opera adesso è stata ritirata.

Circola il nome di Caravaggio (Michelangelo Merisi; Milano, 1571 - Porto Ercole, 1610) per un Ecce Homo che stava per andare in asta a Madrid, in una vendita presso la casa Ansorena: nel catalogo della sessione di vendite, figurava come un’Incoronazione di spine della cerchia di José de Ribera, con stima di appena 1.500 euro. A spingersi sul nome del grande pittore lombardo è, al momento, una studiosa tra i massimi esperti del Merisi, la storica dell’arte Maria Cristina Terzaghi, che ha curato la mostra Caravaggio a Napoli tenutasi al Museo Nazionale di Capodimonte nel 2019.

“Il manto di porpora di cui viene rivestito il Cristo ha la stessa valenza compositivo del rosso della Salomé del Prado di Madrid”, ha spiegato a Repubblica. “Quest’opera intrattiene un legame profondo con i dipinti redatti al principio del soggiorno napoletano”. Secondo la studiosa, la figura del Ponzio Pilato denota somiglianze con il san Pietro martire della Madonna del Rosario del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Contrario invece un altro esperto di Caravaggio, Nicola Spinosa, che così riferisce al Corriere della Sera: “Non è Caravaggio; si pensa che lo possa essere perché la figura in primo piano replica l’Ecce homo del Museo di Prato attribuito a Caravaggio da Mina Gregori e di cui esiste una copia. Secondo me il quadro è di un caravaggesco di alta qualità, più che Ribera. Non si possono fare nomi di questa importanza; se fosse di Ribera la sua quotazione partirebbe da 200 mila euro”. Sì è pronunciato a favore Vittorio Sgarbi.

Il lotto, il numero 229, è stato ritirato: lo stato Spagnolo ha apposto il vincolo e di conseguenza potrà esercitare, secondo le proprie leggi, il diritto di prelazione per poterlo acquisire (il Prado sembra essere in prima fila per accaparrarsi il dipinto). Stando a quanto riferisce Dagospia, a “scovare” il dipinto che stava per essere venduto da Ansorena sono stati i due mercanti Marco Voena e Fabrizio Moretti, e i rumors che hanno cominciato a circolare tra mercanti e storici dell’arte hanno indotto la casa d’aste a ritirare il lotto.

Dai documenti è noto che Caravaggio abbia dipinto un Ecce Homo nel 1605 per il cardinale Massimo Massimi, e un dipinto avente per soggetto l’Ecce Homo figura, nel 1631, nell’inventario della collezione di Juan de Lezcano, ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede. L’opera è registrata in Italia ancora nel 1657, dopodiché, nel 1659, finisce in Spagna e se ne perdono le tracce. L’unico Ecce Homo noto che gli esperti hanno attribuito a Caravaggio è quello conservato a Genova, a Palazzo Bianco, attorno al quale si è peraltro tenuto di recente un convegno proprio a Genova. L’opera genovese comparve per la prima volta nel 1929, come una “copia da Lionello Spada”. Fu poi attribuita per la prima volta a Caravaggio nel 1954 da Caterina Marcenaro e Roberto Longhi, dopo che un restauro condotto a partire dal 1953 da Pico Cellini l’aveva restituita a uno stato di leggibilità ottimale. Non tutta la critica è stata però concorde nel riferire al Merisi il dipinto di Palazzo Bianco.

In occasione del convegno di Genova del 2019, la stessa Terzaghi aveva ricordato che sono state formulate in passato due ipotesi per l’Ecce Homo genovese: una che lo lega alla committenza del ligure Giannettino Doria, eletto vescovo di Palermo nel 1609 (questo perché tutte le copie dell’Ecce Homo di Genova si trovano in Sicilia, ragion per cui è altamente probabile che l’originale sia passato dal’isola in un qualche momento della storia: inoltre, sappiamo dai documenti che un agente di Marcantonio Doria, Lamberto Massa, a Napoli aveva un Ecce Homo non meglio identificato), e l’altra che invece lo lega all’Ecce Homo di Lezcano. “Io sono stata molto convinta”, aveva detto Terzaghi, “dalla ipotesi di legare l’Ecce Homo alla committenza di Giannettino Doria e, come già aveva detto Francesca Cappelletti, di sganciarlo dalla datazione al 1605. Antonio Vannugli sosteneva, in uno studio importantissimo, che dalla collezione di Massimi il dipinto sia passato nella collezione di Lezcano per la via dell’ambasciatore di Spagna. Non è necessario: la provenienza potrebbe essere siciliana e potrebbe non esserci un passaggio romano come ipotizzato da Vannugli. Rimane in piedi l’ipotesi di Giannettino Doria, ma rimane anche possibile l’ipotesi secondo cui Lezcano, dalla Sicilia, avrebbe portato il quadro a Napoli”.

La scoperta del quadro spagnolo (che, da quel che pare dalle foto, avrebbe necessità di una pulitura che lo renda più leggibile) apre dunque adesso nuovi interrogativi, e nel caso in cui si possa davvero formulare per il dipinto il nome di Caravaggio, si pone un altro problema: capire di chi sia il quadro di Genova e in quale occasione sia stato dipinto. Adesso dunque la parola passa al resto della comunità scientifica che si pronuncerà sul dipinto. Nelle prossime ore seguiranno ulteriori notizie e aggiornamenti.

Nell’immagine, il dipinto (XVII secolo, olio su tela, 111 x 86 cm)

Dipinto attribuito a Caravaggio

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