Poppi, tra eremi e castelli nelle silenziose foreste del Casentino


Un viaggio nel borgo di Poppi, la “capitale” del Casentino, in una terra silenziosa, tra pievi romaniche, eremi, castelli, suggestioni letterarie, artistiche e fiabesche.

Pupium Clausentinii agri caput, ovvero “Poppi, capitale del Casentino”. Di fianco un anno, il 1440, data a partire dalla quale il borgo di Poppi entrò a far parte del dominio fiorentino. Così recita l’iscrizione che Giorgio Vasari, nel soffitto del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, inserisce sotto all’allegoria della terra del Casentino, di cui Poppi è il centro principale e più importante. Un borgo che sorge attorno al suo castello, che domina un colle che s’erge al centro della piana che l’Arno forma scorrendo tra le foreste casentinesi: tutt’intorno, boschi e campagne silenziose, castelli, eremi e pievi romaniche. Camaldoli è poco lontana da qui, i luoghi del misticismo francescano non distano molto da Poppi. La cittadina era antica sede dei conti Guidi: poi, come tanti feudi della famiglia disseminati qua e là in tutta la Toscana, anche Poppi divenne fiorentina. Ma la storia del borgo prima del 1440 ha dei momenti tutt’altro che trascurabili. Non lontano da qui, nella piana di Campaldino, l’11 giugno del 1289 si combatté la battaglia di Campaldino tra i guelfi di Firenze e i ghibellini di Arezzo, vittoriosa per i fiorentini: vi partecipò anche un ventiquattrenne Dante Alighieri. Il poeta poi sarebbe tornato da queste parti, trattenendosi a Poppi per due volte (prima nel 1307, poi nel 1311), e una tradizione vuole che qui Dante abbia composto il Canto XXXIII dell’Inferno, quello di Ugolino della Gherardesca, e sembra che proprio da Poppi riuscì a intrattenere contatti con la nobile famiglia. L’assetto attuale del borgo, peraltro, si deve proprio ai conti Guidi.

Alle suggestioni letterarie si sommano poi quelle artistiche: era di Poppi uno dei più importanti pittori toscani del Cinquecento, Francesco Morandini (soprannominato, appunto, “il Poppi”), autore di dipinti conservati nelle chiese e nei musei del territorio (oltre che in quelli di Firenze), e a cui di recente la critica ha attribuito una delle opere più discusse e controverse degli ultimi anni, quella Tavola Doria che è una delle testimonianze più antiche della perduta Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci (e Anghiari, peraltro, è vicinissima a Poppi). E in antico Poppi fu un centro di notevole rilevanza strategica: si trovava a metà strada tra Firenze e Arezzo, e soprattutto era il borgo più importante prima delle montagne, sulla strada che porta dalla Toscana alla Romagna.

Francesco Morandini detto il Poppi (?), Tavola Doria (1563?; olio su tavola, 86 x 115 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi)
Francesco Morandini detto il Poppi (?), Tavola Doria (1563?; olio su tavola, 86 x 115 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi)


L'allegoria del Casentino di Giorgio Vasari
L’allegoria del Casentino di Giorgio Vasari


Veduta di Poppi
Veduta di Poppi


Nella parte bassa del borgo si allineano eleganti edifici rinascimentali e un’infilata di portici insolita per queste zone, che conduce a un bivio su cui s’erge la singolare chiesa secentesca della Madonna del Morbo, appariscente con il suo porticato che la circonda su tutti i lati e con la sua cupola chiusa da una lanterna, che ricorda in miniatura quella del Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze. Ha peraltro una storia affascinante, dato che fu costruita (tra il 1657 e il 1659) grazie a una specie di azionariato popolare: furono i cittadini di Poppi a coprire i costi della costruzione, tanto che si fissò per statuto che proprietario dell’edificio doveva essere “il popolo di Poppi”.

Se si sceglie di proseguire diritti, i portici che fiancheggiano tutta via Cavour portano il viaggiatore direttamente di fronte alla severa fiancata della badia romanica di San Fedele, che chiude il borgo sul lato nord. Risale al X secolo, ed era in antico un monastero benedettino, poi diventato vallombrosano: le vicissitudini storiche la portarono, nel tempo, a perdere il suo aspetto originario, ricostruito con i restauri degli anni Venti e Trenta. Oggi, conserva opere d’artisti toscani di tutte le epoche, a cominciare proprio da Francesco Morandini, di cui è presente un Martirio di san Giovanni evangelista. Il Morandini s’incontra anche nella vicina prepositura di San Marco, dove s’ammira una splendida Deposizione.

Tornando alla Madonna del Morbo, le si può girare attorno per prendere una ripida strada in salita che porta al Castello dei conti Guidi, una delle architetture più riconoscibili di tutto il Casentino, con la sua alta torre che s’intravede anche a chilometri di distanza. Un tempo residenza dei conti e poi sede del potere locale, oggi ospita un museo che ripercorre le vicende della battaglia di Campaldino, la Biblioteca Rilliana (dove è presente una sezione storica forte di circa venticinquemila volumi e dove soprattutto si conserva la cospicua raccolta di manoscritti medievali e rinascimentali e incunaboli che il conte Fabrizio Rilli Orsini donò nel 1825 al Comune di Poppi: in particolare, la collezione di 930 incunaboli è una delle più importanti d’Italia), e un centro di documentazione. Ma si può ancora visitare la cappella, dove si conserva una delle più sorprendenti decorazioni ad affresco della Toscana, con i cicli che narrano le storie del Battista, di san Giovanni Evangelista e della Maria, chiuse da un originale polittico affrescato: è probabilmente tutto da attribuire a uno dei più talentuosi pittori della Toscana del Trecento, Taddeo Gaddi, che ha lasciato sue opere a Firenze in Santa Croce, in San Miniato al Monte, e poi ancora al Camposanto monumentale di Pisa e in diversi altri importanti edifici di culto della regione.

E furono le mura di questo castello che, sul finire dell’Ottocento, ispirarono alla scrittrice Emma Perodi, originaria di un altro antico feudo dei Guidi (Cerreto Guidi, nell’Empolese), autrice di diversi libri per bambini: le sue famose Novelle della nonna sono tutte ambientate in un Casentino fiabesco, popolato di cavalieri, gentildonne, fate, santi e diavoli. E in questa terra antica e defilata, quasi nascosta rispetto al resto della Toscana, nel Casentino mistico e silenzioso, si riesce ancora ad avvertire l’eco lontana di queste storie.

La Madonna del Morbo
La Madonna del Morbo. Ph. Credit


La badia di San Fedele
La badia di San Fedele. Ph. Credit


Francesco Morandini detto il Poppi, Compianto sul Cristo morto (1580-1590 circa; olio su tela, 140 x 100 cm; Poppi, Prepositura di San Marco)
Francesco Morandini detto il Poppi, Compianto sul Cristo morto (1580-1590 circa; olio su tela, 140 x 100 cm; Poppi, Prepositura di San Marco)


Il Castello dei Conti Guidi. Ph. Credit Michele Zaimbri
Il Castello dei Conti Guidi. Ph. Credit Michele Zaimbri


Il Castello dei Conti Guidi
Il Castello dei Conti Guidi. Ph. Credit


La Biblioteca Rilliana
La Biblioteca Rilliana


Un dettaglio del polittico dipinto di Taddeo Gaddi
Un dettaglio del polittico dipinto di T-addeo Gaddi

Articolo scritto dalla redazione di Finestre sull’Arte per la campagna “Toscana da scoprire” di UnicoopFirenze


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