Fabrizio Moretti, segretario generale della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, lo aveva promesso nella presentazione, lo ha ribadito nell’intervista rilasciata a Finestre sull’Arte e lo ha confermato stamani all’anteprima per la stampa della 33ma edizione della Biennale: quella del 2024 sarà una delle edizioni più belle di sempre. Ed è difficile dargli torto dopo aver fatto un giro tra i circa 80 stand che radunano molti dei migliori mercanti d’arte del mondo, che ogni due anni si dànno appuntamento sulle rive dell’Arno, a Palazzo Corsini, per presentare al pubblico, ai collezionisti, ai musei il meglio che l’antiquariato ha da offrire, tra inediti, novità, pezzi di alto livello che molti sperano di vedere in un qualche museo italiano. Il parterre dei direttori è già nutritissimo e l’ufficio stampa rivela che alla cena di gala di questa sera figurano, tra gli oltre 800 ospiti invitati dagli antiquari, Thomas Clement Salamon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini, Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Davide Gasparotto, curatore del Getty Museum di Los Angeles, Anne-Lise Desmas, esperta di scultura moderna del Getty Museum di Santa Monica, i curatori della National Gallery di Londra e diversi altri.
La BIAF è del resto il palcoscenico del più prestigioso collezionismo mondiale: osservare ciò che hanno portato gli espositori significa vedere da vicino quello che a breve finirà nelle case dei più facoltosi collezionisti d’Italia, d’Europa e non solo, oppure sulla parete di un museo. Ma non mancano comunque pezzi per chi vuole avvicinarsi a questo mondo. Nei prossimi giorni, su queste pagine, pubblicheremo approfondimenti sui pezzi fondamentali di questa edizione della BIAF ma anche sulle opere adatte a chi si avvicina a un collezionismo più abbordabile ma comunque di elevata qualità.
E la qualità è ciò che alla BIAF non manca mai. Quest’anno, poi, il livello è davvero alto. Un primo sussulto arriva subito all’inizio del percorso, dopo l’ingresso di Palazzo Corsini: lo stand di Carlo Orsi presenta al pubblico della biennale un “Tiziano ritrovato”, come da titolo della pubblicazione che accompagna questa riscoperta, una Madonna col Bambino e santa Maddalena eseguita con intervento di Girolamo Dente, resa nota da Wilhelm Suida nel 1952 e riemersa quest’anno dopo che se n’erano perse le tracce. Ancora da Orsi, imperdibile la Susanna e i vecchioni di Frans Floris recentemente esposta alle mostre su Rubens a Genova nel 2023 e sulla musica al Labirinto della Masone di Fontanellato quest’anno, e lo stesso si può dire per la Fruttiera di ceramica con uva, prugne e pere che è uno splendido saggio delle doti da naturamortista di Fede Galizia (l’opera venne peraltro esposta alla prima monografica sull’artista, che si tenne nel 2021 a Trento). Di fronte, Gian Enzo Sperone propone un’interessante selezione di arte del Novecento nella quale spiccano due studi a matita di Andy Warhol, entrambi degli anni Settanta (un Mao e una Falce e martello). Arte del secolo scorso anche al vicino stand di Agnews: gli amanti del futurismo non potranno perdere un dipinto di Tullio Crali degli anni Settanta che replica il celeberrimo Incuneandosi nell’abitato del 1939. Ma non è l’unico motivo per cui vale la pena indugiare nello stand dell’antiquario londinese: da vedere anche la Madonna col Bambino dell’Ortolano, elegante tavola d’inizio Cinquecento. Sempre dall’Inghilterra, Dickinson mostra al pubblico un disegno ritenuto opera di Michelangelo sulla base dei pareri di studiosi come Paul Joannides, David Ekserdjian, Timothy Clifford e Miles Chappell. Questo Studio di Giove, che sarebbe precocissimo stando agli esperti (del 1490 circa: Michelangelo all’epoca aveva quindici anni), viene presentato per la prima volta a Firenze e di sicuro appassionerà critica e pubblico. Da segnalare, sempre da Dickinson, un non così comune olio su ardesia di Pasquale Ottino, uno dei più interessanti talenti del Seicento veronese: è una Madonna col Bambino e i santi e la richiesta, appena 16mila euro, dovrebbe invogliare tanti collezionisti. Dys44 Lampronti Gallery porta a Firenze i suoi cavalli di battaglia, ovvero i vedutisti: spicca in particolare un Capriccio di piazza San Marco del Canaletto, ma allo stand s’incontrano anche dipinti di Bernardo Bellotto, Michele Marieschi e altri.
Colnaghi e Benappi condividono lo stesso stand: il primo porta un singolare Trionfo di Flora del 1660 circa, una collaborazione tra Raffaello Vanni, massimo esponente della scuola senese del Seicento, artista che guardava a Barocci, e uno specialista come Mario dei Fiori, che riempie questo trionfo di coloratissime specie di tutti i tipi, tulipani, rose, anemoni, garofani e mille altri fiori che la sua fantasia gli ha suggerito. Benappi invece presenta un intenso San Girolamo di Giovanni de Fondulis, una terracotta del 1475-1480. Con Antonacci Lapiccirella Fine Art si fa un viaggio nel nord Europa: sensazioni scandinave con la spettacolare tela La neve di Gustaf Fjaestad, artista svedese poco noto alle nostre latitudini ma rappresentato presso importanti musei internazionali. Da vedere anche il bel ritratto a pastello di giovane ragazza eseguito da Umberto Boccioni, opera rara. Di fronte, la Galleria Canesso, sedi a Parigi e Milano, porta uno dei pezzi forti della manifestazione, una Madonna col Bambino del Bronzino (1525-1526) che peraltro torna in Biennale a distanza di qualche decennio (venne portata addirittura nel 1961, all’epoca però attribuita al Pontormo). Il pubblico ha potuto vederla due anni fa alla mostra su Donatello a Palazzo Strozzi. Opera notificata, dunque non potrà lasciare il territorio italiano, è stata oggetto di numerosi studi. La richiesta è da opera importante: 2,5 milioni di euro. Nello stesso stand, di sicuro interesse anche la Sacra Famiglia di Giulio Cesare Procaccini, opera di finissima qualità, il Lamento di Amita di Bartolomeo Cavarozzi per chi ama i caravaggeschi (questo è uno dei migliori in mostra), e l’orsetto di Bartolomeo Bimbi. Lo stand di Walter Padovani presenta un’importante novità: il Ritratto di Pietro Leopoldo I granduca di Toscana del carrarese Domenico Andrea Pelliccia, un marmo del 1777 che è stato oggetto di uno studio di Andrea Fusani nel 2024. Un’importante aggiunta al catalogo dello scultore apuano.
Proseguendo nella visita al pianterreno, Alessandra Di Castro ci mostra con orgoglio un piccolo Ecce Homo in legno di Andrea Brustolon, statuetta di dimensioni contenute ma dalla esecuzione finissima. Ci s’inoltra poi nei corridoi di Palazzo Corsini dove non mancano le sorprese: una di queste è il Cristo morto sul sepolcro del Romanino, uno dei pezzi più interessanti dello stand di ML Fine Art, e poco più avanti Fondantico sorprende con una Madonna in gloria con cherubini di Francesco Albani, lacerto di una pala che si trovava fino al 1799 nella chiesa di Gesù e Maria di Bologna e che venne smembrata nel 1820. Da Carlo Virgilio & C. merita una sosta un bel foglio di Mario De Maria, alias Marius Pictor, uno studio per il frontespizio di Tre danze antiche per pianoforte di Gian Francesco Malipiero nel tipico stile macabro del pittore bolognese. Tanto Seicento allo stand di Altomani & Sons: il Paesaggio con amorini in gioco di Guido Reni è un altro dei pezzi migliori dell’intera fiera, ha una provenienza illustre (nascondeva un ritratto nei camerini segreti di Odoardo Farnese ed è un’opera attestata fin dal 1609), ed è notificato. Richiesta: 950mila euro. Da non perdere poi, nello stesso stand, un San Sebastiano del Guercino, una bella Adorazione dei magi di Spinello Aretino, e un altro marmo carrarese a cui prestare attenzione: è un bozzetto, del 1750, per il monumento equestre a Francesco III d’Este, duca di Modena, firmato da Francesco Antonio Casarini detto il Panzetta.
Una delle migliori proposte per il periodo fine Ottocento-inizio Novecento della BIAF è quella che s’incontra nel vicino stand di 800/900 Art Studio: la galleria livornese squaderna una parete piena di Lorenzo Viani (e che Lorenzo Viani: per vedere opere di qualità paragonabile c’è solo la GAMC di Viareggio, quindi chi apprezza questo straordinario artista, sottovalutato dai nostri musei pubblici, non deve perdersi lo stand), un paio d’interessanti Nomellini, una gustosa opera di un Francesco Gioli ventinovenne (Divertimenti infantili del 1875) e una superlativa tela di Niccolò Cannicci, La benedizione dei campi, che avremo modo di approfondire in un altro articolo. Bene, nello stesso genere, anche la svizzera Butterfly Institute: tra i pezzi forti un importante Chiacchiere a Riomaggiore di Telemaco Signorini e un paio di opere di Giovanni Fattori, oltre a uno splendido ritratto (Riposo) di Cesare Bartolena. Continuando la visita si arriva allo stand di Michele Gargiulo, uno dei migliori per le arti decorative: delizioso il Modello di toeletta in miniatura, con tanto di piccole bottiglie di cristallo di Bacarat e applicazioni in madreperla (15mila euro). Lo stand più eclettico è sicuramente quello di Secol-Art di Masoero: si passa da una natura morta di Filippo de Pisis a due rari personaggi orientali in stucco modellato (erano parti dell’arredo dei gabinetti cinesi che andavano di moda nel Settecento), da un mobile in legno laccato policromo con motivi da chinoiserie a una coppia di candelieri, e c’è anche una sezione dedicata a fumetto e cartoni animati, dove spicca una tela di Hugo Pratt. Callisto Fine Art propone un bel ritratto femminile di Giuseppe Molteni, mentre il vicino stand di Roberto Campobasso si distingue per una Predica di una sibilla di Giovanni Paolo Panini. Da guardare con attenzione anche lo stand di Brun Fine Art dove spiccano quattro tele in pendant del Genovesino, una parete ricca di fondi oro (tra cui una Madonna col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria, Battista, Nicola e Antonio di Mariotto di Nardo) e un grosso rilievo di Arturo Martini.
Si sale al piano superiore e, nella Sala del Trono, ci s’incanta passeggiando nello stand di Matteo Salamon che porta a Firenze una delle più importanti opere della mostra: i Portaroli che giocano a carte di Giacomo Ceruti, l’unica tela del ciclo di Padernello del pittore milanese rimasta sul mercato, opera notificata. La richiesta è di 1,1 milioni di euro per avere un pezzo di grande storia dell’arte. Ma non è l’unico motivo d’interesse di questo stand: da vedere anche una Natività di Andrea Previtali, una Crocifissione di Giovanni Antonio da Pesaro, un tondo di Piero di Cosimo e molto altro. C’è un’opera di Ceruti anche da Longari Arte: è un Ritratto di ecclesiastico. La galleria Berardi di Roma espone due tele di Luce Balla, figlia di Giacomo, e finissimi sono, da Giacometti Old Master Paintings, alcuni dei classici alberelli di Raffaello Sorbi dipinti su tavolette da massimo dieci centimetri l’una, alcuni dei quali inediti. Uno dei fondi oro più interessanti si trova da Romigioli Antichità: è una Madonna con Bambino in trono con angeli, bella opera di Lorenzo di Bicci esposta in mostra a Firenze nel 2003 (richiesta: 350mila euro). Vicino, Botticelli Antichità porta una Madonna dell’Umiltà di Giovanni di Paolo, una singolare Madonna del libro di Cristoforo Mantegazza in marmo di Candoglia, e un bel Ritratto di gentildonna con la figlia di Santi di Tito. C’è inoltre una rara testa in pietra serena del vescovo Andrea de’ Mozzi, novità che la galleria porta alla BIAF. Prima di andare in terrazza e sorseggiare un bicchiere di vino guardando l’Arno, è bene fermarsi da Flavio Gianassi FG Fine Art che si distingue per una delle proposte più affascinanti della manifestazione: meritano una lunga sosta dall’antiquario toscano (ma di base a Londra) le quattro teste grottesche urlanti di Gian Lorenzo Bernini, quattro elementi della sua carrozza, visibili in Italia soltanto nel 1962 a Palazzo Strozzi in una mostra sui bronzetti del Rinascimento e sempre rimasti nella famiglia degli eredi di Bernini (ne parleremo più diffusamente in un altro articolo), e un bel Crocifisso sagomato di Giovanni da Rimini, ch’è stato esposto alla grande mostra sulla pittura riminese del Trecento nel 1935 e, più di recente, alla mostra L’oro di Giovanni che s’è tenuta a Rimini nel 2021 (ne avevamo parlato anche in un nostro approfondimento sulla Croce di Mercatello, dello stesso autore): la richiesta per questo caposaldo del Trecento romagnolo è di 190mila euro.
Nello stand di Galleria d’Arte Frediano Farsetti si evocano atmosfere da Parigi d’inizio Novecento con una mostra sugli italiani che là e a quell’epoca lavorarono: Alberto Savinio, René Paresce, Mario Tozzi, Massimo Campigli, Gino Severini e Giorgio de Chirico. Enrico Gallerie d’Arte presenta una selezione di altissima qualità di primo Novecento del Nord Italia: un paesaggio di Giuseppe Pellizza da Volpedo, uno di Carlo Fornara, e le malinconiche Ultime mosse di Angelo Morbelli. Immersione nel mondo delle arti decorative di alta qualità da Robertaebasta che propone, tra i pezzi più significativi, una Turcata di Aldo Mondino e una lampada di Gabriella Crespi, Caleidoscopio, del 1970 circa. La galleria torinese Caretto&Occhinegro è sinonimo di arte fiamminga di alto livello, e i due giovani antiquari portano a Firenze pezzi uno migliore dell’altro: da non perdere La kermesse del villaggio di David Vinckboons (ne riparleremo in un altro focus), un modernissimo Paesaggio con viandanti di Sebastian Vranckx, un San Girolamo di Ambrosius Benson (che in realtà era lombardo e si chiamava Ambrogio Benzone, ma la sua arte ha ben poco di lombardo), una luminosa Sacra Famiglia del Maestro dell’Adorazione di Anversa. Proseguendo verso il finale, molto interessanti gli animali su carta di Duilio Cambellotti proposti da Paolo Antonacci, così come un altro animale però più antico, uno Studio di pipistrello attribuito a José de Ribera. Ottimo finale col primo Novecento di Bottegantica: evocative Le figlie del Reno di Glauco Cambon, spettacolare il carboncino del 1903 circa di Giuseppe Pellizza da Volpedo (Tramonto sulle colline di Volpedo), adatti a un collezionismo più tranquillo i Pagliai di Giovanni Boldini. Prima di uscire definitivamente però merita l’ultimo stand, Giorgio Baratti Antiquario, con i due curiosi oli su vetro di Luca Giordano, una coppia di putti in marmo di Carrara attribuita a Donatello e collaboratori, la smodatissima consolle a forma di sirena eseguita su disegno di Giovanni Battista Foggini, e un rilievo di Gregorio di Lorenzo, una Madonna col Bambino in marmo, opera notificata.
La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze si conferma dunque come uno degli eventi più prestigiosi nel panorama artistico mondiale, grazie alla qualità delle opere esposte, dietro alle quali ci sono studi approfonditi, ricerche, perizie ed expertise che offrono al mercato opere rare e in eccellenti condizioni di conservazione. Il tutto vagliato da un Comitato di Vetting che per questa 33ma edizione della BIAF è composto da 55 esperti dei vari settori (dipinti, sculture, ceramiche, arredi, disegni, argenti) e come sempre ha lavorato per analizzare ogni pezzo della mostra prima che apra le porte al pubblico.
Questo evento, che affonda le sue radici nella lunga tradizione artistica fiorentina, non solo offre ai collezionisti la possibilità di acquistare il meglio sul mercato, ma dà ai visitatori l’opportunità di ammirare opere altrimenti scarsamente visibili. Nel 2022 furono 25mila i visitatori che affollarono le sale di Palazzo Corsini: per quest’anno è attesa un’affluenza persino superiore. Punto d’incontro per gli esperti del settore, piattaforma vitale per la valorizzazione e la riscoperta del nostro patrimonio culturale, occasione per scoprire le ultime novità, la BIAF, anche quest’anno, non mancherà di soddisfare le aspettative.