Chi è andato a Parigi per partecipare o assistere alle Olimpiadi sicuramente coglierà l’occasione per andare a vedere uno dei tanti musei o monumenti della città. Ma una delle più iconiche mete parigine è ancora chiusa al pubblico dopo il terribile incendio che la colpì nel 2019: Notre-Dame de Paris, quello che era il monumento più visitato d’Europa. Lo Stato, proprietario del monumento, dichiarò per bocca del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron di voler riaprire la cattedrale nel 2024, e il giorno stabilito da crono-programma sarà quello dell’Immacolata Concezione, il prossimo 8 dicembre. Si tratta di un obbiettivo al quale sta lavorando alacremente l’‘Ente Pubblico per il Restauro di Notre-Dame de Paris’ (Rebâtir Notre-Dame de Paris) creato appositamente con una legge per la straordinaria opera di ricostruzione e restauro.
Era il 15 aprile di 5 anni fa quando, verso le 19, si sprigionò un incendio sulle impalcature che erano presenti per un restauro, le fiamme attecchirono velocemente attaccando le 500 tonnellate di legno del sottotetto (il legno di 1.300 querce) distruggendo la guglia, la copertura della navata e del transetto e la struttura del tetto.
Prima dell’incendio, la cattedrale-simbolo della Francia accoglieva annualmente 12 milioni di visitatori, 2.400 funzioni religiose e 150 concerti all’anno. L’immane sforzo compiuto per la ricostruzione in 5 anni ha potuto contare su un movimento popolare di donazioni da tutto il mondo che ha portato alle casse del cantiere circa 846 milioni di euro. Una raccolta fondi di questo tipo senza precedenti con 340.000 donatori provenienti da 150 paesi del mondo. E senza precedenti sono le manovalanze e i progettisti che sono stati raccolti attorno al cantiere, le eccellenze di Francia. È da evidenziare che le quattro aziende responsabili della ricostruzione dell’ossatura della guglia sono solitamente concorrenti ma scelsero di unire le loro forze e candidarsi in consorzio per affrontare la doppia sfida, sia tecnica che di calendario. Sono Le Bras Frères (del dipartimento di Meurthe-et-Moselle), la capofila, Asselin (Deux-Sèvres), Cruard Charpente (Mayenne) e MdB Métiers du bois (Val-de-Marne). In tutto sono quasi 250 le aziende e i laboratori d’arte che hanno lavorato nella cattedrale e in tutta la Francia, e sono stati più di 140 i bandi di gara per appaltare servizi e lavori.
Una volta riaperta al pubblico, al fine di consentire la maggiore fruizione, è stato deciso che per i primi sei mesi, fino a Pentecoste 2025, l’accesso sarà riservato ai singoli visitatori e fedeli, con i gruppi che potranno entrare solo dopo questo periodo. Saranno sviluppati nuovi dispositivi per l’accessibilità, un nuovo sistema di segnaletica, nuove guide e cataloghi, oltre a quasi 500 volontari per accogliere i turisti. La prenotazione potrà avvenire tramite sistema digitale.
Quando mancano quattro mesi alla data dell’inaugurazione prevista, vediamo a che punto siamo partendo dalla soddisfazione del lavoro svolto fino ad adesso del presidente dell’istituzione pubblica Rebâtir Notre-Dame de Paris, responsabile del progetto del cantiere di restauro, Philippe Jost, nell’editoriale che apre il numero 7 del bollettino semestrale con gli aggiornamenti del cantiere, “La Fabrique de Notre-Dame” (luglio 2024, disponibile in francese e inglese, co-pubblicato dall’Ente pubblico Rebâtir Notre-Dame de Paris e da Connaissance des Arts 116 pagine, 12€ acquistabile a questo link: tutti i proventi saranno devoluti al progetto di restauro): “Siamo orgogliosi dei progressi compiuti finora”, afferma Philippe Jost, “con le sfide più grandi della rinascita dell’edificio ferito che sono state raccolte, in una cattedrale che ha ancora oggi riacquistato le sue volte e le sue strutture, la sua fondamentale guglia e i suoi grandi tetti, le sue statue e i suoi ornamenti in pietra e piombo scolpiti, modellati, disegnati, le sue chimere e le sue grondaie. Una cattedrale che beneficia di attrezzature tecniche e antincendio completamente ridisegnate e che finalmente dispiega nel suo spazio interno uno splendore e una brillantezza incomparabili che non abbiamo mai visto prima. Quindi sì, siamo vicini all’obiettivo. Ma abbiamo ancora […] mesi di duro lavoro davanti a noi, in cui ogni giorno conterà. Oltre ai tetti, finiremo gli allestimenti interni, mano nella mano con le squadre della diocesi di Parigi e le imprese da essa incaricate per i lavori che ricadono su di essa, che è in pieno svolgimento negli ultimi mesi: l’illuminazione, gli impianti audio, l’installazione di nuovi arredi liturgici tra cui l’altare maggiore all’incrocio del transetto, nonché la gestione del rinnovato funzionamento della cattedrale. E dobbiamo anche restaurare la piazza antistante la cattedrale, in stretta collaborazione con la città di Parigi, per dare al pubblico l’accesso ai tre portali della grande facciata occidentale”.
I lavori sono quasi ultimati: la ricostruzione rimarrà fedele rispetto a quanto progettato nell’Ottocento dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc. All’indomani del crollo si discusse molto su come procedere per il restauro e se, come proponeva il presidente Macron, si dovesse rifare l’edificio con innesti innovativi dal punto di vista edilizio e creativo dando un tocco di contemporaneo. Molti architetti di primo piano parlarono di questa occasione da cogliere, tra cui Norman Foster che aveva evocato un gioco di trasparenze con un pinnacolo tutto in vetro. Ma anche Ian Ritchie, l’autore di The Spire, inaugurato nel 2003 a Dublino, fece pubblicamente una proposta che prevedeva una flèche in cristallo rifrangente sottile che rifletteva il cielo. Per Paul Godart e Pierre Roussel la guglia avrebbe potuto essere dorata con un tetto in vetro e acciaio. Guglia che, ricordiamolo, era stata ricostruita alla fine dell’Ottocento dopo che quella precedente era stata distrutta durante la Rivoluzione, con un progetto avveniristico per l’epoca, in forte contrasto con lo stile gotico della cattedrale. Alla fine del dibattito si è deciso di riportare tutto all’ultima immagine conosciuta: la cattedrale gotica ristrutturata da Eugène Viollet-le-Duc nel 1859, usando gli stessi materiali e tecniche originali fino ad arrivare alle modalità di costruzione usate nel medioevo.
Tutto quanto si era salvato dall’incendio è stato ripulito e restaurato, compreso il colossale organo che con le sue 8mila canne suddivise in 115 registri è stato smontato pezzo per pezzo per ripulirlo da tutte le polveri di cenere ed estintori. Ma dovremo attendere ancora un anno per sentirlo suonare come si deve (per ‘accordarlo’ infatti, a ri-assemblaggio completato, stimano che le prove dureranno almeno sei mesi per avere il suono ottimale visto il delicato processo di armonizzazione).
Siamo nella fase di messa in sicurezza dell’edificio. Le fasi successive sono l’installazione degli archi lignei sotto gli archi rampanti della navata sul lato sud, quindi la rimozione dei ponteggi posti all’incrocio dei transetti. A maggio è stata posizionata la croce del XIX secolo in cima alla cattedrale, alta 12 metri (che era sopravvissuta al devastante incendio).
A metà giugno è stato installato un nuovo gallo sulla cima della guglia dal momento che il gallo originale fu gravemente danneggiato. Il progetto è dell’architetto Phillipe Villeneuve, la scultura è stata realizzata in rame e ricoperta d’oro e al suo interno sono state deposte le reliquie salvate dall’incendio, tra cui un frammento della corona di spine di Cristo, delle ossa di Saint-Denis (San Dionigi), primo vescovo di Parigi nel III secolo, le ossa di Sainte-Geneviève (Genoveffa), patrona della città di Parigi, morta intorno all’anno 500. Inoltre è stato anche posizionato un tubo sigillato con la lista dei nomi delle duemila persone che stanno partecipando alla ricostruzione nel “cantiere del secolo”, come lo ha definito il Presidente Macron (un’ampia varietà di mestieri ha lavorato qui: muratori e gli scalpellini, che hanno completato, il 24 maggio 2024, la ricostruzione della volta a crociera del transetto, restituendo così la cattedrale in tutte le sue volte ma tutt’ora sono al lavoro in 500: i restauratori di dipinti e sculture, stanno ultimando il restauro delle cappelle del coro e degli elementi scolpiti; falegnami e intagliatori del legno, che stanno ultimando il restauro degli stalli del coro). Il nuovo gallo ha le ali che sembrano fiammelle poiché nelle intenzioni dell’architetto doveva ricordare una fenice che può risorgere dal fuoco e dalle sue ceneri.
“Per Notre-Dame si tratta quasi di un dopoguerra. Anche il cantiere è simile a quelli vissuti dopo i grandi incendi delle cattedrali del XIX secolo, ad esempio a Rouen nel 1822 o a Chartres nel 1836. Con la differenza che a Notre-Dame de Paris le volte hanno ceduto, mentre a Chartres e a Rouen le volte hanno retto, per cui in questi due casi si è trattato soprattutto di interventi strutturali”. Questa la riflessione di Mathieu Lours, storico dell’architettura religiosa (autore del libro "La Grâce des Cathédrales - Une esthétique du sacré, pubblicato da Place des Victoires”) resa a Vatican News commentando il lavoro di ricostruzione. “Siamo”, ha proseguito, “in un secolo di conservazione del patrimonio, il che significa che vogliamo recuperare non solo Notre-Dame come era prima, ma anche l’autenticità dei materiali, autenticità nel senso di conformità allo stato precedente. In passato non lo abbiamo fatto. Ad esempio, quando la cattedrale di Reims è stata ricostruita dopo la Prima Guerra Mondiale, la struttura era in cemento armato. Quando abbiamo ricostruito la struttura della cattedrale di Nantes nel 1972, dopo l’incendio, l’abbiamo ricostruita con pareti ricavate dal cemento. Questa volta la scelta è stata fatta non solo per motivi estetici, ma anche per garantire la coerenza della struttura del materiale. Siamo davvero nell’anima del XXI secolo. Un secolo che cerca continuità con la storia, per ereditare e progredire dal punto di vista dei monumenti storici, verso la resa più fedele possibile”.
Mathieu Lours continua parlando della ricostruzione come una “metamorfosi paradossale, perché per la prima volta nella sua storia, Notre-Dame de Paris sta subendo una metamorfosi per diventare identica a ciò che era. Notre-Dame ha subito diverse trasformazioni nel corso della sua storia, ma ogni volta l’obiettivo è stato quello di essere diversa, di essere in linea con lo stile della sua epoca. Questa volta, viene cambiata in modo da essere conforme al suo ultimo stato conosciuto”, quello di Viollet-le-Duc, l’architetto autore dei restauri del XIX secolo.
L’interno, invece, “subirà una metamorfosi simile a quella dei secoli scorsi con la nuova disposizione liturgica. Il progetto è di Guillaume Bardet, commissionato dall’arcivescovo e approvato dalla Commissione nazionale dell’architettura e del patrimonio. È il momento in cui la cattedrale riafferma la sua anima di edificio dedicato al culto cattolico”. Per quanto riguarda il ‘re-design’ degli interni la Diocesi ha dettagliato con una conferenza stampa tenutasi il 25 giugno il progetto per la riqualificazione: sono pronte le 1.500 sedie in rovere traforato e gli arredi sacri.
Il progetto ha visto la produzione degli arredi liturgici, delle sedie e del reliquiario della Sacra Corona di Spine, da parte di, rispettivamente, Guillaume Bardet, Ionna Vautrin e Sylvain Dubuisson. Anche gli altri progetti monitorati dalla Diocesi (luce, suono, riqualificazione del tesoro, allestimenti interni) stanno procedendo secondo il programma e inoltre, Guillaume Bardet è stato incaricato di progettare vasi e oggetti liturgici che saranno utilizzati non appena riaprirà, tra cui, tra l’altro, cibori, calice, ostensorio, incensario, bacinelle, brocche, ampolle e vassoio. Oltre alle 1.500 sedie (realizzate da un’impresa artigiana di 17 dipendenti, Bosc-Siège Bastiat) previste, saranno realizzate anche panche, inginocchiatoi e prie-dieus, disegnati da Ionna Vautrin.
Il designer Vincent Dupont-Rougier è stato incaricato di progettare i supporti con luci notturne devozionali e dispositivi di distanziamento. La diocesi ha scelto Jean-Charles de Castelbajac per realizzare i paramenti liturgici per la riapertura”. L’installazione degli arredi liturgici è prevista per novembre, e inoltre, come ha avuto modo di spiegare monsignor Olivier Ribadeau Dumas, rettore e arciprete della cattedrale dal 2022, in una intervista a L’Osservatore Romano, “l’interno della chiesa ha ritrovato un aspetto straordinario dopo la pulizia delle pietre e delle vetrate e il restauro dei dipinti. Ritroviamo le dimensioni che non si percepivano più in passato: il senso di elevazione della cattedrale gotica ma anche la larghezza dell’edificio. Le cappelle, che erano ormai tutte nere, sono messe in risalto, la pietra usata dà un’atmosfera calorosa”. E proprio sulle cappelle si sofferma dicendo che la loro “riqualificazione è fondamentale al fine di permettere ai visitatori di comprendere la coerenza della nostra proposta, che consiste nell’itinerario di cui parlavo prima: si parte dal lato nord della cattedrale, che parla della nascita e della vita pubblica di Gesù, fino al lato sud, lungo la Senna, che narra della risurrezione di Cristo. Tra questi due spazi, a simboleggiare la tappa intermedia rappresentata dalla Passione di Cristo, installeremo un monumentale reliquiario contenente la corona di spine”.
Per quanto riguarda invece la cerimonia di riapertura ne parla monsignor Laurent Ulrich, arcivescovo della capitale francese, in una lettera pastorale pubblicata il 2 febbraio. Una settimana di celebrazioni solenni e una grande processione popolare per le strade di Parigi che accompagnerà il ritorno della statua della Vergine con il Bambino, capolavoro scultoreo del XIV secolo di un metro e ottanta, scampato anch’esso alle fiamme, e conservato finora nella chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois, di fronte al palazzo del Louvre.
La riapertura vera e propria sarà introdotta da un triduo di celebrazioni che inizierà il 7 dicembre 2024 e che prevede la consegna di Notre-Dame dallo Stato che ne è proprietario all’assegnatario che è la Chiesa cattolica, la riaccensione dell’organo, una celebrazione liturgica con la benedizione, un Magnificat o un Te Deum e infine i Vespri. La consacrazione dell’altare avrà luogo durante la prima Messa nella cattedrale restaurata, l’8 dicembre, seconda domenica di Avvento di quest’anno, a cui seguirà la celebrazione dell’Immacolata Concezione il giorno dopo.
Gli ultimi cinque anni sono stati scanditi dai significativi passi in avanti che avanzavano a tappe forzate per rispettare la scadenza, nonostante il Covid e gli imprevisti per un’opera di questo genere (compresa la morte del responsabile del cantiere generale Jean-Louis Georgelin). Esattamente un anno invece fa fu issato il nuovo telaio del tetto con una operazione spettacolare, dopo essere stato trasportato sulla Senna con una chiatta. Le tre strutture, che costituiscono l’ossatura del tetto intorno alla guglia e al braccio del transetto (pezzi da 7 tonnellate di peso), sono state realizzate ed assemblate in officine specializzate di Ivry-sur-Seine, alle porte di Parigi. Gli artigiani responsabili dei lavori hanno utilizzato tecniche medievali per garantire che le travi fossero riportate al loro stato originale facendo uso delle conoscenze moderne per tutte le migliorie possibili.
Il primo dei tre pezzi, è stato issato con una gru in cima alla cattedrale, dove ha trovato la definitiva sistemazione assieme agli altri telai nel corso dei mesi estivi dell’anno scorso. Le circa cento capriate in legno ricostruite sotto il tetto, navata e corro, sono state posizionate a partire da settembre 2023.
A dicembre 2023 la ricostruzione della guglia, ,emtre diversi traguardi particolarmente importanti sono stati raggiunti dall’inizio del 2024 con la conclusione della ricostruzione del tetto e del posizionamento della guglia di Viollet-le-Duc a febbraio. La sua silhouette ha ripreso la sua forma nel cielo di Parigi dai suoi 96 metri di altezza (il Coq, il gallo simbolo di Francia dal tempo dei Galli è identico a quello di Viollet-le-Duc ma creato dall’architetto capo dei monumenti storici francesi, Philippe Villeneuve: l’originale verrà posto in un nuovo museo, il “Museo dell’Opera di Notre-Dame”, da creare nell’Île de la Cité, con lo smontaggio graduale dei ponteggio). Un risultato importante per gli artigiani che hanno tagliato la guglia in laboratorio e poi l’hanno assemblata pezzo per pezzo al centro del tetto della cattedrale. Le intelaiature del coro e della navata, restaurate in rovere secondo il disegno medievale, sono state coronate con il simbolico bouquet di fiori il 12 gennaio per il coro e l’8 marzo per la navata, segnando il completamento del di queste opere.
Il restauro dei tre timpani (nord, sud e ovest) è stato completato e le statue monumentali di Cristo e Saint-Denis, hanno trovato il loro posto in cima ai frontoni sud e nord. Quelle di Saint-Martin e Saint-Etienne, che adornano il timpano sud, sono stati collocati in seguito. Le 16 statue monumentali della guglia (12 apostoli e 4 evangelisti), sono state restaurate nel Dipartimento della Dordogna. I restauratori di dipinti che hanno ripulito i 22 dipinti monumentali (tra cui i Mays, le tele di grande formato offerte a Notre-Dame tra il 1630 e il 1707 nel mese di maggio, da cui il nome) sono dell’Essonne.
Durante l’estate 2023 sono state trasportate e montate le decorazioni in legno di quercia intagliato caratteristiche della guglia, per ognuno degli otto lati si contano 200 ganci e motivi floreali, 16 pinnacoli, 32 grondaie, 16 archi a campata e 8 quadrilobi, tutte decorazioni che richiamano lo stile medievale. Nello scorso autunno ha avuto termine l’assemblaggio della parte centrale della struttura cui sono seguiti i lavori dei due piani traforati.
Per settembre 2024 invece sarà conclusa l’installazione delle reti tecniche nel pavimento e saranno terminati gli ultimi restauri interni. La pulizia delle pareti, delle decorazioni pittoriche e delle volte avverrà in modo simultaneo per terminare nei tempi la ripulitura di una superficie equivalente a 42mila metri quadrati.
Dopo la riapertura a fine 2024 rimarranno ancora dei lavori da completare, già precisamente calendarizzati, che si svolgeranno con la chiesa aperta. Il restauro dell’abside e della sacrestia dovrebbe terminare nel 2025 e l’installazione delle nuove vetrate contemporanee, per le quali è stato lanciato un bando che ancora non è stato aggiudicato, in sostituzione delle originali entro il 2026. Una volta completato il cantiere intorno alla cattedrale, inizieranno i lavori per ripensare i dintorni, tra l’immenso sagrato, la rue du Cloître, gli argini del fiume e la zona retrostante. Il progetto, affidato al paesaggista Bas Smets, sarà finito per il 2027.
Tra coloro che hanno reso possibile la ricostruzione, Peter Henrikson, un carpentiere del Minnesota che ha lavorato per mesi in uno dei laboratori principali, utilizzando in gran parte tecniche medievali. Come altri suoi colleghi, a gennaio scorso è volato a Parigi per festeggiare la sostanziale fine dei lavori del tetto: “Voglio dire che è sorprendente sapere che quello che c’è è esattamente uguale a quello che c’era prima. C’è stata molta attenzione ai dettagli per assicurarsi che sembrasse proprio come prima dell’incendio”.
All’inizio della fase di ricostruzione ci fu un dibattito su come dovesse essere ricostruita la cattedrale e si scelse di rifarla come era prima dell’incendio, c’era chi chiedeva (il presidente Macron) di valutare l’inserimento di un segno di contemporaneità ma poi ha prevalso la linea della fedele ricostruzione. Macron lo scorso dicembre ha comunque annunciato che verrà indetto un concorso per artisti contemporanei finalizzato alla realizzazione di un’opera d’arte per Notre Dame, in modo che “il nostro secolo trovi il suo posto in mezzo ai tanti altri che figurano tra le opere della cattedrale”.
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ISCRIVITI ALLA NEWSLETTERL'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.