Artemisia va a Sanremo: al Festival una copia modesta di un suo dipinto. Ma continua la polemica


Artemisia Gentileschi va a Sanremo: dai depositi dei Musei di Strada Nuova viene tirata fuori una copia modesta di un suo dipinto e viene esposta al Festival. Ma non si placano le polemiche sulla mostra di Genova, anzi: la sortita al Festival di Sanremo le riaccende. Ecco perché.

Una copia della Giuditta con l’ancella di Artemisia Gentileschi esposta nel foyer del Teatro Ariston di Sanremo in occasione dell’edizione 2024 del Festival della Canzone Italiana. Il dipinto, che riproduce la nota opera di Artemisia conservata a Palazzo Pitti a Firenze, è stato tirato fuori dai depositi dei Musei di Strada Nuova a Genova e accoglie pubblico e cantanti all’ingresso dell’Ariston: è un’iniziativa della Regione Liguria che sostanzialmente replica quanto fatto l’anno scorso, quando sempre al Festival di Sanremo venne portata una modesta copia seicentesca di un autoritratto di Rubens per promuovere la mostra di Palazzo Ducale. Stesso copione quest’anno: per lanciare la mostra su Artemisia Gentileschi, una copia, sempre di modesto valore artistico, del dipinto di Artemisia finisce a Sanremo.

Per la Regione Liguria, che ha organizzato questa esposizione, è un “richiamo alla mostra di grande successo dedicata alla pittrice caravaggesca di Palazzo Ducale a Genova e un messaggio per ribadire attraverso l’arte, anche al grande pubblico del Festival, un tema così importante come quello del contrasto alla violenza sulle donne”. E in effetti stanno già fioccando, sui social, i post dei cantanti in gara che posano davanti al quadro: Annalisa, Fiorella Mannoia, Paola e Chiara, Francesco Renga, tutti a farsi foto e video con l’opera sullo sfondo. “A poche ore dal suo allestimento, il quadro di Artemisia è già diventato il superospite del Festival di Sanremo”, dichiara il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, “La cultura diffusa, in grado di raggiungere il maggior numero possibile di persone, è uno degli obiettivi di questa amministrazione. Se poi a questo si aggiunge anche la trasmissione di un messaggio importante, come quello contro la violenza sulle donne, il risultato è straordinario. Ecco perché abbiamo scelto di portare Artemisia a Sanremo: le star che dentro l’Ariston stanno facendo le foto con questo capolavoro ci aiuteranno nella nostra missione di diffondere la cultura come portatrice di bellezza e di messaggi positivi”.

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La copia del dipinto di Artemisia Gentileschi a Sanremo

Eppure, la mostra (e la conseguente esposizione del quadro a Sanremo) non smette di sollevare polemiche, dopo che diverse associazioni hanno chiesto modifiche al percorso, per via di come viene raccontato lo stupro subito dalla pittrice: una tendenza alla spettacolarizzazione che non è stata gradita da tanti, così come poco apprezzati sono stati certi gadget in vendita presso il bookshop (per esempio magliette con frasi dello stupratore Agostino Tassi).

Secondo le associazioni Mi Riconosci e Non una di meno, l’esposizione della copia del dipinto non è un messaggio contro la violenza sulle donne, ma una “consacrazione” della spettacolarizzazione dello stupro. “Ci chiediamo dunque perché, nonostante le contestazioni contro la mostra vadano avanti da mesi e la recente pubblicazione di una lettera aperta che sta avendo ampissimo seguito”, dice Eva Ferrara di Non una di meno Genova, “le istituzioni coinvolte non si assumano la responsabilità di cambiare approccio, ma addirittura continuino a sfruttare questa narrazione morbosa per promuovere la mostra”.

E pochi giorni prima, diverse attiviste e associazioni avevano pubblicato una lettera aperta per chiedere la rimozione di alcuni gadget e la chiusura della “sala dello stupro”, quella in cui, con la presenza di un letto sfatto e la diffusione di una voce di un’attrice che legge brani della deposizione in tribunale di Artemisia durante il processo contro il suo stupratore, viene di fatto rievocato lo stupro dell’artista. Contestata anche la presenza, nel bookshop, del libro La notte tu mi fai impazzire. Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore di Pietrangelo Buttafuoco che, secondo i firmatari della lettera aperta, “manipola e romanticizza la condotta violenta di Tassi”. Il compito della cultura scrivevano i firmatari della lettera, “dovrebbe essere quello di elevare lo spirito, raccontare la complessità e stimolare nuove riflessioni. Questa responsabilità non può essere demandata a una società privata, Arthemisia, che peraltro difende strenuamente questo allestimento, né ad approcci curatoriali spettacolarizzanti (tra i curatori figura tra l’altro la storica dell’arte e consulente per l’arte del Comune di Genova, Anna Orlando)”. La stessa Anna Orlando, tra l’altro, ha preso pubblicamente le distanze dall’allestimento, malgrado abbia definito “bellissima” la mostra in alcuni post pubblicati sui suoi account social.

Tuttavia, “Nessuna delle istituzioni coinvolte nella mostra, Comune di Genova e Regione Liguria”, dice Ludovica Piazzi, attivista di Mi Riconosci, “ha ritenuto opportuno un cambio di passo, anzi la Rai e l’Ariston dopo due mesi di contestazioni hanno ben pensato di accorrere in soccorso della mostra e della società privata che la organizza, mettendo a disposizione uno spettacolare volano di promozione", aggiunge Ludovica Piazzi di Mi Riconosci”.

Stamattina, poi, l’ultimo sviluppo: la neodirettrice di Palazzo Ducale, Ilaria Bonacossa, ha fatto sapere questa mattina che i gadget sono stati eliminati in accordo con Arthemisia, la società organizzatrice della mostra, mentre per quanto riguarda la “sala dello stupro”, Bonacossa ha detto che dev’essere il pubblico a poter scegliere se entrare o meno. Di conseguenza, ha fatto sapere che ci saranno modifiche al percorso per chiudere la stanza, anticiparla con un disclaimer che avvisa circa i suoi contenuti, e mettere il pubblico nelle condizioni di decidere se entrare o proseguire oltre. E ha voluto sottolineare che “è molto pericoloso che un progetto culturale venga cambiato perché viene chiesto”: compito dell’istituzione è semmai, secondo Bonacossa, quello di ascoltare. Basteranno le decisioni di Palazzo Ducale a placare le polemiche la cui eco adesso è giunta fino a Sanremo?


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