Come in Italia, anche in Spagna le gallerie denunciano una situazione difficile per il mercato dell’arte a causa della mancata riduzione dell’IVA sulle opere d’arte. Il governo spagnolo continua infatti ad applicare un’aliquota IVA del 21% al mercato dell’arte, a differenza di Germania e Francia, dove l’IVA applicata all’arte è rispettivamente del 7% e del 5,5%: un ostacolo significativo che frena il mercato e danneggia l’intero ecosistema culturale, coinvolgendo artisti, galleristi e artigiani.
La Giunta Direttiva del Consorcio de Galerías de Arte Contemporáneo aveva parlato di una “discriminazione che subiamo nel non poter applicare un’aliquota IVA ridotta, come invece possono fare altri distributori professionali di altri settori culturali e gallerie di numerosi paesi europei”, in concomitanza con l’apertura di ARCO Madrid, la fiera internazionale d’arte contemporanea che quest’anno si è tenuta dal 5 al 9 marzo. “L’attuazione dell’IVA sulla cultura”, aveva proseguito, “è un passo essenziale per rafforzare la presenza internazionale dei nostri artisti, aumentare la competitività delle gallerie e democratizzare l’accesso alla creazione contemporanea”.
Per questo era stato annunciato, per mercoledì 5 marzo, alle 12.30, giorno di apertura della fiera, un blackout di dieci minuti delle gallerie spagnole presenti ad ARCO 2025: spegnere le luci nei loro stand come azione di protesta per sottolineare questa discriminazione. E così è avvenuto. Obiettivo sarebbe raggiungere un’aliquota IVA ridotta del 10%.
Le azioni di protesta delle gallerie partecipanti alle fiere d’arte allo scopo di richiamare l’attenzione su una situazione che ritengono ingiusta e assurda non sono state tuttavia una novità in questo 2025: anche in occasione dell’ultimo giorno di Arte Fiera a Bologna, che si è tenuta dal 7 al 9 febbraio, i galleristi avevano organizzato una protesta, in quel caso con fischietti in bocca, per manifestare nei padiglioni fieristici il proprio disappunto contro la decisione del governo italiano di non ridurre l’IVA sulle opere d’arte in Italia, che permane al 22%.
“Il Governo italiano - in controtendenza rispetto a paesi limitrofi e nostri più prossimi competitori che hanno importanti tradizioni culturali e che l’hanno immediatamente colta, come Francia e Germania - ha deciso di voltare le spalle al mercato dell’arte italiano”, si leggeva in una nota di ITALICS, rete che riunisce oltre settanta gallerie italiane d’arte contemporanea, moderna e antica, “dimostrando indifferenza per il suo valore economico e, cosa ancora più grave, per il suo valore culturale, di fatto decretandone la condanna a morte e causando un danno incalcolabile in termini di sostegno agli artisti e alla rilevanza culturale del nostro Paese sulla scena globale”.
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Anche in Spagna i galleristi denunciano un'IVA troppo alta rispetto a Francia e Germania: “È una discriminazione” |