A Mantova, Palazzo Ducale si scatena sul mercato: dopo aver acquisito e presentato nel giro di poche settimane la Crocifissione del Maestro di San Vincenzo Martire (opera che potrebbe aiutare a svelare l’identità dell’anonimo pittore) e l’Adorazione dei pastori di Girolamo Bonsignori, capolavoro del pittore veneto, l’istituto arricchisce la sua collezione con una nuova opera di grande rilevanza, il Cristo e i pellegrini sulla via di Emmaus, capolavoro giovanile di Giuseppe Bazzani (Mantova, 1690 – 1769), figura chiave della pittura settecentesca mantovana. L’acquisizione del dipinto, che raffigura uno dei primi incontri di Cristo dopo la resurrezione, riveste un’importanza non solo per la qualità artistica, ma anche per il contributo fondamentale che offre alla ricostruzione della carriera del maestro.
L’opera, realizzata attorno al 1720-1725, rappresenta infatti uno dei rari esempi della produzione giovanile di Bazzani, nato nel 1690 e attivo fin da giovane in bottega. Grazie a questo dipinto, sarà possibile approfondire il percorso formativo e l’evoluzione stilistica del pittore, rinomato per la delicatezza espressiva e la profondità emotiva che traspaiono dalle sue opere.
“Il dipinto incrementa le collezioni permanenti del Museo di Palazzo Ducale”, dichiara il direttore di Palazzo Ducale di Mantova Stefano L’Occaso, “e un grazie va alla Galleria Mossini di Mantova. Sono fiero dell’acquisizione, perché – nell’ampio catalogo di Bazzani – quest’opera riveste un ruolo importante, speciale, quasi unico. L’altro sincero ringraziamento va al professor Massimo Osanna, direttore generale del Ministero della Cultura, a tutto il suo staff e al Comitato Tecnico Scientifico che, ancora una volta, ha accolto una proposta di Palazzo Ducale: è dal 2020 che ci stiamo impegnando in una costante campagna di acquisizioni, puntualmente supportata dal Ministero”.
“Il Museo di Palazzo Ducale”, sottolinea Massimo Osanna, Direttore generale Musei, “sta portando avanti una serie di recuperi del patrimonio artistico alla quale la Direzione generale Musei è lieta di contribuire. In pochi anni non solo sono stati acquisiti l’arazzo di Giulio Romano con gli ‘Eroti’ di Filostrato e la preziosa Allegoria della casata Gonzaga Nevers del genovese Grechetto, ma sono tornati al museo anche i ritratti gonzagheschi, fra cui il Ritratto dell’incoronazione del duca Vincenzo I. Questi recuperi sono il significativo esito della politica di arricchimento delle collezioni permanenti del museo e, in generale, del patrimonio culturale nazionale: all’incrementata offerta espositiva, focalizzata sul ruolo storico dei Gonzaga, corrispondono anche nuove possibilità di studio e ricerca per la comunità scientifica”.
La recente acquisizione del Cristo e i pellegrini sulla via di Emaus si inserisce in un contesto storico e artistico complesso, che ancora oggi solleva interrogativi sulla prima fase della carriera di Giuseppe Bazzani. Sebbene la sua opera più antica datata con certezza sia la pala di San Luigi della chiesa di Borgoforte, del 1729, questo nuovo dipinto anticipa di quasi un decennio tale data, contribuendo a chiarire che il pittore era già pienamente operativo e maturo negli anni 1720-1725.
La scoperta ha un valore estremamente rilevante per la comprensione del percorso artistico di Bazzani, un autore che, secondo alcuni studiosi, avrebbe intrapreso la strada della pittura in età avanzata, forse dopo un impiego come “esperto d’arte.” Questa tesi, sostenuta da Flavio Caroli, ha suscitato critiche, poiché appare poco plausibile che un artista di così straordinaria perizia potesse avere iniziato la carriera da autodidatta o dilettante. Al contrario, è probabile che Bazzani fosse già in bottega nel 1705 e operativamente autonomo intorno al 1710, in linea con l’usuale percorso di formazione degli artisti dell’epoca.
La questione della cronologia delle opere di Giuseppe Bazzani è stata a lungo una sfida per gli studiosi. Sebbene il catalogo delle opere sia stato accuratamente costruito grazie al lavoro di esperti come Nino Giannantoni, Nicola Ivanoff, Chiara Tellini Perina e, più recentemente, Flavio Caroli, la disposizione cronologica delle opere resta un nodo complesso. L’opera acquisita rappresenta quindi un punto di riferimento essenziale per delineare la produzione del pittore nei primi anni della sua attività.
Il dipinto, menzionato nell’inventario della collezione del notaio Domizio Zampolli nel 1727 come parte di una coppia di tele, si trovava insieme a un’altra opera di Bazzani, Cristo in casa della Maddalena, ora conservata all’Harvard Art Museum di Cambridge. I due quadri, un tempo compagni, furono separati nella seconda metà del Novecento, quando Cristo in casa della Maddalena entrò a far parte della collezione americana. Questa divisione, benché dolorosa per la fruizione artistica, è oggi compensata dal ritorno dell’opera a Mantova, dove il pubblico può ammirarla in tutta la sua intensità.
La storia di Cristo e i pellegrini sulla via di Emmaus è stata segnata da un lungo percorso: l’opera è recentemente riemersa grazie alla mediazione della Galleria Mossini e all’intervento della Direzione Generale Musei di Roma. Questa nuova acquisizione da parte di Palazzo Ducale testimonia un impegno continuo nel recupero e nella valorizzazione di opere che rappresentano il patrimonio artistico locale e nazionale.
L’inventario del 1727 conferma l’esistenza di Cristo e i pellegrini sulla via di Emmaus già nei primi decenni del Settecento, facendone un elemento prezioso per delineare la maturità precoce di Bazzani. Il dipinto non è solo un documento storico, ma un’opera che trasmette l’espressività e l’umanità proprie del pittore. Bazzani fu un maestro nell’interpretare i soggetti religiosi con profondità e introspezione, rendendo le sue opere iconiche per il Settecento mantovano e in generale per la pittura sacra dell’epoca.
Il dipinto rappresenta un momento altamente simbolico: Cristo appare ai pellegrini sulla strada per il villaggio di Emmaus, un evento narrato nel Vangelo di Luca, che illustra uno dei primi incontri di Gesù risorto con i suoi discepoli. L’abilità di Bazzani risiede nella capacità di rappresentare non solo l’incontro fisico, ma anche la spiritualità e il sentimento di sorpresa e timore che caratterizzano la scena. Gli sguardi dei pellegrini rivelano una profonda partecipazione emotiva e creano un legame visivo che guida l’osservatore attraverso il significato del miracolo della resurrezione.
Il dipinto è eseguito con una tavolozza di colori caldi e una luce soffusa, che avvolge le figure in un’atmosfera intima e meditativa. Questa tecnica era distintiva di Bazzani, noto per l’uso sapiente del colore e della luce per creare opere ricche di pathos. La scena si svolge in un ambiente quasi sospeso, dove il divino si intreccia al quotidiano in modo naturale, un elemento che rende le opere di Bazzani così accessibili e toccanti per il pubblico.
L’acquisizione di Cristo e i pellegrini sulla via di Emaus a Palazzo Ducale non è solo un arricchimento per le collezioni mantovane, ma rappresenta un’opportunità unica per esplorare la giovinezza di uno dei pittori più apprezzati del Settecento italiano. Questo capolavoro offre agli studiosi e al pubblico una visione più completa del talento di Bazzani, confermando come il maestro mantovano fosse già in giovane età dotato di una sensibilità artistica e di una padronanza tecnica fuori dal comune.
Il percorso di Palazzo Ducale permetterà quindi ai visitatori di intraprendere un viaggio nella Mantova del Settecento, epoca in cui la città continuò a essere un fervente centro culturale. Attraverso Cristo e i pellegrini sulla via di Emmaus, si svela così il mondo emotivo e spirituale di Giuseppe Bazzani, uno dei più grandi pittori mantovani.