A una delle più importanti delle famiglie della storia di Roma, la famiglia Borghese, originaria di Siena, che annoverò cardinali, principi e papi, dobbiamo la presenza di Villa Borghese, uno dei più suggestivi spazi dell’odierna super-urbanizzata capitale italiana, che nella magnificenza dei suoi oltre 80 ettari di parco racchiude musei, gallerie d’arte, zoo, laghetti, monumenti, opere d’arte e mille altre bellezze. Tutto ebbe inizio quando nel 1606 papa Paolo V Borghese affidò al nipote Scipione Caffarelli-Borghese l’incarico di realizzare nell’area dove oggi sorge il parco una residenza extraurbana che fosse “una villa di delizie”: e così fu. I lavori durarono 25 anni e alla fine Scipione aveva la sua residenza (l’odierna Galleria Borghese) e attorno il parco poi divenuto Villa Borghese, il più grande parco del centro di Roma oltre che un luogo d’arte, crogiolo di stili (barocco, neoclassico, eclettico) e soluzioni anche innovative, ma anche uno spazio con una ricca concentrazione di flora e fauna con molteplici specie di alberi e piante e di animali, tanto che fu creato qui, nel 1911, il primo zoo d’Italia. Fontane, giochi d’acqua, giardini all’italiana, all’inglese e vegetazione in crescita libera e non ultimo una zona dedita alle gare di ippica: qui c’è stato spazio per dare concretezza alla fantasia di architetti e progettisti. Per capirne il valore con un colpo d’occhio basta prendere una cartina e vedere quel cuore verde (letteralmente: il parco ha una forma di cuore) che si colloca nel centro della città. Villa Borghese è tutta recintata e ha 9 ingressi, si sviluppa in un’area tra il tratto delle Mura Aureliane che unisce Porta Pinciana a Piazzale Flaminio, ed i nuovi quartieri Salario e Pinciano sorti nei primi anni del Novecento. Un luogo dove non si fa solo una passeggiata, ci si estranea dal traffico (ben distante) della metropoli e ci si immerge nella tranquillità potendo passare tra statue di divinità greche o busti di personaggi storici, musei antichi e Gallerie d’arte moderna. Su Villa Borghese si potrebbe scrivere di tutto, e per visitarla tutta forse non basterebbe un giorno. Ma proviamo a farlo per 10 luoghi.
La Galleria Borghese è un museo statale con sede nell’edificio principale che dà il nome all’intero complesso. L’edificio fu costruito agli inizi del Seicento per ospitare la ricca collezione del cardinale Scipione Borghese, progettato da Flaminio Ponzio e completato da Giovanni Vasanzio. È oggi uno dei maggiori siti culturali italiani al cui interno si possono ammirare opere di Gian Lorenzo Bernini, Agnolo Bronzino, Antonio Canova, Caravaggio, Raffaello, Perugino, Lorenzo Lotto, Antonello da Messina, Lucas Cranach, Annibale Carracci, Pieter Paul Rubens, Bellini, Tiziano. In un percorso di 20 sale a tema si entra ammirando la scultura-ritratto di Paolina Bonaparte Borghese nelle vesti di Venere realizzata da Antonio Canova: certamente la più celebre opera della Collezione. All’interno troviamo anche, ad esempio, capolavori come Il ratto di Proserpina di Bernini, l’Autoritratto in veste di Bacco di Caravaggio, la Dama con liocorno di Raffaello, la Danae di Correggio, l’Amor sacro e Amor profano di Tiziano. Tele e sculture, affreschi e arredi che fanno da splendida cornice a mostre temporanee che si svolgono al suo interno periodicamente. Un must per chi viene a Roma in vacanza.
Nel laghetto all’interno del Parco, nel Giardino del Lago, troviamo un isolotto su cui è edificato un piccolo tempio classico dedicato al dio Esculapio. Realizzato tra il 1785 e il 1792 dagli architetti Antonio e Mario Asprucci (padre e figlio) e da Cristoforo Unterperger, è dedicato al dio della medicina: in stile ionico con un portico con quattro colonne scanalate e capitelli che sorreggono un frontone triangolare. Il timpano è decorato con un bassorilievo raffigurante lo sbarco a Roma di un serpente proveniente dal tempio di Asclepio a Epidauro. Nella simbologia il serpente era Esculapio stesso. Nella mitologica storia di Roma il serpente, animale sacro e simbolo del rinnovamento, sarebbe approdato all’isola Tiberina che da allora fu consacrata alla medicina (tuttora l’isola è sede dell’ospedale Fatebenefratelli e dell’ospedale Israelitico). All’interno c’è la statua del dio dentro un’edicola. Esternamente, ai lati ci sono statue di ninfee e nel medaglione busti di Ippocrate e Galeno. Originariamente era prevista l’edificazione soltanto di una colossale statua di Esculapio (portata alla luce presso le rovine del Mausoleo di Augusto) ma in seguito fu optato per la soluzione attuale. Le particolarità di questo laghetto lo rendono un posto adatto agli innamorati che si vogliono fare un giro in barca per estraniarsi dalla città, pur essendone nel cuore. Poco distante, per entrare nei Giardini del Lago, c’è l’Arco di Settimo Severo, che collega il giardino con viale Madama Letizia, verso Valle Giulia. L’opera, del 1830, è di Luigi Canina che si ispirò all’arco trionfale di Tito nel Foro Romano, ma in misure molto più ridotte. Sulla sua sommità troneggia la statua dell’imperatore Settimio Severo.
Nella parte nord di Villa Borghese, circa 12 ettari vennero adoperati per la realizzazione di quello che oggi è il Bioparco di Roma (oggi sono 17): il primo Giardino zoologico d’Italia ad opera del tedesco Carl Hagenbeck che fu inaugurato nel gennaio 1911. Nel tempo la concezione degli Zoo si è andata evolvendo e un passo lo fece anche con l’apertura di quello di Roma. Lo Zoo era un luogo di attrazione e spettacolo attraverso la messa in mostra di animali esotici e di terre lontane (i viaggi per vacanza erano cosa rara) rinchiusi nelle gabbie. E già qui ci fu il primo cambiamento: nella sua progettazione Hagenbeck cercò di eliminare i vecchi schemi fatti di gabbie e sbarre lasciando il posto a grandi fossati e spazi dove far circolare gli animali. Con l’ampliamento del primo dopo guerra divenne uno dei più importanti d’Europa sia per collezione faunistica che per tipologia di sistemazione adoperata. L’idea dello zoo si è evoluta con il naturale cambiamento di sensibilità nei confronti degli animali e con l’evolversi di una società dove i viaggi di piacere portavano direttamente le persone a vedere gli animali nei loro veri habitat naturali: si passa quindi al Bioparco e la funzione ludica viene sostituita da quella educativa e scientifica, anche con finalità di conservazione per specie in via di estinzione. Oggi il Bioparco ospita circa 1200 animali di circa 150 specie tra rettili, mammiferi e uccelli immersi in un contesto ricchissimo e variegato che cerca anche di adattarsi zona per zona in base agli animali presenti per ricreare l’habitat naturale delle creature. All’interno anche una vasta area in tempi contemporanei dedicata ai cani, definita Valle dei Cuccioli. Antistante l’ingresso monumentale del Bioparco c’è infine il Museo di zoologia con ben 5 milioni di esemplari conservati, che vanno dalle conchiglie di molluschi di pochi millimetri, alla balenottera di 16 metri, rappresentando un vero archivio della “biodiversità”.
Villa Borghese, nella parte del Pincio, che si affaccia sui tetti di Roma da Piazza del Popolo a Trinità dei Monti, conserva anche un capolavoro di ingegneria idraulica: un Orologio azionato ad acqua. Da un’idea di un frate, Giovan Battista Embriaco, del 1867, l’orologio fu realizzato dai fratelli Granaglia (che avevano una fabbrica di orologi a Torino) e installato nel mezzo di un piccolo laghetto artificiale nel Pincio nel 1873. L’orologio è incastonato in una fontana ed è sorretto da una struttura di ghisa, alta quattro metri, fatta e decorata come fossero dei pali di legno. È chiusa sui 4 lati con del vetro al fine di far vedere il meccanismo e si aziona solo grazie alla forza idraulica: “L’orologio funziona grazie alla presenza dell’acqua che cadendo dall’alto riempie due bacinelle allungate a forma di foglioline (simili a due piatti di una bilancia), in bilico su un perno. Le due bacinelle oscillando attivano il meccanismo che fa girare le lancette segnando così l’ora. Lo scorrere dell’acqua inoltre muove il pendolo e carica la suoneria”.
Il Museo è all’interno della vecchia Aranceria e dal 2006 è dedicato all’arte contemporanea e prende il nome dal suo mecenate, un imprenditore italo-americano che per primo vi ha riversato la propria collezione, un amante dell’arte che divenne anche amico degli artisti che conosceva che porteranno poi ad opere su commissione. Tra le opere presenti troviamo pezzi di Giorgio de Chirico, Andy Warhol, Larry Rivers, Gino Severini, Giacomo Manzù. Dell’icona della Pop Art c’è un ritratto della moglie e della figlia di Bilotti, rara occasione in cui Warhol disegna in una unica tela due soggetti.
Nei pressi del Museo Carlo Biliotti c’è un piccolo chalet risalente agli anni Venti, da tutti chiamato Casina del lago. Attualmente svolge la funzione di caffetteria del Museo Carlo Bilotti seguendone gli stessi orari di apertura. È uno dei luoghi di Villa Borghese più frequentati e suggestivi ed è bello sorseggiare un caffè tra i suoi tavoli all’aperto, all’interno di un importante brano di storia del parco.
Non si può parlare del Parco di Villa Borghese senza citare le sue innumerevoli fontane (una sessantina tra fontane e fontanelli refrigeranti), alcune famosissime. Prima fra tutte la fontana dei Cavalli Marini: progettata da Cristoforo Unterperger e realizzata da Vincenzo Pacetti alla fine del Settecento, consta di una vasca circolare sorretta da quattro cavalli alati il cui corpo finisce come quello di un pesce, al cui interno si erge un’altra piccola vasca da cui a sua volta si innalza un calice d’argento da cui zampilla l’acqua. La struttura dei 4 cavalli marini è posata su una vasca ancora più grande scavata nel terreno. Ancora, la Fonte Gaia di Giovanni Nicolini, nel giardino del Lago, è detta anche fontana dei Satiri per via della sua forma: un gruppo scultoreo bronzeo (su un basamento di travertino cilindrico) raffigurante due satiri (una donna e un uomo mezzo animale) che tengono sulle braccia tese il loro piccolo. In viale del Museo Borghese, quelle che una volta erano denominate “Fontana rotonda” e “Fontana ovale” adesso si chiamano Fontane Oscure a causa del buio che le ricopre causato dall’ombra degli alberi attorno. In viale dei Pupazzi, poi, c’è la Fontana omonima di origine tardo settecentesca, che aveva un gruppo di putti e delfini (rubati negli anni Ottanta). La vasca di granito potrebbe essere un riutilizzo della Fontana del Narciso nei pressi del Casino Nobile. Ma l’elenco è lungo e ognuna di esse è un’opera d’arte: c’è la Fontana di Esculapio in piazzale del Fiocco, la Fontana del Sileno in viale dei Daini, la Fontana della Venere in piazzale Scipione Borghese, in viale delle Belle Arti c’è la Fontana delle Tartarughe realizzata in occasione dell’Esposizione universale e molte altre.
Alla fine dei “Giardini segreti” della Galleria Borghese, che si possono visitare durante le aperture straordinarie cui talvolta sono soggetti, troviamo la Casina della Meridiana che prende il nome dal suo orologio solare. La facciata principale è riccamente decorata con marmi e stucchi. Un grande portale immette in una galleria centrale con pareti affrescate e con pavimento a mosaico. È il secondo casale dei Giardini segreti ed è molto simile al primo, quello dell’Uccelliera. Si trovano all’interno di un altro punto verde molto importante della Villa: dei giardini con molte specie di fiori, anche rari, disegnati secondo le tendenze più alla moda nell’Europa di quel tempo.
I Borghese, come detto, erano originari di Siena e decisero quindi di dedicargli una piazza nel vasto Parco della loro proprietà. Un luogo che ne celebrasse le origini anche nelle funzioni: ispirandosi a Piazza del Campo, doveva essere teatro di manifestazioni e feste. E proprio in odor di Palio questo spazio fu deputato dal 1926 ad ospitare un concorso ippico internazionale che da allora si svolge qui identificandosi con il nome della Piazza: oggi, il concorso di Piazza di Siena è ritenuto tra i più prestigiosi al mondo.
Quella che un tempo era chiamata “la Fortezzuola” oggi è la casa-museo dell’artista Pietro Canonica. Lo scultore trascorse qui, infatti, molti anni della sua vita, fino alla morte nel 1959, e oltre che di sue opere, quindi, il Museo Pietro Canonica è pieno di strumenti e oggetti da lavoro e personali. La casa-museo è piena di opere e bozze: da marmi a bronzi, originali e copie, fino ai bozzetti e ai prototipi. Una immersione nell’epoca vissuta dall’artista stesso che fa apprezzare ogni opera con la prospettiva del tempo. È un museo piccolo ma pieno di suggestioni accumulatesi in 37 anni che permettono un viaggio tra Ottocento e Novecento. È quella che può essere definita esempio perfetto del modello museografico delle case d’artista, di rara presenza in Italia. La visita può essere anche percorso didattico dell’artista nella sua evoluzione nel tempo e nella capacità di esecuzione con tecniche e materiali.
L'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.