Quando si parla per immagini di Toscana ce n’è una, escludendo quella dei monumenti, che nell’iconografia la rappresenta per antonomasia: è la Val d’Orcia. O meglio, forse molti non lo sanno ma quei cipressi in cima a una collina in un contesto fatto di balze, calanchi, prati verdi e campi di grano giallo oro rappresentano proprio il paesaggio tipico della Val d’Orcia. Dove la natura modellata dall’uomo è un tutt’uno con i borghi medievali in un armonioso connubio, tanto che nel 2004 è stata inserita nel Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Siamo nella Toscana del sud, nella provincia di Siena, vicino al Monte Amiata che con i suoi oltre 1700 metri di altezza è il vulcano spento più alto d’Italia ma che nonostante l’inattività contribuisce con il suo cuore caldo da sotto il terreno alle acque termali presenti nella zona. Una terra ricca di storia e paesi da visitare e gustare con i prodotti tipici che l’hanno resa famosa nel mondo: dal vino rosso di Montalcino, il Brunello, al formaggio pecorino di Pienza ai salumi di cinta senese, alla pasta fatta a mano chiamata “pici”. È senza dubbio il tratto più bello della Via Francigena, oggi è riscoperta e rivitalizzata per il moderno “turismo lento”. Ecco dieci luoghi da non perdere durante una vacanza in Val d’Orcia.
Il centro storico di Pienza è a sua volta Patrimonio Unesco dal 1996 e deve la sua storia a papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, che, natio di quello che era all’epoca il borgo chiamato Corsignano, decise di farlo ridisegnare secondo i canoni urbanistici e architettonici del Rinascimento, affinché ne venisse fuori “la città ideale”, quella che riteneva dovesse essere una città utopica, che avrebbe dovuto incarnare i principi e la filosofia dell’età classica e del grande Rinascimento italiano. Affidò il compito all’architetto Bernardo di Matteo Gambardelli detto il Rossellino nel 1458, che in soli quattro anni terminò i lavori. Nel cuore della città c’è la piazza Pio II con il Palazzo comunale di fronte al Duomo, nel dualismo del potere temporale e spirituale che si guardano a vicenda, il Palazzo della famiglia Piccolomini e il Palazzo Borgia, oggi sede del Museo Diocesano. La cattedrale di Santa Maria Assunta è considerato uno dei principali esempi del Rinascimento. La facciata è in travertino, l’interno è diviso in tre navate della stessa altezza e la torre del campanile è a base ottagonale. Anche il Palazzo comunale ha la facciata in travertino con 4 bifore e una torre a base quadrata con orologio. L’ingresso è preceduto da un loggiato con tre arcate sorretto da colonne di ordine ionico. Palazzo Piccolomini è un capolavoro del Rossellino.
San Quirico d’Orcia, al centro della valle fatta delle celebri colline ondulate, è un borgo medievale tutt’oggi ottimamente conservato, con tanto di cinta muraria, ricco di monumenti da vedere e storia da raccontare… e una splendida vista sulla val d’Orcia e sul monte Amiata. Il municipio ha sede nel palazzo rinascimentale della famiglia Chigi fatto costruire dal cardinale Flavio Chigi con progetto affidato all’architetto Carlo Fontana, in stile barocco con una facciata monumentale e decorato all’interno con affreschi di pittori romani. Nella piazza principale all’interno della chiesa di San Francesco sono conservate due statue lignee policrome di Francesco di Valdambrino e la Madonna di Andrea della Robbia (in legno intagliato, dipinto e dorato) che originariamente era all’interno della famosa cappella Vitaleta, altro luogo da visitare tra le campagne fuori San Quirico dove si perde piccolissima in mezzo al tipico paesaggio tutelato dall’Unesco. Il borgo offre un raffinato giardino all’italiana, gli Horti Leonini (accanto alla medievale Porta Nuova), dove tra le siepi tagliate con giochi geometrici si erge la statua di Cosimo III de’ Medici; e poi ancora la Torre del Cassero, la chiesa di Santa Maria Assunta e l’antica collegiata romanica, costruita su una pieve, a base di croce latina e a una navata con tre portali di cui il maggiore in stile lombardo con un arco a tutto sesto e sei colonne per lato di cui 4 poggiano su due sculture di leoni. All’interno è pieno di opere d’arte tra cui il trittico di Sano di Pietro, un affresco di Girolamo di Benvenuto e un dipinto di Rutilio Manetti. Una curiosità: non tutti sanno che dentro a questa collegiata, il giovanissimo Federico Zeri decise di diventare uno storico dell’arte. O almeno così raccontava.
Rinomata per il buon vino definito a buon titolo “Nobile”, al confine con la Val di Chiana troviamo Montepulciano: borgo rinascimentale dalla storia antichissima, etruschi i primi insediamenti su questo crinale collinare e medievale l’impianto urbano, che conserva perfettamente le tracce di questo passato florido e ricco nei molti monumenti da visitare. Di grande impatto Piazza Grande, circa 2500 i metri quadri di superficie, dalla caratteristica forma a L dove vi si affacciano l’inconfondibile Palazzo Comunale, che ricorderà ai più il fiorentino Palazzo Vecchio, la Cattedrale dell’Assunta, con molte e preziose opere d’arte come il trittico di Taddeo Bartolo o l’Altare dei Gigli di Andrea della Robbia; il Pozzo dei Griffi e dei Leoni, progettato da Antonio da Sangallo il Vecchio, il Palazzo dei Capitani del Popolo, quello dei nobili Tarugi e Palazzo Contucci. Da qui sono passati i migliori architetti dell’epoca e per la Cattedrale fu addirittura lanciato un concorso di idee, come si direbbe oggi, a riprova dell’elevata visione artistica e culturale che qui albergava
Bagno Vignoni è una frazione di San Quirico d’Orcia dentro cui sgorga una sorgente di acqua termale calda (49 gradi centigradi) dalla falda di origine vulcanica, e per questo motivo fin dall’antichità è stata sfruttata e goduta ampiamente per il beneficio riconosciuto. Nel corso del Cinquecento venne realizzata una vera vasca di grandi dimensioni (49 metri per 29) per contenere l’acqua in quella che è stata chiamata Piazza delle Sorgenti. Da qui sono passati Lorenzo il Magnifico, papa Pio II e santa Caterina da Siena a cui sono dedicate il loggiato della piazza e una cappella. L’acqua contribuisce a creare una atmosfera di grande suggestione durante l’inverno quando di notte si vede la vasca fumante con l’acqua così calda che evapora a contatto con l’aria fredda. La forza della sorgente fu utilizzata anche per azionare dei mulini che addirittura furono scavati nella roccia.
Avrete senz’altro visto la cappella di Vitaleta tra le icone dell’immaginario collettivo che rappresentano la Toscana: un piccolissimo edificio in mezzo alla campagna spalleggiato da due filari di cipressi. Nel 2021 è stata completamente restaurata cercando di farla tornare all’aspetto originario. La sua storia è legata all’apparizione della Madonna e alla statua di Andrea della Robbia, oggi conservata nella Collegiata a San Quirico, ma è tra i luoghi più fotografati della Toscana per il contesto esterno in cui spicca. Paesaggio da cartolina.
Poco distante da Montalcino, immersa nella campagna ricca di campi dorati, vigne e ulivi secolari, si staglia l’abbazia benedettina di Sant’Antimo, tra i migliori esempi di architettura monastica in stile romanico in Toscana. Divisa in tre navate con l’alternanza di colonne e pilastri a forma di croce (e capitelli riccamente e variegatamente decorati: da ammirare la raffigurazione di Daniele nella fossa dei leoni attribuito al maestro di Cabestany) e i soffitti a capriate lignee – quella centrale – e volte a crociera in quelle laterali (dove sopra ci sono i matronei), l’Abbazia, tutta in roccia travertinosa (che le conferisce una lucentezza cangiante a seconda della luminosità della giornata) ha un deambulatorio con tre cappelle radiali a pianta semicircolare da cui si evince l’influenza francese dello stile. La facciata in forme romaniche appare incompleta con i segni di quelli che dovevano essere quattro arcate e un protiro che racchiudeva l’importante portale con decorazioni scultoree. Altrettanto importante è il crocifisso ligneo policromo sull’altare maggiore, sotto il quale c’è la cripta con un altare e la lunetta affrescata del XVI secolo. Il campanile (di epoca antecedente) a base quadrata è alto 27 metri. L’aspetto attuale dell’abbazia è risalente al 1118 ma l’origine si fa risalire fino al 781 quando la tradizione ci racconta fu Carlo Magno in persona a volere l’edificazione in questo luogo in segno di grazia ricevuta.
Famosa in tutto il mondo per il suo Brunello, Montalcino è senza dubbio la capitale del vino ma ha anche una storia secolare da scoprire e conoscere. Il borgo medievale si sviluppò intorno alla fortezza dalla peculiare forma pentagonale che domina incontrastata il contado, perfettamente conservata con le torri e il camminamento sulle mura percorribili . Da visitare il Museo Civico Diocesano di Arte Sacra che conserva una ricca e articolata collezione tra cui un Crocifisso del Giambologna. Particolare il Palazzo dei Priori con la sua svettante torre campanaria stretta e fine alla destra dell’edificio sulla cui facciata sono apposti gli stemmi araldici dei podestà che hanno governato la città.
Inconfondibile per la sua particolare struttura è la fortezza di Radicofani che, come narrato da Dante Alighieri e Boccaccio, era il rifugio del brigante ‘buono’ Ghino di Tacco, un Robin Hood nostrano, e dalla cui torre si controlla tutta la valle a mille metri di altezza a perdita d’occhio su questo paesaggio patrimonio dell’umanità. La fortezza si scorge a decine di km di distanza, è accessibile e visitabile in ogni suo spazio, dai cunicoli ai bastioni, ai camminamenti sulle mura, e oggi è la sede del museo che ospita i resti archeologici trovati nella zona. Il piccolo borgo di Radicofani ai piedi della fortezza ha due luoghi di culto interessanti da visitare come la chiesa di San Pietro, in stile romanico-gotico, al cui interno ci sono opere in terracotta invetriata di Andrea della Robbia e una statua lignea policroma di Francesco di Valdambrino.
Tipico borgo medievale toscano, Castiglione d’Orcia mantiene alta la bandiera dell’autenticità e della tradizione tipiche di questa valle. Anche qui abbiamo un forte eretto a difesa e controllo (dalla famiglia dei conti Tignosi da Tentennaro nel Duecento) e parimenti siamo in presenza di una stazione termale che negli anni è stata ampiamente fruita con le sue acque sulfuree benefiche e rilassanti. Il potere dell’acqua, a Bagni San Filippo, ha creato anche uno spettacolo per gli occhi fatto dalla formazione calcarea formatasi con il suo scorrere e che qui chiamano la ‘balena bianca’, per le sue fattezze grandi, tondeggianti e biancastre. Il nome si deve a san Filippo Benizi che, secondo la tradizione, venne a rifugiarsi nel bosco vicino al torrente per evitare di essere nominato sommo pontefice. La grotta che utilizzò per ritirarsi è visitabile. Mentre nella Rocca Tentennaro pare vi abbia soggiornato santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia. Arte, cultura e storia si intrecciano inestricabilmente con il Cristianesimo.
Nel territorio amministrativo del comune di Pienza c’è un borgo medievale cinto da possenti mura turrite in cima a una collina per arrivare al quale si percorre l’iconica strada fatta di curve puntellate da cipressi, emblema di quella Toscana fatta di natura e storia che qui sprigiona il suo fascino: è Monticchiello. Sviluppatosi attorno a una rocca che sovrasta la vallata, tra le strade lastricate di pietra le case sono oggi abitate da meno di 200 abitanti conservando intatta l’autenticità della sua gloriosa storia. Il cassero è della metà del Duecento, nelle mura si conservano ancora sette torri di cui cinque a base quadrata e due tonde, e da visitare è senz’altro anche la pieve dei Santi Leonardo e Cristoforo, a forma a T, in stile gotico con il portale ogivale sovrastato dal rosone, a una navata, che conserva al suo interno importanti affreschi della scuola senese e dove si trovava la Madonna di Monticchiello di Pietro Lorenzetti oggi trasferita al Museo Diocesano a Pienza.
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ISCRIVITI ALLA NEWSLETTERL'autore di questo articolo: Andrea Laratta
Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.