Roma, 10 luoghi insoliti e lontani turismo di massa


Cercate luoghi insoliti a Roma? Ecco qui 10 tappe ad arte lontane dal turismo di massa!

Roma non ha certo bisogno di presentazioni, la Città Eterna ha attraversato la storia ed è universalmente conosciuta. Capitale della cristianità, con il suo portato di storia e di patrimonio artistico è uno dei pochi luoghi al mondo dove non basterebbe una vita per scoprirla fino in fondo. Proviamo quindi a indicare dieci mete insolite rispetto ai must delle gite organizzate o delle visite fai da te, luoghi meno conosciuti ma che valgono il vostro tempo e che vi restituiranno la consapevolezza di quanto sia ricca Roma fuori e dentro le mura. Nulla da recriminare per una visita al Colosseo, ma proviamo a dare spunti anche per chi ha voglia di tornarci e vedere altro.

1. Centrale Montemartini

Se siete a Roma e la passione per i film di Franz Ozpetec vi spinge fino sulla via Ostiense alla ricerca del Gazometro di Le Fate Ignoranti, allora potrete tacitare i vostri compagni di viaggio per aver fatto questa deviazione mostrando loro quanto offre Roma anche in questo quartiere: il secondo polo espositivo del sistema museale capitolino, il Museo della Centrale Montemartini. Anche così decentrati dai luoghi di cultura rinomati e blasonati si può far visita a un museo di antichità con l’elemento dalla sorpresa del luogo: una centrale termica di energia elettrica dei primi del Novecento dismessa negli anni Sessanta. Il connubio è stato fortuito e di necessità: nel 1997 questo enorme spazio ripristinato dalla società elettrica come pezzo di archeologia industriale è stato coraggiosamente utilizzato per esporre temporaneamente delle opere di arte classica i cui spazi ai Musei Capitolini sarebbero stati interessati da restauri. Da temporanea la collocazione divenne permanente e così potremo aggirarci nello stile Liberty, tra turbine e caldaie a vapore, di questi saloni allestiti per mostrarci mosaici, statue, marmo e ferro, bassorilievi, macchine e dei che ci raccontano lo sviluppo della Roma repubblicana fino a quella tardo imperiale. Imponente il mastodontico mosaico con scene di caccia di 15 metri per 9 metri, degli inizi del IV secolo d.c., con le tessere di marmi colorati e calcare e paste vitree, e altrettanto importante il ciclo di statue che decorava il frontone del tempio di Apollo Sosiano. Ma non sono le uniche opere che stupiranno.

Centrale Montemartini
Centrale Montemartini

2. Mercati di Traiano

Nella grande area archeologica dei Fori Imperiali c’è un importante complesso di edifici che rappresenta un esempio della grande maestria progettuale e architettonica e ingegneristica dei romani. Costruito su più livelli, dalla peculiare forma a esedra e con tecniche innovative nella realizzazione andando a scavare alle pendici del colle Quirinale sfruttando e giocando con piani rialzati, dislivelli e spazi, i Mercati di Traiano costituiscono un unicum e al tempo stesso summa della loro capacità in questo campo. Proprio per questo nel 2007 in questi spazi è stato deciso di aprirvi il Museo dei Fori Imperiali: un museo dell’architettura romana che faccia scoprire le modalità del costruire nell’antichità con posizionamento di reperti in ricostruzioni in dimensione reale al fine di far apprezzare l’apparato decorativo e simbolico delle strutture nel loro contesto originario. Il tutto grazie anche all’ausilio di forme multimediali di visita che ne rendano appieno la complessità del cantiere romano. Nel cuore della città di Roma, in quella che doveva essere un insieme di piazze monumentali che si andarono edificando nel corso di un secolo e mezzo, i Mercati di Traiano furono luogo di servizi e attività ancillari al Foro di Traiano come magazzini, negozi, uffici amministrativi, che nei secoli si è evoluto urbanisticamente e architettonicamente assolvendo varie funzioni e trasformandosi via via.

Mercati di Traiano
Mercati di Traiano. Foto: Turismo Roma

3. Sant’Andrea della Valle

Con la sua cupola che svetta sui tetti di Roma, la seconda più alta e ampia della città dopo quella di San Pietro, la basilica di Sant’Andrea della Valle è ricca custode di grandi opere d’arte che attraversano più secoli di storia, ma è lo stile Barocco che qui ha il suo splendore e prende il sopravvento tanto da esserne tra i maggiori esempi in tutta la città. Consacrata nel 1650 dopo sessant’anni di lavori ad opera di Giacomo Della Porta, Francesco Grimaldi, e Carlo Maderno per volere della duchessa Costanza Piccolomini, accoglie al suo interno i monumenti funebri dei due papi della famiglia: Pio II e Pio III. Alla monumentale chiesa nel decennio successivo venne modificata la facciata con l’imponente realizzazione di quella che vediamo oggi da parte dell’architetto Carlo Rinaldi: tutta in travertino con un apparato decorativo molto aggettante che scatena un intenso gioco di luci e ombre che ne risaltano la fattezza agli occhi del passante. Effetto che prima della creazione della piazza antistante era maggiore dovuto alla minore distanza di osservazione della strada. La chiesa a croce latina con la navata centrale con volta a botte, e le otto cappelle laterali intercomunicanti a pianta rettangolare, seguite da due vestiboli a pianta circolare, è riccamente decorata da affreschi e decorazioni barocche. Da non perdere, all’interno, gli affreschi del Domenichino e la decorazione della cupola con l’Assunzione della Vergine di Giovanni Lanfranco ispirata a quella che il suo conterraneo Correggio dipinse sulla cupola del Duomo di Parma.

Sant’Andrea della Valle
Sant’Andrea della Valle. Foto: Basilica di Sant’Andrea della Valle

4. Santa Prassede

Totalmente incorporata e incastonata tra gli altri edifici, a Roma troviamo uno splendido patrimonio di mosaici dorati bizantini in una, seppur nascosta, tra le chiese più venerate della città in quanto al suo interno ci sarebbe un pozzo, oggi coperto da un disco in porfido nel mezzo del pavimento in stile cosmatesco, dentro il quale è raccolto il sangue di duemila martiri cristiani che la Santa cui è dedicata la Basilica aveva provveduto a seppellire (traslati dalle catacombe di Priscilla). È la basilica di Santa Prassede, le cui origini si perdono agli inizi della cristianità in quanto è dedicata alla figlia del senatore Prudente, il primo romano convertito da San Paolo nel primo secolo. Sotto l’attuale chiesa ci sono i resti della villa della famiglia di Prudente e del battistero che Prassede fece costruire su di essa, ma l’aspetto di oggi lo dobbiamo a Papa Pasquale I che nell’anno 870 promosse il rifacimento dell’edificio. La facciata dà su un cortile scoperto, riconducibile all’usanza paleocristiana, ai cui tre lati è circondato da edifici abitati e di fronte si apre nell’edificio un androne con una scalinata che porta a via San Martino ai Monti dove si apre un protiro con volta a botte romanica. Questo ingresso è chiuso e l’accesso è da via Santa Prassede. La Cappella di San Zenone è il sito in stile bizantino più importante di Roma. Di notevole pregio anche il tripudio di mosaici dell’abside con arco trionfale che risalgono al IX secolo.

Santa Prassede
Santa Prassede. Foto: Luciano Tronati

5. Santa Maria in Vallicella

Tre capolavori di Rubens, un affresco miracoloso, un quadro di Guido Reni entrato nell’iconografia su Filippo Neri e una meravigliosa cappella (marmi pregiati, pietre dure e madreperla) dedicata al Santo che dai romani è popolarmente chiamato “Pippo il buono” per la sua opera di assistenza ai pellegrini bisognosi che arrivavano nella capitale della cristianità da ogni dove. Questo e molto altro si trova all’interno della chiesa di Santa Maria in Vallicella, inestricabilmente legata alla figura di San Filippo Neri a cui fu affidata da Papa Gregorio XIII e che tutt’oggi è la sede della Confraternita dei Pellegrini e dei Convalescenti, opera nata dal “secondo Apostolo di Roma”. La chiesa fu ricostruita con dei lavori che iniziarono nel 1575 con Pietro Bartolini di Città di Castello e terminarono nel primo decennio del Seicento. L’interno è riccamente decorato andando contro le volontà del Santo che da vivo espresse la volontà di avere ambienti semplici e sobri. Sull’altare maggiore abbiamo una pala di Rubens, gli Angeli in Venerazione della Madonna che è comunemente considerata un capolavoro, affiancata da altre due sue tele raffiguranti dei santi. Le tre navate sono a volta e sulla cupola e sull’abside ci sono gli affreschi di Pietro da Cortona. L’affresco miracoloso raffigura una Madonna col Bambino che una volta colpita da un sasso sgorgò sangue, e divenne oggetto di devozione. Tanto che si rese protagonista di un secondo miracolo quano, racconta la tradizione, durante la celebrazione di una Messa una parte del tetto crollò e venne sostenuta dalla mano della Madre della Chiesa senza colpire i fedeli sottostanti.

Santa Maria in Vallicella
Santa Maria in Vallicella. Foto: Turismo Roma

6. Santo Stefano al Celio

Santo Stefano al Celio è la prima chiesa circolare di Roma, eretta in epoca paleocristiana in onore del primo martire della cristianità. Nascosta tra le mura e un giardino vi si accede da un portico a cinque arcate posticcio. Una volta entrati si vede l’altare al centro, circondato da una fila di 22 colonne ioniche disposte in circonferenza dal diametro di 22 metri e alta altrettanti 22 metri, il secondo anello è formato da 36 colonne e otto pilastri a T da cui partivano i muri che dividevano il terzo anello in altrettante aree divenute cappelle. Quattro di esse più profonde delle altre quattro alternate formavano la pianta a croce greca data anche dal gioco degli spazi e de volumi consistente nei piani sopra i 4 bracci della chiesta più alti degli altri 4 settori. Sui muri perimetrali interni vi è una trionfale (e anche cruenta) epopea dei martiri con 34 affreschi attribuiti a Niccolò Circignani detto il Pomarancio e Matteo da Siena dove sono rappresentate in modo particolareggiato le punizioni atroci inflitte ai martiri.

Santo Stefano al Celio
Santo Stefano al Celio. Foto: Turismo Roma

7. Quartiere Coppedè

In una Roma imperiale, rinascimentale e razionalista trova il suo posto anche un quartiere fuori, volutamente, da tutti gli schemi, che porta il passante a una modernità fatta di contaminazioni di tutti gli stili del passato: il quartiere Coppedè. Dall’estro e dal genio dell’architetto-decoratore che progettò nei primi del Novecento l’agglomerato fatto di 26 palazzine e 17 villini: il fiorentino Gino Coppedè. Bassorilievi, piani rialzati, balconi, corpi aggettanti, logge, edicole, torri, archi in un gioco di forme e colori, vetrate e legni intagliati, sculture e fontane, nel suo groviglio armonioso di stili artistici ed architettonici influenzati dal liberty all’Art Nouveau, dai modelli dell’arte classica al Barocco Coppedè aveva pensato questo quartiere come per sedi consolari e Ambasciate, per l’alta borghesia. Palazzi e villette che hanno nomi di animali o fate. Situato nel quartiere Nomentano, qui vicino c’è il famoso Piper, da cui uscirono dopo un concerto i Beatles e si buttarono nella Fontana delle Rane.

Quartiere Coppedè. Foto: Andrea Bertozzi
Quartiere Coppedè. Foto: Andrea Bertozzi

8. Santa Maria dell’Orto

Della splendida Santa Maria dell’Orto Finestre sull’Arte ha parlato qualche anno fa con un reportage particolareggiato: proviamo qui quindi solo a dare alcuni spunti per invogliare una visita in questo luogo fuori dai giri classici dei tour operator ma che merita ampiamente di essere conosciuta. Siamo a Trastevere e nell’area dove ora sorge c’erano degli orti, da qui il nome, e la sua edificazione nel finire del Quattrocento (durata oltre 70 anni) si deve alla venerazione cristiana di una immagine miracolosa della Madonna. Il progetto iniziale prevedeva la forma a croce greca che però Guidetto Guidetti, allievo di Michelandelo, modificò in croce latina classica a tre navate. Lo sfavillante barocco che si può ammirare all’interno ha nell’oratorio l’apice. È la chiesa dei... lavoratori di Roma: ha infatti origini popolari e fu costruita dalle loro antiche corporazioni, le “associazioni di categoria” del passato.

Santa Maria dell'Orto
Santa Maria dell’Orto. Foto: Wikimedia/LPLT

9. La Casina delle Civette

La sfarzosa Villa Torlonia con il suo parco e i suoi edifici è oggi fruibile al pubblico dopo l’opera di restauro e riqualificazione ad opera del Comune di Roma negli anni Settanta che nel lavoro di valorizzazione ha fatto della Casina delle Civette la sede di un museo dedicato alla vetreria artistica. Vocazione quasi naturale visto le splendide e uniche vetrate che qui si possono ammirare. Quella che vediamo oggi è una palazzina bizzarra, con i tetti a spiovente così ripidi da essere come quelli dei più lontani paesi nordici pur essendo nella calda Roma, con forme inconsuete e accostamenti temerari, in cui spicca su ogni altra cosa l’utilizzo del vetro con finestre colorate e disegnate in modo unico, opere di grandi artisti che si alternarono per 15 anni all’inizio del Novecento: Cesare Picchiarini su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi e Paolo Paschetto. Il progetto originario della Casina delle Civette è dei Giuseppe Jappelli del 1840 a cui seguirono trasformazioni negli anni Venti da parte di Vincenzo Fasolo con un impianto liberty, e al volere del principe Giovanni Torlonia doppiamo le decorazioni eclettiche con marmi, stucchi, maioliche, ferri battuti e appunto le celebri vetrate. Il museo ha raccolto una collezione che ne arricchisce il contenuto e lo rende unico nel suo genere.

La Casina delle Civette
La Casina delle Civette. Foto: Turismo Roma

10. La Piccola Londra

A Roma può succedere anche di ritrovarsi in una via dal sapore tutto londinese, con le classische villette a schiera a due piani una attaccata all’altra ma di colori tutti differenti, con il portoncino di legno e i tre gradini che scendono sulla strada attraverso il cancelletto di ferro battuto. È quello che accade in un vialetto pedonale di 200 metri che collega via Flaminia a via Vignola con 13 villette per lato, nella zona nota appunto come “i Villini”. Siamo fuori dal centro e l’idea di tirar su case British style fu, ad opera dell’architetto Quadrio Pirani, dell’anglo-italiano sindaco Ernesto Nathan nel 1913 quando, con la redazione del nuovo Piano Regolatore, volle provare con esperimenti urbanistici e architettonici a far diventare Roma una capitale dal respiro europeo creando una piccola città-giardino con edifici tutti uguali dotati di spazi verdi davanti e dietro ed alcuni anche lateralmente. Col passare degli anni alcuni Villini sono stati poi modificati (anzi tutti tranne quello n. 27) assumendo la connotazione londinese che ora ne fa una preminente caratteristica. Ne emerge così un angolo della città estemporaneo e fuori contesto che come altre situazioni rendono questa città ricca e variegata.

La Piccola Londra
La Piccola Londra. Foto: Pro Loco Roma

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Andrea Laratta

L'autore di questo articolo: Andrea Laratta

Giornalista. Amante della politica (militante), si interessa dei fenomeni generati dal turismo, dell’arte e della poesia. “Tutta la vita è teatro”.






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