Orvieto è una città situata in cima a una rupe di tufo, nel cuore dell’Umbria. Celebre per la sua storia millenaria e per il patrimonio artistico e culturale, Orvieto è avvolta da una particolare atmosfera medievale e rinascimentale. Il Duomo, un capolavoro romano-gotico racchiude al suo interno tesori come la Cappella di Brizio, un unicum artistico. Affrescata da Luca Signorelli, il Giudizio Universale, è una delle massime opere dell’arte rinascimentale italiana. Accanto al Duomo si trova invece il Museo dell’Opera del Duomo, che ospita opere d’arte tra cui dipinti di Simone Martini e Luca Signorelli. Orvieto è famosa anche per il suo passato ancora più lontano: le sue necropoli come quelle di Crocifisso, i suoi reperti romani custoditi all’interno del Museo Archeologico Claudio Faina raccontano la sua storia millenaria. I suoi sotterranei invece, un labirinto di gallerie e cisterne scavate nel tufo, narrano il racconto dell’approvvigionamento idrico della città attraverso i secoli. Il Pozzo di San Patrizio, una monumentale opera ingegneristica del XVI secolo, rappresenta invece l’ingegno che i cittadini di Orvieto hanno utilizzato nel garantire provviste di acqua anche durante i periodi di assedio. Se non hai mai visitato Orvieto, una città ricca di tesori storici e artistici, ti consigliamo 10 luoghi imperdibili per comprendere appieno la sua storia.
Il Duomo di Orvieto, capolavoro dell’architettura romanico-gotica italiana, rappresenta il simbolo della città ed è dedicato alla Vergine Maria assunta in cielo. La sua facciata è in stile gotico e la costruzione iniziata intorno al 1310 si concluse nel 1532. Internamente, è diviso in tre navate da colonne e pilastri; originariamente, dieci piccole absidi laterali ospitavano altari barocchi, ma questi furono rimossi alla fine del XIX secolo per ripristinare la struttura originaria del Duomo. La Cappella di San Brizio al suo interno è famosa per il ciclo di affreschi sulle Storie degli Ultimi Giorni, iniziato da Beato Angelico nel 1447 e completato da Luca Signorelli tra il 1499 e il 1504. Costruita nel XIV secolo, la cappella del Corporale prende invece il nome dalla reliquia del Sacro Lino del miracolo di Bolsena, custodita al suo interno. Nel 1357, la cripta del Duomo subì delle modifiche e le sue pareti furono decorate con affreschi. Tra questi spiccano rappresentazioni di due sante e un dipinto dell’Annunciazione risalente alla seconda metà del XIV secolo. Di fronte all’ingresso della cripta si trova invece la Crocifissione di Cola Petruccioli.
Nel 1527, durante il sacco di Roma, il papa Clemente VII trovò rifugio a Orvieto e commissionò a Antonio da Sangallo il Giovane la costruzione di un pozzo per garantire un approvvigionamento d’acqua in caso di assedio della città. Inizialmente noto come Pozzo della Rocca per la sua destinazione alla rocca fortificata, il pozzo acquisì successivamente il nome di Pozzo di San Patrizio nell’Ottocento. Il cambio di nome si basava sulla leggenda di San Patrizio, secondo la quale egli aveva accesso a un pozzo profondo che mostrava l’Inferno il Purgatorio e il Paradiso. Il progetto di Sangallo, influenzato dalla scala a chiocciola della Villa del Belvedere in Vaticano e dalla scala regia di Palazzo Farnese a Caprarola, si distinse per un sistema elicoidale di scalinate. Oggi è possibile scendere fino alle profondità del pozzo percorrendo tutti i 248 gradini che lo compongono.
Il Pozzo della Cava si trova in un complesso archeologico di nove stanze, con ritrovamenti che partono dall’epoca etrusca al Rinascimento. Al suo interno si trovano: una fornace medievale che conserva i resti del forno di cottura, frammenti di maiolica scartati per difetti di fabbricazione e attrezzi per la decorazione delle ceramiche; pozzi medievali chiamati butti utilizzati per smaltire ossa e rifiuti; una tomba; una cisterna etrusca, originariamente utilizzata per la raccolta dell’acqua piovana, impermeabilizzata con intonaco di cocciopesto; una cantina medievale che serviva per conservare il vino; i resti di una torre medievale costruita dai figli di Simone dei Filippeschi; una possibile necropoli rupestre. L’ultima sala del percorso era utilizzata in passato come cava di tufo. Il patrimonio archeologico è stato riportato alla luce dopo secoli di abbandono e dal 2023, è stato incluso nella Rete Mondiale dei Musei dell’Acqua dell’UNESCO.
Orvieto Sotterranea è oggi uno dei beni tutelati dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), programma che mira a preservare le bellezze del patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Le cavità della città sotterranea di Orvieto hanno restituito numerosi reperti storici, tra cui cisterne etrusche risalenti al V secolo a.C., testimonianze della colonizzazione etrusca che ha dato vita alla città di Velzna, antico nome di Orvieto. Tra i reperti ci sono anche cisterne medievali e rinascimentali, cunicoli etruschi utilizzati per l’approvvigionamento idrico, e pozzi butto medievali usati come discariche, nei quali sono stati ritrovati vasi antichi. I principali siti della Orvieto sotterranea aperti al pubblico includono; Orvieto Underground, il Pozzo della Cava e il Labirinto di Adriano.
Il Palazzo del Capitano del Popolo o Palazzo del Popolo risale ai primi anni ottanta del XIII secolo e si pensa che sia stato costruito su iniziativa della famiglia Neri della Greca su un preesistente palazzo papale del 1157. La torre campanaria risale al 1315 e in seguito, il capitano del popolo vi collocò la campana con incisi i simboli delle arti, ora situata sulla Torre del Moro. È stata la sede della prima assemblea cittadina dei rappresentanti del popolo e sede delle autorità cittadine durante il governo del libero Comune. Dal 1991 il palazzo ospita un centro congressuale e spazio polifunzionale per meeting ed eventi. La struttura, così come lo piazza in cui è collocato, ha sempre avuto un forte legame con la popolazione e le sue dinamiche sociali ed economiche. Diversi lavori hanno permesso di fare scoperte archeologiche negli scantinati del palazzo tra cui: un tempio del V secolo, un acquedotto, e una cisterna medievale.
La chiesa di San Giovenale, la più antica di Orvieto, fu costruita nel 1004 sopra i resti di una chiesa paleocristiana, la quale a sua volta era stata edificata su un preesistente tempio etrusco probabilmente dedicato a Tinia, Giove per gli Etruschi. La chiesa è dedicata a San Giovenale, primo vescovo di Narni, la cui effigie in pietra è posta sopra il portale laterale. Nella sua semplicità romanica, l’edificio è situato all’estremità della rupe, nel vecchio quartiere medievale. Le pareti della chiesa sono in parte ricoperte da affreschi che rappresentano i soggetti tipici della pittura medievale orvietana, nonostante molti di essi siano stati ricoperti di calce nel 1640. Dopo un recente restauro, le pareti della chiesa hanno riportato alla luce antichi affreschi e opere pittoriche risalenti alla seconda metà del Duecento e del Trecento, regalando al visitatore uno spaccato della storia della pittura ad Orvieto. All’esterno della chiesa, un’area di verde pubblico è al centro di un progetto comunale che intende riqualificare il verde, ricreando l’orto medievale di San Giovenale, un impianto di colture orticole e arboree ispirato alla tradizione monastica.
Il Museo Archeologico Claudio Faina, ospita una delle più importanti collezioni archeologiche d’Italia. La raccolta, formata nel corso dell’Ottocento, comprende reperti etruschi come ceramiche, bronzi, gioielli, reperti greci come vasi a figure nere e a figure rosse, e reperti romani. All’interno della struttura, si trova anche il Museo Civico Archeologico della città, con sculture di epoca etrusca e romana. Di particolare rilevanza sono le decorazioni del tempio del Belvedere, il cippo a testa di guerriero, la Venere di Cannicella e due sarcofagi. Nel 1957, fu istituita la Fondazione per il Museo Claudio Faina, con l’obiettivo di tutelare e promuovere la raccolta riunita dai conti Mauro ed Eugenio.
Risalente al XII secolo, la chiesa di Sant’Andrea è una delle più antiche di Orvieto, anche se la facciata presenta elementi moderni, frutto di aggiunte durante il restauro condotto nel 1926 dall’ingegnere Gustavo Giovannoni. Durante questo intervento, sono stati aggiunti elementi moderni alla facciata, come gli altorilievi nella lunetta del portale, la vetrata del rosone e le maioliche e terrecotte del nuovo portico. Annesso alla chiesa vi è anche un campanile dodecagonale. All’interno, la chiesa presenta una pianta a croce latina e una copertura a capriate lignee (tranne nell’incrocio tra il corpo principale e il transetto, dove si osservano volte a crociera sostenute da pilastri a fascio). , simile a quella dell’Abbazia di San Severo e Martirio. Da vedere il pulpito cosmatesco con le tarsie marmoree, resti di affreschi che vanno dal Tre al Seicento, oltre che la cripta che rivela le tracce delle precedenti fasi di utilizzo di questo luogo.
Il Museo dell’Opera del Duomo è composto da quattro piccoli spazi, tra cui la Cappella di San Brizio, la Chiesa di Sant’Agostino e la Libreria Albèri. Ciononostante, sono i Palazzi Papali a meritare una visita particolare, grazie alla loro raccolta di poche ma eccezionali opere esposte nella cosiddetta Stanza delle Meraviglie. Il percorso all’interno delle stanze attraversa il Duecento fino alla prima metà del Seicento e include opere come la Madonna del Bordore di Coppo di Marcovaldo del 1261, due dipinti di Simone Martini Madonna con Bambino e angeli del 1322-1324, e il Polittico di San Domenico del 1320-1321, e una Santa Maria Maddalena di Luca Signorelli del 1504.
La località prende il nome da un crocifisso cinquecentesco scolpito nel tufo, conservato in una cappellina sotto la zona di San Giovenale. Le prime notizie di ritrovamenti nella zona risalgono alla fine del Settecento, ma informazioni più dettagliate si riferiscono agli anni 1830-31. Un tratto distintivo della necropoli è la presenza di un gran numero di iscrizioni che testimoniano prenomi e gentilizi degli antichi abitanti di Orvieto. Le iscrizioni costituiscono probabilmente la testimonianza epigrafica etrusca di età arcaica più consistente, riferibile a un’unica comunità cittadina.