Un labirinto che non è un labirinto: il giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo


Nel giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo è possibile trovare un curioso labirinto che non ha ingressi né uscite. 

Un labirinto che orna il giardino di uno dei palazzi più belli dei Castelli Romani: è il labirinto di Villa Barberini, situato a Castel Gandolfo, tra i Colli Albani. Villa Barberini è tra le più interessanti ville pontificie di Castel Gandolfo, le residenze papali che punteggiano il Lago di Albano e che sono incluse nelle zone extraterritoriali in Italia della Santa Sede, cui furono concesse nel 1929 con i Patti Lateranensi. Villa Barberini sorge là dove in antico si trovava la villa dell’imperatore Domiziano: nel 1631 Taddeo Barberini, nipote di Maffeo Barberini (salito al soglio pontificio nel 1623 col nome di Urbano VIII), acquistò una residenza che era stata di monsignor Scipione Visconti e che aveva inglobato il poco che restava dell’antica villa imperiale. Taddeo Barberini ordinò la risistemazione della villa, e nel 1635 l’edificio poteva dirsi finalmente completato.

Il palazzo fungeva da residenza estiva e da luogo di rappresentanza per la famiglia Barberini, che desiderava uno spazio degno della propria posizione sociale e politica. Anche per questa ragione tutta l’area circostante venne trasformata in un meraviglioso giardino che ancor oggi rimane la principale attrazione di Villa Barberini per coloro che la visitano (i giardini del palazzo possono infatti essere visitati acquistando un biglietto online dai Musei Vaticani, che la gestiscono). Il giardino che vediamo oggi, tuttavia, è più recente: nel corso dell’Ottocento, infatti, Villa Barberini conobbe un periodo di degrado, e fu soltanto dopo la stipula dei Patti Lateranensi che il parco venne risistemato, con l’inserimento anche di giardini disegnati ex novo. Vennero promossi anche lavori per collegare il palazzo alle altre residenze pontificie: “si provvide”, scrive lo studioso Saverio Petrillo, “ad eseguire importanti lavori di consolidamento e ristrutturazione del palazzo pontificio per adattarlo alle nuove esigenze e ad effettuare i collegamenti tra le tre ville (Giardino del Moro, Villa Cybo e Villa Barberini) mediante il cavalcavia che unisce il tenimento Barberini con Villa Cybo e poi con la loggia che, da quest’ultima, conduce al palazzo al di sopra della pubblica strada, sull’arco dell’antica Porta romana”.

Il labirinto del giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il labirinto del giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il labirinto del giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il labirinto del giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani
Il giardino di Villa Barberini a Castel Gandolfo. Foto: Musei Vaticani

E in un giardino vasto come quello di Villa Barberini non poteva mancare un labirinto, anche se si tratta di un dedalo molto particolare, perché altro non è che un brano di giardino all’italiana che riprende le forme di un labirinto. Questo stile di giardinaggio, nato nel Rinascimento, si caratterizza per la sua simmetria, la ripartizione geometrica degli spazi, le siepi curate, la presenza di fontane, giochi d’acqua, statue classiche. Il labirinto, situato nella parte posteriore del palazzo, con vista lago, è una sorta di installazione geometrica di siepi di bosso (Buxus sempervirens) accuratamente potate per creare un percorso intricato, ma dove in realtà non c’è né un ingresso, né un centro. Va pensato come una sorta di quadrilatero, diviso in quattro settori che circondano una fontana centrale (alla quale s’arriva però da quattro vialetti che nascono fuori dallo spazio verde), con siepi che ricordano i meandri di un labirinto.

Si potrebbe dunque dire che i labirinti sono quattro, in realtà. E costituiscono una scenografia, più che un vero dedalo, una ripresa di motivi geometrici che si trovano anche in altri punti del parco, una sorta di ornamento che si distacca dall’idea del classico labirinto con un ingresso (o più ingressi), un centro, un’uscita. Un dedalo, insomma, che possiamo pensare studiato per deliziare gli ospiti, più che per divertirli o affascinarli. Le siepi, alte poco più di un metro, formano una serie di corridoi stretti e svolte inaspettate che creano tracciati ingegnosi. Anche il labirinto probabilmente risale alla risistemazione novecentesca, quando l’architetto Giovanni Momo realizzò i disegni per il giardino recuperato.

Il palazzo e i suoi giardini, come anticipato, sono aperti al pubblico, così che i visitatori possano apprezzare tutta la bellezza e la storia di questo luogo unico. Ma non solo: possono anche confrontare questo labirinto con quello di un altro palazzo che fu dei papi, il Quirinale. Anche lì, nei giardini, si trova infatti un labirinto, che a differenza di quello di Villa Barberini è percorribile, ha un centro, ed è stato pensato con l’obiettivo di invitare gli ospiti del palazzo a percorrerlo. Una passione, quella per i labirinti, che evidentemente doveva essere particolarmente diffusa nella corte papale.


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