Il Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio è ormai noto anche fuori dai confini nazionali per essere uno dei parchi più belli d’Italia. Anzi: nel 2013 ha ottenuto il riconoscimento di “Parco più bello d’Italia” mentre nel 2015 si è piazzato al secondo posto allo European Garden Award, superato solo dall’Herrenhäuser Gärten di Hannover, in Germania. E il suo fascino attira ogni anno oltre trecentomila visitatori. La storia contemporanea del Parco Giardino Sigurtà ha inizio nel 1941, quando Carlo Sigurtà, industriale del settore farmaceutico, acquista da Maria Paulon, moglie di un medico della zona, Cesare Sangiovanni, un terreno che nel Quattrocento era stato proprietà dei nobili Contarini di Venezia, che vi avevano impiantato una tenuta agricola, mentre tra Sette e Ottocento vide nascere il giardino all’inglese del marchese Antonio Maffei, che volle creare qui un parco romantico, grazie anche ai suggerimenti del grande poeta Ippolito Pindemonte che nel 1792 fu suo ospite. Il giardino, quando Sigurtà acquistò il terreno, era ormai irriconoscibile: fu grazie a lui che il parco venne riqualificato, con anche la ristrutturazione degli edifici ottocenteschi fatti costruire dal marchese Maffei (l’eremo, il castelletto, la grotta votiva), e ingrandito, passando dai 22 ettari originari agli attuali 60.
Il giardino venne infine aperto al pubblico nel 1978: inizialmente lo si poteva percorrere con apposite automobili, mentre dal 2000 in poi è visitabile soltanto a piedi. I visitatori entrano passeggiando nel Viale delle Rose, lungo un chilometro e da dove è possibile raggiungere tutti i punti di interesse del parco, come la passeggiata panoramica da cui si gode una splendida vista sulla valle del Mincio, il “Grande Tappeto Erboso”, un enorme prato senza alberi, i Giardini acquatici che si aprono con una vista sul castello di Valeggio sul Mincio, e poi ancora l’Eremo, fatto costruire nel 1792 da Antonio Maffei così come il castelletto, edificio neogotico dove i Sigurtà hanno anche accolto i loro ospiti. Nel frattempo la proprietà del parco, che ancor oggi è privato, è passata ai fratelli Giuseppe e Magda Sigurtà. Proprio Giuseppe Sigurtà, all’inizio degli anni Duemila, ha incaricato l’architetto e inglese Adrian Fisher di fornirgli una consulenza per realizzare il Labirinto del Parco Giardino Sigurtà. Fisher è uno dei più noti maze designer del mondo: ha ideato circa 700 labirinti sparsi per tutto il globo, e considera quello di Valeggio sul Mincio, disegnato dallo stesso Sigurtà assieme a lui, uno dei cinque migliori al mondo.
Ci sono voluti sei anni per aprire il labirinto, inaugurato nel luglio del 2011, su di un’area che in precedenza era adibita a parcheggio per corriere, al limite meridionale del parco (si raggiunge il labirinto percorrendo il Viale delle Rose). Il dedalo progettato nel 2005 da Adrian Fisher si estende su di una superficie di oltre 2.500 metri quadrati ed è realizzato interamente in tasso (taxus baccata delle taxacee), ospitandone circa 1.500 esemplari, provenienti dall’Olanda. Pianta dal colore verde scuro, molto utilizzata nell’ars topiaria perché longeva e particolarmente indicata per formare grandi siepi ornamentali che non richiedono cure particolari, raggiunge un’altezza variabile tra i 10 e i 20 metri, e anche nel labirinto del Parco Giardino Sigurtà ci si trova immersi dentro un dedalo dalle alti pareti vegetali. Rispetto al bosso, altra pianta tipica dei labirinti, il tasso consente di formare siepi meno fitte, di conseguenza l’impressione che si ha entrando in un labirinto di tasso è quella di essere in uno spazio meno opprimente e meno chiuso.
Parlando con l’ingegnere Ettore Selli, autore del libro Labirinti italiani, Giuseppe Sigurtà ha raccontato che l’ispirazione di impiantare un labirinto vegetale nel parco di famiglia gli è giunta dopo una visita al Palazzo Ducale di Mantova, osservando l’affresco del labirinto nella Sala dei Cavalli, un tempo dato a Lorenzo Leonbruno e oggi invece attribuito al tedesco Bartholomaus Dill Riemenschneider. “Da dove era meglio cominciare”, scrive Selli nel suo volume, “per disegnare un labirinto se non esistevano manuali di progettazione? Durante la nostra intervista Giuseppe Sigurtà mi ha raccontato, con grande umiltà e spontaneità, che dopo aver elaborato l’idea iniziò a viaggiare in tutta Europa per studiare i più famosi tracciati del vecchio continente con l’intento di carpire le regole mai scritte che si celano dietro all’arte dei labirinti. Da qui nasce l’anima europea del tracciato che non risponde a vincoli architettonici e botanici predefiniti, ma si dimostra quasi visionario, al pari del suo inventore, portando per la prima volta in Italia espedienti architettonici mai visti in precedenza”.
Quello del Parco Giardino Sigurtà è un labirinto multisoluzione, ovvero ci sono diverse vie per arrivare al centro. La struttura è geometrica e, anche se nel concetto è tipicamente italiana, nella realizzazione è d’ispirazione anglosassone: il modello, in particolare, è il labirinto di Hever Castle in Inghilterra, nel Kent. Come nel labirinto inglese (quello di Valeggio è tuttavia più grande), la struttura è a pianta quadrata e i corridoi esterni del dedalo sono rettilinei, ma poi la struttura si sviluppa secondo cerchi concentrici che conducono al centro del labirinto, dove si erge una torre ispirata a quella che si trova nel parco del Bois de Boulogne a Parigi, sormontata da una cupola e affiancata da due scale contrapposte che salgono a spirale e sono alte due metri e mezzo ciascuna. E dall’alto della torre è possibile ammirare tutto lo schema del labirinto.
A proposito di visuali dall’alto: una singolare peculiarità del labirinto del Parco Giardino Sigurtà è il suo sviluppo... verticale. Uno “schema 3D”, come lo ha chiamato Adrian Fisher: il dedalo veneto è infatti uno dei rari labirinti dove ci sono scale e passaggi sopraelevati che offrono al visitatore una visuale dall’alto del labirinto o almeno di una sua parte. Questi passaggi sono garantiti da rampe di metallo e non hanno eguali nel resto d’Italia, anche se ci sono esempi simili in labirinti che si trovano all’esterno. E il passaggio sopra a queste rampe è obbligatorio qualora si voglia raggiungere il centro.
La struttura del labirinto di Valeggio è stata studiata col preciso scopo di non essere troppo difficile per i visitatori. “Sii generoso nella stima del tempo di risoluzione”, avrebbe detto Fisher a Sigurtà, “così che chi lo visita riesca a risolverlo anche prima e possa conservarne un bel ricordo tanto da volerci ritornare”. In effetti, uno degli obiettivi di Sigurtà, ricordato anche in una intervista rilasciata nel 2021 alla guida Garden Route Italia, è da tempo quello di arricchire il suo labirinto per renderlo un’esperienza unica al mondo. Raggiunta la torre sarà possibile entrare in un tunnel che porterà al Museo dei Fossili, di prossima apertura, che raccoglierà i fossili collezionati da Carlo Sigurtà. Poi, per quanto riguarda la struttura, una prima idea è quella di aggiungere siepi mobili che modificheranno lo schema del labirinto al visitatore che quindi non si troverà a percorrere due volte gli stessi meandri. E poi un’altra idea, forse ancor più rivoluzionaria, è quella d’introdurre la dimensione del tempo nel dedalo, attraverso portali d’acqua che si attiveranno solo al secondo passaggio del visitatore e bloccheranno il suo percorso. “È un po’ la filosofia della vita”, ha detto Giuseppe Sigurtà: “se uno non tenta e non prova più di una volta, non riuscirà a ottenere il risultato”.
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