Un castello che sembra uscire da una favola, sopra una collina che guarda dall’alto il Po, nel mezzo delle colline del Monferrato. È il Castello di Gabiano, monumento storico di straordinaria importanza che, oltre che per le sue mura imponenti, per la vista sul grande fiume e per i pregiati frutti delle vigne che lo circondano, cattura l’immaginazione di ogni visitatore per il suo labirinto situato nel cuore del parco del castello.
Il Castello di Gabiano ha una storia antichissima. Lo si trova menzionato già nell’VIII secolo (come cortem magnam nomine Gabianam), è stato teatro di contese e passaggi dinastici che ne hanno modellato l’aspetto e il ruolo nella regione. Nel corso dei secoli, il castello fu dei marchesi di Monferrato (che lo ricevettero in dono nel 1164 da Federico Barbarossa), poi fu dei Gonzaga e infine nel 1622 passò al nobile genovese Agostino Durazzo, che lo trasformò in una dimora aristocratica con un carattere peculiare. Durazzo lo aveva ricevuto come compensazione di diversi debiti che la corte mantovana aveva contratto con la sua famiglia, e ancora oggi il Castello di Gabiano è proprietà di un nobile genovese, Giacomo Cattaneo Adorno Giustiniani, che in anni recenti ha continuato la ristrutturazione e la valorizzazione del castello.
Il labirinto del castello è una creazione più recente, voluta negli anni Trenta del Novecento dalla marchesa Matilde Durazzo Pallavicini e progettata dall’architetto Lamberto Cusani. Parte del progetto di restauro del castello, il labirinto venne concepito come elemento simbolico e decorativo, inserito con cura nella cornice naturale del parco. Le sue siepi di bosso disegnano un complesso intreccio di percorsi geometrici, che invitano a un’esplorazione intima e riflessiva.
I labirinti, nella loro accezione tradizionale, sono da sempre simboli di ricerca interiore e trasformazione. Al Castello di Gabiano, il labirinto rappresenta un esempio di dialogo tra uomo e natura: le rigide geometrie delle siepi sembrano voler mettere ordine nel caos naturale, sembrano voler evocare il tentativo umano di dominare e interpretare il mondo circostante. Passeggiare nel labirinto diventa così un’esperienza quasi meditativa: tale doveva essere secondo Matilde Durazzo Pallavicini. Percorrere i suoi sentieri ricorda le antiche narrazioni mitologiche, come il viaggio di Teseo nel labirinto di Creta, ma anche le riflessioni più moderne sul percorso della vita, fatto di scelte, ostacoli e traguardi. Il cuore del labirinto, il suo centro, diventa una metafora del raggiungimento della conoscenza o della pace interioe.
La scelta di posizionare il labirinto al centro del parco non è casuale: esso diventa il fulcro visivo e simbolico dell’intero complesso, invitando i visitatori a esplorare e riflettere. “L’ubicazione del labirinto nel cuore del parco”, spiega la guida del castello, “enfatizza il contrasto tra le linee rigide e geometriche dell’impianto del castello e la naturalità del parco, richiamando il concetto medievale di selva come labirinto naturale (parco) e labirinto come selva artificiale, dove la natura è rigorosamente manipolata e controllata dall’uomo”.
Il tratto peculiare di questo labirinto, al di là del suo stile neogotico, è il contrasto tra il suo tracciato, regolare, sviluppato in senso longitudinale, e il parco allestito secondo la passione per i giardini all’inglese d’inizio Novecento: l’ordine e il disordine, dunque, sono appaiati, il labirinto artificiale e quello naturale del bosco amplificano il senso di disorientamento.
Il Castello di Gabiano, oggi struttura ricettiva di lusso, non è solo un monumento storico ma anche un centro vitale per la cultura e l’enogastronomia del Monferrato. Le sue cantine, che hanno origini medievali, producono vini pregiati, frutto delle uve che crescono nei vigneti circostanti. Una visita al castello, aperto per la prima volta al pubblico nel luglio del 2024, offre l’opportunità di degustare questi vini in un ambiente che fonde la storia millenaria del sito con una visione moderna. E il labirinto del Castello di Gabiano è un luogo che incanta e invita a riflettere, un elemento del passato che parla al presente, che parla all’intimità di chiunque lo voglia percorrere.
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