Le Foreste casentinesi sono un luogo unico a cavallo tra Toscana e Romagna dove una natura senza pari fa da cornice a borghi medievali, antichi castelli, pievi e santuari dal fascino antico. Da sempre terra di passaggio di pellegrini e mercanti, le Foreste casentinesi sono state un luogo nevralgico e importantissimo per chiunque avesse il dominio su queste terre. Fin dai tempi degli etruschi, le foreste casentinesi hanno ospitato importanti insediamenti e il legname dei loro alberi è stato, secolo dopo secolo, una risorsa importantissima. Attraversando le Foreste casentinesi si avverte subito la forza dirompente della natura con un continuo contrasto tra il verde dei boschi e dei prati, che qui assume tutte le sfumature possibili dallo smeraldo fino al turchese, che si contrappone all’azzurro e al blu di cieli sempre limpidi. Tutto il Casentino, però, è anche una terra che conserva ed esalta un grande tesoro fatto di tradizioni, usi e costumi legati ai ritmi della civiltà contadina e silvo-pastorale, ma anche a una storia che qui è sempre stata con la “S” maiuscola. Terra di confine, il Casentino con le sue foreste sono state a lungo immutabili testimoni di scontri e battaglie per il dominio non solo delle loro grandi risorse naturali, ma anche di valici strategici. A testimonianza di tutto ciò restano ancora castelli, rocche e torri dal fascino unico, anche se a rendere celebre questi luoghi sono anzitutto i suoi santuari. Dall’eremo di Camaldoli fino a Chiusi della Verna dove, tra faggi e abeti, secondo la tradizione san Francesco ricevette le stimmate. Ecco dieci tappe imperdibili del vostro viaggio alla scoperta delle Foreste casentinesi e degli immediati dintorni nella Valtiberina.
Meta imperdibile per tutti gli amanti delle escursioni e della vita all’aria aperta, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi si estende a cavallo dell’Appennino tra Toscana e Romagna e ha nei 1.658 metri del Monte Falco e nei 1.654 del Falterona, là dove nasce l’Arno, le sue vette più importanti. Tutto il vasto territorio del parco si può visitare percorrendo suggestivi sentieri a piedi o in mountain bike, a cavallo e, in inverno, con gli sci e le ciaspole. In tutto i sentieri si estendono per circa 600 chilometri e offrono scenari unici che si possono apprezzare percorrendo percorsi in grado di dare soddisfazione tanto a chi è alla ricerca di itinerari più impegnativi quanto a chi vuole semplicemente rilassarsi passeggiando nella natura e respirando aria buona. Oltre ai vari percorsi di trekking, d’altronde, sono presenti nel territorio del parco 9 sentieri natura, brevi itinerari situati in zone facilmente accessibili. Da non perdere poi, sono il Giardino Botanico di Valbonella, nel Comune di Santa Sofia, l’Arboreto e il Museo Forestale “Siemoni” a Badia Pratagli e il Museo Forestale “Campadelli” a Campigna.
Chiusi della Verna contende al vicino Comune di Caprese Michelangelo il titolo di paese natale del grande artista, visto che nel 1475 il padre del genio del Rinascimento qui era podestà. Quello sulle orme del grande artista è però solo uno dei tanti percorsi che si possono seguire quando si va alla scoperta di Chiusi e del Casentino e del suo borgo ancora intatto. Il cuore di una visita da queste parti è in ogni caso necessariamente La Verna, la montagna sacra donata a san Francesco nel 1213 e che ancora oggi ospita uno dei più importanti santuari francescani. Luogo dotato di un misticismo unico, qui secondo la tradizione il Santo ricevette le stimmate e qui passava lunghi periodi durante l’anno. La costruzione del luogo di culto, immerso nel verde intenso delle foreste casentinesi, risale al 1216 quando fu posta la prima pietra della cappella di Santa Maria degli Angeli, detta anche “la Chiesina”. La costruzione della basilica maggiore iniziò invece solo nel secolo successivo, il suo interno a croce latina è a navata unica e qui vi sono custodite alcune delle terrecotte della famiglia Della Robbia. Il cuore del Santuario è invece la cappella delle Stimmate la cui parete centrale è ricoperta interamente dalla Crocifissione di Andrea della Robbia.
Borgo medievale perfettamente conservato, Anghiari offre al visitatore l’opportunità di andare a scoprire da vicino la quotidianità di un tempo passato. Racchiuso da mura di cinta duecentesche, il paese di Anghiari, in provincia di Arezzo, è un continuo susseguirsi di vicoli e vicoletti sui quali si affacciano le case del borgo medievale e gli antichi palazzi. A rendere celebre Anghiari è anzitutto la grande battaglia che si tenne nel 1440 tra fiorentini e milanesi e che fu immortalata in un’opera, andata perduta, da Leonardo da Vinci nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Oggi Anghiari rappresenta sicuramente una delle tappe da non perdere della vostra vacanza alla scoperta delle bellezze delle Foreste casentinesi grazie a un continuo susseguirsi di scorci suggestivi che aspettano solo di essere immortalati. Ricchissimo, come detto, è anche il patrimonio architettonico e artistico di Anghiari a cominciare dalla settecentesca chiesa di Santa Maria delle Grazie e poi ancora Palazzo Taglieschi con il suo museo statale che raccoglie diverse opere del Cinquecento fiorentino e, non ultimo Palazzo della Battaglia che ospita l’omonimo Museo.
Incastonato tra le colline che digradano lievi verso la valle del Tevere, Monterchi è un borgo molto suggestivo e caratteristico dove si possono respirare a pieni polmoni le atmosfere di questa terra magica. A rendere celebre Monterchi è soprattutto la presenza di uno dei capolavori di Piero della Francesca: la Madonna del Parto. Si tratta di un grande affresco risalente attorno al 1460 originariamente realizzato nella piccola cappella di Santa Maria Momentana a Monterchi. Oggi questo capolavoro è custodito all’interno di un museo appositamente costruito ed è ogni anno meta di tantissimi visitatori. Monterchi non è però solo la casa della Madonna del Parto, è un borgo caratterizzato da una forte identità dove ancora sono ben visibili le tracce del passato. Il centro storico è raccolto all’interno di belle mura medievali e in ogni angolo offre scorci suggestivi. Molto interessante è poi la chiesa dedicata al patrono del paese, San Simeone, che custodisce al suo interno o interessanti opere d’arte.
Poppi è il Casentino: cuore e simbolo di questo territorio, Poppi con il suo magnifico castello perfettamente conservato bene testimonia secoli di tradizioni e di storia di queste vallate. Il castello di Poppi è sicuramente uno degli angoli più immortalati di tutto il Casentino e con il suo profilo inconfondibile rientra a buon diritto tra gli edifici più celebri dell’intera Toscana. La costruzione del castello dei Conti Guidi risale alla fine del XII secolo, nel periodo in cui Poppi è ormai il capoluogo politico dell’intero Casentino, un ruolo che conserverà anche a partire dal 1440 quando inizierà il dominio della Repubblica fiorentina. Il castello è caratterizzato da una facciata a bifore, al centro della quale si stacca un’alta torre, e circondato da mura di cinta con merli guelfi e da un ampio fossato. Più volte restaurato e perfettamente conservato, il castello ospita al suo interno un museo e la biblioteca antica detta Rilliana, che prende il nome dal fondatore, il conte Rilli-Orsini, ricca di 25mila volumi antichi. Di assoluto valore è poi la cappella dei Conti Guidi che ospita un ciclo di affreschi trecenteschi attribuiti a Taddeo Gaddi, allievo di Giotto.
Questo piccolo paese di trova nel versante fiorentino del parco nazionale e deve il suo nome al pittore Andrea del Castagno, grande artista del rinascimento fiorentino a cui è dedicata una mostra permanente all’interno del centro visitatori del parco che ne ripercorre la vita e le opere. Castagno d’Andrea è però il luogo ideale per partire alla scoperta dei monti Falterona, Falco e Acuto. Da qui si snoda una fitta rete di sentieri che si addentrano nei boschi e salgono poi verso le cime seguendo percorsi adatti a tutti, sia agli escursionisti più esperti che a quelli alle prime armi. Come suggerisce lo stesso nome del paese, a dominare il paesaggio di queste terre è soprattutto la natura con i suoi mille colori e, in particolare, con le suggestive grandi “marronete”, boschi di castagni secolari coltivati secondo una tradizione che si tramanda di generazione in generazione per la produzione di marroni che solo alla base di tanti piatti e prodotti tipici di tutto il Casentino.
Questo piccolo gioiello circondato da tutti i lati dalla prorompente bellezza delle foreste casentinesi è il punto di partenza ideale per un viaggio alla scoperta della cascate dell’Acquacheta e del loro fascino unico. Da San Benedetto in Alpe si può seguire un facile sentiero che risale lungo il torrente fino ad arrivare alla sommità della cascata da dove si può ammirare un panorama senza pari che impressionò persino Dante Alighieri il quale nella Divina Commedia paragonò la “caduta” dell’Acquacheta alla cascata del fiume infernale Flegetonte che separa il settimo dall’ottavo cerchio dell’inferno. Non sono però solo le meraviglie del paesaggio a fare di San Benedetto in Alpe un must del vostro viaggio tra le foreste casentinesi, è lo stesso borgo a conservare piccoli e grandi tesori che attendono solo di essere svelati. Tra questi la gemma più splendente è sicuramente la grande abbazia benedettina che con il suo profilo austero è da secoli il centro della vita, spirituale e non, del borgo. Di origine medievale, durante la sua lunga vita l’abbazia ha subito diversi ampliamenti e restauri e conserva ancora oggi al suo interno tante bellissime opere d’arte.
Arte e spiritualità si incontrano a Caprese Michelangelo. Qui, all’interno dell’antico castello medievale, nel 1475 si ritiene nacque Michelangelo Buonarroti e sulla figura del genio del rinascimento, così come il vicino Comune di Chiusi della Verna, Caprese ha realizzato numerosi itinerari. A Caprese si trova in particolare ill Museo della Casa natale di Michelangelo che consente di compiere un viaggio indietro nel tempo fino alle origini del grande artista. Queste terre che separano due grandi fiumi come il Tevere e l’Arno sono abitate fin dai tempi antichi con già etruschi e romani che ne apprezzavano le ricchezze che la natura aveva da offrire. La storia di Caprese Michelangelo, così come quella dei borghi che lo circondano, è così molto lunga e ha visto passare non solo grandi artisti, ma anche sovrani e condottieri. Lo stesso San Francesco qui ha lasciato numerose testimonianze durante i suoi lunghi cammini fino al monte sacro della Verna.
Camaldoli è una comunità di monaci benedettini fondata più di mille anni fa da San Romualdo. Le sue due case, il Sacro Eremo e il Monastero, sono interamente circondate dalla foresta e trasmettono subito a chi arriva quelli che sono due dei principi fondamentali dell’esperienza monastica: la solitudine e la comunione. Le origini dell’eremo di Camaldoli vengono fatte risalire all’anno 1025 quando Romualdo dà il via alla costruzione rifacendosi alla spiritualità dei padri del deserto: monaci che si ritirarono fin dai primi secoli del cristianesimo nei deserti della Siria, della Palestina, dell’Egitto per vivere una quotidianità intessuta di preghiera, silenzio, solitudine e lavoro. L’eremo di Camaldoli è così un agglomerato di celle eremitiche con la chiesa per la preghiera comune. All’inizio le celle erano cinque, ora sono venti e sono distribuite su cinque file che si snodano oltre il cancello della clausura. La cella più recente risale al 1743. Oltre alle celle il complesso è composto da edifici comuni che ospitano la biblioteca, il refettorio, una piccola foresteria e degli spazi per gruppi, incontri e la preghiera personale. Il monastero, invece, è sempre stato un luogo aperto all’accoglienza di ospiti e pellegrini e, a partire dal secolo scorso, la foresteria è stata ristrutturata e si è dato il via a proposte di formazione culturale e spirituale, che costituiscono uno dei principali impegni dei monaci della comunità che vivono al monastero.
Bibbiena è il Comune più grande del Casentino e ne è considerato il capoluogo. Il paese sorge a circa 425 metri sul livello del mare e offre una visuale invidiabile non solo sulla vallata circostante, ma anche sull’intero massiccio del Pratomagno. Le origini di Bibbiena risalgono all’anno mille quando i vescovi aretini fecero edificare un castello che doveva essere l’avamposto del territorio di Arezzo su quello dell’alto Casentino dominato dai Guidi. L’11 giugno del 1289, giorno della Battaglia di Campaldino tra guelfi e ghibellini a cui partecipò anche Dante Alighieri, le truppe fiorentine assediarono il castello espugnandolo e poi dando il via al saccheggio e alla distruzione. Eventi tragici che si ripeterono diverse volte anche nei secoli successivi tanto che oggi le testimonianze architettoniche del periodo fortificato di Bibbiena sono poche. Questo non significa però che non manchino i motivi per dedicare una visita a questo bellissimo borgo. A partire dal XVI secolo comincia la grande rinascita di Bibbiena secondo uno stile prettamente rinascimentale come testimoniano i tanti eleganti edifici come palazzo Dovizi. Di fronte a questo si trova la chiesa di San Lorenzo dove spiccano due grandi terrecotte attribuite a Luca della Robbia il Giovane. La chiesa più importante di Bibbiena è invece quella della Propositura che conserva molte opere di alto valore artistico, di vario genere e che abbracciano un periodo che va dal XIII al XVII secolo. Da vedere è poi il Museo Archeologico del Casentino che si trova a palazzo Nicolini.