Carrara, la capitale mondiale del marmo, una città dalla storia millenaria, incastonata tra le cave sulle Alpi Apuane, città che si estende dai monti al mare, dominata dalla mole imponente del monte Sagro, la montagna sacra dei liguri apuani che furono i primi abitanti di queste terre. “Lunge per l’aria chiara / appar grande e soave / cerula e bianca / l’Alpe di Carrara, / cerula d’ombre / bianca di cave”: così la cantava Gabriele d’Annunzio, tra i tanti letterati e artisti che non hanno saputo resistere al fascino di questa città unica, fatta di marmo, e la cui vita ruota attorno al suo materiale più pregiato. Situata sulla riviera apuana, al confine con la Liguria, si trova nell’estremo nord della Toscana, ma di toscano ha solo l’appartenenza amministrativa: il suo centro storico, con le sue case colorate, ricorda più quelli della Liguria, gli abitanti parlano uno strano dialetto che è un misto tra ligure ed emiliano (ed è in effetti considerato dai linguisti un dialetto emiliano), e la sua storia è stata quasi sempre legata a quella della vicina Massa (insieme, Massa e Carrara erano i principali centri di uno Stato indipendente, il Ducato di massa e Principato di Carrara, nato nel 1473 e terminato nel 1836 quando i suoi territori finirono sotto Modena). Città particolare e poco nota, città ombrosa e affascinante, dai tanti volti nascosti, capitale dell’anarchia, colma di opere d’arte, ricca di testimonianze che la storia del marmo ha lasciato dietro di sé, Carrara merita sicuramente una visita per tantissimi motivi. Ve ne diamo almeno dieci, dato che la conosciamo molto bene (Finestre sull’Arte nasce proprio a Carrara): ecco i dieci luoghi che non dovete perdere durante la vostra visita a Carrara.
Famose in tutto il mondo, le cave di marmo formano una corona bianca che inghirlanda il centro storico di Carrara e i paesi a monte. L’estrazione del marmo ha una storia antica, che comincia con i romani, che utilizzarono il marmo apuano per molti dei più splendidi monumenti di Roma, dal Pantheon al Foro Traiano, dall’Arco di Domiziano alla Piramide di Cestio: all’epoca, veniva tirato giù dai monti con carri trainati da buoi e poi imbarcato al porto di Luni. Oggigiorno esistono oltre ottanta cave attive suddivise nei tre bacini marmiferi di Torano (che include anche quello di Pescina-Boccanaglia, talvolta considerato un bacino separato), di Miseglia e di Colonnata: le cave si trovano in quota, si raggiungono attraverso strade tortuose (alcune delle quali accessibili solo ai mezzi autorizzati), e possono essere a cielo aperto oppure sotterranee. Alcune cave si possono visitare, sempre tenendo presente che si tratta di luoghi di lavoro. Il marmo, ridotto in blocchi, viene poi trasportato a valle attraverso mezzi su gomma e poi caricato sulle navi del porto, che lo trasporteranno in tutto il mondo. Una parte invece rimane in loco per essere lavorata da artigiani e artisti (lungo l’elenco degli artisti contemporanei e antichi passati dalle cave, da Michelangelo a Canova fino ad arrivare al giorno d’oggi con nomi quali Maurizio Cattelan e Jeff Koons, che scelgono i laboratori di Carrara per le loro opere in marmo), ma il marmo ha diversi impieghi: in edilizia, in ambito urbanistico, nel design e nell’arredamento, nell’industria. Una visita alle cave, se si giunge a Carrara, non può mancare.
Il centro storico di Carrara, adagiato lungo le sponde del torrente Carrione, è uno dei più stratificati di questa zona della Toscana, e i suoi sviluppi urbanistici sono ben riconoscibili. Attorno al Duomo, alla centrale via Santa Maria e nei pittoreschi quartieri di Caffaggio e Grazzano si riconosce il nucleo medievale, quello più antico. Tra piazza dell’Accademia e piazza Alberica è invece possibile passeggiare per le strade del più ordinato nucleo rinascimentale, e infine l’area attorno a via Roma, via Verdi e via Cavour, dove sorgono molti dei palazzi più eleganti della città, è quella ottocentesca, che ha segnato l’ultima importante espansione del centro storico. Si cammina allora tra gli stretti vicoli medievali che partono da piazza del Duomo e si arrampicano verso la grande, ottocentesca piazza Gramsci (l’antica piazza d’Armi), ci si può trattenere in uno dei caffè di via Roma, la principale strada del centro, oppure si possono ammirare i palazzi sei e settecenteschi di via Loris Giorgi (come il particolarissimo Palazzo delle Cariatidi) fino ad arrivare a piazza del teatro, su cui sorge il neoclassico Teatro degli Animosi, o fino a piazza dell’Accademia, dominata da un altro edificio singolare, il Palazzo Cybo-Malaspina, diviso in due nuclei, la Rocca Malaspina, medievale ma ristrutturata all’inizio del Novecento, e il Palazzo del Principe, del XVI secolo (oggi è sede dell’Accademia di Belle Arti). Ma c’è molto di più da scoprire in uno dei centri storici più belli e seducenti della Toscana: basta semplicemente percorrere le sue strade.
Dedicato a sant’Andrea, il Duomo di Carrara viene menzionato per la prima volta nel 1099 ma forse la sua storia è ancora più antica. È uno degli edifici di culto più spettacolari della Toscana: costruito interamente in marmo, ha seguito almeno tre fasi di costruzione, una nell’XI secolo dipendente da modi parmensi, una tra il XII e il XIII secolo in cui prevale la direzione lucchese, e una nel XIV secolo caratterizzata dall’architettura pisana, ovvero quella che ha determinato lo stile della sua facciata in stile romanico-gotico con marmi a fasce bianche e nere, dove spicca lo splendido rosone trecentesco. All’esterno si ammirano il campanile del XIII secolo, in stile ligure, e i meravigliosi portali decorati da scultori parmensi, in stile romanico, ricchi di figure umane e animali, una vera Bibbia di pietra che continua anche all’interno. Quest’ultimo, austero, suddiviso in tre navate, conserva ancora il suo aspetto romanico-gotico e custodisce importanti opere d’arte: la croce dipinta della seconda metà del Trecento attribuita ad Angelo Puccinelli, le “Cassanelle”, ovvero il gruppo scultoreo di scuola pisana del XIV secolo che raffigura l’Annunciazione, e poi ancora il Martirio di san Ceccardo di Luciano Borzone, la statua della Madonna Assunta attribuita a Simone Moschino, la Madonna del Rosario di Giovanni Antonio Cybei, il gruppo della Madonna con santi di Andrea Guardi e molto altro. In piazza del Duomo, infine, si ammira la statua del Gigante, opera incompiuta di Baccio Bandinelli, commissionata come ritratto per Andrea Doria, ma poi rimasta a Carrara.
È il cuore monumentale del centro di Carrara. I lavori che portarono all’apertura di piazza Alberica iniziarono nel 1574 per volere del principe Alberico I Cybo-Malaspina, che volle trasformare un prato anticamente destinato al commercio del bestiame in una moderna piazza fiancheggiata da portici e palazzi. A forma di trapezio, si distingue per la sua pavimentazione, un selciato in marmo suddiviso in dieci settori (sei dei quali decorati con la ruota, simbolo di Carrara), e per gli eleganti palazzi che la chiudono su tutti i lati, a cominciare da quello più appariscente, Palazzo Del Medico, antica residenza dell’omonima nobile famiglia carrarese, oggi in parte destinato a private abitazioni e in parte, al piano nobile, sede culturale: si trova qui lo spazio Vôtre, dinamico centro d’arte contemporanea che organizza tutto l’anno mostre di grandi artisti nazionali e internazionali. Sul lato opposto spiccano il seicentesco Palazzo Pisani e, verso il ponte Baroncino, lo scenografico Palazzo delle Logge, altra antica residenza nobiliare (fu della famiglia Diana). Al centro della piazza si staglia invece il monumento a Maria Beatrice d’Este, duchessa di Massa e principessa di Carrara tra il 1790 e il 1796, e poi di nuovo tra il 1814 e il 1829: è opera dello scultore carrarese Pietro Fontana.
Via San Piero è uno dei vicoli più pittoreschi del centro storico: si trova nei pressi del Teatro degli Animosi, magnifico edificio neoclassico, ed è legata sia alla scena della street art, sia alla storia dell’anarchia (Carrara, come detto in apertura, è considerata la capitale italiana dell’anarchia perché qui il pensiero anarchico ha radici solide e diffuse, sia per la storia della città, legata alle dure condizioni di vita dei cavatori, sia per l’indole fiera e indomabile dei suoi abitanti). Ha sede qui la Cooperativa Tipolitografica, dove tuttora si stampano le voci più importanti dell’anarchismo italiano, e si trovano qui i murales di molti street artist, da quelli più famosi come Ozmo agli emergenti, i quali, a partire dal 2018, su iniziativa del Circolo dei Baccanali (grazie al suo progetto Adotta un vicolo), hanno reso via San Piero una specie di tempio dell’arte di strada nato e cresciuto in maniera libera e spontanea e diventato ben presto meta di tantissimi appassionati.
Si trova a circa tre chilometri dal centro storico, in viale XX Settembre, vicino allo Stadio. Il Museo del Marmo è il principale punto di riferimento per conoscere la storia del materiale che ha reso famosa Carrara nel mondo. È il primo museo pubblico della città e ha sede, fin dal momento della sua apertura nell’aprile del 1982, in un edificio che rappresenta uno dei migliori esempi italiani di architettura organica e che fu costruito tra il 1962 e il 1965 su progetto di Dante Petrucci ed Ezio Bienaimé. La struttura fu progettata inizialmente per ospitare la Mostra Nazionale del Marmo, poi divenne sede dell’Internazionale Marmi e Macchine e infine ritrovò la propria vocazione espositiva e diventò definitivamente, su coordinamento di Enrico Dolci che ne ideò il progetto museologico, sede del primo museo cittadino, interamente dedicato alla storia del marmo. Il percorso di visita si suddivide in aree tematiche: il visitatore conoscerà la storia del territorio e delle Alpi Apuane con l’aiuto di vari plastici geomorfologici e attraverso riproduzioni e suppellettili in marmo verrà evidenziata l’importanza che possiede il marmo per il territorio. Sono inoltre mostrate due antiche tecniche di trasporto dei blocchi di marmo a valle: la lizza trainata da due coppie di buoi e la carretta romana. C’è poi una sezione sull’archeologia romana e sul legame tra il marmo e la città di Luni, e una sull’archeologia industriale. Il museo possiede inoltre più di trecento campioni di grande formato dei più prestigiosi marmi commerciali disposti nella Marmoteca del Museo del Marmo, mentre la sala delle Applicazioni Tecniche, con l’allestimento della Terza Mostra Nazionale del Marmo del 1968, mostra come il marmo può essere utilizzato come elemento d’arredo o come rivestimento interno ed esterno di edifici. Quanto al panorama museale di Carrara, da citare anche il Museo d’Arte Contemporanea che ospita le raccolte d’arte comunali (per lo più sculture eseguite durante le Biennali di Carrara) e Palazzo Cucchiari, sede della Fondazione Giorgio Conti, che periodicamente ospita mostre d’arte antica di alto livello.
Una sorta di Staglieno in miniatura: è il cimitero monumentale di Marcognano che, nato come piccolo cimitero suburbano, tra il 1885 e il 1896 diventò un grande cimitero terrazzato per effetto degli interventi di Leandro Caselli. La sua struttura è interamente realizzata in marmo di Carrara. Si ammirano cappelle sontuose, che spesso assumono l’aspetto di templi negli stili più disparati, dai templi classici (come le cappelle Nicoli e Berring-Nicoli), neogotici (per esempio le cappella Cucchiari, Forti e Salvini). Ci sono addirittura cappelle, come la Mattioli e la Triscornia, in stile egizio. E naturalmente, Marcognano abbonda di opere d’arte: la più celebre è probabilmente l’angelo che orna la sepoltura di Mario Pisani e Clotilde Bernabò Corradi, ma affascinanti sono anche l’angelo della cappella Berring-Nicoli, che porta le mani al petto con aria affranta, il pensoso angelo in bronzo che orna la cappella Nicoli e quello a cavalcioni sulla tomba di Erminia Maggesi. Molto intensi, inoltre, il monumento alla giovanissima maestra Assuntina Dini, con epigrafe del poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, e il monumento ai cavatori caduti durante la tragedia del monte Bettogli nel 1911, quando una frana provocò la morte di dieci operai, alcuni dei quali giovanissimi.
Tutti avranno sicuramente sentito nominare Colonnata, associandola al suo prodotto più famoso: il lardo, il salume IGP prodotto nelle conche di marmo custodite nei laboratori artigianali che costellano questo caratteristico borgo di cavatori. Colonnata è la frazione a monte più alta della città, con i suoi 532 metri sul livello del mare (è raggiungibile in circa un quarto d’ora del centro storico di Carrara, attraverso una comoda strada che s’insinua attraverso le cave di marmo, regalando qua e là scorci e vedute memorabili), e mantiene intatto il suo aspetto antico, con i suoi palazzi sobri ma decorati in marmo, la sorprendente piazzetta centrale anch’essa tutta lastricata in marmo, la chiesa di San Bartolomeo (da vedere all’interno il crocifisso cinquecentesco di probabile scuola michelangiolesca), il monumento al cavatore realizzato nel 1983 da Alberto Sparapani. E per finire, una sosta in una delle tante larderie per assaggiare l’imperdibile lardo di Colonnata.
È la chiesa della frazione di Avenza, che si trova tra il centro storico e Marina di Carrara (anticamente era ad Avenza che arrivava il litorale). Sorge non lontana dalla trecentesca Torre di Castruccio (che è quanto resta della fortezza fatta costruire ad Avenza dal condottiero Castruccio Castracani tra il 1319 e il 1328), e risale al XII secolo (è menzionata per la prima volta nel 1187), anche se l’aspetto attuale è seicentesco. L’interno conserva opere di pregio, tra cui la Madonna col Cardellino del Maestro di Barga, opera del XV secolo in antico parte di polittico, e soprattutto lo splendido Trittico Ringli, opera del Maestro di Sant’Ivo raffigurante san Pietro in trono tra sant’Antonio abate e Maria Maddalena: si tratta di un prezioso trittico del 1438, commissionato per la chiesa di Avenza dal capitano di ventura svizzero Peter von Johanns Ringli, e poi uscito dalla chiesa già nel Quattrocento. Ricomparso sul mercato nel 2019, è stato protagonista di una bella storia dal lieto fine, dal momento che la parrocchia di Avenza, per acquistarlo e farlo tornare a casa, ha avviato una sottoscrizione popolare con la quale si è raggiunta la cifra necessaria per riportare l’opera nella chiesa dove mancava da secoli. È una delle opere più pregevoli che si trovino nel territorio comunale di Carrara.
Frequentata stazione balneare, meta di un vivace turismo estivo, Marina di Carrara è anche la frazione più popolosa del Comune di Carrara, celebre per il porto da cui partono i marmi (uno dei principali scali mondiali per la movimentazione del marmo e delle pietre naturali, ma da qualche tempo svolge anche funzione di porto passeggeri, essendo tappa intermedia di crociere), per la sua lunga spiaggia di sabbia fine, ma anche per il suo lungomare e per la passeggiata del porto, da cui è possibile godere una splendida vista sulle Alpi Apuane e sulle cave di marmo, oltre che fermarsi a guardare romantici tramonti sul mare. Una curiosità: nell’ottocentesca parrocchiale della Sacra Famiglia, che sorge sul lato corto della centrale piazza Gino Menconi, si possono ammirare quattro opere del Seicento fiorentino che sono qui da decenni in deposito dagli Uffizi: la Madonna del Rosario attribuita a Jacopo Vignali, il Riposo durante la fuga in Egitto attribuito ad Anton Domenico Gabbiani, i Santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, opera attribuita a Giovanni Domenico Ferretti, e il San Filippo Benizzi attribuito a Francesco Curradi.
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