Una ricca selezione di capolavori di Joaquín Sorolla: com'è la mostra del centenario a Valencia


Recensione della mostra “Colección Masaveu. Sorolla”, a cura di María Soto Cano (a Valencia, Museo de Bellas Artes, dal 29 giugno al 1° ottobre 2023).

La scena artistica internazionale si sta riappropriando della pittura di Joaquín Sorolla y Bastida, e anche l’Italia ha recentemente riscoperto uno dei maggiori protagonisti della pittura spagnola moderna, grazie alla mostra organizzata a Palazzo Reale a Milano nel 2022 e quella che si è conclusa poco tempo fa all’Accademia di Spagna a Roma. Ma numerose altre sono state le mostre in tutto il mondo che si sono consumate negli scorsi anni dedicate al pittore valenciano; questa vivacità espositiva sta quindi dissipando quel velo di nebbia che per lunghi decenni ha offuscato il nome di Sorolla al di fuori della Spagna, benché in vita fosse stato un artista celebrato e ricercato dall’élite di mezza Europa e America.

La valorizzazione di Sorolla non è però casuale, e risponde a un’assennata politica di valorizzazione della sua arte, promossa dai musei e dalle fondazioni spagnole in vista del centenario della sua morte, che ricorre proprio quest’anno e che culmina con alcune importanti mostre che si alternano per tutto il 2023 sull’intero territorio spagnolo. Il progetto dal nome Any Sorolla, attraverso un programma ampio mira ad avvicinare alla figura del pittore valenciano un pubblico più ampio possibile e di fornire nuovi contenuti per l’approfondimento e la conoscenza del lavoro di Sorolla. Probabilmente l’apice di queste celebrazioni è la mostra al Museo di Belle Arti di Valencia, dal titolo Collezione Masaveu. Sorolla. L’esposizione, inaugurata il 29 giugno, vuol rendere omaggio al pittore attraverso i 46 capolavori provenienti dalla Fondazione Maria Crina Masaveu Peterson, la realtà privata con il maggior numero di opere del pittore valenciano; resterà aperta fino al 1° ottobre 2023.

La rassegna è stata curata da María Soto Cano, conservatrice della Fondazione, e trova spazio nella Sala Joanes del Museo di Belle Arti della città natale dell’artista. È suddivisa in quattro sezioni, che coprono l’intera carriera dal 1882 quando Sorolla aveva diciannove anni e si trovava nel pieno della sua formazione, fino al 1917, appena tre anni prima che il pittore venisse colpito da un ictus che lo costrinse a smettere di dipingere. La mostra si avvale poi di un suggestivo allestimento: infatti, le opere del pittore spagnolo disposte in unico arioso ambiente, sono ordinate su più file e collocate sopra i cavalletti di cristallo inventati dall’architetta italo-brasiliana Lina Bo Bardi e sperimentati nel lontano 1968 al Museo d’Arte di San Paolo in Brasile, rendendolo un caso studio museografico. Le opere sembrano fluttuare sui loro supporti di vetro, e i cavalletti con la loro superficie trasparente non chiudono la visuale del visitatore, ma all’opposto permettono di abbracciare l’intera sala con un solo sguardo, alleggerendo lo spazio e infondendogli brio e vitalità. Inoltre, sebbene organizzato in sezioni, questo allestimento permette al pubblico di costruire il proprio percorso senza imporre un itinerario prestabilito.

Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz
Allestimenti della mostra Colección Masaveu. Sorolla. Foto: Santi Ortiz

Grazie a questo progetto museografico, ancora sorprendente oggi, grande risalto è dato al retro delle opere, il quale viene valorizzato anche dalle didascalie. Quest’ultime permettono di approfondire i supporti usati da Sorolla per le sue pitture, le tecniche di lavorazione, firme, annotazioni, e altre curiosità. Tale espediente espositivo trova un perfetto connubio con l’artista che ha fatto della joie de vivre e della poesia della calda luce del Mediterraneo e delle esplosioni coloristiche la sua cifra più tipica. Grazie a questo gioco di trasparenza la sala espositiva è inondata da un’orgia di briose cromie, che investono il visitatore fin dai suoi primi passi in mostra e che lo accompagnano per tutta la durata della stessa. La qualità dei capolavori della Collezione Masaveu così esaltata permette poi al visitatore di farsi un’idea quanto più completa dell’artista spagnolo.

Nato nel 1863, a pochi metri da uno dei monumenti più noti di Valencia, la Lonja della seta, l’artista ebbe un’infanzia certo non facile, rimase infatti orfano di entrambi i genitori ad appena due anni d’età e crebbe quindi con gli zii, e appena tredicenne iniziò a frequentare una scuola serale di disegno per artigiani.

Due anni dopo si iscrisse, sempre nella sua città, all’Accademia di Belle Arti di San Carlo. Oltre ai primi rudimenti, la sua formazione passò attraverso due canoniche tappe dell’epoca: la copia degli antichi maestri che lo portò ovviamente anche a visitare e confrontarsi con i capolavori custoditi al Museo del Prado; e un apprendistato all’estero, che poté coronare grazie a una borsa di studio concessa dal Concilio provinciale di Valencia. Questa gli permise di espandere i suoi studi prima a Roma tra il 1885 e il 1888 e poi di passare sei mesi a Parigi, oltre a numerose altre visite in Italia.

La prima sezione della mostra annovera cinque opere che ci rivelano come i suoi esordi siano caratterizzati da un frequente uso di tinte scure, benché l’artista spagnolo sia passato alla storia come il pittore della luce e del colore. La passione per il nero in particolare, ideale per esprimere temperature emotive ma anche per dar vita a composizioni di sobria eleganza, viene desunta da Sorolla dai grandi maestri della tradizione spagnola: Velázquez, El Greco e Goya. In mostra è esposta proprio una copia del valenciano del celebre capolavoro di Diego Velázquez, il Ritratto di Maria Anna d’Austria. Si conoscono diverse copie dal pittore nato a Siviglia che Sorolla trasse tra il 1881 e 1884 quando frequentava quotidianamente il Prado, ma questa è l’unica che ne replica fedelmente anche le dimensioni, non limitandosi invece a proporre una versione di formato ridotto. Un altro brano, Últimos sacramentos. Carlos V en Yuste, dipinto nel 1882 è un bozzetto che ci riferisce l’interesse del valenciano per la pittura di tematica storica, in cui le ultime ore dell’imperatore del Sacro Romano Impero vengono raccontate in una composizione dalla tavolozza piuttosto lugubre, ma certo non priva di gusto per l’aneddotica. Ancora fortemente improntata ai canoni romantici è anche l’opera Il Bacio di Faust, una commissione di tema letterario che egli dipinse durante il suo soggiorno ad Assisi.

“Coprendo un arco cronologico così ampio”, ha affermato la curatrice, “la mostra ci permette di vedere molto bene l’intero sviluppo della pittura di Joaquín Sorolla, l’evoluzione tecnica, tematica, cromatica e illuminotecnica di questo pittore” . E in effetti le opere della seconda sezione, quelle della prima maturità del pittore spagnolo che inizia intorno al 1894, si distaccano da quelle degli esordi per un ritrovato gusto per soluzioni desunte in linea con quelle adottate dal naturalismo, e per una gamma cromatica sempre più raggiante, anche grazie all’esempio fornito dagli Impressionisti. In questa fase, l’interesse dell’artista è catalizzato da soggetti di tematica sociale e popolare, come nello splendido quadro El Mamón del 1894. L’opera riflette l’influenza del pittore andaluso José Jiménez Aranda (1837-1903), riferimento importante per Sorolla dopo il suo trasferimento a Madrid.

Joaquín Sorolla, Elaboración de la pasa. Jávea (1900; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Elaboración de la pasa. Jávea (1900; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Playa de Valencia (1902; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Playa de Valencia (1902; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Niños en la playa. Estudio para Verano (1904; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Niños en la playa. Estudio para “Verano” (1904; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, La familia de don Rafael Errázuriz Urmeneta (1905; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, La familia de don Rafael Errázuriz Urmeneta (1905; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Mi mujer y mis hijas en el jardín (1910; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla
Joaquín Sorolla, Mi mujer y mis hijas en el jardín (1910; olio su tela; Colección Masaveu) Joaquín Sorolla © Fundación María Cristina Masaveu Peterson. Foto: Marcos Morilla

Nel quadro è mostrata l’intimità di una scena famigliare, dove l’attenzione è focalizzata da una nuova nascita, perno attorno a cui si sviluppa l’intera composizione. L’attento realismo descrittivo viene mitigato da una virtuosa resa della luce, che penetrando dalle finestre del fondo scandisce lo spazio e plasma le figure, colte in una relativa oscurità. In opere come La vuelta de la pesca e ¡Triste herencia! il leitmotiv del mare schiumante, colto en plein air, che renderà poi così celebre la pittura di Sorolla, fa da sfondo a scene molto diverse tra loro. Nella prima, l’intreccio di forza animale e umana è reso con un cristallino nitore, mentre la seconda tela mostra un’indagine svolta sui corpi di bambini poliomielitici, evocati attraverso pennellate rapide e fluide. La sezione più ricca e meglio rappresentata è quella della maturità, collocabile tra il 1900 e il 1910, periodo che decreta il successo dell’artista. Sono 28 le opere di questa sezione, e molte hanno come soggetto il mare e le dorate spiagge di Valencia, come Niños en la playa Estudio para «Verano», immagine simbolo della mostra, Playa de València del 1902, Niños en la playa e Cosiendo la vela, del 1904. In questo periodo, Sorolla mise a punto il suo stile più tipico, denotato da una pennellata veloce e corposa che si distende in macchie di colore, mentre le sue composizioni sono costruite su inquadrature fotografiche, con una visione diagonale, che scandaglia con maggior forza la profondità.

Alcune opere degli ultimi anni testimoniano il gradimento internazionale che ottenne la produzione di Sorolla: nel 1909 la Hispanic Society di New York ospitò una grandiosa mostra del pittore valenciano, evento che richiamò oltre 160 mila visitatori in poco più di un mese. L’anno dopo, la stessa organizzazione chiese se al pittore di realizzare un ciclo a rappresentazione della storia spagnola e portoghese. Di questa monumentale commissione la mostra espone alcuni lavori preparatori, tra cui la tela dipinta nel 1912 Pescadores de Lequeitio, una rappresentazione allegorica dei Paesi Baschi, e Vista de Toledo, invece per la Castiglia.

L’appuntamento valenciano, proposto al pubblico gratuitamente, si attesta come uno dei più importanti eventi espositivi spagnoli del 2023, e grazie alla straordinaria qualità dei capolavori rappresentati e il suggestivo allestimento si configura come una straordinaria esperienza, in cui immergersi nella luce mediterranea, di cui Sorolla custodiva l’intimo segreto. Inoltre, nello stesso Museo di Belle Arti di Valencia, il visitatore non sufficientemente sazio potrà cercare un discreto numero di altre opere esposte della collezione permanente. Si tratta quindi di un’occasione davvero unica per conoscere l’artista che seppe più di tutti “catturare la vera essenza della Spagna, attraverso le sue opere che trasmettono una sensazione unica di calore e vitalità”.


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Jacopo Suggi

L'autore di questo articolo: Jacopo Suggi

Nato a Livorno nel 1989, dopo gli studi in storia dell'arte prima a Pisa e poi a Bologna ho avuto svariate esperienze in musei e mostre, dall'arte contemporanea, alle grandi tele di Fattori, passando per le stampe giapponesi e toccando fossili e minerali, cercando sempre la maniera migliore di comunicare il nostro straordinario patrimonio.





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