La luce e il mare di Joaquín Sorolla a Milano. Com'è la mostra di Palazzo Reale


Recensione della mostra “Joaquín Sorolla. Pittore di luce”, a Milano, Palazzo Reale, dal 25 febbraio al 26 giugno 2022.

Quella che Palazzo Reale di Milano dedica a Joaquín Sorolla y Bastida (Valencia, 1863 - Cercedilla, 1923), grande pittore spagnolo vissuto tra Otto e Novecento, celebre soprattutto per le sue scene di vita marina e per le sue spiagge inondate di straordinaria luce e di riflessi cristallini, si propone essere la prima esposizione monografica in Italia che copre l’intera attività dell’artista e tutti i temi affrontati nella sua produzione attraverso sessanta opere magistrali e cinque sezioni tematiche. In effetti già nel 2012 Palazzo dei Diamanti a Ferrara aveva dedicato una mostra a Sorolla, dal titolo Sorolla. Giardini di luce, ma i curatori Tomàs Llorens, Blanca Pons-Sorolla, María López Fernández e Boye Llorens si erano concentrati sulla produzione della piena maturità e in particolare sulle opere nate dalla fascinazione per il tema del giardino e dall’incontro con l’Andalusia, che sarebbe poi sfociata nella creazione del suo giardino d’artista realizzato nella nuova casa di Madrid, l’attuale Museo Sorolla; la stessa fascinazione che aveva portato anche il maestro dell’impressionismo francese Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) a creare nella sua casa di Giverny quel suo rigoglioso e poetico giardino che attira ancora oggi migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Joaquín Sorolla. Pittore di luce, questo il titolo della rassegna milanese visitabile fino al 26 giugno 2022 che sottolinea anche in quest’occasione il preponderante ruolo della luce nella pittura di Sorolla; nel suo saggio del catalogo Consuelo Luca de Tena, una delle curatrici, afferma: “È curioso che Sorolla sia diventato noto come ‘il pittore della luce’, dato che, ai suoi tempi, l’interesse per la luce era un denominatore comune a tutti i pittori, anche se lui fu probabilmente l’unico ad accettare la sfida posta dalla luce violenta del Levante spagnolo con il sole a picco e in piena estate... Lo stesso Monet dirà del valenciano che era un gaudente della luce”. Curata da Micol Forti e Consuelo Luca de Tena in collaborazione con Blanca Plons-Sorolla, pronipote del famoso artista, la monografica ha tra le sue ragioni, presentate ai visitatori in un pannello introduttivo, quella di raccontare un’esperienza artistica “nella quale lo studio della luce rappresenta la via maestra del rinnovamento verso l’elaborazione di un linguaggio pittorico immediato, spontaneo e raffinato”, che il pubblico ha ben visibile già nella prima sala che accoglie lo straordinario capolavoro conservato alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, Cucendo la vela, e poi proseguendo in Triste eredità! e nel ritratto del suocero Antonio García sulla spiaggia, ma in particolare nelle sezioni dedicate al mare, grande costante nella sua produzione artistica da buon valenciano nato e cresciuto in riva al mare, e ai giardini, in cui ha modo di portare avanti la sua quasi ossessiva ricerca sulla luce iniziata tra le onde del mare e qui invece filtrata attraverso la vegetazione o riflessa in vasche facenti parte dell’architettura dello spazio esterno.

Sala della mostra Joaquín Sorolla. Pittore di luce
Sala della mostra Joaquín Sorolla. Pittore di luce
Sala della mostra Joaquín Sorolla. Pittore di luce
Sala della mostra Joaquín Sorolla. Pittore di luce
Sala della mostra Joaquín Sorolla. Pittore di luce
Sala della mostra Joaquín Sorolla. Pittore di luce

Attraverso le sue cinque sezioni tematiche, la mostra vuole ripercorrere l’evoluzione artistica del pittore, partendo dai temi sociali ai ritratti, dalle vedute di mare ai giardini per arrivare al lungo e ambizioso progetto delle Visioni della Spagna commissionato dall’Hispanic Society of America. Visitando l’esposizione di Palazzo Reale il pubblico entra nell’universo di Sorolla, dai suoi esordi al raggiungimento di un grande successo che lo porterà nella metropoli newyorchese. Il percorso espositivo ha inizio con l’Autoritratto del 1900 in cui l’artista si raffigura in un momento di pausa dalla sua attività: si trova nel suo studio circondato dai suoi disegni e indossa il camice bianco da lavoro aperto, sotto al quale si nota un abito grigio. È un ritratto in cui esibisce la propria identità di pittore, lui che nella sua vita non avrebbe mai voluto essere altro che pittore, come rispose a un giornalista durante un’intervista in età matura: realizzò l’autoritratto nello stesso anno in cui vinse il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi ed è quindi un dipinto in cui si mostra fiero dell’importante risultato raggiunto, ma prima di giungere a quel riconoscimento passarono anni e realizzò varie opere che inviò alle grandi esposizioni nazionali e internazionali per cercare di affermarsi come artista.

In questi contesti era particolarmente diffuso il tema sociale, e quindi negli anni Novanta dell’Ottocento Sorolla cominciò a eseguire dipinti sugli aspetti più veri e più crudi della Spagna contemporanea; influenzato dall’amicizia con Vicente Blasco Ibañez, autore di romanzi sulle condizioni di miseria dei pescatori e dei contadini valenciani, prese a raffigurare scene ambientate in interni e en plein air sulle tematiche della prostituzione, della povertà e della disabilità. Ne sono esempi in mostra Tratta delle bianche che rappresenta quattro giovani prostitute insieme alla loro procuratrice che all’interno di un vagone di un treno di terza classe si sono addormentate sfinite: era infatti abituale nella Spagna del tempo lo spostamento di prostitute molto giovani da una casa di lavoro a un’altra attraverso la ferrovia, o Triste eredità che racconta l’idea diffusa secondo cui i figli del vizio e dell’alcolismo nascessero con deformità e disabilità; fu quest’ultimo dipinto che gli valse il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi. Entrambe opere di forte carica emotiva, ma il netto cambiamento si avverte in opere come Ritorno dalla pesca, presentata al Salon de la Societé des Artistes Français, premiata con una medaglia di prima classe e acquistata dallo Stato per il Palais du Luxembourg, e nel monumentale Cucendo la vela: dipinti in cui Sorolla rappresenta scene di vita del lavoro umile dei pescatori, senza alcun tipo di denuncia e caratterizzate da una forte naturalezza del quotidiano, nonché da uno straordinario utilizzo della luce che si riflette sui corpi, sull’acqua e sulla grande tela bianca che le mogli dei pescatori stanno rammendando in un patio luminosissimo e in totale armonia.

Joaquín Sorolla, Autoritratto (1900; olio su tela, 91,5 x 72 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Autoritratto (1900; olio su tela, 91,5 x 72 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Tratta delle bianche (1894; olio su tela, 166,5 x 195 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Tratta delle bianche (1894; olio su tela, 166,5 x 195 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Sonnellino in barca (1895; olio su tela, 45,5 x 66,5 cm; Genova, Musei di Nervi, Raccolte Frugone)
Joaquín Sorolla, Sonnellino in barca (1895; olio su tela, 45,5 x 66,5 cm; Genova, Musei di Nervi, Raccolte Frugone)
Joaquín Sorolla, Cucendo la vela (1896; olio su tela, 222 x 300 cm; Venezia, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro)
Joaquín Sorolla, Cucendo la vela (1896; olio su tela, 222 x 300 cm; Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro)
Joaquín Sorolla, Triste eredità! (1899; olio su tela, 212 x 288 cm; Valencia, Colección Fundación Bancaja)
Joaquín Sorolla, Triste eredità! (1899; olio su tela, 212 x 288 cm; Valencia, Colección Fundación Bancaja)
Joaquín Sorolla, Ritorno dalla pesca (1904; olio su tela, 45 x 75,3 cm; Genova, Musei di Nervi, Raccolte Frugone)
Joaquín Sorolla, Ritorno dalla pesca (1904; olio su tela, 45 x 75,3 cm; Genova, Musei di Nervi, Raccolte Frugone)
Joaquín Sorolla, Mia moglie  e i miei figli (1897-98; olio su tela, 160 x 150 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Mia moglie e i miei figli (1897-98; olio su tela, 160 x 150 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Clotilde e la Venere di Milo (1897-98; olio su tela, 58,5 x 47,6 cm; Valencia, Museo de Bellas Artes)
Joaquín Sorolla, Clotilde e la Venere di Milo (1897-98; olio su tela, 58,5 x 47,6 cm; Valencia, Museo de Bellas Artes)

L’attenzione per la luce è certamente influenzata dall’Impressionismo che conobbe a Parigi e con cui condivideva vari aspetti, come la pittura dal vero, l’applicazione dei colori per giustapposizione senza mescolarli, la volontà di catturare la luce in diversi momenti della giornata per trasferirla sulla tela, in particolare nelle marine dove la superficie dell’acqua offriva l’occasione giusta per lo studio dei riflessi e dei colori cangianti, che si espandevano anche sui corpi dei bambini festanti e gioiosi bagnati dall’acqua. A differenza degli impressionisti però Sorolla aggiungeva il disegno (veloci schizzi preparatori senza un contorno definito che racchiude la figura) e la corporeità data dal movimento della figura stessa, di cui era maestro il pittore svedese Anders Zorn; di Velázquez, della cui arte rimase affascinato durante la sua visita al Museo del Prado, ammirava invece la fusione tra la figura e lo spazio circostante in un’atmosfera che unifica l’immagine. In linea con questi presupposti realizza le sue celebri scene marittime che raffigurano la vita quotidiana dei pescatori, come in Ritorno dalla pesca e Sonnellino in barca, e soprattutto i giochi infantili dei bambini che corrono sulle spiagge assolate, saltano e nuotano nell’acqua, giocano con barchette, si divertono sulla riva, esprimendo tutta la loro vivacità e la loro spontaneità. In mostra espressi in opere come Spiaggia di Valencia al mattino, Idillio al mare, La barchetta, Pomeriggio sulla spiaggia di Valencia.

Oltre alle spiagge valenciane, Sorolla ha occasione di dipingere anche sulle spiagge di Biarritz, sulla costa nord-occidentale della Francia, dove va a riposare insieme alla moglie e ai figli. Meta frequentata dall’alta società e più cosmopolita rispetto a Valencia, Biarritz dà modo all’artista di confrontarsi con una luminosità più fredda e con un clima più variabile, nonché con scene di svago di una società elegante vestita di bianchi abiti leggeri mossi dalla brezza e illuminati dall’accecante luce del sole. Ne sono esempi in mostra Sulla spiaggia, Biarritz e Sulla spiaggia di Biarritz, ma protagoniste di celebri dipinti ambientati su queste spiagge sono proprio le donne di famiglia: la moglie Clotilde nella famosissima Istantanea, Biarritz e la primogenita Maria in Maria sulla spiaggia di Biarritz o Controluce. Manca tuttavia all’appello il celebre Passeggiata in riva al mare, conservato al Museo Sorolla.

L’attenzione per i riflessi e per la luce è spunto per dipinti ambientati nei giardini che Sorolla inizia a compiere a partire dal 1907 e a cui è dedicata un’intera sezione. Sono opere che portano il visitatore nelle scene en plein air nell’Alcázar di Siviglia, all’Alhambra di Granada, a La Granja de San Ildefonso a Segovia, dove Sorolla aveva ottenuto il permesso di ritrarre i sovrani spagnoli Alfonso XIII e sua moglie Vittoria. Anch’essi realizzati con pennellate rapide e decise, questi dipinti mostrano la felice combinazione tra vegetazione e luce, creando splendidi riflessi grazie alle fontane architettoniche che spesso sono al centro della composizione. Ed ecco quindi che è possibile ammirare La vasca dell’Alcázar di Siviglia o Cortile dell’Alberca, Granada, ma la sua grande passione per i giardini sfocia poi nella realizzazione di quello che circonda la sua nuova casa madrilena costruita nel 1910, dove trascorre gli ultimi anni da pittore, tra il 1918 e il 1920, immergendosi tra le piante e i fiori e tra l’affetto della sua famiglia. È qui visibile il Giardino di Casa Sorolla giocato sui toni del verde e del rosa con una fontana al centro. Significativo ed evocativo è invece il dipinto Giardino di Casa Sorolla con sedia vuota, che diviene quasi un commiato dell’artista: in un angolo del cortile all’ombra la poltrona di vimini su cui sedeva il pittore è vuota, probabilmente rappresentata poco prima dell’ictus che lo colpì e che lo avrebbe costretto ad abbandonare la pittura per il resto dei suoi giorni. Per la pittura di paesaggio fu influenzato dal pittore Aureliano de Beruete, legato all’Institución Libre de Enseñanza di cui condivideva il principio della conoscenza della natura come aspetto fondamentale dell’educazione e la rappresentazione pura del paesaggio come rivendicazione dell’ispanicità più autentica. Capitolo a parte tra i paesaggi rappresentati da Sorolla sono le vedute a gouache eseguite a New York nel 1911 dalla finestra dell’albergo in cui alloggiava: scorci dall’alto verso il basso che raffigurano la 59esima strada, la Quinta Strada, la Maratona; scene del frenetico paesaggio urbano della Grande Mela che presentano l’incessante flusso di macchine, taxi e persone e i riflessi dei fari sull’asfalto bagnato.

Joaquín Sorolla, Maria con i gigli (1898; olio su tela, 58 x 47 cm; Collezione privata)
Joaquín Sorolla, Maria con i gigli (1898; olio su tela, 58 x 47 cm; Collezione privata)
Joaquín Sorolla, Maria convalescente (1907; olio su tela, 60,5 x 90,5 cm; Valencia, Museo de Bellas Artes)
Joaquín Sorolla, Maria convalescente (1907; olio su tela, 60,5 x 90,5 cm; Valencia, Museo de Bellas Artes)
Joaquín Sorolla, Antonio García sulla spiaggia (1909; olio su tela, 150 x 150 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Antonio García sulla spiaggia (1909; olio su tela, 150 x 150 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Spiaggia di Valencia al mattino (1908; olio su tela, 76 x 105,6 cm; New York, Hispanic Society of America)
Joaquín Sorolla, Spiaggia di Valencia al mattino (1908; olio su tela, 76 x 105,6 cm; New York, Hispanic Society of America)
Joaquín Sorolla, Idillio al mare (1908; olio su tela, 151 x 199,3 cm; New York, Hispanic Society of America)
Joaquín Sorolla, Idillio al mare (1908; olio su tela, 151 x 199,3 cm; New York, Hispanic Society of America)
Joaquín Sorolla, Istantanea, Biarritz (1906; olio su tela, 62 x 93,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Istantanea, Biarritz (1906; olio su tela, 62 x 93,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Maria sulla spiaggia di Biarritz o Controluce (1906; olio su tela, 63 x 92 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Maria sulla spiaggia di Biarritz o Controluce (1906; olio su tela, 63 x 92 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, La veste rosa (1916; olio su tela, 208 x 126,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, La veste rosa (1916; olio su tela, 208 x 126,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)

A New York era già stato in occasione della sua grande esposizione nel 1909, che ottenne un vero successo, commissionata dal mecenate americano Archer M. Huntington per la sua istituzione appena creata, l’Hispanic Society of Art. Huntington rimase folgorato dalla pittura di Sorolla quando visitò l’anno prima la sua importante mostra alle Grafton Galleries di Londra. Nella capitale della Gran Bretagna il pittore valenciano, non potendo dipingere all’aperto a causa del clima, trascorse il tempo a visitare i musei e i monumenti della città, e in particolare ebbe modo di vedere i marmi del Partenone che lo affascinarono a tal punto che introdusse in varie sue opere il modello greco-romano espresso attraverso donne dalle dimensioni imponenti, monumentali e statuarie e dai panneggi che richiamano la scultura greca. Esemplificativo è il dipinto intitolato La veste rosa, compiuto a grandezza naturale e considerato dallo stesso artista come “uno dei migliori che abbia mai realizzato”. Venne dipinto a Valencia nell’estate del 1916 (è infatti collocato alla fine del percorso espositivo anche se è un dipinto “sulla spiaggia”), in una pausa dalla complessa impresa delle Visioni della Spagna, e raffigura in un’atmosfera intima due donne dopo il bagno colte in una cabina in cui filtra la luce del sole attraverso le canne e in cui entra una leggera brezza come si nota dalla bianca tenda che appare alla sinistra della composizione; la veste rosa della donna più giovane e prosperosa aderisce al corpo bagnato in modo sensuale, rendendola una moderna Venere.

Monumentali dimensioni che si ritrovano anche in Pescatrici valenciane, dove tre figure femminili a grandezza naturale occupano l’intera tela con la loro imponente presenza.

Si è già accennato infine all’ampia serie Visioni della Spagna commissionata a Sorolla nel 1912 dal mecenate Huntington per la decorazione della biblioteca dell’Hispanic Society of Art, a cui la rassegna di Palazzo Reale dedica l’ultima grande sezione. Fu un’impresa lunga e faticosa che occupò sette anni dell’attività dell’artista e che lo costrinse a viaggiare per la Spagna intera a ogni condizione climatica. Il progetto prevedeva la rappresentazione di una panoramica delle varie regioni spagnole che Sorolla avrebbe visitato dal vero per descriverne paesaggi e tipi caratteristici, per un totale di sedici scene. Sono presentati in mostra i Tipi di El Roncal vestiti degli abiti tipici della moda locale, i Tipos manchegos, la Sposa lagarterana, Due Sivigliane e la brillante Ballerina di flamenco che indossa uno sfavillante abito rosa acceso.

Terminata l’impresa, Sorolla si trasferisce a Majorca, dove ha occasione di tornare a confrontarsi con i tramonti sull’acqua, ricchi di contrasti creati dal controluce, come in Clotilde alla Cala di San Vicente, Majorca, dove i colori del cielo si riflettono sulla quieta superficie dell’acqua in ampie macchie di colore. Anche se appena possibile, anche durante gli anni del ciclo di tele per l’Hispanic Society, torna nelle sue amate spiagge valenciane per realizzare ad esempio la già citata Veste rosa o Dopo il bagno dipinto sotto il sole a picco di mezzogiorno.

Joaquín Sorolla, Clotilde alla cala di San Vicente, Majorca (1919; olio su tela, 81 x 105 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Clotilde alla cala di San Vicente, Majorca (1919; olio su tela, 81 x 105 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Maria nei giardini di La Granja (1907; olio su tela, 58 x 89 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Maria nei giardini di La Granja (1907; olio su tela, 58 x 89 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, La vasca dell'Alcázar di Siviglia (1910; olio su tela, 82,5 x 105,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, La vasca dell’Alcázar di Siviglia (1910; olio su tela, 82,5 x 105,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, La siesta (1911; olio su tela, 200 x 201 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, La siesta (1911; olio su tela, 200 x 201 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Giardino di Casa Sorolla con sedia vuota (1920; olio su tela, 104 x 87,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Giardino di Casa Sorolla con sedia vuota (1920; olio su tela, 104 x 87,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Ritratto di Louis Comfort Tiffany (1911; olio su tela, 150,5 x 225,5 cm; New York, Hispanic Society of Art)
Joaquín Sorolla, Ritratto di Louis Comfort Tiffany (1911; olio su tela, 150,5 x 225,5 cm; New York, Hispanic Society of Art)
Joaquín Sorolla, Tipi di El Roncal (1912; olio su tela, 202 x 95,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Tipi di El Roncal (1912; olio su tela, 202 x 95,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Sposa lagarterana (1912; olio su tela, 200 x 206,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Sposa lagarterana (1912; olio su tela, 200 x 206,5 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Ballerina di flamenco (1914; olio su tela, 206,5 x 100 cm; Madrid, Museo Sorolla)
Joaquín Sorolla, Ballerina di flamenco (1914; olio su tela, 206,5 x 100 cm; Madrid, Museo Sorolla)

Ciò che appare ben chiaro al visitatore, lungo l’intero percorso espositivo, è il forte legame affettivo con la sua famiglia, documentato attraverso la presenza di molti dipinti che hanno per protagonisti l’amata moglie Clotilde e i loro tre figli, in particolare la primogenita Maria. Dedicò loro il maggior numero di ritratti (a questo tema è dedicata una sezione specifica tra i dipinti a tema sociale e quelli a tema spiagge), introducendoli in quel magnifico mondo di luce e di riflessi caratteristico del pittore. Sono rapide istantanee di vita quotidiana in cui lascia quasi indefiniti i volti, come in Mia moglie e i miei figli, in Sotto alla tenda, la spiaggia di Zarautz, o in La siesta dove Clotilde, le due figlie e la cugina sono sdraiate sull’erba in dolce ozio; ritratti della moglie Clotilde, come la nota Clotilde e la Venere di Milo, Clotilde con mantilla nera, o ritratti della figlia maggiore Maria, raffigurata in Maria con i gigli ancora bambina, Maria convalescente da diciassettenne quando alla fine del 1906 si ammalò di tubercolosi e nella speranza di favorirne la guarigione la famiglia si trasferisce sul monte di El Pardo, Maria sulla spiaggia di Biarritz o Controluce, Maria nei giardini di La Granja raffigurata nei mesi appena successivi alla convalescenza in compagnia di una bambina figlia del critico Leonard Williams davanti a uno specchio d’acqua in cui si riflette il fogliame delle piante intorno. Da menzionare è inoltre il celebre ritratto luminosissimo del suocero Antonio García che lo introdusse all’arte della fotografia, ma anche i ritratti allo scultore Paolo Trubetzkoy, al designer americano di gioielli Louis Comfort Tiffany e al premio nobel per la letteratura Juan Ramón Jiménez. La fotografia per l’artista riveste un importante ruolo: la sua pittura può essere assimilata al linguaggio fotografico e la sua collezione conservata a Casa Sorolla testimonia un uomo che ha molta familiarità con l’apparecchio e che si trova a proprio agio anche davanti all’obiettivo. Il celebre dipinto Istantanea, Biarritz rappresenta proprio Clotilde, vestita di un abito bianco mosso dal vento, seduta sulla riva del mare con in mano una piccola Kodak che venne lanciata sul mercato nel 1888.

Ciò che invece a mio parere non viene percepito dal pubblico, anche se è presentato come una delle ragioni della mostra, è il legame del pittore con l’Italia: si afferma infatti che la rassegna è occasione per “riannodare i fili tra il maestro della luce e l’Italia”, ma forse sarebbe stato utile dedicare un’apposita sezione a questo tema. In effetti il pittore ebbe legami con l’Italia fin dalla giovane età. Nel 1884 la Giunta provinciale di Valencia assegnò a Sorolla una borsa di studio triennale per soggiornare a Roma dall’anno successivo, visitò Venezia, Pisa, Firenze e Napoli dove eseguì numerosi schizzi, trascorse qualche tempo ad Assisi con la moglie per ritirarsi dopo la delusione per un suo dipinto che non ricevette il risultato sperato all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Madrid, dal titolo Seppellimento di Cristo, e nella città umbra ebbe modo di ritrarre soggetti e personaggi locali su sfondi di ulivi e mandorli: “Fu l’inizio del giusto cammino, il percorso dal quale non mi sono più allontanato neppure per un istante”, dichiarò lui stesso. Partecipò inoltre alle Biennali di Venezia, dalla prima edizione del 1895 fino alla sesta nel 1905, poi ancora nel 1914 e post mortem con una retrospettiva nel 1926, e prese parte anche alla Esposizione Internazionale di Roma nel 1911.

Joaquín Sorolla. Pittore di luce è un omaggio che Palazzo Reale di Milano ha voluto compiere verso un grande maestro della luce, tra spiagge assolate, giardini dai mille riflessi e ritratti di famiglia. Il pubblico ha occasione di conoscere, attraverso un allestimento piacevole e complessivamente ben suddiviso nelle sue sezioni, a parte qualche lacuna a cui si è fatto cenno, un artista che non è conosciuto ai più come potrebbe essere Monet, ma che affonda le proprie radici nell’impressionismo e nella pittura en plein air. Inoltre le opere esposte provengono per la maggior parte dal Museo Sorolla: si ha così l’opportunità di vedere opere custodite nell’ultima dimora del pittore e che sarebbero visibili solo andando in Spagna. Accompagna la mostra un catalogo con saggi dei curatori e altri contributi sulla Spagna del tempo dal punto di vista storico e letterario e sul legame di Sorolla con la fotografia. Nel volume sono presenti inoltre molti scatti che ritraggono le scene compositive dal vero che il pittore ha poi impresso sulla tela: dalla fotografia al dipinto; un aspetto interessante e poco usuale da trovare. Dunque una valida mostra divulgativa per chiunque voglia conoscere uno dei pittori più importanti della Spagna a cavallo tra Otto e Novecento che riuscì a ottenere un successo internazionale, tanto da essere acclamato all’epoca come il più grande pittore vivente al mondo.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.






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