Il consiglio dei ministri ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ovvero il cosiddetto Recovery Plan che servirà per ripartire i fondi del piano Next Generation EU (il “Recovery Fund”), pacchetto da 750 miliardi di euro che l’Unione Europea stanzia tra i paesi membri per rispondere alla crisi Covid-19. Oggi e domani il testo sarà in esame al Parlamento, dopodiché entro venerdì 30 aprile dovrebbe arrivare il via libera definitivo da Bruxelles. Il PNRR vale in tutto 222,1 miliardi di euro: 191,5 sono gli investimenti finanziati attraverso il “Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza”, lo strumento chiave dei fondi Next Generation, mentre i restanti 30,6 miliardi fanno parte di un fondo complementare finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.
“Il Piano”, spiega il governo in una nota ufficiale, “include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza. Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali. Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale”.
Sono 6,675 i miliardi stanziati per la cultura dal piano (in aumento di quasi un miliardo dunque rispetto all’ultima bozza, quando gli stanziamenti per la cultura ammontavano a 5,74 miliardi): si tratta di 4,275 miliardi da fondi Next Generation EU a cui vanno ad aggiungersi 1,46 miliardi di euro dal Fondo Complementare per il “Piano Strategico Grandi attrattori culturali”, che finanzia con questa cifra 14 interventi. In tutto, le risorse per la cultura corrispondono al 3,48% del piano. Secondo il ministro della cultura Dario Franceschini, “La cultura guiderà la ripartenza del Paese”. Per il titolare del Collegio Romano, “il Recovery plan introduce risorse fondamentali che dimostrano come la cultura sia al centro delle scelte di questo governo. Da interventi sui grandi attrattori culturali nelle città metropolitane a una grande operazione di rilancio dei borghi, all’intervento sulla sicurezza antisismica dei luoghi di culto, alla digitalizzazione, alla creatività e al potenziamento dell’industria cinematografica”.
La componente “Turismo e cultura 4.0” del piano (turismo e cultura sono infatti uniti e valgono 6,68 miliardi) fa parte della Missione 1, “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”, che in tutto vale 40,73 miliardi. Nel documento che accompagna il piano, la “valorizzazione del patrimonio culturale e turistico” è vista “anche in funzione di promozione dell’immagine e del brand del Paese”. “La rigenerazione del patrimonio turistico e culturale”, si legge nel piano, “sarà realizzata tramite un ampio programma di misure di ristrutturazione degli asset chiave turistici e culturali. L’Italia dispone di un patrimonio unico al mondo, ma molti siti/edifici sul territorio richiedono investimenti volti a migliorare capacità attrattiva, accessibilità e sicurezza. Gli investimenti identificati toccheranno tutte le ‘anime’ del territorio riguarderanno i siti culturali delle grandi aree metropolitane, sfruttando la partecipazione culturale come leva di inclusione e ‘rigenerazione’ sociale. Ma riguarderanno anche i piccoli centri (‘borghi’) e le aree rurali, per favorire la nascita di nuove esperienze turistiche/culturali e bilanciare i flussi turistici in modo sostenibile (‘overtourism’). Gli interventi sui luoghi saranno accompagnati dal sostegno alle strutture turistiche, anche attraverso l’innalzamento degli standard di offerta e il miglioramento dei servizi per i visitatori. Tutti questi interventi seguiranno una filosofia di sostenibilità ambientale, innalzando l’efficienza energetica degli edifici e rinnovando le pratiche di organizzazione/gestione degli eventi turistici e culturali in una logica di sostenibilità”.
“Gli interventi”, prosegue il piano, “prevedono una forte cooperazione tra attori pubblici coinvolti nell’attuazione del programma in modo da agevolare la messa a terra dell’intervento in un ambito dove è usuale che insistano diverse responsabilità a livello centrale (Amministrazioni) e locale (Comuni, Città Metropolitane e Regioni). Inoltre saranno anche coinvolti i privati, i cittadini e le comunità sia in termini di incentivazione delle sponsorship, sia attraverso forme di governance multilivello, in linea con la Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società, e con il Quadro di azione europeo per il patrimonio culturale, che invita a promuovere approcci integrati e partecipativi al fine di generare benefici nei quattro pilastri dello sviluppo sostenibile: l’economia, la diversità culturale, la società e l’ambiente”.
Sono queste le misure previste per la cultura:
1. Patrimonio culturale per la prossima generazione (1,1 miliardi di euro)
1.1 Piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale (500 milioni di euro)
12 progetti per incrementare, organizzare, integrare e conservare il patrimonio digitale di archivi, biblioteche, musei e in generale dai luoghi della cultura; offrire a cittadini e operatori nuove modalità di fruizione; migliorare l’offerta di servizi; sviluppare un’infrastruttura cloud e softuare per la gestione delle risorse digitali.
1.2. Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi e investimenti per l’accessibilità (300 milioni di euro)
Realizzazione di azioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche, senso-percettive, culturali e cognitive nei musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, archivi e biblioteche statali. Sono infine realizzate attività di formazione sul tema della fruizione del patrimonio culturale.
1.3. Miglioramento dell’efficienza energetica di cinema, teatri e musei (300 milioni di euro)
Prevede la realizzazione di interventi per promuovere l’eco-efficienza e la riduzione dei consumi energetici nei musei e siti culturali statali, nonché nei teatri e nei cinema.
2. Rigenerazione dei borghi, sicurezza sismica, patrimonio culturale, rurale e religioso (2,720 miliardi di euro)
2.1 Piano nazionale per migliorare l’attrattività dei borghi (1,020 miliardi di euro)
Un “Piano Nazionale Borghi” per valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presente nei borghi italiani dall’enorme valore paesaggistico-culturale e dal grande potenziale di crescita economica.
2.2 Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale (600 milioni di euro)
Prevede interventi di restauro e di riqualificazione dell’edilizia rurale storica e degli elementi caratteristici del paesaggio, privilegiando soluzioni eco-compatibili. Include attività di censimento dell’architettura rurale e la raccolta e scambio di conoscenze sul patrimonio rurale e il paesaggio.
2.3 Programmi per valorizzare parchi e giardini storici (300 milioni di euro)
Interventi per la rigenerazione di circa 110 parchi e giardini storici italiani creando le condizioni per la loro manutenzione, gestione e fruizione sostenibili, attraverso: censimento, digitalizzazione, restauro, valorizzazione e formazione degli operatori costruendo competenze specialistiche e interdisciplinari in vista del riconoscimento della qualifica di “Giardiniere dell’Arte”.
2.4 Sicurezza sismica: Recovery Art Conservation Project (800 milioni di euro)
Programma di prevenzione antisismica per chiese, campanili e torri e interventi di restauro delle chiese del Fondo Edifici di Culto (FEC).
Creazione del Centro per il controllo e il monitoraggio dei Beni culturali per la sicurezza dei siti culturali italiani.
Recovery Art Conservation Project, creazione di 5 depositi temporanei per la protezione dei Beni culturali mobili in caso di calamità naturali.
Riconversione delle seguenti centrali nucleari dismesse ed ex struttura militari:
- Ex Centrale Nucleare di Bosco Marengo (Alessandria)
- Ex Centrale Nucleare di Caorso (Piacenza)
- Ex Centrale Nucleare di Garigliano (Caserta)
- Ex Caserma Cerimant (Roma)
- Ex Casermette (Camerino)
3. Industrie culturali e creative 4.0, sviluppo dell’industria cinematografica: da Cinecittà al Centro Sperimentale (455 milioni di euro)
3.1 Sviluppo industria cinematografica - Progetto Cinecittà e Centro Sperimentale Cinematografia (300 milioni di euro)
Investimenti nel settore cinematografico e audiovisivo per migliorarne la competitività. Potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva e della digitalizzazione, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali. L’investimento prevede inoltre il rilancio delle attività formative, della digitalizzazione e dell’efficientamento energetico della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e un potenziamenro della Cineteca Nazionale.
3.2 Sviluppo della capacità degli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde (155 milioni di euro)
Piano di interventi per: favorire la ripresa dei settori culturali e creativi, promuovendo la domanda e la partecipazione culturale, incentivando l’innovazione e la transizione tecnologica e green degli operatori culturali e la partecipazione attiva dei cittadini e migliorare l’ecosistema in cui operano i settori culturali e creativi, ridurre l’impronta ecologica degli eventi culturali, promuovere l’innovazione ed eco-design.
Fondi complementari. Grandi attrattori culturali: 1,460 miliardi di euro per 14 interventi strategici
1. Progetto di sviluppo e potenziamento delle attività de La Biennale di Venezia in funzione della costruzione di un polo permanente di eccellenza nazionale e internazionale a Venezia: 169,556 milioni di euro
2. Il Porto Vecchio di Trieste: il nuovo rinascimento della città – Trieste: 40 milioni di euro
3. Torino, il suo Parco e il suo Fiume: memoria e futuro – Torino: 100 milioni di euro
4. Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC) – Milano: 101,574 milioni di euro
5. Valorizzazione della cinta muraria e del sistema dei forti genovesi – Genova: 69,97 milioni di euro
6. Progetto integrato per il potenziamento dell’attrattività turistica delle aree del parco del delta del Po – Regioni Veneto, Emilia Romagna: 55 milioni di euro
7. Riqualificazione Stadio Artemio Franchi di Pierluigi Nervi – Firenze: 95 milioni di euro
8. URBS. Dalla città alla campagna romana – Roma: 105,9 milioni di euro
9. Museo del Mediterraneo. Waterfront di Reggio Calabria – Reggio Calabria: 53 milioni di euro
10. Costa Sud. Parco costiero della cultura, del turismo, dell’ambiente – Bari: 75 milioni di euro
11. Recupero dell’ex complesso della Manifattura Tabacchi in chiave culturale, con realizzazione del primo Auditorium per la Città di Palermo – Palermo: 33 milioni di euro
12. Percorsi nella storia - Treni storici e Itinerari culturali – Vari: 435 milioni di euro
13. Progetto integrato di restauro, fruizione e valorizzazione dell’immobile costiero Colombaia – Castello di mare – Torre Peliade Trapani: 27 milioni di euro
14. Valorizzazione e rigenerazione urbana del Real Albergo dei Poveri a Napoli e dell’ambito urbano piazza Carlo III, via Foria, piazza Cavour – Napoli: 100 milioni di euro
La prima misura, “Patrimonio culturale per la prossima generazione”, prevede investimenti per creare un patrimonio digitale della cultura: gli investimenti serviranno per digitalizzare il patrimonio culturale, favorendo la fruizione di queste informazioni e lo sviluppo di servizi da parte del settore culturale/creativo. Questa linea di azione sosterrà inoltre interventi dedicati a migliorare l’accessibilità dei luoghi della cultura e la sostenibilità ambientale, in termini di efficientamento energetico, di musei, cinema e teatri (pubblici e privati). Gli interventi sul patrimonio “fisico” saranno accompagnati da un importante sforzo per la digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura, così da consentire a cittadini e operatori di settore di esplorare nuove forme di fruizione del patrimonio culturale e di avere un più semplice ed efficace rapporto con la pubblica amministrazione. Una infrastruttura digitale nazionale raccoglierà, integrerà e conserverà le risorse digitali, rendendole disponibili per la fruizione pubblica attraverso piattaforme dedicate. Sarà inoltre sostenuta la creazione di nuovi contenuti culturali e lo sviluppo di servizi digitali ad alto valore aggiunto da parte di imprese culturali/creative e start-up innovative, con l’obiettivo finale di stimolare un’economia basata sulla circolazione della conoscenza.
La misura per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi mira ad aumentare l’accesso al patrimonio culturale anche attraverso la piena accessibilità dei luoghi della cultura. Le barriere architettoniche, fisiche, cognitive e sensoriali sono un tema critico per i siti culturali italiani: molte istituzioni non hanno ancora rimosso le barriere fisiche, ancora meno hanno affrontato il tema delle barriere percettive, culturali e cognitive che limitano l’esperienza culturale. In questo contesto, l’intervento si pone l’obiettivo di rimuovere le barriere senso-percettive architettoniche, culturali e cognitive in un insieme di istituzioni culturali italiane. Gli interventi saranno abbinati ad attività di formazione per il personale amministrativo e per gli operatori culturali, promuovendo la cultura dell’accessibilità e sviluppando competenze sui relativi aspetti legali, di accoglienza, mediazione culturale e promozione.
Quanto all’intervento sulla rigenerazione dei borghi, si legge nel piano, questo parte da una considerazione: “i flussi turistici italiani sono tipicamente catalizzati da alcuni attrattori particolarmente noti a livello internazionale. Le implicazioni di questa polarizzazione sono che, da un lato l’uso intensivo dei luoghi culturali più richiesti rischia di usurarli/impoverirli nel lungo periodo, mettendone a rischio la preservazione la sostenibilità nel tempo; dall’altro lato, invece, molti altri luoghi di grande valore artistico/culturale restano tagliati fuori dai flussi turistici”. Dunque, per scardinare questa dinamica, “gli interventi a sostegno di turismo e cultura”, si legge dal documento, “non saranno focalizzati solo sulle grandi città: una linea d’intervento del PNRR sarà dedicata a sostenere lo sviluppo turistico/culturale nelle aree rurali e periferiche. Gli investimenti consentiranno la valorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani e nelle zone rurali, sostenendo il recupero del patrimonio culturale, l’attivazione di iniziative imprenditoriali/commerciali (ad esempio nuove modalità ricettive), rivitalizzando il tessuto socio-economico dei luoghi (ad esempio favorendo la rivitalizzazione di mestieri tradizionali, quali l’artigianato), contrastando lo spopolamento dei territori e favorendo la conservazione del paesaggio e delle tradizioni”.
Il piano per i borghi attiverà interventi volti al recupero del patrimonio storico, alla riqualificazione degli spazi pubblici aperti (es. eliminando le barriere architettoniche, migliorando l’arredo urbano), alla creazione di piccoli servizi culturali anche a fini turistici. In secondo luogo, sarà favorita la creazione e promozione di nuovi itinerari (per esempio, itinerari tematici, percorsi storici) e visite guidate. In ultimo saranno introdotti sostegni finanziari per le attività culturali, creative, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali, volti a rilanciare le economie locali valorizzando i prodotti, i saperi e le tecniche del territorio. Il piano per l’edilizia rurale servirà invece per dare impulso a un sistematico processo di valorizzazione di edifici storici rurali (di privati o di enti del terzo settore) e di tutela del paesaggio. “Molti edifici rurali e strutture agricole”, si legge nel piano, “hanno subito un progressivo processo di abbandono, degrado e alterazioni che ne ha compromesso le caratteristiche distintive, nonché il rapporto con gli spazi circostanti. Attraverso il recupero del patrimonio edilizio rurale l’intervento migliorerà la qualità paesaggistica del territorio nazionale, restituendo alla collettività un patrimonio edilizio sottoutilizzato e non accessibile al pubblico. L’intervento avrà ricadute positive sulle economie locali, favorendo il turismo sostenibile nelle zone rurali e valorizzando la produzione legata al mondo agricolo e all’artigianato tradizionale”. Ci sarà poi un intervento di riqualificazione di parchi e giardini storici, che per la prima volta ha carattere sistematico e mette in piedi un’estesa azione di conoscenza e di recupero dei parchi e giardini storici italiani nella prospettiva di una loro corretta manutenzione, gestione e fruizione pubblica. L’Italia, infatti, conta circa 5.000 ville, parchi e giardini storici protetti: molti di questi sono di proprietà pubblica e aperti al pubblico, ma spesso si trovano in condizione critiche. Saranno quindi destinate risorse per la rigenerazione di questi luoghi e la formazione di personale locale che possa curarli/preservarli nel tempo.
Importante è il piano di interventi preventivi antisismici per ridurre significativamente il rischio sul patrimonio di culto ed evitare l’investimento necessario per il ripristino dopo eventi calamitosi, oltre che la perdita definitiva di molti beni, come purtroppo accade dopo ogni terremoto. Il piano prevede tre componenti: la prima relativa alla messa in sicurezza antisismica dei luoghi di culto, la seconda al restauro del patrimonio Fondo Edifici di Culto (FEC) ed infine la terza finalizzata alla realizzazione di depositi per il ricovero delle opere d’arte coinvolte negli eventi calamitosi. I terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi 25 anni hanno messo in luce la notevole fragilità degli edifici storici di fronte agli eventi naturali. La mancanza di adeguate azioni preventive ha comportato negli anni notevoli danni ai beni culturali, oltre ad un enorme spreco di risorse economiche per interventi di ricostruzione post-sisma. È quindi necessario ricostruire gli edifici che hanno subito danni e predisporre una metodologia per la verifica della vulnerabilità sismica degli edifici, evitando interventi effettuati in fase di emergenza che spesso producono un aggravamento del danno ai beni stessi. In questo conteso è importante provvedere tempestivamente all’allontanamento dei beni mobili dal luogo dell’evento calamitoso, situazione tipica nel caso di calamità naturali con forte esposizione del patrimonio coinvolto sia agli eventi meteorologici che a furti o danneggiamenti volontari. Il ricovero di tali beni in depositi temporanei è dunque l’unica soluzione per salvaguardarli. L’investimento prevede inoltre la realizzazione del Centro Funzionale Nazionale per la salvaguardia dei beni culturali da rischi di natura antropica e naturale (CEFURISC), consentendo un utilizzo più sinergico delle tecnologie esistenti e dei sistemi ambientali per monitoraggio, sorveglianza e gestione dei luoghi culturali.
Per quanto riguarda la misura sulle industrie culturali e creative, questa prevede due linee di intervento. La prima riguarda gli investimenti nel settore cinematografico e audiovisivo per migliorarne la competitività. Il rilancio di Cinecittà è ritenuto dal governo essenziale per l’esistenza stessa della produzione cinematografica in Italia e per aumentare la sua attrattiva per le produzioni cinematografiche e televisive europee e internazionali. Secondo il piano questo contribuirà all’occupazione e alla crescita nel settore e genererà ricadute (ovvero flussi turistici e commerciali legati alla sistemazione delle compagnie cinematografiche e audiovisive). La seconda linea di intervento si prefigge l’obiettivo di supportare l’evoluzione degli operatori dell’industria culturale e creativa. Questo comporterà di intervenire sia sui processi del settore, rivedendo gli appalti pubblici per gli eventi culturali in logica di maggiore sostenibilità ambientale, sia sulle competenze, supportando il capability building degli operatori su temi green e digitali.
Per quanto riguarda l’investimento su Cinecittà, l’obiettivo è quello di potenziare la competitività del settore cinematografico e audiovisivo italiano. Il Progetto è finalizzato all’attenuazione dell’impatto sociale ed economico della crisi con l’obiettivo del potenziamento di crescita economica, occupazionale e competitività, anche agendo sulla formazione, con tre linee di intervento: Potenziare gli studi cinematografici di Cinecittà gestiti da Istituto Luce Cinecittà SRL (società in cui il Ministero dell’Economia delle Finanze detiene il 100% della partecipazione e il Ministero della Cultura esercita i diritti del socio) per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali e potersi confrontare con i grandi competitor internazionali quali Pinewood, Shepperton, Babelsberg e Korda; Rilanciare le attività della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia mediante sviluppo di infrastrutture (“virtual production live set”) ad uso professionale e didattico tramite e-learning, alla digitalizzazione ed alla modernizzazione del parco immobiliare ed impiantistico; Rafforzare le capacità e le competenze professionali nel settore audiovisivo legate soprattutto a favorire la transizione tecnologica. L’obiettivo generale dell’investimento sulla capacity building degli operatori culturalie invece è sostenere la ripresa e il rilancio dei settori culturali e creativi. La prima linea di azione dell’intervento (“Sostenere la ripresa delle attività culturali incoraggiando l’innovazione e l’uso della tecnologia digitale lungo tutta la catena del valore”) mira a supportare la capacità e l’azione degli operatori culturali e creativi di attuare approcci innovativi, anche attraverso mezzi digitali, e accrescere le proprie capacità gestionali ed economiche La seconda linea di azione dell’intervento (“Promuovere l’approccio verde lungo tutta la filiera culturale e creativa”) mira a incoraggiare l’approccio “verde” lungo tutta la filiera, riducendo l’impronta ecologica della produzione e partecipazione culturale, promuovendo l’innovazione e l’eco-design inclusivo, anche in chiave di economia circolare, per orientare il pubblico verso comportamenti ambientali più responsabili.
Prevista anche una riforma sui criteri ambientali minimi per eventi culturali: lo scopo è quello di migliorare l’impronta ecologica degli eventi culturali (mostre, festival, eventi culturali, eventi musicali) attraverso l’inclusione di criteri sociali e ambientali negli appalti pubblici per eventi culturali finanziati, promossi o organizzati dal pubblico autorità. L’applicazione sistematica e omogenea di questi criteri consentirà la diffusione di tecnologie/prodotti più sostenibili e supporterà l’evoluzione del modello operativo degli operatori di mercato, spingendoli ad adeguarsi alle nuove esigenze della Pubblica Amministrazione.
Per il turismo le misure rimangono invariate rispetto all’ultima bozza: 2,4 miliardi in tutto divisi tra l’investimento “Hub del turismo digitale” (100 milioni), i “Fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche (1,8 miliardi) e ”Caput Mundi-Next Generation EU per grandi eventi turistici“ (500 milioni). ”Sul fronte del turismo“, spiega il piano, ”la concentrazione degli sforzi prevedrà la definizione di un fondo ad hoc, anche ad effetto leva, capace di attrarre investitori privati (supporto BEI) definendo quattro strumenti di azione quali: il credito di imposta per le strutture ricettive, una sezione speciale del fondo di garanzia, incentivi all’aggregazione delle imprese turistiche, il Fondo nazionale per il turismo e il Fondo per il turismo sostenibile. In particolare per la valorizzazione degli asset e delle competenze distintive, del turismo verranno veicolate risorse su progetti di investimento in unità immobiliari strategiche e di prestigio, col fine di sostenere la ripresa e la crescita delle catene alberghiere". Verrà anche potenziata la piattaforma web centrale del turismo italiano che, “su ispirazione delle migliori pratiche messe in atto da altri paesi, funga da volano per una comunicazione di qualità del patrimonio e dell’offerta del nostro Paese e da strumento di aggregazione delle informazioni e dei servizi necessari all’incontro della domanda-offerta del turismo in Italia”.
Riguardo all’Hub del turismo digitale, l’obiettivo del progetto è creare uno strumento accessibile attraverso una piattaforma web dedicata, che consenta il collegamento dell’intero ecosistema turistico al fine di valorizzare, integrare, favorire la propria offerta. L’investimento si compone di tre linee di intervento: la prima è la messa a scala del portale Italia.it migliorandone l’interfaccia utente, integrandolo con fonti di dati aggiuntive, ampliandone il portafoglio servizi a disposizione del turista (ad esempio assistenza e informazioni sanitarie) e delle professioni turistiche (guide). L’implementazione di contenuti editoriali tematici (ad esempio turismo sostenibile) e rivolti a specifici target (ci sarà per esempio una sezione dedicata ai turisti asiatici), anche utilizzando i canali social, è finalizzata ad aumentare l’attrattività per la scelta delle destinazioni di viaggio e la scalabilità del portale. La seconda linea è lo sviluppo di un data lake e adozione di modelli di intelligenza artificiale per analizzare (in forma anonima) i dati sul comportamento online degli utenti e i flussi turistici in aree di maggiore e minore interesse, al fine di una migliore segmentazione della domanda il sistema di data analytics aggrega in infografiche i dati settoriali a disposizione dell’ecosistema degli operatori del settore. La terza linea è lo sviluppo di un Kit di supporto per servizi digitali di base (sistema informativo per la promozione e gestione delle attività turistiche, supporto all’adozione e formazione) a beneficio degli operatori turistici di piccole e medie dimensioni nelle zone più arretrate del Paese. I risultati attesi intendono rafforzare gli operatori più deboli nella sfida della trasformazione digitale supportandoli nell’espansione e nel potenziamento della qualità dei servizi erogati.
Il secondo investimento prevede diversi provvedimenti, tra cui: Credito fiscale (530 milioni per aumentare la qualità dell’ospitalità turistica con investimenti finalizzati alla sostenibilità ambientale alla riqualificazione e all’aumento degli standard qualitativi delle strutture ricettive italiane: verrà prevista una percentuale di Fondo perduto per incentivare gli investimenti in un periodo complesso come quello post-Covid); Fondo di Fondi BEI (Turismo Sostenibile, 748 milioni: vuole essere un Fondo ad effetto leva 1:3 capace di generare più di due miliardi di investimenti nelle aree: a) del turismo di montagna sia per infrastrutture sia per servizi ricettivi; b) del settore Business e dell’offerta turistica top quality; c) nel turismo sostenibile e nell’upgrade dei beni mobili e immobili connessi all’attività turistica); Potenziamento del Fondo Nazionale del Turismo (150 milioni) destinato alla riqualificazione di immobili ad alto potenziale turistico, in particolare degli alberghi più iconici, al fine di valorizzare l’identità dell’ospitalità italiana di eccellenza, e favorire l’ingresso di nuovi capitali privati, altri fondi pubblici; Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia (358 milioni) per facilitare l’accesso al credito per gli imprenditori che gestiscono un’impresa esistente o per i giovani che intendono avviare una propria attività; Partecipazione del Ministero del Turismo al capitale del Fondo Nazionale del Turismo, un fondo di fondi real estate con l’obiettivo di acquistare, rinnovare e riqualificare strutture alberghiere italiane (1.500 camere d’albergo), tutelando proprietà immobiliari strategiche e di prestigio e sostenendo ripresa e crescita delle catene alberghiere operanti in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali.
Infine, la terza azione, “Caput Mundi-Next Generation EU per grandi eventi turistici” (500 milioni) intende volgere un’attenzione particolare al patrimonio turistico del paese sfruttando i grandi eventi. Attraverso “Caput Mundi” il piano intende sviluppare un modello di turismo sostenibile in uno dei poli di maggiore interesse turistico a livello nazionale e in connessione anche all’evento giubilare. L’idea è quella di creare un itinerario turistico nazionale che muovendo dalla Capitale porti il turismo lungo i percorsi nazionali spesso meno noti. Verranno sfruttate le vie storiche che da Roma portano in tutta Italia: verrà pertanto proposta una offerta differenziata per tipologia di turista, dal pellegrino, alla famiglia, al turismo di lavoro, al turismo esperienziale, al turismo di avventura a quello eno-gastronomico. Il progetto mira anche alla formazione e alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore turistico per gestire i complessi restaurati. L’obiettivo è quello di alleviare la congestione delle grandi attrazioni culturali (“over-tourism”), dei principali siti archeologici e musei, ma anche delle chiese dei centri storici. Inoltre sarà sviluppata una app turistica dedicata a tutte le azioni svolte, quale contenitore di informazioni turistiche, culturali e logistiche. Le città, secondo il piano, avranno l’occasione di presentarsi in una veste rinnovata più verde e più fruibile anche grazie allo sfruttamento delle tecnologie digitali che consentiranno di gestire meglio gli accessi ed i percorsi. Verrà infine riconciliata la vocazione turistica con la vita dei cittadini con progetti di inclusione e partecipazione attiva e con l’ampliamento dei flussi turistici alle zone periferiche.
In particolare, le risorse stanziate saranno destinate a: Patrimonio culturale di Roma per Next Generation EU: rigenerazione e restauro del patrimonio cultuale e urbano e dei complessi ad alto valore storico e architettonico; Dalla Roma pagana alla Roma cristiana: interventi di messa in sicurezza, anti-sismica e restauro di luoghi pubblici ed edifici di interesse storico lungo i cammini giubilari della Città; #Lacittàcondivisa: riqualificazione delle aree periferiche della Città e dei siti tematici (aree archeologiche, palazzi) situati nelle ampie zone periferiche al di fuori di Roma; #Mitingodiverde: rinnovo e restauro di parchi, giardini storici, fontane e ville; #Roma4.0: digitalizzazione dei servizi culturali; #Amanotesa: incremento dell’offerta culturale nelle periferie per promuovere l’inclusione sociale (ad es., rimozione delle barriere architettoniche, sensoriali, culturali e cognitive d’accesso ai luoghi di cultura, supporto a famiglie e soggetti fragili).
Infine, il Recovery Plan prevede anche la riforma dell’ordinamento delle professioni delle guide turistiche: l’obiettivo della riforma è quello di dare, nel rispetto dell’autonomia locale, un ordinamento professionale alle guide turistiche e al loro ambito di appartenenza. “L’applicazione sistematica e omogenea della riforma”, fa sapere il piano, “permetterebbe di regolamentare i principi fondamentali della professione e di standardizzare i livelli di prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale, producendo un effetto positivo sul mercato”.
Recovery, cdm approva, le risorse per la cultura sono il 3%. Franceschini: “guideremo la ripartenza” |