Il futurismo a Roma ha fatto breccia nel cuore degli italiani? Forse no


La mostra sul futurismo a Roma ha raggiunto i 100mila visitatori (pur non avendo bigliettazione separata). Per il ministro Giuli, è sintomo del fatto che il futurismo ha fatto breccia nel cuore degli italiani. Ma in realtà sono numeri normali per mostre molto attese.

Altri due mesi di mostra del futurismo alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea: la proroga per l’esposizione, che avrebbe dovuto concludersi lo scorso 28 febbraio, giunge dopo che il Ministero della Cultura ne ha riscontrato il successo. Per il ministro Alessandro Giuli, “il futurismo ha fatto breccia nel cuore degli italiani, che in questi mesi stanno scoprendo o riscoprendo il senso e il significato di una delle principali avanguardie del Novecento”. Sono stati in tutto 103.593 gli ingressi dal 3 dicembre al 2 marzo, e questo “traguardo”, dice il ministro, “non è soltanto un successo espositivo, ma la conferma che il futurismo è stato ed è ancora un’onda d’urto che ha scosso le fondamenta della cultura del Ventesimo secolo”.

Intanto, occorre sottolineare un elemento: la mostra non aveva bigliettazione separata dal museo, quindi è impossibile conoscere quanti di quei 103.593 visitatori fossero realmente interessati alla mostra e quanti invece abbiano visitato il museo solo per visitare le collezioni permanenti. O quel poco che la mostra ha lasciato visibile: come sottolineavamo nella nostra recensione, la mostra sul futurismo di Gabriele Simongini ha infatti comportato il disallestimento di una gran parte del museo, ed è andata a occupare circa metà del fu Time is out of joint, con la conseguenza che quanti sono entrati in questo lasso di tempo alla GNAM hanno dovuto far a meno di vedere una parte importante della raccolta permanente. Non siamo ai parossismi dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, che nel 2023, per la mostra sulle riviste del primo Novecento agli Uffizi da lui fortemente voluta, era arrivato addirittura a rivendicare il traguardo del milione dei visitatori (bella forza: anche in quel caso non c’era bigliettazione separata, e qualunque visitatore degli Uffizi veniva registrato come visitatore di una mostra che peraltro il pubblico trovava appena varcato l’ingresso, anche se aveva la facoltà di saltarla in blocco), ma comunque è utile ribadire che forse non tutti quei centomila erano realmente interessati alla rassegna sul futurismo. Non tutti ma, per onestà d’analisi, in buona parte sì: alla mostra sul futurismo a Roma va concesso d’aver rivitalizzato i flussi verso una GNAM che da qualche tempo languiva (253mila visitatori nel 2023, e poi, tolti gli anni del Covid, 190mila nel 2019, 186mila nel 2018, 208mila nel 2017, 135mila nel 2016). Merito però del futurismo? Del battage continuo che c’è stato attorno alla mostra? Delle polemiche?

Una sala della mostra sul futurismo a Roma. Foto: Finestre sull'Arte
Una sala della mostra sul futurismo a Roma. Foto: Finestre sull’Arte

Molto probabilmente non è soltanto il futurismo a scaldare il cuore dei romani e degl’italiani. Non è eventualità rara imbattersi in mostre capaci di superare i centomila visitatori, o di andarci molto vicino. Nel 2023, prendendo come riferimento la classifica de Il Giornale dell’Arte, hanno superato questo traguardo la mostra su Van Gogh a Roma, Palazzo Bonaparte (580mila), la Biennale d’Architettura (285mila), la mostra su Leandro Erlich a Milano (180mila), la mostra su Pompei ai Musei Capitolini (131mila), quella su Banksy e Tvboy a Bologna (126mila), Bosch a Milano, Palazzo Reale (113mila), i Macchiaioli a Pisa (110mila) e ci sono andate vicine quella sull’Egitto alla Basilica palladiana di Vicenza (98mila), le due mostre su Van Gogh e le opere del Boijmans Van Beuningen di Rotterdam al Mudec di Milano (90mila ciascuna), quella sui videogiochi alla Venaria (87mila) e quella su Max Ernst al Palazzo Reale di Milano (86mila). In classifica ci sono anche le tre mostre della Galleria Borghese, che però ci sentiamo di escludere in ragione, anche in questo caso, dell’assenza di bigliettazione separata.

Quanto alle mostre del 2024-2025, non essendo ancora uscite rilevazioni complete, è possibile far riferimento ai dati per adesso comunicati dagli uffici stampa: la mostra su Hokusai a Pisa ha totalizzato 116mila visitatori, quella su Picasso a Milano ne ha fatti 115mila, Botero a Roma ha attirato più di 200mila persone, Helen Frankenthaler a Firenze ha richiamato 75mila visitatori, Federico Barocci a Urbino è stato visitato da 80mila persone, la mostra su Monet a Padova ha registrato 180mila visitatori. Se messi in relazione al contesto, i dati della mostra sul futurismo, considerata anche tutta la coda polemica che l’ha accompagnata e la continua attenzione che ogni mezzo d’informazione le ha dedicato, appaiono in linea con le aspettative. In altre parole: anche ammettendo che ognuno dei 103.593 visitatori del comunicato ministeriale abbia visitato la GNAM apposta per la mostra sul futurismo, sono numeri normali per una mostra attesa, di cui si è parlato tanto, organizzata in uno dei principali musei della capitale d’Italia. Insomma, ci sentiamo di dire che non è il futurismo a fare breccia nel cuore degl’italiani: è semmai l’arte, è l’arte che è capace di muovere le persone e gli appassionati, è la possibilità di vedere mostre non scontate la principale leva che aziona la risposta del pubblico, è il lavoro che viene fatto in preparazione d’una mostra, è il richiamo che una mostra esercita sul pubblico, è tutto un settore che fa numeri elevati ed è in grado di muovere centinaia di migliaia di persone.


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Al suo attivo anche docenze in materia di giornalismo culturale (presso Università di Genova e Ordine dei Giornalisti), inoltre partecipa regolarmente come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).




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