ITsART, Italiana, Nexo+, Audiovisiva... la cultura in tv in un mercato pieno di competitor


Gli ascolti della fiction su Leonardo entusiasmano il ministro Franceschini (che suggerisce investimenti in cultura... alla Rai!). Intanto ITsART (la Netflix della Cultura), la Rai, Nexo+, Audiovisiva e Italiana si contendono il mercato della cultura in tv.

“Gli ascolti hanno premiato un’altra volta la scelta di unire storia, bellezza e Italia. Il successo di Leonardo è un’altra indicazione per la Rai ad investire sempre di più in cultura, cinema, audiovisivo”. Il tweet del ministro della Cultura Dario Franceschini, scritto per commentare il successo di pubblico della fiction su Leonardo da Vinci, lascerebbe quindi ben sperare per il futuro culturale del paese.

Nell’attesa di capire quali saranno i fatti che faranno seguito alle dichiarazioni del Ministro, vediamo quali sono i soggetti principali (senza considerare Rai e RaiPaly) in lizza per contendersi il mercato della cultura in Tv

Iniziamo da ITsART. È stata già discussa in passato l’idea alla base della nuova piattaforma: le principali perplessità sono relative all’eventuale rapporto di concorrenza nella produzione culturale con RAI, sulla necessità di puntare alla produzione più che alla distribuzione, all’utilizzo di un modello di vendita non tramite abbonamento, ma su singoli acquisti.

Alla luce dell’ultimo tweet del Ministro, diventano quindi opportune ulteriori considerazioni.

Nei primi giorni di marzo si è svolta una seduta della Commissione di vigilanza della RAI, al fine di chiarire i motivi della mancata partecipazione della RAI al progetto ITsART. Il Ministero della Cultura, ascoltato in Commissione Vigilanza, aveva fatto presente di aver cercato un accordo con RAI, ma di non essere riuscito a trovarlo a causa della natura a pagamento dei contenuti proposti. In questo senso si era espresso l’Ad Fabrizio Salini: “la mission della Rai non è quella di produrre contenuti per rivenderli on-demand. E quindi non abbiamo aderito. La nostra mission è quella di portare la cultura a un più ampio pubblico possibile in maniera gratuita. Attualmente stiamo interloquendo con Cassa depositi e prestiti per mettere a disposizione, a pagamento, i contenuti culturali di proprietà della Rai”. Alcuni membri del Cda RAI, come Riccardo Laganà, avevano lamentato la mancanza di condivisione del progetto con il Cda, se non a cose già fatte. Sembrerebbe quindi che sia stata la stessa RAI a non aver voluto partecipare al progetto ITsART a queste condizioni, rendendosi però disponibile ad offrire alcuni contenuti a pagamento ad ITsART.

A fare un po’ di chiarezza almeno su quali saranno dinamiche di pagamento di ITsART, le dichiarazioni su “Quotidinao.net” di Giorgio Tacchia, CEO di Chili (partner di Cassa Depositi e Prestiti per ITsART). Parlando delle modalità di pagamento dei servizi, Tacchia specifica i contenuti saranno pagabili “uno per volta”, senza possibilità di abbonarsi. Tacchia aggiunge che i contenuti che non sono prime visioni, saranno usufruibili gratuitamente, con le pubblicità. Il CEO di Chili aveva inoltre dichiarato che la piattaforma sarebbe stata pronta a partire per febbraio. Affermazione però smentita dai fatti, visto che ad oggi la piattaforma sembrerebbe non essere pronta. Al momento infatti l’unica schermata sul sito di ITsART invita da mesi ad inviare via email progetti, senza specificare che tipo, tematiche, durata, se solo per la distribuzione oppure anche per la produzione.

Il sito di ITsART al momento
Il sito di ITsART al momento

Nel frattempo, è stata annunciata anche un’altra piattaforma on-demand sulla cultura legata ad un ministero, quello degli esteri. Si chiama Italiana ed offre gratuitamente contenuti sulla musica, letteratura, poesia, cinema, teatro, arti visive, web art, ma anche architettura, design, storia, archeologia, enogastronomia, tutti riguardanti il bel paese. A questo punto viene da chiedersi se prima di avviare questi progetti, i vertici dei Ministeri abbiano avuto un minimo di dialogo tra loro a riguardo, per non creare dei prodotti simili. Non è chiaro neanche quali saranno i rapporti tra il ministero degli esteri e quello della cultura nella gestione di Italiana: possibile che il Ministero della Cultura non avrà nessuna voce in capitolo sulla diffusione della cultura italiana all’estero, anzi, lanci un progetto con finalità apparentemente analoghe come ITsART? Ricordiamo infatti, che secondo il Ministro Franceschini, uno dei principali ruoli di ITsART sarà quello di promuovere la cultura italiana all’estero.

Come se non bastassero ITsART e Italiana, ecco manifestati altri soggetti che sembrerebbero offrire servizi del tutto analoghi: Audiovisiva e Nexo+. Audiovisiva è una piattaforma indipendente che offre documentari on-demand, con un’offerta di oltre 300 prodotti, molti dei quali non erano più reperibili, con documentari sul mondo dell’arte, architettura e design, fotografia e cinema. Audiovisiva si pone come una piattaforma dal profilo internazionale, quale membro di Eurovod, network europeo di piattaforme video-on-demand indipendenti. I contenuti si dividono tra gratuiti o a pagamento, con la possibilità di noleggiarli per una settimana o di acquistarli.

Invece sulla scia di Nexo Digital invece, società specializzata in produzione e distribuzione di prodotti audiovisivi legati all’arte, è nata Nexo+, piattaforma dedicata alla cultura, con oltre 1500 ore di contenuti fruibili tramite un abbonamento. La piattaforma propone prodotti incentrati sui musei, mostre, artisti, film d’autore e personaggi, ma anche sulla musica, rock, pop e classica, opera, balletto, grandi eventi live, senza dimenticare i documentari d’autore.

Questo scenario di frammentazione dell’offerta digitale sulla cultura on-demand, suggerisce due riflessioni. La prima è che un maggior numero di competitors dovrebbero alzare il livello dell’offerta. Questo si tradurrebbe in un beneficio per lo spettatore, che si troverebbe a dover scegliere prodotti sempre più di qualità. La seconda riflessione però va nel senso opposto. Netflix e Sky, negli anni passati, hanno portato un fortissimo contributo ad arginare il problema della pirateria online, molto più di quanto non lo abbiano fatto tante (da noi forse poche) leggi. L’idea di pagare un piccolo abbonamento annuale e di avere a disposizione grandi cataloghi di qualità e di notevole definizione, ha probabilmente spinto molti utenti ad abbonarsi a questi servizi ed a smettere di scaricare in maniera illegale film e video online. La nascita negli ultimi tempi di piattaforme on-demand di film, come Prime, Disney+ ed AppleTv+, costringerebbe invece lo spettatore ad avere più abbonamenti. Come più soggetti hanno notato, purtroppo per molti utenti questa maggiore spesa è stata interpretata come un buon motivo per tornare a scaricare film in maniera illegale.

A fronte di queste considerazioni, la presenza di più piattaforme, concentrate sulla cultura, potrebbe rappresentare una dispersione di energie ed attenzione da parte dell’utente. Bisognerà poi capire se queste piattaforme tutte divise riusciranno a consolidare un pubblico già di nicchia (purtroppo) ed a restare competitive: se i colossi internazionali dell’on-demand come Netflix e Prime, decidessero di puntare di più sulla cultura, come potrebbero competere queste nuove piattaforme? Sorgono ulteriori interrogativi. Se, come ha affermato il Ministro Franceschini con il suo tweet, la RAI continuerà ad investire sempre di più in cultura (come è giusto che sia), che rapporto avranno RaiPlay, Italiana ed ITsART? In un’ottica statale, la RAI perderà il suo ruolo privilegiato nella produzione e distribuzione di contenuti culturali oppure ne uscirà rafforzata? In uno scenario aziendale dove periodicamente si prende in considerazione l’idea di chiudere o accorpare canali, è difficile essere ottimisti, anche in virtù del fatto che neanche pochi mesi fa si paventava la possibile chiusura di RAI Storia.

Ecco che quindi, in attesa di avere informazioni più precise, ritornare alla stessa domanda che riecheggia da mesi: non sarebbe stato meglio implementare ed investire di più in RaiPlay, piuttosto che creare due nuove piattaforme ?


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L'autore di questo articolo: Francesco Carignani di Novoli

È esperto in management e politiche culturali.





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