Passeggiando per le strade di Arles, in Francia, ci si ritroverà sicuramente ad un certo punto dentro un quadro di Vincent van Gogh. Non per immaginazione o per una delle tante mostre immersive dedicate al celebre pittore olandese. Al numero 11 di Place du Forum di Arles si trova infatti ancora oggi il café che ha ispirato uno dei suoi capolavori più importanti: Terrazza del café la sera, Place du Forum, Arles, oggi conservato al Kröller-Müller Museum di Otterlo. Oggi il Café Van Gogh è diventato uno dei luoghi iconici per chi va a visitare la cittadina francese e fare una sosta seduti ai tavolini all’ombra della caratteristica tettoia gialla è oramai un must, ed è incredibile quanto le due immagini accostate, ovvero il dipinto di Van Gogh e una foto scattata al giorno d’oggi proprio in quel punto, siano simili, ovviamente con le dovute proporzioni, visto che tra le due corre un arco di tempo di più di centotrent’anni. Vincent van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890) soggiornò nella regione di Arles tra il febbraio 1888 e il maggio 1889 alla ricerca di una nuova luce, intensa, e di colori brillanti, e durante la sua permanenza realizzò circa trecento opere, tra dipinti e disegni. Quella arlesiana fu la sua stagione più prolifica. Nella cittadina è possibile percorrere un vero circuito pedonale dedicato all’artista, segnalato nelle varie tappe dai dipinti ad essi legati: in tutto sono una decina, e tra questi è proprio il Café di Place du Forum.
Il pittore lo impresse su tela una sera di settembre del 1888, mentre stava passeggiando come era solito fare per le vie della città, con il suo cavalletto sempre con sé. Seguendo la lezione degli impressionisti, l’artista dipingeva infatti direttamente sul posto, in questo caso all’aria aperta, trasferendo sulla tela ciò che i suoi occhi vedevano realmente in quel momento. Quella sera si sarà quindi fermato a osservare quel café con la tettoia gialla che si affacciava con il suo dehors su Place du Forum e i clienti seduti da soli o in compagnia ai graziosi tavolini bianchi illuminati dall’avvolgente luce gialla della lampada a gas appesa al centro. Sotto alla fonte di luce, un cameriere prendeva le ordinazioni ai tavoli. Avrà certamente notato che la perfetta fila di tavolini sulla strada era completamente vuota e che le persiane delle finestre sopra al café erano ancora aperte. Qualcuno ancora passeggiava sulla strada acciottolata e in alcuni appartamenti c’era ancora la luce accesa, come lo era nel locale all’angolo di fronte al café. Era una magnifica notte stellata: tutto era così perfetto da dover dipingere quello scorcio urbano così com’era, mettendosi in disparte, quasi in lontananza. Le persone non risultano definite nei loro volti, se ne percepiscono solo le sagome, ma la luce della lampada a gas doveva essere veramente forte, tanto da far sembrare anche il muro esterno del café di colore giallo, anziché blu come si può notare dalla parte di porta in primo piano sulla sinistra e dal piano superiore dell’edificio. E anche le stelle dovevano essere quella sera luminosissime, da come le ha raffigurate grosse e sproporzionate, tanto da percepirne il nucleo giallo e l’alone bianco intorno.
Già da tempo Van Gogh desiderava dipingere un cielo stellato: in una lettera scritta alla sorella Willemien il 9 e il 14 settembre 1888 si legge: “Voglio assolutamente dipingere un cielo stellato ora. Spesso mi sembra che la notte sia ancora più riccamente colorata del giorno, colorata dei viola, degli azzurri e dei verdi più intensi. Se guardi attentamente vedrai che alcune stelle sono color limone, altre hanno un bagliore rosa, verde, blu”. Il pittore riprese a scrivere la stessa lettera qualche giorno dopo, come spiega lui stesso, perché impegnato proprio nella realizzazione della Terrazza del café la sera: “Sono stato interrotto proprio dal lavoro di questi giorni a un nuovo dipinto di un esterno di un caffè la sera. Sulla terrazza ci sono piccole figure di persone che bevono. Un’enorme lanterna gialla illumina la terrazza, la facciata, il marciapiede e proietta la luce anche sull’acciottolato della strada, che assume una sfumatura rosa-viola. Le facciate delle case su una strada che si allontana sotto il cielo blu tempestato di stelle sono blu scuro o viola, con un albero verde”. E sottolinea come abbia dipinto un notturno senza usare il nero, ma solo “un bel blu, viola e verde, e in questo ambiente la piazza illuminata è colorata di zolfo pallido, verde limone”. “Mi piace moltissimo dipingere sul posto di notte”, confessa nella lettera alla sorella. “È verissimo che al buio posso scambiare un blu per un verde, un blu lilla per un rosa lilla, poiché non si riesce a distinguere chiaramente il colore. Ma è l’unico modo per uscire dalla notte nera convenzionale illuminata da una luce pallida e biancastra, mentre in realtà una semplice candela ci regala i gialli e gli arancioni più ricchi”. L’opera risulta infatti anticonvenzionale, poiché la notte non è rappresentata nei toni del nero o del grigio scuro, ma con un’abbondanza di colori: su tutti il blu e il giallo. A risaltare nel dipinto è infatti il forte contrasto tra i colori caldi, come il giallo e l’arancione, sotto alla tettoia, e i colori freddi, come il blu e il viola nei palazzi sullo sfondo e nel cielo.
Nella stessa lettera, Vincent domanda alla sorella Willemien se ha mai letto Bel-Ami di Guy de Maupassant, pubblicato nel 1885, e cosa pensa in generale del suo modo di scrivere. “Dico questo perché all’inizio di Bel-ami c’è proprio la descrizione di una notte stellata a Parigi, con i caffè illuminati sul boulevard, ed è un po’ come lo stesso soggetto che ho dipinto poco fa”. Il protagonista del romanzo di Maupassant, George Duroy, passa infatti, all’inizio della storia, davanti a café pieni di gente che mostrano la loro clientela di bevitori sotto la luce potente delle facciate illuminate. Il fatto di dipingere direttamente sul posto di notte attirò la stampa locale, tanto che sulla Chronique artistique et musicale si legge il 30 settembre 1888 che “il signor Vincent, pittore impressionista, lavora, ci viene detto, la sera, alla luce delle lampade a gas, in una delle nostre piazze”; in effetti, come già affermato, van Gogh amava molto dipingere durante le sue passeggiate notturne per le vie della città: “trovo che mi convenga dipingere subito la cosa. In passato gli artisti disegnavano e poi durante il giorno facevano il quadro dal disegno”. Esiste tuttavia un disegno compiuto dall’artista, oggi custodito al Dallas Museum of Art, che riproduce quasi esattamente il dipinto in questione, anch’esso databile al settembre 1888.
Il quadro viene descritto inoltre da Vincent in una lettera al fratello Theo datata 16 settembre 1888 come “l’esterno di un café, illuminato sulla terrazza da una grande lampada a gas nel blu della notte, con uno squarcio di cielo stellato”. Dopo questo squarcio il pittore dipinse altri cieli stellati, considerati tra i suoi quadri più iconici: di poco successiva è infatti Notte stellata sul Rodano, oggi al Musée d’Orsay. Risale infatti al 29 settembre 1888 circa la lettera al fratello Theo in cui descrive il famoso capolavoro: “il cielo stellato dipinto di notte, sotto a una lampada a gas. Il cielo è blu-verde, l’acqua è blu scuro, la terra è malva. La città è blu e viola. La luce a gas è gialla e i suoi riflessi sono oro rosso e digradano verso il verde bronzo. Nel cielo blu-verde l’Orsa Maggiore è di un verde e rosa scintillante, il cui pallore contrasta con l’oro brutale della luce a gas. Due figurine di innamorati in primo piano”, e la descrizione è accompagnata da un piccolo schizzo del dipinto per far vedere in anteprima il quadro al fratello. Ed è invece del giugno 1889 la Notte Stellata del MoMA di New York, questa però realizzata a Saint-Rémy-de-Provence. La definisce infatti “un nuovo studio di cielo stellato”: lo straordinario effetto dinamico che Vincent crea nel cielo, punteggiato da grandi stelle, dalla cosiddetta “stella del mattino” e dalla luna, è frutto infatti di una commistione tra realtà e immaginazione, o meglio, è espressione di uno stato d’animo, diversamente dal cielo stellato arlesiano che intende rappresentare solo la realtà.
Come per Notte Stellata e Notte stellata sul Rodano, anche per Terrazza del café la sera, Place du Forum, Arles gli astronomi hanno cercato di identificare le stelle presenti nel dipinto per confermarne la datazione. L’astronomo Ed Krupp dell’Osservatorio Griffith di Los Angeles ha accertato che la Notte Stellata venne realizzata il 19 giugno 1889, poiché insieme ad Albert Boime ricreò il cielo stellato di quella data, delle 4 del mattino, notandone la straordinaria somiglianza con quello dipinto. Donald Olson si servì del Grande Carro che si vede nella Notte stellata sul Rodano per determinare che Van Gogh la realizzò il 26 o 27 settembre 1888 sulle rive del Rodano attorno alle 22 locali. Riguardo alla Terrazza del café la sera gli astronomi sono abbastanza concordi nel confermare il cielo stellato del 16 o 17 settembre 1888, ad eccezione del già citato Olson che afferma che le costellazioni di cui parlano gli studi che si sono occupati del dipinto in realtà non sono esatte. In effetti, se la data avanzatata (16-17 settembre) dagli astronomi fosse giusta, come può essere possibile che Van Gogh abbia interrotto la lettera alla sorella Willemien (datata 9-14 settembre) per poi riprenderla dopo qualche giorno, come lui stesso ammette, per realizzare proprio quel nuovo dipinto?
Al di là di queste considerazioni, Terrazza del café la sera rispecchia proprio l’anticonvenzionalità di una notte “colorata” e luminosa. “Spesso mi sembra che la notte sia molto più riccamente colorata del giorno”, scriveva Vincent van Gogh nella stessa lettera alla sorella. Il giallo intenso della luce a gas crea nel dipinto una straordinaria varietà di sfumature con i suoi riflessi sulle facciate, sull’acciottolato e su tutto ciò che incontra nel suo raggio. E della notte buia e nera neanche l’ombra.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.