Quanti e quali sono i dipinti di artisti italiani che furono saccheggiati dai francesi all’epoca delle requisizioni napoleoniche e che oggi sono esposti al Louvre? Ecco l’elenco completo, con immagini e provenienza.
Quanti e quali sono i dipinti italiani che vennero saccheggiati dai francesi in Italia,al tempo delle spoliazioni napoleoniche, e che oggi sono esposti al Louvre? Sono in tutto una cinquantina le tele e le tavole di artisti italiani requisite dai francesi che si possono attualmente osservare nella lunga Grande Galerie, la galleria del Louvre riservata alla pittura italiana dal Medioevo fino al Settecento. Se queste opere rappresentano soltanto una frazione minoritaria della pittura italiana esposta al Louvre (molti dipinti italiani sono infatti arrivati al Louvre tramite altre vie: acquisti, donazioni, scambi di opere, altri ancora invece si trovavano nelle collezioni di nobili francesi e furono requisiti all’epoca della Rivoluzione francese), si tratta tuttavia anche di una parte minima di ciò che i francesi portarono via dall’Italia tra il 1796, anno in cui cominciò la campagna d’Italia, e il 1815. Molte opere infatti vennero restituite dopo il 1815, e altre ancora sono oggi sparse tra diversi musei francesi, o anche in sedi istituzionali.
Le requisizioni napoleoniche in Italia conobbero due ondate principali: la prima fu quella del 1796-1797, epoca della campagna d’Italia, quando venne saccheggiato soprattutto il Veneto. La seconda ondata, del 1811-1812, venne pianificata dal commissario Dominique Vivant Denon, primo direttore di quello che allora era noto come il “museo napoleonico” e oggi è nient’altro che il Louvre, e si concentrò soprattutto sull’Italia centrale. Quando infatti Napoleone iniziò le sue campagne militari in Italia nel 1796, l’intento non era solo politico o territoriale, ma anche culturale. L’obiettivo era quello di depredare le città italiane dei loro tesori artistici e trasferirli in Francia, dove avrebbero contribuito a consolidare Parigi come il nuovo centro culturale dell’Europa, spostando il fulcro del sapere e dell’arte da Roma e Firenze alla capitale francese. Le armate napoleoniche consideravano l’arte come un bottino di guerra, da sottrarre ai nemici e da esibire come trofeo.
Tra le città italiane più colpite vi furono Roma, Venezia, Firenze, Milano e Bologna, luoghi che ospitavano alcune delle più grandi collezioni d’arte dell’epoca. Dipinti di grandi maestri dell’antichità furono strappati ai loro contesti originari e trasportati a Parigi, dove furono esposti al pubblico francese come emblemi della grandezza della Repubblica e, successivamente, dell’Impero. In alcuni casi, una parte del bottino fu restituita dopo la caduta di Napoleone e la Restaurazione. Dopo il Congresso di Vienna del 1815 le potenze vincitrici stabilirono infatti che numerosi capolavori requisiti avrebbero dovuto essere restituiti ai legittimi proprietari. Particolarmente pregevole, in questo senso, fu il lavoro di Antonio Canovache, in qualità di commissario per le restituzioni dello Stato Pontificio, riuscì a far tornare a Roma quasi tutte le opere che erano state portate in Francia. Non tutte le altre città però ebbero la stessa fortuna e oggi molte opere italiane si trovano ancora in Francia.
Le requisizioni napoleoniche ebbero conseguenze profonde non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa. Se da un lato i saccheggi privarono i centri artistici italiani di alcune delle loro opere più importanti, dall’altro contribuirono a diffondere l’arte italiana in un contesto internazionale. Tuttavia, questo processo ha portato con sé un dibattito etico e politico che in parte continua ancora al giorno d’oggi. La spoliazione napoleonica delle opere d’arte italiane è un capitolo fondamentale nella storia del rapporto tra arte e potere. Oggi, visitando le sale del Louvre, è possibile ammirare molti di questi capolavori, ma con la consapevolezza che dietro a quelle opere si nasconde una storia di conquiste e di sottrazioni, di diplomazia e di propaganda.
Per l’elenco che abbiamo compilato in questo articolo, abbiamo tenuto conto di alcuni criteri base. Intanto, sono stati selezionati esclusivamente i dipinti di artisti italiani attualmente esposti al Louvre. Dunque, nell’elenco non compaiono le antichità, i dipinti di artisti non italiani comunque requisiti in Italia (per esempio l’Annunciazione di Rogier van der Weyden che nel 1799 venne sottratta alla Galleria Sabauda di Torino), e le opere requisite di artisti italiani che al momento si trovano nei depositi del Louvre, oppure in deposito presso altri musei (per esempio il Martirio di santa Vittoria di Giovanni Antonio Burrini, requisito alle collezioni ducali di Modena nel 1796, e oggi proprietà del Louvre ma in deposito al museo del Castello di Compiègne), o ancora in deposito presso sedi istituzionali (per esempio l’Apparizione della Madonna col Bambino a san Francesco di Giulio Campi, dal 1960 depositata all’ambasciata francese a Roma, e requisita dalla chiesa di San Domenico a Cremona nel 1796). Quanto alle didascalie, non abbiamo riportato la provenienza originaria dell’opera, ma il luogo in cui si trovava al momento della requisizione (per esempio, per le Stimmate di san Francesco di Giotto non è stata indicata l’originaria provenienza dalla chiesa di San Francesco a Pisa, ma la sua collocazione nei depositi del Camposanto di Pisa quando l’opera fu requisita dai francesi).
Per chi visita il Louvre, la provenienza di tutte le opere è sempre indicata nelle didascalie. Se vuoi approfondire l’argomento, leggi l’articolo di Federico Giannini e Ilaria Baratta sulle ragioni giuridiche e culturali delle spoliazioni napoleoniche, oppure la recensione di Federico Giannini della mostra Il museo universale (Roma, Scuderie del Quirinale, 2017) che era dedicata anche a questo tema.
Dipinti italiani saccheggiati dai francesi all’epoca delle requisizioni napoleoniche e oggi esposti al Louvre, Parigi
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