Un museo ospitato in un avveniristico edificio di tredici piani, alto 57,4 metri, luminoso e attento all’ambiente, in una posizione panoramica sul lungomare di Oslo, con i più grandi capolavori di Edvard Munch (Løten, 1863 - Oslo, 1944): questo è, in sintesi, il nuovo Munchmuseet che ha aperto le porte al pubblico lo scorso 22 ottobre. Il nuovo museo è cinque volte più grande del precedente Munchmuseet, e dispone di aree espositive di 26.313 metri quadrati, sui quali si snoda un percorso lungo i momenti salienti della carriera dell’artista.
Situato ai margini del fiordo che entra nella capitale della Norvegia, il nuovo Munchmuseet è opera dello studio d’architettura Herreros, che ha voluto creare un museo per la città, capace anche di trasformarne lo skyline. L’obiettivo era quello di creare un museo che non raccontasse soltanto Munch, ma che fosse anche in grado di far scoprire ai visitatori Oslo e la sua storia, creando un forte legame tra l’arte di Munch e i luoghi in cui nasceva. “La facciata”, dichiarava a giugno Jens Richter, architetto che ha firmato il progetto assieme al collega Juan Herreros, “darà al Munchmuseet una presenza enigmatica e in continua evoluzione nella baia di Bjørvika, riflettendo le straordinarie condizioni di luce di Oslo che cambiano costantemente durante il giorno e durante le diverse stagioni”. È un museo a forma di torre, dove le funzioni principali sono organizzate in verticale. L’elevato numero di spazi espositivi distribuiti consente inoltre ampie variazioni nelle altezze dei soffitti e nelle dimensioni delle sale, consentendo di disporre di spazi ottimali sia per mostre permanenti che temporanee, per accogliere tutti i tipi di opere.
Un “edificio non intimidatorio”, dichiarano gli architetti, “a differenza di alcuni musei d’arte tradizionali”. Lo hanno voluto rendere facilmente accessibile dalle strade attorno a Bjørvika, e in grado di offrire non solo arte e cultura ma anche svago, con i suoi bar e i suoi ristoranti, e una terrazza all’ultimo piano dove godersi il panorama sulla città. E per mettere in comunicazione visitatori e personale, gli architetti hanno anche pensato di non nascondere gli ambienti riservati allo staff, ma di renderli visibili per dare valore al folto gruppo di professionisti che lavorano per conservare ed esporre l’arte al meglio. “L’edificio”, sottolinea Herreros, “fa parte di una generazione di nuovi musei in tutto il mondo che stanno ridefinendo le istituzioni culturali e che stanno passando dal concetto di archivio storico per diventare luoghi di aggregazione sociale, luoghi in cui tutti possono incontrarsi e scoprire qualcosa di nuovo”.
Cuore pulsante del museo è la collezione di Munch, donata dal pittore alla città di Oslo alla sua morte, e che comprende oltre la metà delle sue opere conosciute, tra cui oltre 26.700 dipinti, stampe, fotografie, disegni e acquerelli dell’artista, che vanno dal 1873 al 1944. Dunque non soltanto L’Urlo, ma anche numerosi dipinti, acquerelli e xilografie, nonché oggetti e cimeli, come le sue lastre da stampa e le pietre litografiche, nonché migliaia di lettere e circa 10.000 oggetti dei suoi effetti personali.
Oltre a consentire maggiori opportunità di mostrare le opere d’arte di Edvard Munch, il nuovo museo ospita anche importanti mostre temporanee di artisti norvegesi e internazionali, esplorando l’influenza duratura di Munch sulle generazioni di artisti che si sono succedute dal Novecento a oggi. La prima mostra che inaugura il nuovo museo è Tracey Emin / Edvard Munch: The Loneliness of the Soul, che indaga l’influenza di Edvard Munch su Tracey Emin, una delle più grandi artiste contemporanee, e come la sua opera ha plasmato il suo lavoro per diversi decenni. La mostra, a cura di Kari Brandtzæg, intende favorire un dialogo tra i due artisti, con nuove opere di Emin esposte accanto a pezzi di Munch dalla collezione del museo che l’artista britannica ha selezionato personalmente.
Di seguito, una selezione di immagini del nuovo Munchmuseet. Le foto sono di Einar Aslaksen.