Enormi iguane cornute, una tigre rossa accucciata nel bel mezzo della sala della Niobe, inedite versioni della Medusa con la testa brulicante di zanne e becchi appuntiti: sono alcune delle creature fantastiche che popolano gli Uffizi per la mostra Seduzione, esposizione dell’artista belga Koen Vanmechelen (Sint-Truiden, 1965), accolta nella Galleria delle Statue e delle Pitture e in programma dal 18 gennaio al 20 marzo.
Trenta installazioni disseminate tra i capolavori del museo dal forte impatto visivo e concettuale accompagneranno i visitatori dall’ingresso, lungo i corridoi, fino alla sala del cosiddetto “ricetto delle iscrizioni” tra quella di Leonardo e quella di Raffaello e Michelangelo al secondo piano, per poi scendere fino alle sale della pittura caravaggesca e fiamminga che concludono l’itinerario al primo.
Koen Vanmechelen, pittore, scultore, performer, figura eclettica i cui interessi spaziano dall’antropologia alla bioetica, dalla tutela dei diritti umani alla bio-genetica, incentra la sua ricerca sui concetti di ibridazione (delle specie animali e vegetali) e contaminazione (delle tecniche espressive e dei materiali). La pratica dell’artista abbraccia un’ampia gamma di discipline, collegando i regni dell’arte, della scienza e del coinvolgimento della comunità. Le opere in mostra, realizzate appositamente per gli Uffizi, sono incentrate sui concetti primordiali, archetipici e antitetici che da sempre alimentano l’immaginario umano: vita-morte, umano-divino, terreno-spirituale, naturale-artificiale. Presentati in dialogo con le opere della collezione degli Uffizi, si pongono l’obiettivo di creare un viaggio evocativo e disorientante attorno all’idea di “seduzione” e insieme offrono una sorta di inno alla forza della vita e alla forza rigenerante, anche se a volte mostruosa, del mondo naturale.
L’artist ha iniziato la propria carriera nei primi anni Novanta. Centrale nel suo lavoro è il concetto di diversità bioculturale, indagato attraverso il pollo domestico e le specie primitive dalle quali è derivato. Identità, diversità, globalizzazione, diritti umani sono i temi di attualità che si intrecciano nella realizzazione dei suoi progetti. Dalle prime sculture in legno negli anni Ottanta, allo sviluppo di Cosmopolitan Chicken Project, un vasto programma di ricerca finalizzato alla generazione di nuove razze di pollame, alla recente creazione di un immenso parco chiamato Labiomista (dove tra grandi architetture e installazioni paesaggistiche naturali, opere d’arte e animali delle specie più disparate convivono) l’arte di Vanmechelen ha allo stesso tempo l’obiettivo di essere espressione etica ed estetica. Nel 2010 ha ricevuto un dottorato honoris causa dall’Università di Hasselt e nel 2013 ha ricevuto il prestigioso Golden Nica Hybrid Art Award (Linz) e il Global Artist’s Award (Venezia). Finora, i suoi lavori sono stati esposti in più di 80 mostre personali e 220 collettive in tutto il mondo. È intervenuto, come relatore, al World Economic Forum del 2008.
Allestiti in dialogo con le opere della collezione, costituiscono un viaggio suggestivo e spiazzante intorno all’idea di seduzione: sono una sorta di inno alla potenza della vita ed alla forza rigeneratrice (ma anche appunto ibridatrice, mostruosa) del mondo naturale.
Nei corridoi del secondo piano, inserite nel percorso di visita degli Uffizi, tra la statuaria classica, le sculture in marmo statuario della serie Temptation raffigurano imperatori, filosofi, guerrieri, eroi, divinità. Le loro teste sono ricoperte di frammenti di uova ed altri innesti organici: un invito-sfida a evadere dai limiti del pensiero razionale per seguire il cambiamento e lasciarsi andare a inattese contaminazioni. Come quella proposta dal bizzarro accostamento del Bambino con Gallo, gesso dell’artista fiorentino dell’Ottocento Adriano Cecioni (ordinariamente esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, in “trasferta” per l’occasione agli Uffizi) con Cosmopolitan Fossil, doppia installazione ad esso ispirata, nella quale l’innocuo volatile si trasforma in una enorme iguana caratterizzata da inquietanti mutazioni, a stento trattenuta dal bimbo che lo tiene in braccio.
Opera giocata sul filo dei contrasti (plastico, teatrale, psicologico) è anche Domestic violence: nel suo ambito una tigre in marmo rosso, a grandezza naturale, è adagiata su un tappeto di piume di pollo, al centro della celebre sala che accoglie il gruppo scultoreo ellenistico dei Niobidi. Circondato da lame affilate (una delle quali le perfora il dorso), riferimento tragico ai gesti disperati delle statue antiche, il felino colpisce per la sua mansuetudine e seraficità, del tutto stridente con l’atmosfera drammatica dell’ambiente che lo circonda. In mostra compare poi l’immagine dello stesso artista: lo fa dall’autoritratto Ubuntu, (stampa Diasec su acrilico, esposto proprio nella sala degli autoritratti), che lo raffigura nelle vesti di uno sciamano, ad osservare il visitatore attraverso una maschera di vetro. Ubuntu, in lingua bantu, significa “Io esisto, perché noi esistiamo”: un invito ad accogliere il principio di questa filosofia sudafricana e a rendersi intimamente partecipi del legame di scambio che accomuna l’intera umanità e il creato naturale. L’opera, al termine dell’esposizione, sarà donata dall’artista al museo.
Concludono Seduzione la coppia di Meduse ibride in marmo e vetro, posizionate nella principale delle sale caravaggesche: le loro teste, irte di crani di mostruosi polli mutageni con le fauci aguzze spalancate, affiancano e potenziano l’orrore della chioma di serpenti che incornicia il volto stravolto della Medusa, capolavoro di Caravaggio. Alla pari del veleno di Medusa e dei suoi serpenti, ritenuto in mitologia capace di risvegliare dalla morte, anche le uova di pollo sono usate nella moderna medicina come base per medicinali e vaccinazioni. Medusa quindi è metafora della capacità di uccidere come di dare nuova vita.
Il catalogo della mostra, edito da Giunti e presto disponibile in tiratura italiana e inglese, presenta contributi dei curatori, dell’artista e di Jorge Fernandez, Mario Botta, Chido Govera, Adriano Berengo.
L’esposizione è organizzata e prodotta da Gallerie degli Uffizi con Studio Vanmechelen e Fondazione Berengo.
“Le opere di Vanmechelen", dichiara il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, " sembrano inserirsi spontaneamente tra quelle della collezione storica, e creano degli ibridi tra il modello antico e lo sviluppo contemporaneo analoghi alla contaminazione biologica che l’artista pratica in prima persona, da decenni, in campo naturalistico, tra varie specie di pollame. L’immagine del pollo diventa dunque avatar e specchio dell’uomo, come nel famoso commento di Diogene a Platone. In questa maniera la creazione artistica viene letta in chiave ecologica (e viceversa: la natura diventa arte) aprendosi ad orizzonti di pressante attualità”.
“In questo momento nell’Antropocene", afferma l’artista Koen Vanmechelen, "abbiamo bisogno di una nuova rinascita globale. Abbiamo bisogno di un Rinascimento cosmopolita. Questa nuova narrazione deve essere basata sulla comprensione dell’interconnessione di tutti gli esseri viventi. Il parallelo con il Rinascimento italiano è chiaro. L’arte, essendo pensata per il futuro, è il mezzo per favorire e proiettare nuove narrazioni nel mondo. L’arte è da sempre il tessuto connettivo dell’esistenza umana. Chiarisce, apre prospettive e connette attraverso la diversità. Aspira a seminare Ubuntu, termine bantu che si riferisce alla credenza in un legame universale di condivisione che collega tutta l’umanità. Questa realizzazione nasce vedendo nell’altro il riflesso della propria immagine di sé, una immagine che è portatrice del passato e del futuro”.
Titolo mostra | Koen Vanmechelen. Seduzione | Città | Firenze | Sede | galleria degli Uffizi | Date | Dal 18/01/2022 al 20/03/2022 | Artisti | Koen Vanmechelen | Curatori | Francesca Sborgi, Eike Schimdt | Temi | Arte contemporanea |