Dal 16 dicembre 2023 al 15 marzo 2024 i Granai di Villa Mimbelli a Livorno ospitano la mostra Pietro Annigoni, pittore di magnifico intelletto, a cura di Emanuele Barletti, promossa da Comune di Livorno e Fondazione Livorno, con il patrocinio di Regione Toscana, la collaborazione di Fondazione CR Firenze e il contributo e Castagneto Banca 1910. L’esposizione si propone come la più ampia antologica dedicata a Pietro Annigoni negli ultimi venti anni, dopo la grande monografica che si è tenuta nel 2000 a Palazzo Strozzi a Firenze.
La mostra di Villa Mimbelli intende proporre nuove analisi e riflessioni sull’artista. Nei decenni centrali del Novecento, Annigoni frequentava Livorno. Apprezzava la sua gente dal temperamento schietto, ma anche la ricchezza del suo tessuto culturale animato da innumerevoli presenze artistiche e letterarie di alto spessore intellettuale. Ed era soprattutto attratto dal mare. Accanto a questa passione per il mare vissuta privatamente, nella mostra livornese si vuole far emergere anche una dimensione pubblica che ha reso popolare l’artista. Annigoni era il pittore dei ritratti e degli autoritratti, banchi di prova delle proprie capacità tecniche ed espressive in gioventù e specchi dell’anima durante tutta la sua carriera. Celebre è il suo ritratto della regina Elisabetta II. Una sezione della rassegna sarà infatti dedicata al ritratto realizzato nel 1954-1955 da Annigoni all’allora giovane sovrana, divenuto una vera immagine iconica del Novecento.
Fin da giovanissimo Annigoni si esercitò nell’autoritratto. In mostra sono esposti i primi saggi realizzati da giovanissimo, a partire dal 1927, quando aveva appena diciassette anni e già dimostrava una straordinaria maturità artistica disegnando in punta di lapis.
Insieme al genere dell’autoritratto, era l’ambiente famigliare che ruotava attorno al pittore. I congiunti più stretti, infatti, costituivano modelli ideali di esercizio visivo e pratico. I genitori dell’artista, Ricciardo Annigoni e Teresa Botti, furono così i primi ad essere oggetto dei suoi lavori e, in anni precoci, ne delineò immagini di grande perfezione formale e suggestione emotiva. Del padre resta un notevole numero di ritratti, tra cui quello del 1928, uno dei disegni giovanili in punta di lapis di Annigoni di altissimo livello artistico e tra i più belli dell’intera produzione grafica, al quale si è voluto affiancare nella mostra un’altrettanto straordinaria versione pittorica del 1933 dove il padre è illuminato in pieno da una fonte fuori campo su uno sfondo scuro in un’atmosfera di chiara ispirazione fiamminga. La madre Teresa Botti, di origine statunitense, è anche lei oggetto di eccellenti prove disegnative. Tra queste, un ritratto del 1928 realizzato in punta di lapis. Anche del fratello minore, Ricciardino, esistono vari schizzi e due dipinti compiuti, il primo colto in età giovanile, l’altro in un momento più maturo, intento a suonare la chitarra. Dopo i famigliari più stretti, è la volta del suo primo amore, Anna Maggini, conosciuta a Firenze nel 1928 mentre lui frequentava l’Accademia di Belle Arti e lei studiava arpa presso il Conservatorio Luigi Cherubini. Anna fu al centro di un rapporto particolarmente intenso sul piano affettivo ma anche contraddittorio che terminerà con la separazione nel 1957 non prima di avere dato al pittore due figli, Benedetto nel 1939 e Maria Ricciarda nel 1948. Di Anna esistono varie immagini in diverse tecniche. Il giovane Annigoni continuò a ritrarla anche in momenti più avanzati e maturi. Si passa poi ad una serie di tempere grasse, in parte incompiute, che di volta in volta fissano il volto di una donna affascinante, ma di cui Annigoni sembra evocare attraverso l’espressione degli occhi un malcelato tormento interiore e una sensualità sospesa e distante. I ritratti dei figli Benedetto e Ricciarda, rispettivamente del 1958 e del 1970, fissano modelli di bellezza maschile e, soprattutto, femminile che faranno testo nei decenni centrali del Novecento. Attraverso la diffusione di stampe e riproduzioni, entreranno nelle case della gente comune insieme all’ammaliante splendore di Rossella Segreto, sua seconda moglie, conosciuta nel 1966 a bordo del transatlantico Raffaello sulla rotta verso New York e sposata nel 1975.
Pietro Annigoni ebbe con il mare un rapporto molto stretto; in particolare, gli piaceva pescare e ancor più navigare. Aveva acquistato un vecchio peschereccio, La Bimba, col quale amava muoversi lungo la costa toscana fino alla Liguria. La mostra propone spunti autobiografici sia diretti che mediati da altri artisti. Si ritrova così la Bimba in navigazione verso Portovenere durante l’estate del 1959, oppure piccole tavolette dipinte di prima intenzione che documentano il litorale versiliese, dalle parti di Tonfano, e che Annigoni amava frequentare specialmente negli ultimi anni di vita. Annigoni amava il mare in burrasca, come si vede, ad esempio, nella Partenza del 1935, una tela di chiara ispirazione seicentista, dove un gruppo di imbarcazioni a vele spiegate affronta un mare agitato. Nella Mareggiata del 1971, invece, è delineato il dramma di un naufragio notturno enfatizzato da una fonte luminosa probabilmente alimentata dalla torcia di un soccorritore, secondo una modalità suggerita da talune rappresentazioni fiamminghe. Nl suo repertorio non poteva mancare la Torre di Calafuria. Infine, L’isola misteriosa, pertinente alla prima maturità artistica di Annigoni, riflette precise citazioni iconografiche, quali l’Isola dei morti di Arnold Böcklin.
Una sezione della mostra è invece dedicata ai manichini; un’altra ancora allo studio: nel corso della sua lunga carriera artistica, Annigoni ebbe vari studi dove esercitò la sua attività professionale. Il fatto che il pittore abbia più volte documentato il luogo di lavoro è emblematico della centralità che tale spazio aveva nella vita di Annigoni. In questo luogo, Annigoni è l’assoluto padrone di se stesso, in cui si misura con le esperienze e le difficoltà del lavoro, ma anche con un’intima gioia creativa che appartiene solo a lui.
Si è molto dibattuto sul rapporto che Annigoni ebbe con la dimensione sacra, lui che realizzò interi cicli di affreschi in alcuni dei più importanti centri della fede cattolica in Italia. Flavia Russo, nel saggio in catalogo e attraverso la selezione della mostra, ne riassume i termini attraverso le parole stesse dell’artista: “Io sono come troppi oggi, un uomo senza il dono della Fede, ma sono un nostalgico di Dio. Io credo che (anche se sono il figlio della rabbia anticlericale) la nostalgia di una Fede nel Divino certa e rivelata abbia radici profonde nel mio spirito e definisca un tratto essenziale, anche se contraddittorio, che non manca di riflettersi nelle mie azioni di uomo e di artista”. “La nostalgia di Dio”, sottolinea Russo, “è un sentimento che permea tutta la sua vita e che lo porta alla ricerca di occasioni e luoghi che possano avvicinarlo a questo dono mancante. Per Annigoni l’arte non è solo un mezzo espressivo ma anche conoscitivo. Dipingere temi sacri è dunque la possibilità di incontro con i protagonisti della rivelazione sentita così lontana. Inoltre, i grandi cicli di affreschi in ambienti ecclesiastici come l’Abbazia di Montecassino o la Basilica del Santo a Padova permettono di proiettare l’opera del maestro verso un pubblico più vasto ed uscire dalle stanze domestiche a cui spesso lo aveva relegato la ritrattistica. Le tele a tema sacro consacrano l’universalità dell’opera di Annigoni, rinforzano il legame con la tradizione e spalancano ad una dimensione di immaginazione compositiva a lui cara”. La mostra intende offrire l’opportunità di un contatto emotivamente forte con i temi religiosi nei quali si riconoscono l’attenzione del pittore al passato e ai suoi modelli iconografici, ma che ci apre ad un’interpretazione più intima, introspettiva, nella quale dubbi e riflessioni si intrecciano con le contraddizioni del tempo presente alla ricerca di un possibile riscatto.
Il rapporto tra Annigoni e il mondo femminile, che è per lui una fonte d’ispirazione prioritaria, è un atto d’amore e una ’missione’ attraverso un mondo di ricerca compositiva e psicologica. La selezione di opere proposte in mostra è un’ampia articolazione di intenti in cui si impongono principalmente studi rivolti alla natura del corpo femminile, i nudi, che il pittore descrive fin da giovane con una forte espressività dinamica senza finti pudori, tesa ad esaltarne la fisicità e la bellezza anche nella componente più sensuale, dagli schizzi di prima intenzione fino alle pose più organicamente definite.
Pietro Annigoni ha saputo declinare il tema del paesaggio secondo varie modulazioni visive e interiori che hanno scandito il suo lungo percorso umano e artistico. Per lui il paesaggio è stato osservazione dal vero. Da una simile approccio, Annigoni poté realizzare un vasto repertorio di immagini frutto del suo personale Grand Tour che continuò anche in epoche più avanzate, sia pure avvalendosi di comodi e moderni mezzi di trasporto che lo portarono nei decenni centrali del Novecento in giro per il mondo. Dal paesaggio osservato e vissuto trasse importanti spunti per realizzare grandi impianti compositivi come gli affreschi. Ma coltivava anche il gusto e il piacere, spesso in compagnia di amici e allievi, di dipingere en plen air piccole vedute da cavalletto nei dintorni di Firenze, in modo da soddisfare anche le tante richieste di persone desiderose di possedere una sua opera.
Si è voluto inoltre proporre in mostra anche un confronto tra Giorgio de Chirico e Pietro Annigoni. De Chirico era più anziano di ventidue anni rispetto ad Annigoni che lo considerò sempre con rispetto e, nella sua prima maturità, ne fu in qualche modo influenzato. Le opere esposte comprendono l’accostamento tra i due autoritratti dei due artisti, ai quali si aggiungono anche le nature morte in composizioni spaziali non convenzionali e le vedute di alti giardini murati che evocano l’immagine classica dell’hortus conclusus.
Non poteva mancare poi uno specifico richiamo a Ferruccio Mataresi, più giovane di Annigoni di diciotto anni: ne fu allievo e amico e condivideva con lui, prima ancora della comune visione figurativa, un analogo spirito libero e schietto. Il curatore di questa sezione, Fabio Sottili, propone una significativa selezione di opere di Mataresi, alcune delle quali autentici capolavori come Il macellaio o il Ritratto del Baritono Checchi, il primo dei quali direttamente affiancato in mostra al Cinciarda di Annigoni. Come Annigoni, Mataresi si applicò con talento e professionalità alla pratica del disegno e all’esercizio delle tecniche del disegno e della pittura lasciando nature morte in tempera grassa e vedute livornesi in china acquerellata, oltre ai ritratti in sanguigna o china degni della sua militanza artistica maturata a contatto con Annigoni ma anche nel secolo della grande tradizione labronica.
La sanguigna rappresenta una delle tecniche più utilizzate da Pietro Annigoni, sviluppata più o meno in concomitanza con la creazione dei grandi cicli di affreschi tra la fine degli anni Trenta e gli anni Ottanta del Novecento, dal Convento di San Marco a Firenze alla Basilica del Santo a Padova. Questa infatti si presta allo studio, in particolare, della figura umana, per la versatilità d’uso di punta e di sfumato volto all’esecuzione di ampie e calde campiture volumetriche su fogli di dimensioni medie e grandi che consente, anche con l’ausilio della quadrettatura, di misurare correttamente le proporzioni nello spazio compositivo. In questa sezione, curata di Luca Leoni, si propone una minima selezione di esempi che intendono evidenziare un’articolata finalizzazione di soggetti, in particolare il raro autoritratto senile in sanguigna di inizi anni Ottanta qui esposto.
La mostra sarà visitabile nei giorni venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Ingresso gratuito.
Per info: 0586/824606 – 824607; infomuseofattori@comune.livorno.it
Titolo mostra | Pietro Annigoni, pittore di magnifico intelletto | Città | Livorno | Sede | Granai di Villa Mimbelli | Date | Dal 16/12/2023 al 15/03/2024 | Artisti | Pietro Annigoni | Curatori | Emanuele Barletti | Temi | Novecento |
A Livorno un'ampia antologica dedicata a Pietro Annigoni. In mostra anche il celebre ritratto di Elisabetta II |