Dall’8 aprile al 10 luglio, il Museo della Città di Livorno dedica un’importante mostra a un grande artista e intellettuale di fine Ottocento, Vittore Grubicy de Dragon (Milano, 1851 - 1920): intitolata Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo, la rassegna si pone l’obiettivo di osservare come e quanto questa nuova figura di intellettuale sia stata al tempo un singolare artista oltre che gallerista e scopritore di talenti, e come abbia inciso sulla scena artistica internazionale tra il divisionismo e il simbolismo.
La rassegna nasce da un progetto di Sergio Rebora e Aurora Scotti Tosini, è promossa da Fondazione Livorno e realizzata da Fondazione Livorno - Arte e Cultura insieme al Comune di Livorno, e segue più fili paralleli di racconto: l’uomo, le sue passioni, le sue scelte di vita, gli ambienti italiani e internazionali che ebbe a frequentare, mai passivamente, e l’arte del suo tempo, che seppe precorrere, guidare, promuovere e poi lui stesso interpretare. E con l’arte, il nuovo che era in arrivo, di cui coglie le opportunità, innanzitutto quelle offerte dai progressi delle tecniche di riproduzione, perfette per creare un nuovo mercato o allagarlo. Il tutto in anni in cui si transita dalla scapigliatura al divisionismo giungendo sino agli esordi del futurismo.
È lo stesso Vittore, ritratto in diversi momenti della sua vita, a introdurre il visitatore nelle nove sezioni dell’esposizione che, grazie anche alla possibilità di attingere ai materiali inediti conservati dagli eredi di Ettore Benvenuti (dipinti, disegni, incisioni, documenti, fotografie, oggetti d’arredo, suppellettili...) vogliono proporre una dimensione privata dell’uomo, sino a oggi poco, o mai, esplorata. I Grubicy appartengono a un nobile casato magiaro trapiantato a Milano. La madre di Vittore, Antonietta, è pittrice per diletto ma in casa ci sono i dipinti degli artisti più promettenti del momento, che è quello tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento. Il fratello Alberto gestisce in proprio la Galleria Grubicy, che ebbe un ruolo importante sino agli anni Venti del Novecento. Vittore imbocca invece la strada di artista (la sua opera più famosa è probabilmente il Poema invernale) nonché quella di critico e promotore, curando le prime retrospettive di Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, sostenendo ed ospitando nella propria dimora Giovanni Segantini ai suoi esordi che spinge ad approfondire la conoscenza di Millet e del naturalismo francese, ma occupandosi anche del giovane Angelo Morbelli, di Achille Tominetti e di Serafino Macchiati. Intuendo le potenzialità internazionali dell’arte italiana, propone all’Expo di Londra del 1888 la memorabile Italian Exhibition. Nei Paesi Bassi, dove vive a lungo, frequenta e stringe rapporti con i maggiori esponenti della Scuola dell’Aia e comincia egli stesso a disegnare e dipingere. Viene poi l’innamoramento per il Giappone e l’Estremo Oriente. Impara lingua e scrittura giapponesi e raccoglie testimonianze notevolissime di quella civiltà che porta in Europa. Nel contempo sostiene le prime istanze simboliste milanesi: Previati, innanzitutto, ma anche Conconi e Troubetzkoy.
Grubicy è molto attento anche alle arti industriali riconoscendo le qualità di eccellenza delle opere di Bugatti o di Quarti, ma apprezzando anche altre produzioni artigianali, e collezionando ceramiche rinascimentali. L’amore per ogni forma di espressione artistica si tradusse nella pratica diretta del disegno e della pittura, trovando una specifica collocazione nell’alveo del divisionismo e del simbolismo internazionale. Una intera sezione è riservata al rapporto tra Vittore e Toscanini, col tramite di Leonardo Bistolfi; Grubicy eseguì un ritratto postume del giovane figlio del maestro per il quale Bistolfi aveva progettato il monumento funebre al cimitero monumentale di Milano. In mostra si trova un gruppo di dipinti appartenuti a Toscanini, recentemente acquisiti da Fondazione Livorno. Proprio Livorno è al centro dell’ultima sezione della grande mostra perché, come è testimoniato dalle opere in essa esposte, Vittore ebbe un ruolo fondamentale nel rinnovare la pittura livornese, dopo la lunga vicenda macchiaiola e post macchiaiola.
“La presenza di un cospicuo nucleo di opere dell’artista nelle collezioni della Fondazione Livorno e la disponibilità pubblica del suo ricchissimo e prezioso archivio presso il Mart di Rovereto”, spiegano i curatori Rebora e Scotti Tosini, “hanno offerto nuovi innumerevoli spunti di studio e sono alla base anche della mostra, che intende proporre il personaggio nella sua veste pubblica di intellettuale, artista e promoter ma anche nella sua dimensione privata e più nascosta di uomo del suo tempo, con le sue debolezze, le sue idiosincrasie, la sua generosità e i suoi slanci sentimentali”.
Accompagna la mostra un catalogo, edito da Pacini Editore, riccamente illustrato, che si pone come una monografia sull’artista con saggi e documenti inediti. Di seguito, alcune delle opere che verranno esposte.
Titolo mostra | Vittore Grubicy. Un intellettuale-artista e la sua eredità. Aperture internazionali tra divisionismo e simbolismo | Città | Livorno | Sede | Museo della Città | Date | Dal 08/04/2022 al 10/07/2022 | Artisti | Vittore Grubicy de Dragon | Curatori | Aurora Scotti, Sergio Rebora | Temi | Novecento, Ottocento, Divisionismo |