Finalmente aperta al pubblico la mostra delle polemiche: dal 3 dicembre al 28 febbraio 2025, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospita Il tempo del Futurismo, a cura di Gabriele Simongini, promossa e sostenuta dal Ministero della Cultura che ha finanziato l’operazione con 1,5 milioni di euro, a cui si sono aggiunti gli sponsor privati (la mostra gode del sostegno dei main sponsor Autostrade per l’Italia ed Enel, degli sponsor Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e Unipol Gruppo, del partner tecnico ACI Storico).
Per il giudizio, rimandiamo alla nostra recensione che uscirà tra qualche giorno: oggi, un sunto degli obiettivi della mostra, come è articolata, e le dichiarazioni dei protagonisti. La rassegna, in particolare, prende le mosse dalla celebrazione dell’ottantesimo anniversario della morte di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944, con l’obiettivo di indagare gli sviluppi del movimento e i suoi rapporti con la scienza e la tecnologia. Marinetti e i suoi seguaci vedevano il tempo come un flusso dinamico e inarrestabile, incarnato dall’avanzamento tecnologico e dalla frenesia della vita moderna: la rassegna si pone l’obiettivo di ripercorrere questa storia.
“Sono contento di fare una mostra in questa sede perché ben 100 opere delle 350 esposte arrivano dai depositi di questo museo”, ha detto in conferenza stampa il Direttore generale Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna. “Quindi è una prima occasione per mettere insieme del materiale che viene legato tramite un filo rosso, e che non è sempre disponibile. Partendo dalle collezioni straordinarie del museo, la mostra salirà ad un alto respiro nazionale con prestiti che vengono da collezioni e musei prestigiosi. Mi preme sottolineare l’importanza del sistema nazionale museale di questa operazione e con tutte le operazioni che facciamo con il Ministero della cultura: noi non siamo dei singoli musei, ma un sistema museale e questo è il grande valore aggiunto del nostro patrimonio. Parliamo quindi di 70 prestatori tra cui archivi, biblioteche, oltre che musei”.
“Questa mostra”, ha dichiarato invece la direttrice della GNAM, Renata Cristina Mazzantini, “è frutto di un meraviglioso gioco di squadra che si è potuto instaurare con il curatore Gabriele Simongini, con il comitato organizzatore, e con tutti gli uffici del ministero che hanno collaborato, in particolare con la direzione generale musei, ma anche con il dipartimento per la valorizzazione. La nostra è una mostra fatta in casa, una mostra che è stata fatta dall’ufficio del ministero senza appoggiarsi a una delle grandi agenzie, che fanno benissimo questo lavoro, e questo non solo per risparmiare i soldi pubblici, ma anche per dimostrare che il ministero è perfettamente in grado di organizzare una mostra grandiosa, perché io a memoria non ricordo di aver visto una mostra così importante forse negli ultimi dieci anni in Italia. Di mostre sul futurismo ne sono state fatte altre, ma questa ha un taglio secondo me molto interessante e attuale, perché l’intento è di portarla verso una visione molto aperta alle nuove generazioni”.
Il Futurismo, nato nel 1909 con il Manifesto pubblicato da Marinetti prima sulla Gazzetta dell’Emilia e poi sul quotidiano francese Le Figaro, non fu solo un movimento artistico, ma una vera e propria rivoluzione culturale. Con un linguaggio di rottura, i futuristi si scagliarono contro il passato e la tradizione accademica, abbracciando invece la velocità, il movimento e l’energia. La mostra vuole analizzare come questi temi abbiano trovato espressione in molteplici forme artistiche: pittura, scultura, letteratura, design, cinema, musica.
“Sulla ricorrenza degli ottant’anni di Marinetti, sull’importanza della sua rivoluzione creatrice è stato detto tutto, è stato scritto tutto”, ha affermato il ministro della cultura Alessandro Giuli, “e io immagino che il modo migliore per mantenere e per trattenere quello che è uno stato d’animo contemporaneo sia visitare questa mostra, che è una mostra realmente totale, che necessita anche di una certa pazienza e di una certa buona volontà, perché è realmente immensa nella sua grandezza e nella sua qualità. Dubito che si potesse fare di meglio, e anzi ritengo che tutto ciò che potesse essere ulteriore avrebbe determinato una sovrabbondanza che avrebbe persino messo in pericolo un concetto, un’idea, una organica visione del Futurismo e soprattutto la capacità che Simongini ha avuto di illuminare l’aspetto più contemporaneo. Ritengo veramente che oggi noi stiamo inaugurando una grande festa della rivoluzione, ma è una grande rivoluzione futurista e contemporanea, quindi ai visitatori, a voi tutti, ai critici e non critici, agli amici e non amici, auguro a voi tutti di trarne il massimo godimento”.
La mostra dedica un focus al legame tra arte e tecnologia. L’arte futurista non si limitava a rappresentare il mondo, ma cercava di ricrearlo, interpretando le novità introdotte dalle invenzioni scientifiche e dai nuovi mezzi di trasporto come l’automobile, il treno e l’aeroplano.
A questo proposito, Il tempo del Futurismo vuole evidenziare anche come le intuizioni futuriste siano tuttora moderne, e lo fa attraverso due installazioni multisensoriali (una di Lorenzo Marini e una di Magister Art) che invitano i visitatori a riflettere sul ruolo dell’uomo in una società sempre più automatizzata. La mostra mira quindi a proporre un dialogo tra passato e futuro, interrogandosi sulle sfide poste dall’odierna accelerazione tecnologica e sugli insegnamenti che possiamo trarre dall’approccio visionario dei futuristi.
“Come hanno sottolineato molti studiosi, professori ed esperti della storia dell’arte, il Futurismo ha rappresentato un patrimonio vitale per la società e la cultura del Novecento”, ha dichiarato in conferenza stampa Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura alla Camera. “Per troppi anni il Futurismo è stato sminuito come fenomeno unicamente italiano, ma ha rappresentato la prima vera avanguardia artistica letteraria mondiale inventando un vero e proprio codice di comportamento adottato da tutte le avanguardie storiche e artistiche successive, da quelle tedesche a quelle russe. Con il Futurismo l’arte è totale, esce fuori da uno spazio del quadro, entra nella vita quotidiana e intercetta un mondo dove tutto corre, tutto si muove e tutto volge rapido. Da Boccioni a Balla, seppur con punti di vista molto diversi, i protagonisti di questo movimento hanno colto il divenire che la tecnologia e la macchina stanno comportando e che oggi stiamo vivendo. In questo senso Filippo Tommaso Marinetti nel manifesto intitolato Immaginazione senza fili del maggio 1913 scriveva che l’uomo del futuro avrà solo un modesto interesse di conoscere come sono vissuti gli uomini del passato, ma avrà bensì una continua smania di sapere come vivono e cosa fanno in ogni momento gli altri uomini del suo tempo in tutto il pianeta e attraverso libri telefoni e la rete avrà i mezzi a disposizione per essere continuamente informato in ogni istante. Ha difatti prefigurato l’attuale contemporaneo modo in cui viviamo. La mostra che oggi presentiamo rappresenta in tutta la sua contemporaneità la rivoluzione tecnologica di allora e l’interpretazione ideologica innovativa che era stata data dagli intellettuali futuristi”.
L’esposizione si sviluppa attraverso un percorso che comprende oltre 350 opere, tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, filmati e oggetti di design. Oltre ai lavori dei principali esponenti del movimento, come Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini e Fortunato Depero, sono esposti materiali che testimoniano il legame del Futurismo con la scienza e la tecnica, tra cui strumenti scientifici e mezzi di trasporto. Non manca una sezione sull’aeropittura, con lavori di artisti come Tullio Crali e Gerardo Dottori, che cercarono di catturare la sensazione di libertà e vertigine offerte dal volo.
“Non penso che una grande mostra debba misurarsi soltanto nella quantità delle opere”, ha sottolineato il curatore Simongini in conferenza stampa. “La mostra presenta 350 oggetti e opere d’arte, esattamente come una delle mostre più decantate a livello internazionale in questo momento che è la mostra sul Surrealismo al Centre Pompidour di Parigi. Non abbiamo nulla da invidiare ai francesi, anzi: i francesi hanno ricostruito la voce di Breton con l’intelligenza artificiale, noi abbiamo la voce di Marinetti originale”, dichiara il curatore Gabriele Simongini, riferendosi all’installazione di Magister Art.
L’allestimento include anche una sezione dedicata alla tipografia e alla grafica, ambiti in cui il Futurismo introdusse innovazioni decisive. I manifesti e i libri futuristi, con le loro forme sperimentali e il loro uso rivoluzionario del testo e dell’immagine, hanno influenzato profondamente la comunicazione visiva del XX secolo.
Per arricchire la mostra, la Galleria Nazionale ha collaborato con alcune istituzioni culturali italiane e internazionali. Tra queste, il MoMA e il Metropolitan Museum of Art di New York, la Estorick Collection di Londra e il Kunstmuseum Den Haag, che hanno concesso in prestito alcune opere. Un terzo della mostra è stato realizzato con opere della Galleria Nazionale, in gran parte recuperate dai depositi del museo: il pubblico può quindi vedere opere che raramente si vedono esposte.
Biglietto intero: € 10,00 (dal 3 dicembre 2024 il costo del biglietto intero sarà di € 15,00), Biglietto ridotto: € 2,00. Orari: dal martedì a domenica dalle 9:00 alle 19:00. Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura. Per i giorni 24 e 31 dicembre 2024: chiusura ore 18:00, con ultimo ingresso ore 17:15. Giorni di chiusura: 25 dicembre, 1 gennaio
Titolo mostra | Il Tempo del Futurismo | Città | Roma | Sede | Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma | Date | Dal 03/12/2024 al 28/02/2025 | Artisti | Artisti vari | Curatori | Gabriele Simongini | Temi | Roma, Arte contamporanea, Futurismo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Avanguardia, Arte Moderna, Filippo Tommaso Marinetti |