Dal 30 settembre 2021 al 20 gennaio 2022, la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini di Collesalvetti (Livorno) dedica una mostra a Charles Doudelet (Lilla, 1861 - Gand, 1938), incisore belga che diffuse sulla costa toscana le idee del simbolismo internazionale: la rassegna, intitolata Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno, ideata e curata da Francesca Cagianelli (conservatrice della Pinacoteca) in occasione del 160° anniversario della nascita dell’artista, è promossa da Comune di Collesalvetti, Fondazione Livorno, Fondazione Livorno - Arte e Cultura, con il Patrocinio del Ministero della Cultura, dell’Ambasciata del Belgio a Roma e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno, in collaborazione con la Società Teosofica Italiana, ideata e curata da Francesca Cagianelli in occasione del 160° della nascita di Charles Doudelet. La mostra è inoltre realizzata grazie alla partecipazione di Gio Batta Bertonati, fratello di Emilio Bertonati, gallerista, critico d’arte, pittore e incisore (Levanto, 1934 – Milano, 1981), di cui si celebra quest’anno il quarantesimo anniversario della scomparsa.
In mostra figurano venti opere inedite di Doudelet che fu tra i massimi protagonisti del simbolismo belga, nonché lavori di artisti livornesi riconducibili alla temperie del simbolismo labronico, al fine di tessere un ulteriore ragionamento storiografico in merito alla straordinaria personalità dell’artista belga, decisamente strategico rispetto alla fioritura di una stagione internazionale nella Livorno primonovecentesca, e per rilanciare l’identità simbolista di alcuni artisti finora ascritti nell’alveo di un orientamento genericamente postmacchiaiolo, quali in particolare Gino Romiti, di cui si festeggia quest’anno il 140° dalla nascita, e candidato, proprio in occasione della mostra colligiana, ad assurgere a decano del Simbolismo livornese. La rassegna intende pertanto tracciare nuovi percorsi nell’ambito della storia dell’arte del Novecento in Toscana, un panorama artistico complesso e aggiornato che vede pertanto a Livorno uno dei suoi centri nevralgici: qui lavorarono infatti alcuni protagonisti del sodalizio afferente allo storico Caffè Bardi, che trassero dal dialogo e dalla familiarità intrapresi con Doudelet le ragioni profonde di un rinnovamento stilistico in linea con il simbolismo internazionale. Tra questi, artisti importanti come Renato Natali e Gastone Razzaguta, partecipi dapprima delle temperie rivoluzionaria del Caffè Bardi e quindi del più confortevole e tradizionale alveo del Gruppo Labronico, presentati nella mostra colligiana come i massimi interpreti delle tendenze della Rose+Croix a Livorno, con riferimento all’indirizzo delinquenziale e, per così dire, ‘malavitoso’, immortalato da Natali nel ciclo litografico del 1911 e da Razzaguta nelle celebri Risse presentate tra il 1914 e il 1915 alle esposizioni degli Amatori e Cultori di Roma e alla Permanente di Milano.
Ci sono poi identità assai meno conclamate e solo apparentemente minori rispetto al gotha della pittura labronica finora tradizionalmente celebrata, come Gabriele Gabrielli e Mario Pieri-Nerli, i due outsider del Caffè Bardi precocemente scomparsi, diversamente intenti alla trascrizione di luttuose allegorie, ma anche Raoul Dal Molin Ferenzona, eccentrico e cosmopolita pendolare tra Firenze e Livorno, che già all’alba del Novecento diventa tramite e garanzia della lievitazione sul nostro territorio di un gusto internazionale, vibrante di mode occultistiche e informato delle dilaganti teorie dei Rose+Croix. In mostra figura poi la presenza eccezionale di una colta xilografa labronica, formatasi non a caso nell’orbita ferenzoniana, ovvero Irma Pavone Grotta, artista che, grazie anche alla lezione di Luigi Servolini e alla proiezione verso certi capisaldi della grafica internazionale, in primis Félix Bracquemond, traduceva in aggiornate e convincenti prove xilografiche pulsioni misteriosofiche e fermenti esoterici metabolizzati in ambito cittadino. Domina l’inedito percorso dedicato al Simbolismo livornese l’amico fraterno di Doudelet, Benvenuto Benvenuti (anch’egli celebrato nel 140°dalla nascita), che, residente nel villino antignanese contiguo alla villa Medusa abitata dall’artista belga, doveva stringere con quest’ultimo un sodalizio quasi sacerdotale, scandito da occasioni di eccezionale potenziale storiografico, a cominciare dalla monografia Ciò che penso dell’arte di Benvenuto Benvenuti, pubblicato a cura delle Arti Grafiche S. Belforte & C. di Livorno 1923, il cui manoscritto, datato Roma, 25 gennaio 1923, fu ristampato in facsimile nel 1946: si tratta della rarità bibliografica Ce que je pense de l’art de Benvenuto Benvenuti (Édition publiée à Lucques dans l’imprimerie A. Lippi, sous la protection de l’Epée de l’Archange S.T Michel, Édition numérotée de 104 exemplaires, 1946), esposta in mostra. Profilo storico-critico concepito nei termini di una dichiarazione di estetica misteriosofica, questo caposaldo editoriale accompagna la valorizzazione e la storicizzazione del nucleo di progetti architettonici concepiti da Benvenuti tra il 1906 e il 1911, riflessioni cosmogoniche sulla Città del Sogno, tessute su eleganti e aggiornate suggestioni Art Nouveau, ma motivare da istanze esoteriche in linea con le tendenze dell’architettura visionaria internazionale.
Parallelamente al percorso espositivo è stata predisposta una sezione documentaria con diverse novità e preziose rarità bibliografiche, come l’introvabile esemplare della monografia di Charles Doudelet a firma di Ermanno Viezzoli (Trieste, Tipografia Moderna S.A., 1944), conservata presso Fondazione Livorno (Donazione Famiglia Argentieri), il Polpettone di Gastone Razzaguta (Archivio Razzaguta), ovvero una sorta di florilegio inedito di trascrizioni dai testi più famosi delle religioni antiche e moderne, la cui data post quem potrebbe rinvenirsi nella citazione tratta dalla serie dei fascicoli di “UR” (1927-1928), diretta da Julius Evola; o, ancora, alla raffinata edizione de La Cerchia Paradisiaca. Celebrazione di Lucca, Orazione tenuta alla cittadinanza nel salone del Palazzo Guinigi l’11 dicembre 1921, l’anno del VI centenario di Dante di Aleardo Kutufà D’Atene (In Lucca, presso la Coop. Tip. Edit. Lucchese, A.D. MCMXXII), testimonianza del sodalizio instaurato dall’autore con Raoul Dal Molin Ferenzona.
Collateralmente alla mostra la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini lancia un Calendario Autunnale dal titolo “Oltre il velo di Iside”, promosso dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli, dedicato alle problematiche della circuitazione dell’esoterismo tra la Toscana e l’Europa, denso di sorprese e di rivelazioni. La mostra è presieduta da un Comitato Scientifico costituito da Francesca Cagianelli, Conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini; Maurice Culot, architetto, urbanista e editore belga, Presidente del Gruppo Internazionale di Architettura Arcas; Dario Matteoni, storico dell’arte, Direttore dell’Accademia di Belle Arti, “Alma Artis, Pisa; Andrea Muzzi, storico dell’arte, già Direttore Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, William Pesson, architetto e storico francese dell’architettura, socio del Gruppo Internazionale di Architettura Arcas; Silvia Vallini, Funzionario del Ministero degli Esteri. Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito del Comune di Collesalvetti.
Titolo mostra | Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno | Città | Collesalvetti | Sede | Pinacoteca Comunale | Date | Dal 30/09/2021 al 22/01/2022 | Artisti | Charles Doudelet, Renato Natali, Gino Romiti, Gabriel Gabrielli, Mario Pieri-Nerli, Benvenuto Benvenuti, Irma Pavone Grotta, Raoul Dal Molin Ferenzona | Curatori | Francesca Cagianelli |
Charles Doudelet e il Simbolismo livornese: la mostra alla Pinacoteca di Collesalvetti |