La notizia circolava da qualche settimana ed effettivamente il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha allargato il podio dei super-musei autonomi anche ai Musei del Bargello, al centro della nuova intervista con la direttrice Paola D’Agostino. Un avanzamento in prima fascia condiviso con la Galleria dell’Accademia (con cui avevamo avviato la nostra inchiesta), alla quale vengono accorpati. Se vogliamo, una promozione a metà quindi. Sicuramente promossa a tutto tondo ne esce, inaspettatamente, la Riforma Franceschini: i diciassette nuovi musei dotati di autonomia speciale che si aggiungono ai 44 esistenti sono la conferma della bontà del nuovo corso impresso al Ministero a partire dal 2014 che arriva da un Governo di diverso colore politico, dopo aver subito per quasi due lustri il fuoco amico delle critiche.
Con la direttrice, “in odore di promozione”, abbiamo cercato di segnare meglio la differenza tra un museo di livello dirigenziale generale e non generale. Anche se le uniche cose certe restano che un direttore di prima fascia guadagna il doppio di un suo collega “non generale” e che il primo gode pure di un rapporto diretto col Ministro. Ovvero un tecnico che prende direttamente disposizioni da un politico. Per cui una volta tanto invece dell’art. 9 della Costituzione ci viene da richiamare un altro articolo della Carta, il 97 con i principi di “buon andamento” e di “imparzialità dell’amministrazione”, che si possono osservare solo garantendo la separazione tra funzione di indirizzo politico e compiti di gestione amministrativa. D’Agostino, comunque, supera assetti più o meno divisivi con uno spirito di sintesi e riconduce il senso della riforma avviata nel 2014 a un obiettivo unitario: “rafforzare il nostro singolarissimo sistema museale su tutto il territorio nazionale”. Dall’intervista emerge il fondamentale ruolo quasi suppletivo dell’organico carente offerto dagli organi di co-governance (CdA, Collegio dei Revisori e Comitato Scientifico) nel momento delicato dell’avvio della gestione autonoma dei cinque istituti che costituiscono il raggruppamento: il Museo Nazionale del Bargello, istituto capofila, il Museo delle Cappelle Medicee, il complesso di Orsanmichele, il Museo di Palazzo Davanzati e quello di Casa Martelli. La nuova esperienza è stata occasione per declinare capacità manageriali, ancora prima che per progetti di valorizzazione, che pure annoverano collaborazioni di livello con gli Staatliche Museen di Berlino e Victoria and Albert Museum di Londra, per progetti di messa in sicurezza degli edifici monumentali e di riallestimento delle collezioni, con in testa quelle di Palazzo Davanzati. E, ancora, ottima sinergia con la Soprintendenza che, emersa in questa come nelle precedenti interviste, fa vacillare un’altra delle preoccupazioni che avevano accompagnato la Riforma ai suoi primi passi, quella di una presunta netta separazione tra i rispettivi campi d’azione tra le due istituzioni. Così che in chiusura D’Agostino non può che promuovere con un bel 9 la sua esperienza autonomistica che, almeno per i Musei del Bargello, termina il 30 novembre prossimo.
SM. Ci sono due diversi gradi di autonomia: musei di livello dirigenziale generale e non generale. In cosa consiste la differenza? Cosa comporta il fatto che i Musei del Bargello siano sottoposti ai poteri di indirizzo, coordinamento e controllo della Direzione Musei?
PD.I Musei di prima fascia (Musei di livello dirigenziale generale) hanno Direttori Generali che sono nominati direttamente dal Ministro e che rispondono a lui e al Segretario Generale, pur rientrando anch’essi nel Sistema Museale Nazionale, coordinato della Direzione Generali Musei. I Direttori di seconda fascia (Musei di livello dirigenziale non generale), come me, dipendono dal Direttore Generale Musei e hanno vincoli che i Musei di prima fascia non hanno. Per fare un esempio la nostra capacità di spesa, la gestione di bilancio, il nostro orario di apertura e le tariffe da bigliettazione, dopo l’approvazione del CdA, devono essere sottoposti all’approvazione della Direzione Generale Musei. C’è poi una diversa retribuzione economica tra Direttori di prima e seconda fascia. La riforma del 2014 ha inserito i Musei del Bargello tra quelli di seconda fascia, vedremo, se nel nuovo ordinamento del Ministero annunciato dal Ministro Sangiuliano, ci sarà un nuovo assetto anche per questo gruppo museale che tanto è cresciuto dal 2015 ad oggi.
Il Ministero resta a vario grado coinvolto nell’ambito del procedimento decisionale. Secondo Lei sarebbe opportuno o al contrario deleterio compiere un ulteriore passo, riconoscendo piena autonomia a questi istituti “speciali”? L’autonomia finanziaria comprende, infatti, la gestione delle entrate che affluiscono al suo bilancio, ma non include le spese relative al personale, la cui assegnazione si attesta all’Amministrazione centrale. Gli Istituti che dirige sarebbero in grado di coprire anche gli stipendi?
Credo che i Musei autonomi debbano restare all’interno dell’organizzazione centrale del Ministero che ha la gestione del personale. Andrebbe invece rafforzata la dotazione di organico di ciascun istituto autonomo, all’interno di incremento di risorse umane di tutto il Ministero della Cultura che ha bisogno di professionalità e competenze diversificate e specializzate, selezionate con concorsi a cadenza regolare, al massimo biennale, per permettere anche a tanti giovani preparati di accedere ad una carriera all’interno del Ministero. Pochissimi sono gli istituti autonomi italiani che potrebbero coprire anche gli stipendi del personale, non più di tre o quattro, ma lo spirito e l’unicità della riforma introdotta nel 2014 è di rafforzare il nostro singolarissimo sistema museale su tutto il territorio nazionale. L’Italia è unica al mondo per numero di Musei important,i radicati sul territorio e per ricchezza di collezioni: questa singolarità va sostenuta anche economicamente.
A proposito di personale, è in sottorganico? Sarebbe preferibile che fosse il direttore a indicare all’Amministrazione centrale le figure professionali secondo le necessità tecnico-operative di cui ha bisogno?
I Musei del Bargello hanno una carenza di organico, endemica di quasi tutti gli uffici del Ministero della Cultura, e nei primi anni di applicazione della riforma, insieme con il CdA, il Collegio dei Revisori, il Comitato Scientifico e il personale in servizio nei diversi Musei, abbiamo lavorato moltissimo per raggiungere la situazione attuale di efficiente gestione contabile, capacità di spesa e programmazione culturale e di lavori. Nonostante la carenza di personale, abbiamo completato imponenti lavori straordinari nei tempi previsti in tutti e cinque i musei. Credo che sia fondamentale incrementare la possibilità di misurare realmente i risultati e premiare, anche economicamente, coloro che lavorano con serietà e dedizione.
In quale misura i Musei del Bargello partecipano al Fondo di riequilibrio finanziario tra gli istituti e i luoghi della cultura statali?
Come tutti i Musei dotati di autonomia speciale versiamo il 20% degli introiti da bigliettazione. Nel nostro caso questa percentuale è costantemente aumentata negli anni. Lo scorso anno abbiamo versato 361.831,38 euro, ma bisogna tenere conto che i primi mesi erano ancora condizionati dal distanziamento sociale. Quest’anno abbiamo, infatti, registrato al 31 maggio 2023 un + 42,24% rispetto alla stessa data del 2022, nonostante la chiusura di Orsanmichele per lavori di riallestimento che termineranno a fine novembre. Il Fondo di riequilibrio viene poi ripartito nei diversi istituti dalla Direzione Generale Musei.
Una delle principali novità introdotta per i musei autonomi è la loro governance. L’organizzazione direttore-cda-comitato scientifico funziona a livello gestionale, non in via teorica, ma proprio in pratica? Con quale cadenza convoca il comitato scientifico? In un intervista l’allora dg Antonio Lampis osservò che i componenti di questi organi spesso invece di “supportare il direttore ne ‘paralizzano’ l’attività per personalismi.” Se condivide questa osservazione, quale potrebbe essere l’alternativa?
Nel caso dei Musei del Bargello l’organizzazione funziona ottimamente e abbiamo lavorato molto e in armonia con il CdA e il Comitato Scientifico, sia con i membri nominati nel 2016 sia con quelli nominati nel 2021. Anche con il Collegio dei Revisori c’è stato un costante e proficuo confronto sia con i membri del 2016 sia con quelli del 2021. Riunisco il Comitato Scientifico almeno quattro volte l’anno, ma avendo avviato importanti lavori di riallestimento, messa in sicurezza, accessibilità in tutti gli edifici monumentali del gruppo che, conviene ricordarlo, comprende oltre al Museo Nazionale del Bargello, istituto capofila, il Museo delle Cappelle Medicee, il complesso di Orsanmichele, il Museo di Palazzo Davanzati e quello di Casa Martelli, ci sono stati incontri anche più frequenti.
Passiamo all’autonomia scientifica: può parlarci delle attività di ricerca e del vostro piano di valorizzazione? Si connota per un tratto distintivo?
Dal primo anno del mio mandato abbiamo lavorato alla creazione del gruppo dei musei, mettendo a punto una nuova identità visiva e un progetto culturale e di comunicazione comune. Grazie a finanziamenti straordinari da parte del Ministero con i GPBC (Grandi Progetti per i Beni Culturali), ma anche all’incremento degli introiti da bigliettazione, abbiamo realizzato progetti di messa in sicurezza e miglioria degli edifici monumentali, opere d’arte esse stesse nel tessuto urbano fiorentino, e di riallestimento delle collezioni nei diversi musei. Abbiamo sviluppato programmi per diverse fasce di pubblico, puntando non soltanto alla quantità, ma anche alla qualità dell’esperienza di visita. Ci siamo concentrati sulla messa in sicurezza, tutela, restauro e accessibilità, di uno straordinario patrimonio architettonico monumentale, che segna lo sviluppo urbano di Firenze dal Trecento al Settecento, con importanti cantieri, completati entro i tempi previsti: dal restauro e messa in sicurezza del Palazzo del Bargello, ai lavori in corso ad Orsanmichele, fino ai diversi cantieri nel museo delle Cappelle Medicee che stanno volgendo al termine. È stata realizzata una nuova e versatile illuminazione che segue i più moderni criteri illuminotecnici sia nella Cappelle dei Principi che nella Sagrestia Nuova di Michelangelo. In collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure abbiamo restaurato e fatto indagini diagnostiche nella parte del Paradiso affrescata da Giotto e bottega entro il 1337, nel Palazzo del Bargello. A settembre 2022 abbiamo inaugurato il nuovo riallestimento di Palazzo Davanzati che ha suscitato tanto interesse in Italia e all’estero. Dopo aver completato nel 2021, il riallestimento della Sala degli Avori e delle Oreficerie religiose al Bargello, stiamo lavorando al riallestimento delle Sala islamica, di quella delle maioliche, del Medagliere e della Sala della scultura Barocca. Entro la fine dell’anno dovrebbe concludersi il riallestimento e restauro del complesso di Orsanmichele e sono partiti i lavori anche al Museo di Casa Martelli che si concluderanno ad aprile 2024. Parallelamente alla valorizzazione e ammodernamento delle collezioni permanenti, che per me è stata una priorità, dal 2017 abbiamo sviluppato un programma di mostre di grande rilievo internazionale, sia al Bargello che a Palazzo Davanzati: dalla Fabbrica della Bellezza. La manifattura Ginori e il suo popolo di statue del 2017 al Bargello, a Bellezze e nobili ornamenti nella moda e nell’arredo del Seicento a Palazzo Davanzati del 2020, alle due mostre organizzate e realizzate al Bargello in occasione delle celebrazioni del settimo centenario della nascita di Dante Alighieri, fino a Donatello. Il rinascimento del 2022, organizzata insieme con la Fondazione di Palazzo Strozzi e in collaborazione con gli Staatliche Museen di Berlino e il V&A di Londra, che, nell’edizione fiorentina, ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali fino al prestigioso Apollo Award 2022 come migliore mostra dell’anno. Tratti distintivi di queste iniziative, oltre a progetti scientifici di rilievo, sono stati la collaborazione dei curatori interni ai musei con studiosi italiani e stranieri, e un’intensa campagna di fundraising, che ha visto una proficua collaborazione tra pubblico e privato. Ad esempio, abbiamo molto utilizzato lo strumento dell’Art Bonus per ricevere donazioni finalizzate alla realizzazione di progetti e programmi legati a mostre, che sono stati cofinanziati dalla Fondazione CR Firenze, dalla Manifattura Ginori, dai Marchesi Antinori, soltanto per citarne alcuni. Abbiamo avviato una manutenzione programmata delle opere d’arte nei diversi musei, nonché un programma di catalogazione scientifica delle collezioni, a cura sia dei funzionari storici dell’arte sia in collaborazione con specialisti dei diversi settori, con docenti universitari e giovani ricercatori che hanno vinto bandi di assegni di ricerca.
Avete previsto delle iniziative di fidelizzazione dei cittadini? Se sì, quali? Come si inseriscono i Musei del Bargello nelle dinamiche anche di sviluppo economico, oltre che culturale, della comunità e del territorio di riferimento?
Nel 2018 abbiamo creato la UAM Pass, una carta annuale molto conveniente che permette di visitare più volte tutti i musei, ma anche istituito un biglietto cumulativo che dura tre giorni e che si è rivelato molto conveniente per le famiglie in visita a Firenze. In collaborazione con diverse associazioni specializzate nella mediazione culturale, sono stati concepiti una serie di laboratori dedicati ai più piccoli e alle famiglie; altri progetti invece, grazie ad una collaborazione con la Fondazione CR Firenze, sono destinati alle persone anziane e ai diversamente abili. Grazie ad una collaborazione con Opera Laboratori e la Coop abbiamo avviato l’iniziativa Invito all’arte, con laboratori, destinati ad una fidelizzazione delle famiglie e del turismo di prossimità. Mi piace ricordare in questo ambito, nel 2021, il progetto Dante per tutti realizzato in occasione dalle due mostre dantesche, dall’Associazione Immaginario, grazie ad un finanziamento della Fondazione CR Firenze. Era il periodo più complesso dopo le chiusure forzate legate all’emergenza sanitaria, eppure tra maggio 2021 e gennaio 2022, quasi 3000 bambini hanno partecipato ai laboratori in compagnia dei genitori. Molti erano reduci da mesi di didattica online e distanziamento sociale. Non dimenticherò mai i volti sorridenti di piccoli ma anche grandi visitatori che finalmente si ritrovavano in un luogo magico com’è il Bargello e visitavano le mostre dantesche e le collezioni del museo in maniera diversa. Il nostro personale collabora attivamente con le associazioni che si occupano di visite per ipovedenti e diversamente abili e con i docenti di alcune storie superiori per formare studenti del programma ambasciatori dell’Arte. Lo scorso anno abbiamo avviato il programma Storie da Museo, in cui il nostro personale di accoglienza, fruizione e vigilanza, offre visite guidate e approfondimenti tematici ai visitatori. In questi anni otto anni, sono state stipulate numerose convenzioni in corso con università ed istituti di eccellenza per progetti di ricerca, monitoraggio e anche diagnostica innovativa, non soltanto nel campo della storia dell’arte e dell’architettura. I contatti con l’Università di Firenze sono costanti e frequenti diversi dipartimenti: SAGAS, il DILEF, DIDA, il Dipartimento di Scienze della Terra, ma anche con il Dipartimento di Scienze Giuridiche. Abbiamo convenzioni con l’Università di Trento e di Chieti e con la Scuola Normale Superiore di Pisa sono in corso progetti di ricerca e catalogazione in comune. Oltre ad un confronto costante con l’OPD, sono stati avviati restauri sperimentali con l’utilizzo dei batteri, grazie a protocolli d’intesa con il CNR e anche con l’ENEA. I Musei di Palazzo Davanzati e Casa Martelli hanno un’Associazione Onlus, prevalentemente cittadina, che ha come finalità un’accresciuta conoscenza di questi singolari luoghi di cultura. Il Museo Nazionale del Bargello può contare sulla Fondazione il Bargello Onlus che sostiene economicamente e annualmente, tramite Art Bonus, la sua attività culturale e sui Friends of the Bargello, associazione angloamericana, che ha finanziato importanti progetti di ricerca. In questi anni oltre a fidelizzare il pubblico sul territorio, grazie all’autonomia i Musei del Bargello hanno raggiunto una maggiore visibilità anche in campo internazionale.
Capitolo tutela: a chi si intesta? Ai Musei o alla Soprintendenza? In Sicilia, dove il modello aziendalistico applicato agli istituti culturali è stato introdotto prima che nello Stato, nel lontano 2000, è previsto che sia il Soprintendente a presiedere il Comitato. La ritiene una “formula” alternativa o pensa che possa alimentare conflitti tra Soprintendente e Direttore?
La tutela delle collezioni dei Musei autonomi è affidata ai Direttori e ai funzionari storici dell’arte e tecnici degli uffici collegati, così come la manutenzione e tutela degli edifici monumentali storici. Per quel che riguarda i Grandi Progetti per i Beni Culturali dei Musei del Bargello alcuni passaggi vanno concordati con la Soprintendenza, con la quale abbiamo proficui rapporti. Voglio ricordare che, proprio grazie all’allora Soprintendente Andrea Pessina, nel 2019 siamo riusciti ad esercitare il diritto di prelazione da parte della DGABAP (Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio) per acquistare l’ex chiesa di San Procolo, che è stata destinata al Museo Nazionale del Bargello per ampliarne gli spazi espositivi. Il complesso restauro dell’edificio procede con una stretta collaborazione tra noi e la Soprintendenza, attualmente guidata da Antonella Ranaldi.
Tema di grande attualità, la gratuità dei musei. Gabriele Finaldi, che l’ha diretta fino allo scorso agosto, ha detto “free admission is in the DNA of the National Gallery” (di Londra). La genetica insegna che il DNA può mutare, Lei crede che si tratti di un modello importabile in Italia, con i dovuti adattamenti? È ipotizzabile rinunciare totalmente alle risorse prodotte dai biglietti di ingresso?
Gabriele Finaldi, che conosco dal 1997, è uno degli studiosi e dei Direttori che stimo di più e che sta facendo un lavoro eccezionale alla National Gallery di Londra. Tuttavia, credo che la gratuità non sia applicabile in Italia, dove abbiamo un patrimonio capillarmente diffuso che va tutelato, ma anche fatto conoscere e potenziato. Ritengo che si debba invece rafforzare il rapporto con i privati e agevolare maggiormente le detrazioni fiscali, già possibili con l’Art Bonus. Il Ministero della Cultura in questi anni ha fatto molto per incoraggiare i più giovani a visitare i Musei: fino a 18anni i musei sono gratuiti, ma pochi sanno che dai 18 ai 25 anni trascorrere una giornata in uno dei Musei Statali Italiani costa meno di un caffè e cappuccino.
Ci sono momenti di scambio, come tavoli tecnici convocati con una certa regolarità, tra voi direttori autonomi per confrontare le diverse esperienze? Replicare quelle riuscite o risolvere problemi comuni? Oppure è prevalso uno spirito competitivo? Il confronto più immediato (ma anche il più banale) sui numeri dei visitatori non crea un po’ di ansia da prestazione?
Non abbiamo tavoli tecnici, ma con alcuni colleghi ci confrontiamo con regolarità. Il numero di visitatori è un indicatore, ma non può essere un criterio di valutazione, soprattutto perché in alcuni contesti anche visitatori hanno un valore molto più alto delle migliaia di visitatori nelle principali città d’arte
In sintesi qual è il suo bilancio dell’esperienza autonomistica? Se dovesse quantificarlo in un voto da 0 a 10?
Direi 9. La riforma dei musei ha avuto effetti molto positivi, ma perché abbia lunga durata, è fondamentale procedere con le assunzioni del personale necessario e ampliare i profili professionali, indispensabili, ad una corretta tutela, amministrazione, comunicazione e valorizzazione di questi beni straordinari.
Quando termina il Suo contratto? Quali programmi ha? Parteciperà ai nuovi concorsi?
Il mio contratto termina il 30 novembre 2023 e parteciperò ai nuovi concorsi.
L'autrice di questo articolo: Silvia Mazza
Storica dell’arte e giornalista, scrive su “Il Giornale dell’Arte”, “Il Giornale dell’Architettura” e “The Art Newspaper”. Le sue inchieste sono state citate dal “Corriere della Sera” e dal compianto Folco Quilici nel suo ultimo libro Tutt'attorno la Sicilia: Un'avventura di mare (Utet, Torino 2017). Come opinionista specializzata interviene spesso sulla stampa siciliana (“Gazzetta del Sud”, “Il Giornale di Sicilia”, “La Sicilia”, etc.). Dal 2006 al 2012 è stata corrispondente per il quotidiano “America Oggi” (New Jersey), titolare della rubrica di “Arte e Cultura” del magazine domenicale “Oggi 7”. Con un diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Medievale e Moderna, ha una formazione specifica nel campo della conservazione del patrimonio culturale (Carta del Rischio).