“L'ignoto è la mia sfida più grande”. Conversazione con Maurizio Faleni


Un artista che ha dedicato tutta la sua carriera alla ricerca del rapporto luce-colore. Una pittura pura, inquieta ed elegante, che affonda le sue radici nella storia. Maurizio Faleni si racconta in questa conversazione con Gabriele Landi.

Una vita dedicata alla ricerca del rapporto luce-colore, con modalità diverse ed attinenti riflessioni dedicate allo studio della pittura pura, con inquiete esperienze artistiche con studi sul colore e sulla pittura soprattutto dei maestri Italiani sia primitivi (dai fratelli Lorenzetti a Cimabue, da Duccio da Boninsegna a Giotto) sia rinascimentali (Raffaello, Luca Signorelli, Sandro Botticelli... ). Questa è l’arte di Maurizio Faleni (qui un approfondimento sulla sua arte). Per Faleni, che vive e lavora a Livorno, il fatto di dipingere è una prerogativa assolutamente personale, una filosofia che si rifà al pensiero di Otto Rank, ovvero l’urgenza di rappresentare un’idea astratta dell’anima, di dare forma all’invisibile. Nella sua carriera ha esposto in Italia e all’estero (dal Museo Fattori di Livorno al Sharjah Museum negli Emirati Arabi, dalla Villa Paolina di Viareggio alla Kunsthalle di Meisterschwanden in Svizzera). E si racconta in questa intervista.

Maurizio Faleni nel suo studio
Maurizio Faleni nel suo studio

GL. Per la maggior parte degli artisti, l’infanzia rappresenta il periodo d’oro in cui iniziano a manifestarsi i primi sintomi di un certo interesse verso l’arte. È stato così anche per te?

MF. No, non ho avuto un periodo dirompente per decidere di dedicarmi ad un inizio dell’attività artistica. La mia è stata un’infanzia molto ludica.

Quali studi hai fatto?

Ho studiato all’Accademia d’Arte di Firenze.

Ci sono statti degli incontri importanti durante la tua formazione?

Ho avuto la fortuna di frequentare a Livorno la Galleria di Roberto Peccolo che mi ha permesso di incontrare, di capire, e di vivere poetiche di artisti di grandissimo livello.

Che importanza ha avuto per te il legame con la tua città e la sua tradizione pittorica?

Livorno è una città perfetta per poter lavorare e per quanto riguarda la sua tradizione il mio istinto è sempre stato quello di allontanarla.

Nel tempo come si è sviluppato il tuo lavoro?

Con una ricerca infinita fatta di passione, di studi, di viaggi e frequentazioni. Ho avuto alternanza di periodi positivi e negativi, ma con l’obiettivo di aggiungere sempre qualcosa di nuovo al mio lavoro.

Che importanza ha il colore in quello che fai?

La mia pittura è fatta anche di forma non solo di colore. Tutto concorre al bilanciamento dell’opera in egual misura.

Ti interessa l’aspetto pittorico?

Se intendi per l’aspetto pittorico come proseguimento di una ricerca fatta nei secoli ti rispondo di sì, ma se lo stesso aspetto pittorico deve restare semplice decorazione non è il mio caso, e quindi la mia risposta è assolutamente negativa.

Quando inizi un lavoro hai già un’idea chiara di come si svilupperà o c’è spazio per delle modifiche in corso d’opera? Il caso nel tuo lavoro gioca un ruolo importante?

L’ignoto è la mia sfida più ardua. Riuscire a modificare in corso d’opera è una lotta che proseguo da anni, posso sapere da dove inizio il lavoro ma non so mai dove e quando finire.

Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 74 x 74 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 74 x 74 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 74 x 74 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 74 x 74 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Andrea Mantegna (tecnica mista, 74 x 74 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Andrea Mantegna (tecnica mista, 74 x 74 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Giorgione (tecnica mista, 100 x 100 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Giorgione (tecnica mista, 100 x 100 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Masaccio (tecnica mista, diametro 94 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Masaccio (tecnica mista, diametro 94 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Masolino (tecnica mista, diametro 80 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Masolino (tecnica mista, diametro 80 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Paolo Uccello (tecnica mista, diametro 80 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Paolo Uccello (tecnica mista, diametro 80 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Paolo Veronese (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Paolo Veronese (tecnica mista, 100 x 70 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Piero Della Francesca (tecnica mista, diametro 94 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Piero Della Francesca (tecnica mista, diametro 94 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Taddeo Gaddi (tecnica mista, diametro 94 cm)
Maurizio Faleni, Osmosis Taddeo Gaddi (tecnica mista, diametro 94 cm)

Sulla base di che cosa scegli i formati su cui lavorare?

Uso forme minimali che da sempre raccontano la Storia della Pittura.

Ultimamente nei titoli dei tuoi lavori compaiono i nomi di alcuni artisti del passato... puoi spiegare questa scelta da che cosa dipende?

È una scelta anarchica, essenzialmente legata allo studio continuo della pittura, quindi non voglio banalizzare con il titolo l’idea di avere un rapporto tra il mio lavoro ed il maestro di riferimento. È, e resta, un legame soprattutto spirituale, sovrasensibile, che mi induce ad omaggiare determinati artisti della Storia dell’Arte.

L’idea di messa in scena del lavoro riferita alla sua esposizione ha una qualche importanza?

L’importanza dell’istallazione del mio lavoro in rapporto allo spazio di accoglienza è basilare per una buona riuscita della fruizione del mio lavoro. Ogni dettaglio viene studiato attentamente nei minimi particolari.

Che tipo di dialogo cerchi con lo spettatore che si trova davanti al tuo lavoro?

Non mi sono mai posto questa domanda, poiché sono talmente concentrato su quello che faccio che mi viene spontaneo non considerare chi sta all’esterno del mio lavoro e cosa mai potrebbe pensare. Casomai sarebbe interessante ribaltare la domanda al fruitore.

Che cosa succede alle opere quando non c’è nessuno che le osserva, l’esistenza di un opera d’arte può prescindere dalla presenza di un osservatore?

L’arte assume importanza nel momento in cui viene osservata. Se non c’è chi la osserva, non esiste l’arte.

Secondo te l’artista dove si pone nei confronti della sua opera?

Da pittore, mi pongo tra la Luce e l’opera.

Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere
Maurizio Faleni al lavoro sulle sue opere

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Gabriele Landi

L'autore di questo articolo: Gabriele Landi

Gabriele Landi (Schaerbeek, Belgio, 1971), è un artista che lavora da tempo su una raffinata ricerca che indaga le forme dell'astrazione geometrica, sempre però con richiami alla realtà che lo circonda. Si occupa inoltre di didattica dell'arte moderna e contemporanea. Ha creato un format, Parola d'Artista, attraverso il quale approfondisce, con interviste e focus, il lavoro di suoi colleghi artisti e di critici. Diplomato all'Accademia di Belle Arti di Milano, vive e lavora in provincia di La Spezia.



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