16 agosto 1972-2022: gli intricati 50 anni contemporanei dei Bronzi di Riace


Si celebra oggi il cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, scoperti il 16 agosto del 1972. Da allora sono cominciati cinquant’anni di intricate vicende, che qui riassumiamo. Con la consapevolezza che i Bronzi hanno ancora molto da dare alla Calabria e al mondo.

Giovedì 17 agosto 1972. In un ufficio della Soprintendenza delle antichità della Calabria, a Reggio, il giovane sub romano Stefano Mariottini dichiara di aver rinvenuto, il pomeriggio del giorno precedente “durante una immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace [...] un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo. Le due emergenti rappresentano delle figure maschili nude, l’una adagiata sul dorso, con viso ricoperto di barba fluente, a riccioli, a braccia aperte e con una gamba sopravanzata rispetto all’altra. L’altra statua risulta coricata su un fianco con una gamba ripiegata e presenta sul braccio sinistro uno scudo. Le statue sono di colore bruno scuro salvo alcune parti più chiare, si conservano perfettamente, modellato pulito, privo di incrostazioni evidenti. Le dimensioni sono all’incirca di 180 cm”. Erano state rinvenute due statue greche destinate ad entrare nell’immaginario collettivo più di ogni altra statua bronzea d’età antica, tanto da essere conosciuti, fin da subito, come i Bronzi di Riace. Quel ritrovamento compie oggi 50 anni, e viene celebrato con un videomapping sulla facciata del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che dal 1981 di quelle statue è la casa, oltre a tanti altri eventi sul territorio. 

Da quel giorno d’agosto del 1972 è iniziata l’intricata vicenda, contemporanea, delle due due statue bronzee, di cui oggi, fuori dalla retorica che avvolge le scoperte archeologiche, sappiamo molto, seppur sempre troppo poco: sono state fuse - come accertato da analisi condotte negli anni Novanta - nel Peloponneso, nell’area della città di Argo, nella seconda metà del V secolo a.C.. In un qualche momento della loro vita sono state accostate a comporre uno stesso monumento - secondo alcuni studiosi dal principio, secondo altri in momenti successivi - dato che il braccio della statua B, quella che rappresenta il vecchio, viene sostituito già in età antica, diventando speculare all’altro. Tenevano lance, elmi e scudo, erano colorate, e sono arrivate in Italia molto probabilmente durante spoliazioni di epoca romana. Quando siano finite nel mare di Riace, e perché, invece è invece ancora oggi incerto e discusso, anche perché, fuori dai toni dei comunicati stampa ufficiali, è noto che il recupero non avvenne secondo procedure ideali

Fu condotto il 17 agosto in condizioni di emergenza, a cura dei carabinieri sommozzatori del nucleo di Messina, in un periodo dell’anno in cui le carenze strutturali degli uffici periferici ministeriali divenivano ancor più gravi causa ferie, alla presenza di un solo archeologo, l’ispettore onorario Pier Giovanni Guzzo, e di centinaia di locali e bagnanti curiosi. Fu un’operazione complessa, e non priva di errori e leggerezze: l’anno successivo il Centro di archeologia sottomarina di Albenga, incaricato di appurare se in quell’area fossero stati presenti altri reperti, notò che il punto del rinvenimento non era stato fissato con precisione, ed è noto che i pochi elementi datanti il contesto di rinvenimento furono mal compresi. Situazioni dovute a carenze e problemi strutturali della macchina di tutela statale che però, data la straordinarietà del ritrovamento e ciò che ha rappresentato in particolare per Reggio Calabria - una sorta di simbolo di rilancio e un orgoglio cittadino - hanno prestato il fianco a speculazioni e accuse tra le più varie: dalla vendita di scudi e elmi all’estero, all’interesse del Getty Museum. E poi presenza di una presunta “terza statua”, alimentata dalla prima denuncia formale di Mariottini, che parla con entusiasmo di un “gruppo” di statue, ma, a seguire, descrive con precisione le due visibili, che sono quelle oggi note. E poi ancora il fatto che il premio di rinvenimento sia stato concesso al sub romano nonostante la prima denuncia scritta arrivi da quattro ragazzini di Riace, a mezzogiorno del 17 agosto: il Soprintendente però testimoniò di essere stato avvisato da Mariottini la sera precedente. Quasi ovvio, in realtà, che un rinvenimento simile, che ha portato alla luce due statue uniche, che in particolare per i reggini sono diventate quasi “parte della famiglia”, porti con sé ipotesi e polemiche: un avvenimento archeologico-scientifico che però assume i confronti del mito. E quel mito nasce proprio nei mesi e negli anni immediatamente successivi al ritrovamento

I bronzi di Riace. Foto Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria
I Bronzi di Riace. Foto Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria

Le due statue, dopo una prima collocazione nel Museo di Reggio, furono spostate a Firenze per un primo restauro e poi lì brevemente esposte, poi a Roma, nel 1980, per una seconda esposizione, e poi tornarono in Calabria nel 1981, in nuove sale del museo nazionale appositamente allestite. La celebrità delle due statue era alle stelle. Nei primi due mesi di esposizione al museo, si toccarono 300 mila ingressi, numeri che il museo reggino non toccherà mai più negli anni a venire (nel 2019, l’anno record dei musei italiani, conterà 227 mila ingressi in 12 mesi). Da allora, da Reggio Calabria non se ne andarono più, nonostante plurimi tentativi soprattutto in anni recenti, da Expo a Milano al G7 della Maddalena: troppo fragili, impossibili da spostare, ma anche troppo forte il legame dei reggini con le statue, che rende insostenibile dal punto di vista politico, e non solo scientifico, qualsiasi tentativo di prestito. I Bronzi hanno stravolto la storia del Museo Nazionale di Reggio Calabria, diventandone non solo il cuore pulsante, ma anche i frontman e, nel caso di carenza di fondi e personale, la croce, data la loro delicatezza. Come quando, nel 2012, a 40 anni dal rinvenimento, i Bronzi erano costretti a stare distesi in un’aula del consiglio regionale calabrese, in attesa della riapertura delle sale del museo che chiuse da tre anni per un lungo restauro e l’istallazione di un nuovo impianto di condizionamento, il tutto costato 34 milioni. Tornarono al loro posto solo nel settembre 2013, anche se il nuovo impianto di condizionamento, tra 2016 e 2017, aveva smesso di funzionare. E se oggi il Museo, come molti altri, soffre di una drammatica carenza di personale, denunciata dal direttore già a marzo 2022, i Bronzi sono solidamente al loro posto, ammirablii anche in orario serale in diverse occasioni, e richiesti in lungo e in largo per diventare il volto non solo di Reggio ma di tutta la Calabria. 

Il cinquantesimo anniversario si preannunciava in grande stile, dopo che il quarantesimo era caduto nel momento di massima difficoltà dei due guerrieri metallici. Il calendario di eventi per il pubblico è ricco, nonostante l’organizzazione delle celebrazioni non sia stata semplice, né lineare. A luglio sono state organizzate due conferenze stampa - una alla Camera, una al Foro Romano - alla presenza della dirigenza ministeriale: tenutesi però a Roma, e non, come sarebbe parso ovvio, in Calabria. Prima della conferenza stampa del 7 luglio, erano volati stracci tra il presidente della regione Occhiuto, organizzatore della conferenza, e la città metropolitana di Reggio (dove si trova Riace), esclusa dalla conferenza romana insieme al Comune di Reggio Calabria. La ricomposizione è avvenuta nei giorni a seguire, ma il 5 luglio la città metropolitana aveva presentato (a Reggio) il suo calendario di eventi. Oggi nel sito bronzi50.it troviamo finalmente un calendario unitario molto fitto per i mesi di agosto e settembre, tra aperture straordinarie del museo, conferenze, serate, spettacoli teatrali, mostre, e anche eventi più pop come una selezione di Miss Italia (la prima “Miss Bronzi di Riace”) o dj set. Eventi che vanno a scemare con la fine della stagione turistica, con un autunno in cui però i due guerrieri saranno protagonisti di una puntata speciale dell’ottava serie di Viaggio nella Bellezza, su Rai Cultura, e poi a dicembre su Rai Play, e in prima serata su Rai3, per una puntata speciale di Ossi di Seppia. Nel frattempo, due copie a colori dei Bronzi di trovano al Metropolitan Museum di New York, dopo essere state esposte al Colosseo a luglio. Celebrazioni a parte, la sensazione è che i due Bronzi abbiano ancora molto da dare, alla Calabria e al mondo.


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Leonardo Bison

L'autore di questo articolo: Leonardo Bison

Dottore di ricerca in archeologia all'Università di Bristol (Regno Unito), collabora con Il Fatto Quotidiano ed è attivista dell'associazione Mi Riconosci.





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