Ospitiamo oggi un guest post scritto da Vincenzo Romano a proposito della tormentata vicenda sui Bronzi di Riace all’Expo. L’autore del guest post ha una laurea in marketing e comunicazione e si divide tra il lavoro e la sua grande passione, i viaggi. Si definisce “amante smodato dell’arte e dei weekend nelle capitai europee”. Buona lettura!
I Bronzi di Riace sono stati protagonisti di questa estate vista la discussione sul fatto di portarli o meno all’expo, una discussione animata da Vittorio Sgarbi, che pur non abbandonando mai la sua verve ed i suoi commenti esplosivi sembrava aver messo da parte la sensibilità che dovrebbe avere un esperto d’arte. Infatti lo spostamento dei Bronzi all’EXPO sicuramente avrebbe garantito una maggiore visibilità per queste bellissime opere d’arte, ma come dichiarato dalla Soprintendente calabrese Simonetta Bonomi “Da tutte le relazioni dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro fatte dopo le campagne di restauro di questi anni emerge in grande evidenza la fragilità strutturale dei Bronzi di Riace”. Insomma non si può perché se si rompono, mica possiamo farceli rifare.
I bronzi di Riace. Photo Credit |
Eppure Sgarbi ha insistito ed ha reagito con un moto di stizza quando il Presidente del Consiglio Renzi ha messo fine alla questione dicendo che i Bronzi non si sarebbero spostati (contraddicendo quindi la volontà del Ministro Franceschini, tra i favorevoli allo spostamento). Purtroppo però, alla radice del problema non c’è solo la voglia di riflettori del professor Sgarbi sempre pronto ad alzare la voce, ma un problema cronico italiano: quello di non sapersi valorizzare. Insomma, l’Italia dal punto di vista artistico, archeologico, culturale e turistico è come una donna bellissima, carismatica ed affascinante che volontariamente si prostituisce sulle strade per pochi spiccioli a causa della mancanza di iniziativa.
Siamo alla frutta, e per valorizzare opere inestimabili come i Bronzi si pensa a soluzioni vecchie, pericolose, insensate perché snaturano l’opera dal suo contesto e che non hanno nessun effetto sui territori d’origine e di ritrovamento, che diventano comunque parte dell’opera stessa. Gli ultimi mesi sono stati veramente tristi per il patrimonio culturale ed artistico italiano, dato che si sono sentite certe leggi e certe proposte assolutamente malsane che cercano di arrangiare alla buona un fantomatico legame tra business ed arte con la possibile gestione privata dei Musei che rischia di trasformarli in bazar kitch in cui la bellezza vera marcisce nei depositi. Tutto questo chiedersi come valorizzare un patrimonio unico al mondo e le uniche soluzioni che si trovano sono cure palliative che fanno l’interesse di pochi? Quando ci sarebbero tante cose da fare a cominciare dalla comunicazione.
Una causa alla quale anche i “privati” in vista potrebbero contribuire. Ad esempio Sgarbi, piuttosto che arrabbiarsi con Renzi perché non vuole spostare i Bronzi, dovrebbe invece usare la sua autorevolezza e la fama per parlare bene dell’Italia e della Calabria (in questo caso) e non solo delle opere che contengono che un poco come mobili vorrebbe spostare in caso di necessità facendo terra bruciata intorno. Un dovere che dovrebbero sentire tanti personaggi influenti che non sempre prestano il loro nome per il Belpaese. Qualche eccezione c’è tra i nomi importanti che parlano bene dell’Italia nel mondo e che anche in patria fanno qualcosa per le bellezze maltrattate: come l’imprenditore Francesco Corallo, che pur trovandosi spesso all’estero parla spesso dell’arte italiana nel suo sito ufficiale, o come fa in modi diversi, il grande direttore d’orchestra Riccardo Muti che spesso lancia iniziative in Calabria come il concerto di agosto nel parco archeologico di Scolacium.
Nel frattempo, la vicenda dei Bronzi va avanti: da Reggio Calabria ci dicono che ad agosto 40.000 persone sono andate al Museo che ospita i Bronzi di Riace, un bel numero se Sgarbi parlava di poche migliaia di visitatori l’anno, mentre questi 40.000 si aggiungono ai 16.000 di luglio superando in due mesi di molto le poche migliaia (Philippe Daverio, altro favorevole allo spostamento, disse che a Reggio i Bronzi li vedevano 30.000 persone all’anno). Forse sarà stata tutta questa attenzione mediatica, ma è un bene che più gente sia andata a vedere i Bronzi e meno sia stata a sentire Sgarbi.