Nei giorni scorsi, ne era stata chiesta la rimozione, che era stata negata, e di conseguenza nelle ultime ore qualcuno ha pensato di agire da solo: la statua di Indro Montanelli a Milano, al centro delle polemiche degli ultimi giorni, è stata imbrattata nella serata di sabato con vernice rossa e con la scritta “razzista stupratore”. La discussione riguarda il matrimonio di madamato che Indro Montanelli contrasse durante la guerra in Etiopia del 1936 con una bambina del luogo, di soli dodici anni: il giornalista, fondatore de Il Giornale, non espresse mai pentimento per aver abusato della sua posizione di maschio europeo per intrattenere una relazione con una bambina (ovviamente costretta a concedersi a Montanelli).
Non è la prima volta che il monumento viene imbrattato: già lo scorso anno fu coperto di vernice rosa l’8 marzo. Il gesto di sabato sera non è stato rivendicato (tuttavia il movimento dei Sentinelli di Milano, che aveva chiesto di rimuovere la statua, si è dissociato, dal momento che volontà del gruppo era quella di portare avanti una discussione pubblica e aperta sul monumento), ma è arrivata la condanna bipartisan della politica. “Proprio non ci siamo”, commenta il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. “L’odio, la cattiveria e l’astio sono sempre più dominanti sul confronto civile e democratico. C’è da preoccuparsi seriamente”.
L’assessore alla cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, non va per il sottile e sottolinea che “l’atto vandalico è sempre intrinsecamente e culturalmente squadrista. Compiuto nell’anonimato, di nascosto, oltraggiando spazi e beni pubblici, portando violenza. Non è difficile: democratico è chi manifesta il proprio pensiero con coraggio e rispetto, a fronte alta; il vandalo è propriamente, e tecnicamente, uno squadrista”.
“Razzista stupratore”: imbrattata la statua di Indro Montanelli a Milano |