Al Museo Diocesano Tridentino un direttore economista. ICOM: “serve direttore con esperienza”


Il Museo Diocesano Tridentino perde i pezzi: se ne vanno due dipendenti e si dimette la direttrice Domenica Primerano. Al suo posto un economista senza esperienza nel settore dei beni culturali. Sul caso interviene anche l’ICOM. 

Sono giorni tormentati a Trento, a seguito delle dimissioni della direttrice del Museo Diocesano Tridentino, Domenica Primerano, che era alla guida dell’istituto di piazza del Duomo fin dal 1989 e che ha trasformato il Diocesano da piccolo museo di provincia in un istituto all’avanguardia, in un percorso culminato con la vittoria al Grand Prix degli European Heritage Awards, prestigioso riconoscimento ricevuto proprio quest’anno. Le dimissioni della direttrice hanno fatto seguito, tra le polemiche, all’addio di altre due dipendenti, Chiara Leveghi e Valentina Perini. A scatenare il terremoto, stando alla ricostruzione dell’Adige, sarebbeeo stati gli strascichi dell’importante mostra L’invenzione del colpevole, la rassegna dedicata a Simonino da Trento, una delle più forti e significative che si siano viste negli ultimi anni in Italia, che è valsa al museo il Grand Prix, e per la quale era in essere un progetto di musealizzazione permanente, poi archiviato dopo gli attacchi e le critiche della destra cattolica ma anche di una parte dell’area laica.

Al posto di Primerano (che è anche presidente di AMEI - Associazione Musei Ecclesiastici Italiani, la principale associazione che riunisce i musei diocesani del paese), l’Arcidiocesi di Trento ha nominato, come nuovo direttore, il professor Michele Andreaus, docente di Economia Aziendale al Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento. “Accetto l’incarico”, ha detto il professor Andreaus, “con molta emozione ed umiltà, grato per la stima nei miei confronti. Ho trovato una piccola squadra di persone competenti e ricche di entusiasmo, pronte a mettersi in gioco per dare continuità al Museo, valorizzando quanto fin qui fatto e guardando al futuro”.

Sulla nomina di Andreaus è però intervenuta la sezione italiana dell’ICOM - International Council of Museums, preoccupata per la nomina di un direttore che non ha alcuna esperienza in fatto di musei e che è estraneo al settore dei beni culturali. “Il caso della recente nomina di un docente universitario senza pregresse esperienze museali alla direzione del Museo diocesano di Trento”, si legge in un lungo intervento del comitato, “ha riaperto il dibattito sulla figura e le competenze necessarie per dirigere un museo, sulle modalità con cui viene affidato l’incarico, sull’esigenza di garantire un impegno costante, difficilmente compatibile con altri, e infine sui rapporti tra direzione e Consiglio di amministrazione. Non si intende discutere la scelta di una persona che vanta un curriculum di tutto rispetto nel suo ambito disciplinare e una particolare conoscenza del mondo del no profit, ma non si può tacere, tuttavia, su una nomina che presenta chiare difformità con i criteri individuati da ICOM con la sua Carta delle professionalità museali del 2005 e che ora è divenuta uno standard di riferimento per la definizione dei profili e delle competenze delle diverse figure professionali in ambito museologico”.

Preoccupa, spiega l’ICOM, che la nomina “voglia indicare una linea di discontinuità rispetto alla direzione di Mimma Primerano che ha fatto di quel museo un piccolo gioiello, per la capacità di interpretare in modo aperto e creativo la missione pastorale che gli è propria, mettendo in rilievo il rapporto tra arte, spiritualità e problemi della contemporaneità. Un modello di sperimentazione che l’intera comunità dei professionisti dei musei, compresa l’Unione europea, ha riconosciuto per il suo carattere di innovazione e di guida”. Ancora, tra i motivi di preoccupazione il fatto che “questa decisione confermi una tendenza sempre più diffusa di sacrificare le competenze specialistiche negli istituti culturali a favore di competenze di altro tipo. Il tema è di grande attualità. L’intera comunità museale, e non solo in Italia, riconosce quanto il profilo ideale di un direttore di museo comprenda competenze plurime considerata la sempre maggiore complessità delle funzioni museali e l’ampliamento dei servizi erogati, la necessità di individuare risorse aggiuntive e di rapportarsi con una molteplicità di soggetti pubblici e privati e una contrattualistica in continua evoluzione, l’obbligo di dar conto secondo i criteri dell’accountability previsti per i bilanci sociali e i bilanci di sostenibilità. Ma questo corrisponde a una definizione complessa della struttura di direzione; se bisogna prendere atto dell’importanza crescente che hanno assunto le responsabilità giuridico-amministrative ed economico-gestionali, il museo non può privarsi di una direzione che primariamente sia competente e finalizzata alla realizzazione di un progetto culturale e alla valorizzazione di collezioni, caratteri che obbligano a una conoscenza profonda della natura, storia, valori, significati e della loro relazione con i contesti sociali e del patrimonio culturale diffuso, coerente con la missione del museo. Non è sufficiente per questo far ricorso a un curatore, ma occorre che sia nella figura e professionalità del direttore che si componga la capacità di interpretare il mandato culturale dell’ente museale e la capacità di metterlo in pratica mediante un’adeguata programmazione. Si tratta pertanto di porre nelle stesse mani la progettazione e l’attuazione, ricercando e verificando nel tempo, sulla base di una missione ben chiara e obiettivi culturali e sociali definiti, la sostenibilità economica, modellando l’organizzazione del lavoro e attivando le indispensabili relazioni interne ed esterne. Chiaramente la capacità o il compito di presiedere alla funzionalità amministrativo economica dell’ente non è sufficiente per tale complesso compito”.

ICOM dunque dichiara di guarda con perplessità e preoccupazione, “alcune distorsioni di fondo operate da talune amministrazioni e soggetti gestori dei muse”, tra cui “la sottovalutazione della necessaria qualificazione tecnico-scientifica del direttore a favore di una generica competenza amministrativa” (l’ICOM cita il caso del Museo etnografico di San Michele all’Adige, dove il direttore, Giovanni Kezich, è stato silurato dall’amministrazione della Provincia Autonoma di Trento e sostituito da un funzionario amministrativo, Andrea Asson), la scissione tra la direzione scientifica e le responsabilità effettive di gestione, “poste in capo a dirigenti amministrativi, come ripetutamente rilevato in numerosi bandi indetti dai Comuni”, e infine “l’assoluta assenza di un direttore, spesso sostituito con incarichi a profili professionali di funzionario (ISTAT documenta l’assenza di un incarico formale di direttore nel 60% dei musei italiani)”. Nel ricordare “che la figura del direttore è individuata come essenziale e inderogabile tra i requisiti per l’accreditamento nel Sistema museale nazionale”, l’ICOM, in conclusione, “ritiene sia quanto mai attuale una riflessione attenta e serena su questi temi per diffondere la consapevolezza che la sopravvivenza e lo sviluppo dei musei dipende in gran parte dalle qualità e capacità del suo direttore”.

Anche Primerano è intervenuta sulla nomina di Andreaus: premettendo di non criticare il professor Andreaus, l’ex direttrice riflette sulla questione affermando che “da Presidente Amei mi sono sempre battuta perché i musei ecclesiastici potessero avere alla guida persone con specifiche competenze in ambito museale. Troppe volte infatti la direzione viene affidata a un sacerdote con una formazione che poco ha a che fare con i musei, persone per altro spesso gravate da molti incarichi, compresa la responsabilità di una parrocchia. L’importante, diceva qualcuno che di responsabilità nel settore dei beni ecclesiastici ne ha molte, è che ci sia un bravo conservatore. Ma chi imprime la linea da seguire, chi elabora la mission del museo (in accordo con il Cda), chi decide è il direttore, non il conservatore! Ecco perché, come giustamente la Riforma Franceschini ha evidenziato, la figura del direttore è centrale e va affidata a persone competenti in questo ambito”. E ancora: “da ex direttrice forse un poco romantica penso che un direttore debba condividere la propria giornata con lo staff del museo e con chi lo frequenta. Se ho un altro lavoro, già impegnativo, come faccio? Per anni sono stata la prima a entrare e l’ ultima ad uscire dal museo. Ma forse si, è vero, sono romantica”. Concludendo, afferma Primerano, “se l’obiettivo è individuare una nuova governance, perché il professor Andreaus non è stato inserito nel CDA quando nel 2019 è stato rinnovato? Perché per sostituirmi non è stato fatto un concorso pubblico, come è avvenuto per il Museo civico di Riva del Garda o per il Museo della Guerra di Rovereto (anch’esso museo privato)? Dunque buon lavoro al nuovo direttore. Auspico che non solo mantenga il livello raggiunto in tanti anni di paziente lavoro, ma che lo superi!”.

Nella foto: Palazzo Pretorio (a sinistra), sede del Museo Diocesano Tridentino. Foto di Lorenza Liandru

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