Protestano i lavoratori della cultura per l’ostensione del Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo a Firenze: l’opera è giunta lo scorso 30 aprile nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dopo aver lasciato il Museo del Novecento di Milano, la sua sede, per una mostra inaugurata in occasione del 1° maggio e che durerà fino al 30 giugno. La mostra è stata però accompagnata da polemiche (la nostra rivista, con un articolo del direttore Federico Giannini, è stata una delle prime voci a levarsi contro l’operazione), questo perché a giudizio di molti la rassegna non avrebbe alcun carattere scientifico, e in più non è stata ancora resa nota la contropartita che Firenze avrebbe da offrire a Milano in cambio del prestito.
L’opera, di grandi dimensioni e quindi molto delicata, ragione per la quale si muove poco da Milano (l’ultima volta nel 2008 per una mostra sull’arte dell’Ottocento alle Scuderie del Quirinale), è stata anche lo sfondo di un dibattito con i sindaci di Milano e Firenze, Giuseppe Sala e Dario Nardella, e con il ministro del lavoro Andrea Orlando, che si è tenuto nel pomeriggio del 30 aprile proprio dinnanzi all’opera nel Salone dei Cinquecento. Gli operatori del settore hanno però fin da subito contestato il progetto.
“Non solo l’opera non è coinvolta in alcun progetto scientifico o culturale, creando un pericoloso precedente nell’uso politico, interno al Paese, dei prestiti di opere d’arte”, spiega Federica Pasini, storica dell’arte ed attivista dell’associazione Mi Riconosci, che ricorda il precedente del 1989, quando Bettino Craxi chiese il Quarto Stato come sfondo del congresso del PSI ricevendo un rifiuto, “ma è esposta in un luogo che punta a strumentalizzarne il messaggio proprio in un momento in cui le due città coinvolte sono alle prese con importanti vertenze riguardanti il lavoro”.
Le attiviste e gli attivisti di Mi Riconosci sottolineano, infatti, come a Firenze si siano registrati due scioperi dall’inizio dell’anno in musei, archivi e biblioteche, mentre a Milano, da poche settimane, 200 lavoratori dei musei e delle biblioteche civiche siano in stato d’agitazione in vista del cambio d’appalto. “Il sindaco Sala di fronte al ”Quarto Stato“ ha parlato della necessità di alzare i salari” continua Pasini, “ma a quei lavoratori, che prendono anche 5 euro lordi l’ora, non è stata data finora nessuna garanzia sul loro futuro: eppure si tratta di un appalto comunale”.
“Difficile assistere a questo ennesimo spot, soprattutto se chi assiste è un lavoratore esternalizzato nel settore culturale comunale”, aggiunge Alessio Nencioni, lavoratore delle biblioteche comunali di Firenze ed attivista del gruppo BiblioPrecari. “Persone che vivono sulla propria pelle, ogni giorno, scelte scellerate prese in seno proprio all’amministrazione fiorentina che non sta muovendo un dito contro il precariato cronico che essa stessa ha generato nei servizi che ritiene e ostenta come essenziali”.
Le attiviste e gli attivisti chiedono alle due amministrazioni di “smettere di farsi scudo di un’opera straordinaria, peraltro acquistata con grande partecipazione popolare, e di affrontare davvero le questioni riguardanti il lavoro, a partire dagli appalti comunali”.
Intanto, il primo giorno di mostra si sono registrate molte visite: il Comune di Firenze comunica infatti che sono stati 2198 i visitatori che hanno ammirato il dipinto nel Salone dei Cinquecento. Nel dettaglio, di questi 1146 erano residenti entrati gratuitamente grazie alla Domenica metropolitana. Il numero complessivo è in netta crescita rispetto al primo maggio 2019, quando gli ingressi furono 1705 (+29%, pari a 439 visitatori in più: tanto dunque avrebbe spostato il Quarto Stato, che ovviamente il primo maggio 2019 era nel suo museo a Milano). Gli anni successivi naturalmente non sono paragonabili perché nel 2020 il museo era chiuso per lockdown e nel 2021 gli ingressi erano ridotti causa contingentamento.
Nell’immagine, il Quarto Stato sul fondo del Salone dei Cinquecento
Quarto Stato di Pellizza a Firenze, protestano i lavoratori della cultura |