Green Pass, il MiC lancia campagna “per tornare a vivere la cultura in sicurezza”


Il Ministero della Cultura lancia sui propri canali social una campagna digitale per illustrare l’utilizzo del green pass nei luoghi della cultura. Il claim è “Per tornare a vivere la cultura in sicurezza”.

In occasione dell’entrata in vigore del Green Pass nei musei, alle mostre e nei luoghi della cultura (qui tutto quello che c’è da sapere), il Ministero della Cultura ha avviato sui propri canali social una campagna digitale per promuovere le nuove norme. La campagna s’intitola La Cultura con il Green Pass, e il ministero invita il pubblico a dotarsi di questo strumento “per tornare a vivere la cultura in sicurezza” (così recita la campagna).

A partire dal 6 agosto, com’è ormai ben noto, l’ingresso nei musei, mostre, istituti e luoghi della cultura, archivi, biblioteche, cinema, teatri, concerti e live all’aperto è consentito previa esibizione del certificato verde che comprovi l’inoculazione almeno della prima dose vaccinale, così come stabilito dal decreto legge “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”, oppure, in alternativa, la guarigione da Sars-CoV-2 (vale per sei mesi) o l’ottenimento della negatività al test molecolare o antigenico rapido con al virus Sars-CoV-2 (validità 48 ore). Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica.

Occorre però sottolineare che l’accesso nei musei e luoghi della cultura rimane comunque contingentato, c’è ancora l’obbligo di indossare la mascherina e si è sempre sottoposti all’obbligo di misurazione della temperatura e igienizzazione delle mani.

Molti follower dei canali social del Ministero però non gradiscono e obiettano. “Veramente i protocolli di sicurezza e le linee guida, abbinati alla prenotazione obbligatoria, alla mascherina e al distanziamento non erano sufficienti?”, si domanda un utente di Instagram. Un altro ancora scrive: “Già eravamo in tre gatti ad entrare in cinema, musei, biblioteche e teatri, ora di sicuro ce ne saranno la metà. Sto aspettando solo l’ulteriore taglio dal nostro ministro per la poca fruizione dei siti artistici e culturali”. Un altro ancora osserva che “La cultura la stavamo già vivendo in libertà da qualche mese ormai”. E non mancano poi i commenti più veementi, e via di “siete senza pudore”, “Sembrano slide di una dittatura, altro che ministero della cultura”, “vergognatevi”, “analfabeti” e innumerevoli post che gridano alla repressione delle “libertà”. Ci sono però anche commenti a favore: “Chi parla di dittatura o discriminazione”, scrive un utente su Facebook, “secondo me non ha capito molto della cultura (e della costituzione, e della gestione di un’emergenza sanitaria globale). Per quanto mi riguarda, sapere che d’ora in poi entrando in un museo, in un sito archeologico, o in un teatro avrò intorno a me solo persone guarite o vaccinate mi tranquillizza non poco e mi permette di dedicarmi con maggiore serenità alle mie attività, alla visita e alla ricerca, senza preoccuparmi degli stili di vita di chi mi sta intorno”. Ma commenti del genere sono una netta minoranza rispetto a quelli dell’utenza risentita, che non si sa quanto sia veramente rappresentativa del reale sentimento dei frequentatori dei luoghi della cultura, ma si fa comunque molto sentire.

Green Pass, il MiC lancia campagna “per tornare a vivere la cultura in sicurezza”
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