Altro che fine della sponsorizzazione della BP, la British Petroleum, al British Museum. Oppure un nuovo inizio dopo la fine, se proprio vogliamo. La collaborazione tra il colosso del petrolio e il museo di Londra non è morta, contrariamente a quanto si poteva pensare a giugno, quando il museo fece sapere al Guardian, pur in assenza di un comunicato ufficiale, che dopo la scadenza dell’ultimo contratto quinquennale che legava il museo all’azienda (contratto terminato lo scorso febbraio), non ci sarebbero state altre mostre o attività sponsorizzate dalla BP. E tutti, noi compresi, parlarono di vittoria degli ambientalisti: sembrava proprio che dopo 27 anni la sponsorizzazione si fosse chiusa. Tutt’altro: arrivano 50 milioni di sterline, ovvero 57 milioni di euro, in dieci anni grazie a una nuova partnership di lungo termine appena stipulata.
La forte dotazione serve per finanziare il nuovo masterplan del museo che prevede restauri, rinnovamenti, riqualificazioni, tutti lavori durante i quali il rimarrà aperto al pubblico. Il completamento della prima fase del masterplan sarà segnato dall’apertura ufficiale della nuova struttura di ricerca archeologica del British Museum il 7 giugno 2024. Si chiamerà BM_ARC e ospiterà oggetti antichi provenienti da ogni parte del mondo. Il museo ha poi fatto sapere che le risorse serviranno a rinnovare anche gli impianti energetici con l’eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili all’interno museo, sostituendoli con tecnologie a basse emissioni di carbonio. Ciò si tradurrà in un risparmio netto annuo stimato di 1.700 tonnellate di CO² rispetto all’utilizzo attuale, consentendo al British Museum di diventare più sostenibile nei prossimi anni. Il governo britannico, fa sapere il museo, si è impegnato a sostenere finanziariamente la creazione del nuovo centro energetico. Sono stati inoltre annunciati i piani per un concorso internazionale di architettura per la riqualificazione di circa 7.500 m2 di spazio espositivo, le cui candidature saranno aperte nella primavera del 2024. Infine, la collaborazione con BP servirà anche “a realizzare piani volti a mantenere l’accesso del pubblico per le generazioni a venire”, comunica il British, aggiungendo che “il Museo è molto grato per il sostegno della BP in questa fase iniziale del Masterplan”.
Charlie Mayfield, presidente del comitato Masterplan del British Museum, ha dichiarato: “Il British Museum è una delle istituzioni culturali più grandi e visitate al mondo, ma alcuni dei suoi edifici hanno più di 200 anni e necessitano urgentemente di ristrutturazioni. Ecco perché il Masterplan è così essenziale ed è entusiasmante andare avanti con i nostri piani. L’anno prossimo inizieremo il processo di revisione completa della nostra infrastruttura energetica obsoleta e la sua sostituzione con strutture all’avanguardia che ridurranno drasticamente la nostra impronta di carbonio, e inizieremo una ricerca globale tra i principali architetti per trovare un partner con cui aiutaci a reimmaginare la famosa Western Range. C’è tanto da aspettarsi nel 2024 e siamo grati a tutti i nostri partner per il loro supporto”.
Louise Kingham, Senior Vice President per l’Europa e UK Country Chair di BP, ha dichiarato: “Il British Museum offre una finestra sul mondo per i milioni di persone che varcano le sue porte ogni anno. Come azienda che ha fatto della Gran Bretagna la propria casa per oltre un secolo, siamo orgogliosi di essere un partner a lungo termine di questa importante istituzione britannica e di fare la nostra parte nella sua trasformazione futura, contribuendo al contempo a garantire che questo iconico luogo culturale rimanga liberamente accessibile a tutti”.
Come la prenderanno le associazioni ambientaliste? Probabilmente non bene: il British, negli anni scorsi, è stato spesso oggetto di dure proteste proprio in virtù della sua collaborazione con la BP, che andava avanti ininterrottamente dal 1996. E che ora ricomincia.
Il British Museum stringe un accordo da 50 milioni di sterline con la BP |