Lunedì 22 novembre, tutta l’Austria piomba di nuovo nell’incubo del lockdown: il governo del paese ha infatti pensato che la chiusura generalizzata di tutte le attività sia ancora, a quasi due anni dall’inizio della pandemia, la miglior risposta quando i contagi salgono. In effetti, negli ultimi giorni i casi hanno conosciuto un deciso incremento, toccando i record dall’inizio della pandemia: il paese alpino era stato relativamente risparmiato durante la prima ondata, quella della primavera del 2020 (si toccò un massimo di 1.321 casi giornalieri), veniva colpito in maniera piuttosto significativa lo scorso inverno e adesso sta raggiungendo livelli mai toccati prima, con 15.145 nuovi casi il 18 novembre. L’occupazione degli ospedali è però ancora lontana dalle vette raggiunte nel novembre del 2020, quando la media settimanale di ricoverati sfiorò le 4.000 unità (al momento siamo di poco sotto i 2.000, mentre durante la prima ondata non si raggiunsero i 1.000). Anche i decessi (media sui sette giorni di 43 al giorno) è lontana dalle media dei 100-120 della seconda ondata. Dall’altro lato, l’Austria sconta il problema di essere uno dei paesi con meno vaccinati in Europa: al 17 novembre ha ricevuto almeno una dose il 68,23% dell’intera popolazione contro, per esempio, il 79,21% dell’Italia, il 76,40% della Francia, l’81,71% della Spagna, il 71,73% della Svezia, il 76,81% della Finlandia, il 75,53% del Belgio. La situazione austriaca è simile a quella di paesi vicini come la Germania (69,65%), la Repubblica Ceca (60,35%), l’Ungheria (62,41%) e la Svizzera (66,57%).
Numeri che hanno allarmato il governo austriaco. “Nonostante le campagne, non è stato possibile vaccinare le persone”, ha dichiarato il cancelliere Alexander Schallenberg. “Dobbiamo guardare la realtà negli occhi: abbiamo troppe forze politiche in questo paese contrarie alla vaccinazione”, e la conseguenza di ciò sono i reparti di terapia intensiva sovraffollati e una “sofferenza infinita”. Il governo ha dunque deciso per un blocco totale del paese da lunedì, al momento per un massimo di venti giorni, dopodiché occorrerà valutare. “Dobbiamo prendere tali misure”, ha dichiarato Schallenberg, aggiungendo: “Sono consapevole che stiamo chiedendo molto alle persone”. In Austria al momenti ci sono 520 pazienti in cura nelle unità di terapia intensiva e 2.871 pazienti ricoverati nei reparti normali.
Il lockdown sarà totale, simile a quello che abbiamo conosciuto in Italia durante la prima ondata, ma un po’ meno restrittivo: sarà dunque possibile andare a scuola (obbligo di mascherina per tutti, e per gli studenti più grandi anche obbligo di FFP2) o al lavoro (oltre che a fare la spesa o dal medico), e fare passeggiate all’aria aperta. Tutto il resto sarà vietato: chiusi i negozi che non vendono i beni di prima necessità, e soprattutto chiusa la cultura. Su questo fronte, non ci sono eccezioni: l’Austria ha sancito la serrata totale per musei, cinema, teatri e istituti culturali di ogni tipo. Chi ha già prenotato un biglietto di qui al 12 dicembre, data in cui dovrebbe terminare il lockdown, riceverà un rimborso oppure potrà prenotarsi per una visita o uno spettacolo in altra data. E tutta la cultura è dunque di nuovo costretta a trovare sfogo sull’online. Nei teatri non sarà neppure possibile fare le prove.
Naturalmente la reazione dal mondo della cultura austriaca è il forte criticismo nei confronti del governo: scetticismo, rabbia e frustrazione sono i sentimenti più diffusi. Sul fronte dei musei, tra i primi a parlare figura Klaus Albrecht Schröder, direttore dell’Albertina di Vienna, dove è in corso una grande mostra su Modigliani. “È semplicemente devastante”, ha dichiarato al quotidiano Kurier. “Il governo ci aveva assicurato che non ci sarebbe stato alcun lockdown, e su queste basi a giugno avevamo deciso di tenere la nostra mostra su Modigliani in autunno. E siccome invece il lockdown è arrivato, questo significa per noi una perdita di 1-1,5 milioni di euro”. La mostra aveva fatto registrare ottimi numeri, che, ha spiegato sempre Schröder, hanno in parte compensato anche la mancanza di turisti a Vienna. Ma il lockdown, notano in Austria, non impatta soltanto sui mesi di chiusura, ma anche su quelli della riapertura. “C’è da aspettarsi”, dicono dal Belvedere, “un ritorno titubante, come dopo ogni lockdown”. E poi tre settimane di chiusura comportano nuove negoziazioni con i prestatori delle opere esposte nelle mostre, che devono essere convinti a prolungare i loro prestiti, nuove trattative con le assicurazioni, e così via.
Sul fronte dei teatri è intervenuto il direttore della Wiener Staatsoper, Bogdan Roščić, che dichiara all’agenzia di stampa APA: “Ci affidiamo alle dichiarazioni del governo secondo cui il lockdown per le persone vaccinate e guarite, che sono state il nostro pubblico dal 1° di ottobre, durerà solo tre settimane e poi potranno di nuovo tornare”. Tuttavia, ha detto il direttore, “non sarà facile. Un anno fa eravamo l’unico grande teatro al mondo che continuava a lavorare. Adesso saremo presto gli unici a cui non sarà permesso”. Toni decisamente più duri da parte di Bernhard Günther, direttore del festival Wien Moderne: “la cultura paga il conto per gli altri”, aggiungendo che il pubblico della cultura ha dimostrato che una vita culturale è possibile senza rischi anche con le attuali precauzioni, e che “la cultura non è certo responsabile per questa decisione”. Deluso anche Thomas Gratzer, direttore del Teatro Rabenhof di Vienna: “Sono triste e arrabbiato: nei confronti delle politiche federali, nei confronti di quella parte irresponsabile della nostra società, e soprattutto nei confronti di quelle forze politiche ciniche e spietate che ancora alimentano le divisioni in seno alla nostra società. Adesso è di nuovo tutto fermo e ci tocca ricominciare da capo. Ma siccome abbiamo un pubblico fedele ed estremamente responsabile mi considero ancora ottimista per il futuro sul medio termine”.
L’Austria valuta anche di estendere il lockdown, dopo il 12 dicembre, solo per i non vaccinati e di introdurre l’obbligo di vaccino per il 1° febbraio, introducendo sanzioni di carattere amministrativo per chi non ottempererà. Per quanto riguarda la cultura, il ministro Andrea Mayer, riconoscendo che il nuovo lockdown avrà un impatto sul settore, ha previsto stanziamenti per 125 milioni di euro per consentire agli istituti di far fronte a queste tre settimane di chiusura. Ci saranno inoltre proroghe della cassa integrazione, erogazioni per i lavoratori della cultura, fondi di solidarietà.
Foto: il Castello del Belvedere
Lockdown totale in Austria, chiude di nuovo tutta la cultura. “È devastante” |