Si tiene mercoledì 27 maggio la protesta dei lavoratori della cultura, lanciata dall’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali: si tratta di una mobilitazione diffusa, in tutta Italia, che intende denunciare, fanno sapere gli organizzatori, lo stato di abbandono e disinteresse che sta colpendo i luoghi della cultura e le centinaia di migliaia di lavoratori del settore.
Infatti, dopo quasi tre mesi dalla chiusura in tutta Italia a causa dell’emergenza Covid-19, diversi luoghi della cultura (musei, monumenti, archivi, biblioteche, parchi archeologici e naturali) sono ancora chiusi: i luoghi della cultura statali che hanno riaperto sono solo 80 (cioè il 15% circa del totale), e spesso con servizi ridotti. Lo stesso vale per gli istituti non statali, alcuni dei quali non hanno ancora riaperto né programmano di riaprire (ha fatto molto discutere il caso dei musei civici di Firenze, chiusi in quanto il Comune non ritiene sostenibile economicamente la loro apertura).
Per queste ragioni è stata proclamata una protesta animata dallo slogan Senza Cultura Nessun Futuro, che ha per simbolo un occhio con uno zero barrato al posto della pupilla. Una protesta che, spiegano gli attivisti, è “aperta a tutti i lavoratori e le lavoratrici del Patrimonio culturale e dello Spettacolo, e a tutti i cittadini che hanno a cuore il destino degli spazi culturali”.
“La situazione è drammatica e urgente, eppure il Ministero dei Beni Culturali sembra non averne coscienza”, spiega Daniela Pietrangelo, educatrice museale e attivista di Mi Riconosci. “Molte grandi società del settore stanno puntando a tagliare il personale e trasferire i servizi online. Su 55 miliardi del DL Rilancio, molto meno dell’1% sono dedicati all’enorme settore ”Cultura e Spettacolo“: decine di migliaia di istituti non riceveranno un solo euro. In queste condizioni, centinaia di migliaia di persone che avevano perso il lavoro dalla fine di febbraio rischiano di non rivederlo, e tanti altri rischiano di perderlo. Migliaia di teatri, musei, biblioteche, cinema, potrebbero non riaprire mai più”.
“Per la cittadinanza”, concludono gli attivisti, “essere privati della Cultura in un momento tanto delicato può avere conseguenze disastrose, facendo aumentare le diseguaglianze e l’esclusione sociale, mettendo a rischio le nostre comunità e la nostra democrazia. Un rischio inutile, che stiamo correndo solo per mancanza di pianificazione e lungimiranza”.
I precari della cultura protestano il 27 maggio: “senza cultura nessun futuro” |