Andrà in asta il 28 febbraio da Christie’s a Londra un dipinto di Vincet van Gogh (Zundert, 1853 - Auvers-sur-Oise, 1890) noto agli studi, ma mai esposto, e rimasto per 120 anni esatti nella stessa collezione privata: si tratta di una Testa di donna, ritratto della contadina Gordina de Groot, della quale esistono numerose versioni (una è anche esposta fino a marzo alla mostra su Van Gogh a Palazzo Bonaparte). Sien de Groot, detta Gordina, fu la donna più ritratta da Van Gogh nel suo periodo di Nuenen (l’opera è del marzo-aprile 1885): stava per compiere trent’anni e la vediamo anche nel più celebre capolavoro di questa fase, I mangiatori di patate. La stima per quest’opera è di 1-2 milioni di sterline.
Dopo aver trascorso tre mesi a Drenthe, nei Paesi Bassi, Vincent van Gogh si recò a Nuenen, il piccolo villaggio dove i suoi genitori si erano recentemente trasferiti, nel 1883: progettò di rimanervi solo per un breve periodo, ma presto si trovò attratto dai volti e dalle condizioni dei contadini del Brabante. Quella che inizialmente doveva essere una visita veloce si è invece trasformata in un soggiorno di due anni. Scrivendo a suo fratello Theo, disse: “Vedo una risorsa inesauribile per i soggetti della vita contadina e la questione è solo coglierla - lavorare” e trascorse gran parte dell’inverno del 1884-1885 dipingendo gli uomini e le donne di il villaggio. Nelle lettere successive, van Gogh annunciò il piano di dipingere un grande ciclo di teste di contadini. “Sto studiando”, scriveva, “proprio per questo posso benissimo concepire la possibilità che verrà un tempo in cui anch’io sarò in grado di comporre facilmente. E, in fondo, è difficile dire dove finisce lo studio e comincia la pittura”. In effetti, il periodo tra il 1883, quando arrivò a Nuenen, fino alla sua partenza nel 1885 per Anversa, si rivelerà tra gli anni più prolifici della sua vita.
Van Gogh dipinse a Nuenen quasi un quarto della sua opera nota, ma nelle lettere ha identificato solo uno dei suoi modelli, ovvero proprio Gordina. Nel dipinto in vendita da Christie’s la ragazza indossa, secondo l’usanza locale, un berretto bianco, che contribuisce a creare una sorta di aureola drammatica e luminosa sopra i suoi capelli castano scuro. Rispetto alle spesse pennellate che compongono il viso e il mantello, il berretto è stato articolato con precisione. Il suo bordo pieghettato è composto da segni corti e paralleli; il telo sporgente abilmente reso; e Van Gogh ha accentuato la singolare corona con uno spesso impasto. In effetti, in questo dipinto si possono vedere gli inizi della pennellata che si svilupperà successivamente in Francia. La Testa di donna è un ritratto penetrante che evoca nella sua tavolozza limitata, un profondo senso di pathos che trasmette parte dell’angoscia interiore dell’artista.
Nel creare le sue teste, van Gogh si sforzò di entrare in sintonia con i contadini, affermando di essere “convinto che un pittore della vita contadina non possa fare di meglio che seguire l’esempio di Barbizon - abitare e vivere proprio in mezzo a ciò che si fa pittura”. L’artista preferiva modelli con “volti rozzi e piatti con fronte bassa e labbra carnose, non quell’aspetto tagliente, ma pieno e simile alle opere di Millet”. In effetti, per molti versi, van Gogh considerava il pittore realista francese una sorta di mentore e, nel 1880, aveva accumulato quasi cinquanta stampe e riproduzioni del lavoro dell’artista. L’estetica matura di van Gogh sarebbe divenuta una sintesi dell’idioma di Barbizon di Millet con quello della scuola dell’Aia.
Con il suo taglio ravvicinato e lo sguardo fermo, la Testa di donna è un ritratto profondamente personale di Gordina de Groot. La natura intima del dipinto investì anche la vita privata di Van Gogh: a Nuenen infatti si sparse la voce che il pittore fosse il padre del figlio di Gordina. Van Gogh negò con forza queste voci, ma i suoi ritratti di Gordina, incluso quello in vendita da Christie’s, suggeriscono comunque una particolare intimità tra l’artista e la modella, evidente nella potenza del suo sguardo.
Del dipinto conosciamo bene la storia collezionistica: da novembre 1885 al febbraio 1886 fu in possesso di Anna Cornelia van Gogh-Carbentus, la madre di Van Gogh. Nel 1886 passò poi a Janus Schrauwen e fino al 1903 ha girato per alcune collezioni private olandesi fino ad arrivare all’antenata degli attuali proprietari.