Pablo Picasso: il cubismo, la vita e le opere


Conosciamo la vita e le opere di Pablo Picasso, artista dalla straordinaria creatività e padre del cubismo.

Geniale, carismatico e ribelle sono gli aggettivi che caratterizzano Pablo Picasso (Malaga 1881 – Mougins 1973), artista tra i più influenti e rivoluzionari pittori della storia dell’arte occidentale. Rivelatosi fin da bambino come enfant prodige, ha dimostrato sin da subito il suo talento per il disegno, tanto che il padre (pittore modesto e docente all’Accademia di Barcellona) lo lasciò collaborare ad alcuni suoi quadri. La produzione artistica del pittore spagnolo è stata particolarmente vasta e complessa. Per quanto possa risultare difficile delineare degli elementi costanti nello stile di un’artista così prolifico ci sono delle componenti che hanno caratterizzato il suo stile: chiarezza ed equilibrio nelle composizioni, forme e volumi solidi, grande senso del colore e potenza espressiva.

Picasso è stato un’artista che non si è mai accontentato di approdare ad uno stile specifico. Imprevedibile nell’animo quanto nella sua arte, l’artista andaluso ha avuto diverse fasi artistiche: dal periodo blu (1901-1904), al periodo rosa (1904-06), la nascita del cubismo grazie al sodalizio con George Braque, per tornare poi ad uno stile pittorico più tradizionale, mentre l’ultima fase è caratterizzata da un’attività molto intensa, rivolta anche a tecniche come la ceramica e la grafica.

Giovanissimo si è trasferito a Parigi, città stimolante e ricca di opportunità, in cui ha conosciuto artisti come André Derain, Amedeo Modigliani e Henri Matisse ma anche ricchi mercanti d’arte come Daniel-Henry Kahnweiler, la scrittrice Gertrude Stein, a cui l’artista ha dedicato un ritratto che da molti, tra l’altro, è stato considerato anticipatore del cubismo, e il gallerista francese dal fiuto eccezionale Armbroise Vollard: vengono tutti immortali dai ritratti di Picasso, una delle loro più promettenti “scoperte”.

Fuori dalla stretta sfera artistica, Picasso fu famoso anche per le sue diverse relazioni. Numerose sono state infatti le amanti dell’artista andaluso: Fernand Oliver è stata il primo vero amore di Picasso e compare in più di sessanta dipinti, tra questi Les Demoiselles d’Avignon (1906-07); dopo la rottura con Fernand l’artista conosce Marcelle Gouel, da lui ribattezzata “Eva”, ch parimenti compare in molte opere astratte. La usa vita sentimentale è stata, in effetti, estremamente instabile e burrascosa, costellata dal succedersi di diversi amori e muse ispiratrici.

Pablo Picasso
Pablo Picasso

La vita di Pablo Picasso

Pablo Picasso nacque a Malaga il 25 ottobre 1881, primo figlio del pittore naturalista José Ruiz e di Maria Picasso y López. Da giovanissimo cominciò a disegnare e dal 1901 si sarebbe firmato con il cognome della madre, decisione che suggellò un segno di affetto molto forte nei confronti della figura materna. Da adolescente si trasferì con la famiglia a Barcellona, dove iniziò ad interessarsi alla vita intellettuale della città: qui frequentò un gruppo di giovani artisti che si riunivano nel locale Els quatre gats, e benché il circolo intellettuale spagnolo fosse abbastanza stimolante, Picasso sentì sempre più vivo il bisogno di evadere da un ambiente di cui avvertiva le limitazioni.

Appena diciannovenne il giovane artista lasciò Barcellona per andare a vivere la vita bohémienne tra Montmartre e Montparnasse, a Parigi: le strade luccicanti, il baccano assordante dei mercati e il fracasso della carrozze dei cavalli, i cafè e i boulevard affascinarono Picasso e lo fecero sentire a proprio agio. Nel 1904 si trasferì definitivamente nella capitale francese, affittando una vecchia fabbrica di Montmartre, riconvertita poi in atelier per artisti: era il Bateau-Lavoir, che grazie alla carismatica presenza di Picasso divenne uno studio frequentato da diverse personalità di spicco. All’inizio del suo soggiorno Picasso divise la stanza con il poeta Max Jacob, figura rilevante nella vita di Picasso, poiché lo ha sostenuto sia nella vita artistica sia nelle iniziali difficoltà economiche. L’ambiente francese era estremamente stimolante per il giovane artista che cominciò a frequentare i salotti parigini, in cui ebbe modo di conoscere il poeta Guillaume Apollinare, autore dell’opera I pittori cubisti, nel 1913. Lo stile dell’artista andaluso cominciava a mostrare dei tratti specifici e originali. Ebbe così inizio il cosiddetto periodo blu, caratterizzato da opere monocromatiche, come La vita (1903) o il Vecchio chitarrista (1903) in cui veniva utilizzato il blu in tutte le sue tonalità e sfumature possibili. Questo colore venne impiegato non solo per la forza espressiva, ma anche per la valenza malinconica e drammatica che riusciva ad emanare. A questa fase seguì il periodo rosa (1904-06): le tele, ora più luminose come La famiglia di saltimbanchi (1905), sono popolate di personaggi circensi, come acrobati, suonatori di strada e arlecchini. I toni predominanti sono il rosa, l’ocra e i colori pastello, che evocano un’atmosfera più serena, benché rimanga una nota vagamente malinconica.

La vera svolta artistica arrivò nel 1907 con Les Demoiselles d’Avignon che aprì la strada ad un vero cambiamento artistico destinato a cambiare il futuro della storia dell’arte. Con questo grande dipinto Picasso aprì la sua stagione cubista, mantenendo un continuo dialogo con le opere di Paul Cézanne. L’opera diede il via a una lunga ricerca delle molteplici possibilità espressive realizzata tramite la scomposizione dei volumi e il trattamento schematico dei piani. In questo periodo l’artista era a stretto contatto con Georges Braque, con il quale condivise le ricerche artistiche: insieme i due diedero vita ad opere che presentano molte analogie. Nel 1912 il cubismo giunse all’apice, le figure si frammentano producendo in questo modo una moltitudine di punti di vista. In questo processo assunse una grande importanza l’introduzione del papier collè (tecnica pittorica che consiste nell’incollare diversi materiali insieme) e il collage (sovrapposizione di materiali cartacei). Sempre nello stesso anno Picasso incontrò la bellissima e futura musa Marcelle Hubert, da lui chiamata Eva, e ad indicare il suo amore per lei appare la scritta “amo eva” su molti quadri del periodo cubista. Eva si ammalò di tubercolosi e dopo poco morì, e per l’artista fu un duro colpo.

Nel 1915 conobbe Olga Kokhlova, che divenne sua moglie e musa ispiratrice: dalla loro unione nacque il figlio Paulo. Tra il 1914 e il 1918 si nota un periodo di transizione: erano gli anni della Prima guerra mondiale e se da un parte Picasso continuò a sperimentare, dall’altro sembrò tornare ad una pittura più tradizionale. Le sue opere richiamavano all’epoca quelle dei grandi maestri del Rinascimento italiano, soprattutto Raffaello, ma anche le tele neoclassiche di Jean-Auguste-Dominique Ingres. Nel 1936 scoppiò la guerra civile in Spagna e Picasso simpatizzò per i repubblicani, in nome del suo amore per la libertà, contro i fascisti del generale Franco. Il 1937 è l’anno dedicato all’esposizione universale di Parigi, per la quale l’artista spagnolo realizzò il grande dipinto Guernica, che rappresenta il bombardamento e la distruzione della piccola città spagnola Guernica a opera dei nazifascisti che appoggiavano l’esercito franchista e che la bombardarono a tappeto .

Dopo la liberazione di Parigi, sul finire della seconda guerra mondiale, Pablo si legò alla giovane studentessa d’arte Françoise Gilot, dalla quale ebbe due figli, Pablo e Paloma. Françoise fu l’unica donna a lasciarlo, stanca delle sua infedeltà. Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale Picasso, dopo aver dipinto un capolavoro come la Joie de vivre (1946-1948) che inaugurò una stagione più spensierata della sua carriera, si dedicò alla ceramica (leggi qui un approfondimento sulla ceramica di Picasso) e alla scultura, mentre le opere pittoriche erano caratterizzate da lavori “d’après”, ovvero interpretazioni personali di celebri quadri. Nel 1950, Pablo Picasso era oramai un artista famoso e celebrato nei musei di tutto il mondo. L’artista morì a Mougins l’8 aprile 1973 all’età di 91 anni. Nel 2003 a Malaga è stato inaugurato il Museo Picasso (leggi qui un approfondimento sul Museo Picasso di Malaga), che accoglie in esposizione permanente oltre duecento opere dell’artista spagnolo. Le sue opere vengono oggi battute nelle più grandi case d’asta a milioni di dollari.

Pablo Picasso, La vita (1903; olio su tela, 197 x 127,5 cm; Cleveland, Cleveland Museum of Art)
Pablo Picasso, La vita (1903; olio su tela, 197 x 127,5 cm; Cleveland, Cleveland Museum of Art)


Pablo Picasso, Vecchio chitarrista (1903; olio su tela, 121 x 92 cm; Chicago, The Art Institute)
Pablo Picasso, Vecchio chitarrista (1903; olio su tela, 121 x 92 cm; Chicago, The Art Institute)


Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon (1907; olio su tela, 243,9 x 233,7 cm; New York, Museum of Modern Art)
Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon (1907; olio su tela, 243,9 x 233,7 cm; New York, Museum of Modern Art)


Pablo Picasso, La joie de vivre (1946-1948; smalto e carboncino su fibrocemento, 120 x 250 cm; Antibes, Musée Picasso)
Pablo Picasso, La joie de vivre (1946-1948; vernice ripolin e carboncino su fibrocemento, 120 x 250 cm; Antibes, Musée Picasso)

Lo stile e le principali opere di Picasso

La produzione artistica di Picasso è stata una delle più prolifiche e varie del Novecento: infatti, per tutta la sua carriera l’artista attraversò numerosi cambiamenti stilistici e dimostrò di essere un artista poliedrico capace di confrontarsi con qualsiasi espressione artistica. I suoi quadri erano strettamente collegati alle sue esperienze di vita. Un gruppo di disegni e parecchi schizzi composero la prima mostra di Picasso: l’esposizione venne allestita sulle pareti di un locale artistico-letterario Els Quatre Gats nel 1897 a Barcellona. Il locale era frequentato da intellettuali e artisti che hanno rappresentato un orientamento nuovo nei circoli artistici di Barcellona. Fu proprio in questo locale che l’artista andaluso conobbe il pittore e poeta Carlos Casagemas, con il quale nell’autunno del 1900 decise di partire per l’allora capitale dell’arte: Parigi. Qui, i musei e le gallerie dei mercanti hanno dato la possibilità a Picasso di vedere l’opera di Ingres, Delacroix, Van Gogh e Toulouse – Lautrec. Malgrado la brevità del soggiorno l’artista trovò il tempo di dipingere parecchi quadri che testimoniano la rapida capacità di assimilare nuove influenze, come ad esempio l’opera Les Moulins de la Galette del 1900, che si inserisce nella tradizione impressionista. La tela rappresenta una sala affollata di coppie danzanti, la superficie è stata trattata da pennellate fluide con vivaci colori. La luce sembra provenire dal colore delle gonne delle signore e dai loro cappelli appariscenti, così come nei festoni sullo sfondo e le luci che caratterizzano questi tipici ambienti parigini. La tecnica degli impressionisti venne fatta propria da Picasso che dimostrò subito la sua abilità nell’impadronirsi di un nuovo stile.

L’occasione della prima mostra parigina gli venne concessa dal mercante e gallerista Ambroise Vollard, che aveva un negozio in Rue Laffitte, una strada divenuta famosa per le gallerie dedicate ai pittori d’avanguardia. Vollard era amico e sostenitore di pittori i cui nomi furono fra i più illustri del suo tempo e che Picasso conobbe proprio grazie a Vollard: tra questi figurava Cézanne. La mostra nella galleria di Vollard suscitò l’interesse solo di pochi critici e collezionisti, ma fu la fonte di nuove amicizie, come quella con il mistico poeta Max Jacob.

Nei primi anni del Novecento Picasso cominciò a mostrare sintomi di depressione, in seguito al suicidio dell’amico Carlos Casagemos. Questo periodo coincise con la fase blu: il delicato equilibrio psicologico del pittore si traduce sulla tela. Il blu ha assunto infatti una valenza malinconica, poetica, quasi sacrale, diventò una sorta proiezione del proprio malessere interiore. I soggetti delle sue tele di questa fase sono poveri ed emarginati, la cui disperazione e malinconia è sia sociale che mentale. Il dipinto più importante di questo periodo è sicuramente La Vita (1903): l’allegoria che l’artista ha voluto esprimere non è di facile lettura. La rigidezza delle figure fa pensare che esse stiano ad esprimere l’incompatibilità tra vita e amore sessuale. Il quadro potrebbe anche riferirsi al tema della vita che è governata da un malessere quotidiano ed inevitabile e può essere affrontato da soli o in coppia. Dello stesso periodo, Il Vecchio chiatarrista (1903): sono pochi gli elementi presenti nel quadro, l’attenzione è tutta rivolta al vecchio cieco, che suonando la chitarra sembra non avere più la forza per vivere. Si evince da questi due esempi la forte tristezza e povertà che caratterizzarono questo periodo e soprattutto la capacità di un’artista che a soli ventidue anni seppe tradurre in forma visiva sensazioni e consapevolezze di non facile elaborazione. Nel periodo che segue (1904-06), il rosa divenne il colore principale delle sue opere. Qui la lezione principale sembra quella di Henri de Toulouse – Lautrec, perdendo, tuttavia, la leggerezza e gli aspetti piacevoli dell’artista francese. Nel periodo rosa Picasso manifestò un rinnovato interesse per i volume e lo spazio, benché la malinconia fosse sempre presente. A riscattare la povertà restano solo i legami affettivi, come nelle numerose rappresentazioni dei teatranti in strada: La famiglia di saltimbanchi (1905) in cui un gruppo di circensi posa circondato da un paesaggio senza tempo; i personaggi sembrano icone dell’emarginazione, diventano simboli della sofferenza umana, ma a differenza dei personaggi del periodo blu, gli acrobati qui raffigurati non manifestano eccessiva tristezza, è piuttosto il vuoto che li circonda a suscitare una sensazione di solitudine e alienazione, come ne Il Ragazzo con la pipa ( 1905). L’opera ha avuto grande notorietà perché è stato il quadro più pagato in un’asta pubblica di tutti tempi: nel 2004 ha infatti superato i 100 milioni di dollari e resta una dei pochi quadri del periodo rosa in mano privata.

Negli anni a seguire i dipinti si sarebbero fatti sempre più secchi, le linee più geometriche e i volumi si riducono: lo dimostra il Ritratto di Gertrude Stein (1906), in cui l’artista evitò la prospettiva e rese i tratti del viso volutamente asimmetrici. La scrittrice americana apprezzò molto il regalo, che infatti appese nel suo salotto. Nel 1907 Picasso approfondì la conoscenza dell’arte africana visitando il Museo Etnografico del Trocadero, a cui Pablo si era avvicinato grazie all’artista André Derain. L’avvicinamento a questo tipo di arte fu di fondamentale importanza per l’artista che, attratto dalle maschere africane, le avrebbe citate anche ne Les Demoiselles D’Avignon, (1906-07) opera che è stata considerata da molti storici dell’arte il manifesto del cubismo. La tela è rimasta nello studio dell’artista per molto tempo fino al 1916, sebbene sia stata vista da molti artisti che hanno frequentato lo studio: le cinque ragazze guardano direttamente l’osservatore, in questo modo è come se gli spettatori fossero dentro il quadro e crea uno spazio a quattro dimensioni. Il nodo saliente dell’opera è l’incrocio della tradizione pittorica antica del gruppo di nudi femminili, con il tema prosaico del bordello. L’immagine fu sconcertante per quanti erano abituati ad una pittura più tradizionale. All’inizio del Novecento, infatti, molti pittori dipingevano secondo una stile impressionista. Artisti post-impressionisti come Edvard Munch, Vincent Van Gogh e Cèzanne, certo sperimentarono molto sul piano pittorico e formale, ma le figure frantumante e distorte che Picasso presentò, introdussero elementi di ulteriore novità.

Nel 1910 Picasso conobbe George Braque e insieme cominciarono ad introdurre nei quadri la piattezza dei volumi, la perdita degli effetti di chiaroscuro, la progressiva riduzione dei colori e soprattutto il principio di simultaneità, il marchio di fabbrica del cubismo: si tratta della sovrapposizione di molti punti di vista in una stessa immagine. Il Ritratto di Daniel – Henry Kahnweiler (1910) è una rappresentazione cubista del gallerista di Picasso e Braque. L’intento principale dell’artista spagnolo non fu quello di ricreare un’immagine somigliante alla realtà o di “imitare la natura”, ma di frammentare le forme e ricomporle sulla tela: come scrisse nel 1923, “l’arte è sempre stata arte e non natura”. Secondo i racconti dell’epoca, Kahnweiler posò trenta volte, testimonianza dell’impegno di Pablo nell’elaborare il suo linguaggio spaziale.

Picasso condusse una ricerca pittorica spinto da un intento razionale e scientifico, come è possibile notare in un’altra sua opera del periodo cubista, Donna con mandolino (1910): al centro si nota una donna, la cui figura è composta da forme geometriche semplici, volumi sovrapposti e intersecati fra di loro, ed è inoltre distinguibile il mandolino che la donna sta suonando. Picasso non si è fermato al periodo cubista. Nel 1917 ha compiuto un viaggio in Italia con l’amico scrittore Jean Cocteau. L’incontro con il Bel Paese ha spinto l’artista andaluso ad una pittura classicista che si manifestò nella rappresentazione di figure femminili monumentali e dolci: un esempio ne sono le Donne che danzano sulla spiaggia (1924), scenografia ispirata al tradizionale tema della Baccanti. Datato ai primi anni Venti è l’incontro con André Breton che cercò di coinvolgere il maturo Picasso all’interno del movimento surrealista: tuttavia, l’artista non aderì completamente, benché nei lavori di quegli anni si possano scorgere degli elementi di poetica surreale. Alla fase classicista ha seguito poi un tipo di pittura più “violenta”. La piccola cittadina spagnola di Guernica fu bombardata il 26 aprile 1937, e nel maggio dello stesso anno Picasso lavorò a Guernica, una tela dalle grande dimensioni (351x782 centimetri) che l’artista realizzò in occasione dell’esposizione universale di Parigi. L’opera è stata da molti considerata la summa della sua carriera artistica. Lo spazio descritto è un interno demolito dai bombardamenti, le figure recano molti rimandi ai classici: da notare infatti che la figura della madre con il bambino rimanda alla Pietà di Michelangelo. Il dipinto che esprime il nuovo legame tra arte e vita, forma e sentimento, non è solo una testimonianza pittorica ma un vero “manifesto” dell’arte moderna politicamente schierata. Pablo Picasso fu uno degli artisti più importanti della storia dell’arte, artista dalla straordinaria creatività negli ultimi anni ha realizzato anche piatti, vasi e sculture. Quando all’età di 91 anni morì, Pablo Picasso era ancora un maestro dotato di una creatività che sembrava non esaurirsi mai.

Pablo Picasso, Les Moulins de la Galette (1900; olio su tela, 88,2 x 115 cm; New York, Guggenheim Museum)
Pablo Picasso, Les Moulins de la Galette (1900; olio su tela, 88,2 x 115 cm; New York, Guggenheim Museum)


Pablo Picasso, Ritratto di Gertrude Stein (1905-1906; olio su tela, 99,6 x 81,3 cm; New York, Metropolitan Museum)
Pablo Picasso, Ritratto di Gertrude Stein (1905-1906; olio su tela, 99,6 x 81,3 cm; New York, Metropolitan Museum)


Pablo Picasso, Ritratto di Daniel Kahnweiler (1910; olio su tela, 100,4 x 72,4 cm; Chicago, The Art Institute)
Pablo Picasso, Ritratto di Daniel Kahnweiler (1910; olio su tela, 100,4 x 72,4 cm; Chicago, The Art Institute)


Pablo Picasso, Guernica (1937; olio su tela, 349,3 x 776,6 cm; Madrid, Museo Reina Sofía
Pablo Picasso, Guernica (1937; olio su tela, 349,3 x 776,6 cm; Madrid, Museo Reina Sofía

Dove vedere le principali opere di Picasso

Il museo più noto dedicato all’artista spagnolo è il Musée Picasso di Parigi che custodisce circa 3 mila opere. Questa abbondante collezione è frutto, di due grandi donazioni, una nel 1979 e l’altra nel 1990 da parta della figlia Jacqueline. Nel corso degli anni si sono poi aggiunte nuove acquisizioni; qui è possibile vedere l’opera cubista Natura morta con sedia impagliata (1912) e Donne che corrono sulla spiaggia del 1922. Anche Barcellona ha dedicato un museo al pittore spagnolo che ha vissuto proprio qui i suoi anni di formazione e quindi molto legato alla città. Altro luogo dove ammirare le opere è il Museo Picasso a Malaga, qui in pieno centro città si trova il museo in un caratteristico palazzo. Le successive opere di restauro portarono alla scoperta antichi resti fenici, romani e arabi che ora possono essere ammirati nei sotterranei del museo. Il museo raccoglie in esposizione permanente oltre 200 opere dell’artista. Sempre in Spagna, ai Museo Reina Sofia a Madrid è possibile ammirare l’imponente Guernica. Per poter guardare Les Demoiselles d’Avignon è necessario andare oltre oceano, al Museum of Modern Art (MoMa) di New York.


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