Aligi Sassu, grande artista del XX secolo. La vita, lo stile, le opere


Aligi Sassu è stato uno dei più grandi artisti italiani del XX secolo. La vita, lo stile, le opere.

Aligi Sassu (Milano, 1912 – Pollença, 2000), tra i maggiori artisti del secondo Novecento in Italia, ha fatto del colore la sua firma inconfondibile, utilizzandolo per portare sulla tela un punto di vista personale sulla realtà e sul mondo che risulta aperto, sensibile all’impegno civile, cosmopolita, intrecciando storie e figure del passato, mitologiche, con quelle a lui più contemporanee ed attuali.

Molto conosciute sono le sue opere con protagonisti i cavalli, animali che prediligeva: tuttavia Sassu viene spesso accostato solo a questo simbolo, mentre la sua produzione risulta molto più estesa e comprende diverse tematiche che ha portato in serie, come i celebri Uomini rossi e i dipinti a tema religioso in cui utilizza le scene della Crocifissione e della Deposizione di Gesù come espediente per lanciare messaggi di denuncia civile. Sassu era, infatti, convinto che l’artista dovesse avere una funzione sociale. Nel corso degli anni, oltre che con la pittura e il disegno, Sassu si è cimentato in grandi opere murarie che sono visibili pubblicamente in diverse città italiane.

Aligi Sassu
Aligi Sassu

La vita di Aligi Sassu

Aligi Sassu è nato a Milano il 17 luglio 1912, dall’unione di Lina Pedretti, originaria di Parma, e Antonio Sassu, di origini sarde. Il padre si era trasferito a Milano nel 1896 dopo essere stato uno dei fondatori del Partito Socialista italiano a Sassari, e nel capoluogo lombardo aveva stretto una solida amicizia con il futurista Carlo Carrà. Sin da piccolo, Sassu entrò quindi a contatto con le avanguardie milanesi. La famiglia tornò nuovamente in Sardegna quando Sassu aveva circa nove anni, e il periodo trascorso nella regione d’origine esercitò una grande influenza nell’artista, soprattutto per i suoi colori e per i caratteristici scorci paesaggistici. Nel frattempo, al rientro a Milano, Sassu iniziò a lavorare per ovviare alle ristrettezze economiche causate dalle persecuzioni nei confronti del padre per le sue idee antifasciste. Tra i diversi impieghi ci fu anche quello di decoratore murario, che lo impratichì nelle tecniche pittoriche, mentre cercava di seguire corsi serali all’Accademia di Brera. Si interessò molto al Futurismo e strinse amicizia con il designer futurista Bruno Munari, insieme al quale si recò a conoscere il fondatore del movimento Filippo Tommaso Marinetti, il quale chiamò a raccolta i giovani artisti milanesi per conoscerli di persona. A seguito dell’incontro, Marinetti invitò Sassu a partecipare alla Biennale di Venezia del 1928. Nello stesso anno, Sassu e Munari firmano il manifesto “Dinamismo e riforma muscolare”, con l’obiettivo di disciplinare la rappresentazione di forme anti-naturalistiche in modo dinamico. Il manifesto restò inedito fino al 1977.

Sassu entrò ufficialmente all’Accademia di Brera e conobbe, tra gli altri studenti, Lucio Fontana. Tuttavia dovette lasciare l’accademia dopo due anni per i costi troppo elevati, così prese a frequentare l’Accademia Libera, che permetteva a giovani artisti con basse disponibilità economiche di utilizzare diversi strumenti di lavoro in cambio dell’impegno a realizzare un quadro al mese. Dopo la chiusura dell’Accademia Libera, tra il 1929 e il 1932 Sassu affittò uno studio insieme a Giacomo Manzù, ed iniziò a partecipare a diverse mostre collettive, dove divenne oggetto di interesse della critica. Nel 1934 si trasferì a Parigi, studiando i grandi capolavori conservati nei musei della capitale francese, restando particolarmente colpito dagli impressionisti e da Delacroix. Qui ebbe modo di conoscere Filippo de Pisis, Lionello Venturi e Fernand Léger, grazie ai quali riuscì ad esporre alcune opere alla Galerie des Quatre Chemins.

L’anno successivo iniziò ad essere attivo politicamente, forte della convinzione che gli artisti avessero il dovere morale di ricoprire una precisa funzione sociale. Dopo essere rientrato a Milano militò come antifascista e antifranchista, formando il Gruppo Rosso insieme a diversi altri artisti tra cui Renato Guttuso. Insieme al gruppo, Sassu organizzò diverse manifestazioni di disturbo e di protesta e diffuse volantini recanti frasi antifasciste, venendo arrestato e incarcerato prima per sei mesi a San Vittore e in seguito al Regina Coeli di Roma con una condanna di dieci anni. Venne poi trasferito al carcere di Fossano, e qui i carcerieri gli concessero di disegnare; infine, fu scarerato nel 1938 grazie all’intercessione di Marinetti, ma gli venne proibito di esporre le sue opere.

Alla conclusione della Seconda Guerra mondiale, Sassu si trasferì a Castel Cabiaglio, in provincia di Varese, per avviare un’attività ceramistica artigianale restaurando un’antica fornace. Tuttavia l’esperienza non durò a lungo, ma proseguì per un periodo ad Albissola, dove fu ospite del ceramista Tullio Mazzotti. Insieme a Mazzotti conobbe nel 1954 Pablo Picasso, e conobbe anche la cantante colombiana Helenita Olivares, con cui si sposò in seconde nozze (in precedenza si era sposato ed aveva avuto una bambina, ma divorziò alcuni anni dopo). Nel 1964 si trasferì in Spagna, comprando una casa a Maiorca, dedicandosi tra le altre cose anche all’allevamento di cavalli, suoi animali prediletti che spesso rappresentava nelle sue opere. Tornò a Milano solo nel 1981, anno in cui ricevette il riconoscimento “Gli uomini che hanno fatto grande Milano”. Gli vennero attribuiti anche altri riconoscimenti, nel 1965 infatti venne nominato membro del comitato italiano dell’UNESCO per le arti plastiche, e nel 1994 venne nominato Cavaliere della Gran Croce dal presidente della Repubblica.

Decise di donare numerose opere realizzate dal 1927 al 1996 alla città di Lugano, dando vita alla Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares, che organizzò numerose grandi mostre dedicate all’artista in tutto il mondo. Sassu morì il 17 luglio del 2000, giorno del suo compleanno, nella sua casa di Pollença, a Maiorca. La Fondazione proseguì l’impegno a portare le sue opere in esposizione anche dopo la sua scomparsa. Inontre. nel 2005 gli fu conferita postuma dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la medaglia d’oro per meriti nella promozione e diffusione dell’educazione, della cultura, dell’arte e della ricerca.

Aligi Sassu, Uomini rossi (1931; olio su tela, 74 x 58 cm; Collezione privata)
Aligi Sassu, Uomini rossi (1931; olio su tela, 74 x 58 cm; Collezione privata)
Aligi Sassu, Crocifissione (1941; olio su tela; Collezione privata)
Aligi Sassu, Crocifissione (1941; olio su tela; Collezione privata)
Aligi Sassu, Argonauti (1938; olio su tela, 85 x 95 cm; Collezione privata)
Aligi Sassu, Argonauti (1938; olio su tela, 85 x 95 cm; Collezione privata)
Aligi Sassu, Caffè (anni Trenta del XX secolo; olio su tela, 70 x 50 cm; Trieste, Fondazione CR Trieste)
Aligi Sassu, Caffè (anni Trenta del XX secolo; olio su tela, 70 x 50 cm; Trieste, Fondazione CR Trieste)
Aligi Sassu, Spagna (1937-1939; olio su tela, 62 x 92 cm; Pollença, Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares)
Aligi Sassu, Spagna (1937-1939; olio su tela, 62 x 92 cm; Pollença, Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares)
Aligi Sassu, Morte di Cesare (1938-1940; olio su tel, 47 x 63 cm; Milano, Casa Museo Boschi Di Stefano)
Aligi Sassu, Morte di Cesare (1938-1940; olio su tel, 47 x 63 cm; Milano, Casa Museo Boschi Di Stefano)

Lo stile e le opere di Aligi Sassu

Il modello di ispirazione giovanile di Sassu era il futurista Umberto Boccioni, soprattutto per il modo in cui riusciva a rendere la forma solida nella ricerca del dinamismo. Del resto l’influsso del Futurismo è chiaramente presente negli esordi di Sassu come pittore, tra il 1927 e il 1929, in quanto i suoi dipinti si concentrano su tematiche a lui contemporanee, dinamiche e moderne, come lo sport, le industrie e le macchine. Realizzò soprattutto serie di opere con lo stesso soggetto, tra le più celebri si ricordano I Ciclisti, che derivavano dalla sua esperienza diretta come ciclista amatoriale insieme al fratello. Si dedicò a partire dal 1930 per tre anni alla serie degli Uomini rossi, che era composta da oltre cinquecento opere, che ritraevano le figure più disparate, da quelle mitologiche come i dioscuri e gli argonauti a quelle più popolane come i giocatori di dadi, i pastori, i suonatori e molte altre, dediti ad attività ludiche e passatempi come se si trovassero in un mondo “magico” diverso dalla realtà. Il colore preponderante di questa serie è, come suggerisce il titolo stesso, il rosso. Una scelta che fu oggetto di attenzione da parte della critica degli anni Trenta per il suo apporto innovativo. Sassu fu in effetti un assiduo frequentatore dell’ambiente dei Futuristi, tuttavia, già come si evince dalle opere giovanili, preferì percorrere strade più personali e in antitesi rispetto ai contemporanei, studiando a fondo i capolavori di Masolino e Beato Angelico, per altro recandosi a Firenze in bicicletta con l’intento di ammirarli da vicino. Si avvicinò, inoltre alla corrente del Primitivismo.

Anche la pittura di fine Ottocento era tra le sue preferite, e tra i pittori che lo ispirarono maggiormente Sassu indicava Paul Cézanne, gli impressionisti, e soprattutto Eugene Delacroix.

Una parte importante della sua pittura è costituita anche dalle opere sacre, genere che affascinava particolarmente l’artista soprattutto per le grandi narrazioni, i personaggi ed i simboli che ricorrono nella religione cattolica. Il cardinale Gianfranco Ravasi, a questo proposito, dichiarò: “A conquistarlo era soprattutto la Crocifissione, un segno che egli riteneva capitale per la sua fede, ma anche per la sua arte e per la stessa storia dell’umanità”. Altre serie degli anni Trenta sono Argonauti e i Caffè, ispirati dalla frequentazione dei caffè milanesi in cui ricorrono spesso donne dai capelli rossi raffigurate con un misto di eros e di malinconia. Inoltre, dalla frequentazione con il pugile Cleto Locatelli nacque la serie di dipinti e disegni dei Pugilatori.

Nel carcere di Fossano, Sassu realizzò più di quattrocento disegni che ritraevano altri detenuti oppure riproducevano temi mitologici. Dopo la scarcerazione continuò comunque a dipingere soprattutto opere di opposizione, tra cui Spagna (1937), e La morte di Cesare (1938-39), che aveva iniziato ad ideare mentre si trovava in carcere e che riflette il suo crescente interesse per i temi sociali. Nel 1942 prosegue la realizzazione di dipinti a tema religioso inaugurando la serie dei Concili, tra cui Il Concilio di Trento. Dipinge inoltre una Deposizione in cui unisce insieme l’episodio religioso con una denuncia delle ingiustizie sociali. Restò molto colpito dall’episodio in cui un gruppo di partigiani e antifascisti venne fucilato in Piazza Loreto a Milano, e decise di sfogare il suo turbamento in un’opera dal titolo I martiri di Piazzale Loreto (1944), che realizzò in due giorni.

L’esperienza di Sassu ad Albissola lo portò a padroneggiare la tecnica della ceramica, in cui egli riportava la sua cifra pittorica. Realizzava manufatti con protagonisti cavalli, cavalieri, oppure le scene nei caffè. Sperimentò nuove tecniche di utilizzo degli smalti per esaltare il colore sulla materia.

Durante il periodo ad Albissola dipinse un altro ciclo intitolato Cronache di Albissola, portando sulla tela la florida vita artistica della città, dove si radunavano ceramisti, poeti, scrittori, critici, artisti in genere. Proprio nella piazza del Popolo, dove erano soliti incontrarsi, venne collocata l’opera I cavalli del sole. Inoltre, in collaborazione con altri come Lucio Fontana e Giuseppe Capogossi realizzò la Passegiata degli artisti costituita da tessere di pasta vetrosa lunga oltre settecento metri, che venne inaugurata nel 1963.

Durante il periodo trascorso in Spagna Sassu dipinse tori, toreri e paesaggi locali, cercando e sperimentando nuove tecniche, come ad esempio l’acrilico che gli permetteva di rendere in maniera più puntale i vivaci colori di Maiorca. Nasce in questo periodo la serie delle Tauromachie. Nel 1968 realizza dipinti di grandi dimensioni, tra cui Che Guevara. Tre anni dopo realizzò due grandi mosaici per la chiesa di Sant’Andrea a Pescara. Al rientro definitivo a Milano negli anni ‘80, iniziò a collaborare con case editrici per illustrazioni di capolavori della letteratura come gli acquerelli realizzati per i Promessi Sposi. L’attività di Sassu come illustratore era stata abbastanza frequente nel corso degli anni, aveva già realizzato, infatti, una serie di litografie ed illustrazioni nell’immediato dopo guerra. Inoltre aveva dipinto un ciclo ispirato alla novella Maison Tellier di Guy de Maupassant, in cui univa il contatto con la letteratura con le denunce sociali sul tema della prostituzione.

Inoltre, illustrò ben 113 tavole per la Divina Commedia, che vennero esposte per la prima volta nel 1987 alla mostra “Sassu e Dante” al Castello Gizzi di Torre de’ Passeri (Pescara). Si trattava a tutti gli effetti di una rielaborazione del testo di Dante in un linguaggio artistico diverso, molto influenzato dalla soggettività dell’artista. Per Sassu fu un’operazione abbastanza spontanea, in quanto trovava nell’opera dantesca un parallelismo con la sua espressività artistica e un modo per riflettere sulla sua arte. I corpi e le figure sono costituite da colore puro, e fondamentale è l’uso della luce.

Molto celebre fu un murale di grandi dimensioni, ben 150 metri, della serie I miti del Mediterraneo, realizzato per la nuova sede del Parlamento europeo a Bruxelles del 1993, realizzato in ceramica.

L’attività di Sassu nell’arte pubblica monumentale era già inziata negli anni Cinquanta, con l’affresco La miniera (1950) pensato appositamente in Sardegna nelle miniere di Monteponi, nei pressi di Iglesias, per rappresentare il tema del lavoro attraverso figure mitiche collocate in un paesaggio industriale. Proseguì poi con una serie di affreschi e di mosaici per diversi edifici in tutta Italia.

Aligi Sassu, Il Concilio di Trento (1941-1942; olio su tela; Collezione privata)
Aligi Sassu, Il Concilio di Trento (1941-1942; olio su tela; Collezione privata)
Aligi Sassu, Deposizione (1943; olio su tela, 300 x 200 cm; Città del Vaticano, Musei Vaticani)
Aligi Sassu, Deposizione (1943; olio su tela, 300 x 200 cm; Città del Vaticano, Musei Vaticani)
Aligi Sassu, I martiri di Piazzale Loreto (agosto 1944; olio su tela; Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea)
Aligi Sassu, I martiri di Piazzale Loreto (agosto 1944; olio su tela; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea)
Aligi Sassu, Che Guevara (1967; olio su tela, 150 x 200 cm; Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares)
Aligi Sassu, Che Guevara (1967; olio su tela, 150 x 200 cm; Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares)
Aligi Sassu, La selva oscura (Canto I Inferno)
Aligi Sassu, La selva oscura (Canto I Inferno)
Aligi Sassu, I miti del Mediterraneo (1992-1993; ceramica, 150 mq; Bruxelles, Parlamento Europeo)
Aligi Sassu, I miti del Mediterraneo (1992-1993; ceramica, 150 mq; Bruxelles, Parlamento Europeo)

Dove vedere le opere di Aligi Sassu

Nella cittadina sarda di Thiesi, è stato istituito dalla Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares un museo dedicato all’artista, in cui sono raccoglte 120 opere realizzate dall’artista fra il 1929 e il 1995, soprattutto acqueforti, acquetinte e litografie. All’interno è conservato anche il grande murale I moti angioini (1962) che era stato inizialmente eseguito per le pareti esterne della Scuola Elementare di Thiesi ma che stava andando in deterioramento.

Numerose opere in serie di Sassu risultano presenti nella Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares, nella città di Lugano. Inoltre, nella città abruzzese di Atessa è stato inaugurato nel 2010 il Museo Aligi Sassu, in cui sono presenti centinaia di opere tra disegni, dipinti, litografie, ceramiche e sculture, che ripercorrono tutte le fasi della produzione artistica di Sassu, dai Ciclisti agli Uomini Rossi, dalle Crocifissioni ai Caffè e molte altre.

L’opera I martiri di Piazzale Loreto (1944), venne acquistata da Giulio Carlo Argan per la Galleria Nazionale di Arte moderna e contemporanea, dove si trova ancora oggi. Si ricordano, infine, le opere murarie pubbliche firmate da Sassu: Mito di Prometeo (1954), eseguito nella sua casa ad Albissola, e ora nel palazzo della Provincia di Sassari, e i due mosaici eseguiti nella chiesa di Sant’Andrea a Pescara nel 1971, l’affresco Mito del Mediterraneo (1993) a Bruxelles nella sede del Parlamento europeo.


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