Ritrovata la Maddalena di Tiziano che appartenne a Cristina di Svezia. Andrà in asta a maggio


Una versione della Maddalena penitente di Tiziano, appartenuta alla regina Cristina di Svezia e ritenuta perduta da decenni, è stata ritrovata e andrà in asta a Vienna l’11 maggio. Stima 1-1,5 milioni di euro.

Una versione della Maddalena penitente di Tiziano Vecellio, ritenuta perduta, è stata ritrovata e andrà in asta a Vienna, da Dorotheum, il prossimo 11 maggio, con stima 1-1,5 milioni di euro. L’opera in passato è stata parte delle collezioni della regina Cristina di Svezia (1629-1689) e del duca Filippo II di Orléans (1674-1723). La versione Dorotheum, che sarà inclusa nella vendita Old Master Paitings che, come detto, si terrà l’11 maggio 2022, ha dunque una provenienza illustre. È possibile, secondo gli esperti della casa d’arte austriaca, che questo dipinto si trovasse in origine nella collezione dell’imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo II, a Praga. Da qui il dipinto sarebbe arrivato in Svezia dopo il sacco di Praga alla fine della Guerra dei Trent’Anni.

Quel che è certo è che questo dipinto era nella grande collezione d’arte di Cristina di Svezia. All’età di 28 anni, la regina abdicò e si trasferì a Roma, portando le sue opere d’arte e i suoi dipinti italiani: forse tra le opere figurava anche la Maddalena. A Roma, Cristina divenne una delle più grandi e rispettate mecenati delle arti. Dopo la sua morte, il dipinto conobbe diversi passaggi di proprietà: fu dapprima nella collezione del cardinale Decio Azzolino a Roma, quindi arrivò al suo discendente Pompeo Azzolino che la vendette nel 1697 a Livio Odescalchi, duca di Bracciano. Da questi l’opera passò per via ereditaria al marchese Baldassare Erba Odescalchi che, nel 1721, la vendette a Pierre Crozat, che la acquistò per conto del Reggente di Francia durante il regno di Luigi XV, Filippo II, duca d’Orléans. Successivamente, l’opera fu acquistata dal visconte Joseph Édouard Sébastien de Walckiers de Tronchiennes per conto di suo cugino, François Louis Jean-Joseph de Labord de Méréville che, nel 1792, portò l’opera a Londra. Qui fu acquistata da un consorzio composto dal terzo duca di Bridgewater, da suo nipote George Granville Leveson-Gower e dal quinto conte di Carlisle. Sei anni dopo fu venduta per la somma di 350 ghinee a un collezionista di nome John Maitland, e dopo la sua scomparsa, nel 1831, l’opera fu acquistata dal secondo barone di Northwick, che ne mantenne il possesso fino al 1859. L’opera venne acquistata quell’anno, per 66 ghinee, dal collezionista David Marks. Oggi l’opera si trova in una collezione privata: il proprietario è il nipote del collezionista che la acquistò.

Tiziano, Maddalena penitente (1550-1560; olio su tela, 115 x 96,7 cm)
Tiziano, Maddalena penitente (1550-1560; olio su tela, 115 x 96,7 cm)

Fino al primo Novecento l’opera, che come s’è visto ha fatto parte di raccolte di importanti e illustri personaggi, ha conosciuto molti passaggi nei documenti e nella letteratura (si trattava soprattutto di pubblicazioni sulle raccolte in cui la Maddalena figurava). A partire dagli anni Sessanta, l’opera viene considerata perduta da diversi studiosi, l’ultimo dei quali, Paul Joannides, specialista di disegni di Michelangelo, che la ritiene tale in un articolo pubblicato nel 2016 sulla rivista Artibus et Historiae e intitolato An attempt to situate Titian’s paintings of the Penitent Magdalen. in Some Kind of Order. Negli antichi inventari (il primo dei quali è di Cristina di Svezia stilato nel 1656) viene sempre considerata opera di Tiziano. Della Maddalena si conosce anche un’incisione di Antoine Louis Romanet (1742 - dopo il 1810).

Proprio al succitato Paul Joannides si deve il riconoscimento della Maddalena penitente in vendita da Dorotheum come l’opera un tempo appartenente a Cristina di Svezia. L’attribuzione di Joannides è stata poi confermata da Carlo Corsato, che ha contribuito alle ricerche sulla provenienza del dipinto. La Maddalena penitente, si legge nel catalogo di vendita, “è il soggetto di Tiziano che ottenne più successo e che fu commissionato con più frequenza. La sua popolarità tra i committenti durò per più di quarant’anni, durante i quali l’artista rivisitò e alterò in maniera sottile l’immagine, producendo molte repliche, leggermente differenti, dello stesso tema, mantenendo però l’essenzaa della composizione. La posa leggermente girata, lo sguardo rivolto verso l’alto in preghiera e la cascata di capelli lunghi e mossi sulle spalle della Maddalena ricordano una Venus pudica, per uno schema compositivo influenzato dal Giampietrino. Ad ogni modo, fu Tiziano che esplorò pienamente il potenziale emotivo e sensuale dell’immagine, garantendo alla Maddalena la popolarità che riscosse tra i suoi contemporanei e oltre”.

Tiziano produsse due versioni base della Maddalena: quella che va in asta a Vienna appartiene al secondo tipo, diffuso a partire dagli anni Cinquanta del Cinquecento. Nel primo tipo, quello più antico e risalente agli anni Trenta, la Maddalena è nuda e collocata in un’ambientazione cupa, caratterizzata dal cielo notturno, con il corpo della santa che occupa quasi tutta la superficie. Nel secondo tipo, la Maddalena è meno sensuale, è vestita, e l’ambiente ricopre un ruolo più importante, dal momento che si osserva con più facilità il paesaggio montuoso nel quale la santa è immersa: potrebbe trattarsi di un riferimento alla penitenza della Maddalena nella grotta della Saint-Baume, dove secondo la tradizione la donna avrebbe condotto una vita di preghiera.

L’opera della regina di Svezia potrebbe essere datata a un periodo compreso tra il 1550 e il 1560 (probabilmente nella seconda metà di questo decennio) secondo gli esperti di Dorotheum, sulla base dei confronti con altre opere simili. Benché sia noto che molte delle Maddalene non siano pienamente autografe (alcune furono realizzate in collaborazione con altri artisti dell’atelier di Tiziano, altre ancora sono opere di bottega senza interventi del maestro, senza considerare l’elevato numero di copie), quella che va in asta da Dorotheum è per la sua qualità, secondo gli studiosi che si sono occupati del dipinto per la casa d’aste, un’opera del maestro. “Quest’opera”, conclude la presentazione sul catalogo, “è una significativa immagine della Maddalena penitente dipinta da Tiziano, nella quale i caratteri tipicamente sensuali, per non dire erotici, impiegati in versioni precedenti sono subordinati all’umana emozione del momento, e le lacrime della santa coinvolgono l’osservatore nella narrazione della sua ardente devozione”.


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